Testament

iniziato l'ascolto della seconda parte del disco: iniziamo con cold embrace.... MINK se non è un pezzo stile metallica post black album questo (assomiglia molto ad astronomy, cover della raccolta garage inc.)!!! Attenzione, nulla contro i metallica che adoro fino al black album, ma dai testament mi aspetto che suonino e, soprattutto, cantino come i testament e non come i metallica, per giunta quelli più commerciali. Continuando, con man kills mankind e throne of thorns le quotazioni dell'album si rialzano ed i testament riprendono a fare i testament e chuck billy il vero chuck billy!

 

Non è che faccia schifo. E' che insomma, un gruppo così (il cantante migliore, la coppia di chitarristi meglio assortita e nel complesso più talentuosa, un'ottimo bassista e quello che è uno dei batteristi migliori sulla piazza, se non il migliore in assoluto in campo thrash) potrebbe e dovrebbe dare molto di più. Le idee ci sono, e si sentono; il problema è che solo in pochi casi sono strutturate a dovere, nella maggior parte dell'album l'impressione è che siano confezionate in modo un po' raffazzonato, approssimativo.
Ripeto, la mia è solo un'impressione data dal primo ascolto. Nei prossimi giorni avrò un po' più tempo da dedicargli e spero di essere smentito.
Non è comunque un brutto album, non è da gettare. Ma non funziona come dovrebbe. I primi album dei Testament esaltano fin dal primo ascolto. E anche il tanto vituperato The ritual, pur nella sua atipicità, almeno scorre bene, e ha alcuni pezzi davvero notevoli.

I riff li sanno ancora scrivere. E' che poi bisogna anche comporli in un quadro coeso, unitario e armonico. Il primo ascolto mi ha dato l'idea che questa volta al loro songwriting sia mancato questo aspetto, purtroppo piuttosto fondamentale.

 

Sono abbastanza in sintonia con quando detto da altri (Zero e Tekken), l'unica cosa che non condivido granché è il voler accostare l'album alle produzioni dei Metallica post black album: mi pare un po' una forzatura (ma mi rendo conto che certi paragoni stanno molto anche alla sensibilità e soggettività di ciascuno di noi), specie riguardo al cantato. Per certi versi trovo molto più appropriato il confronto con The Ritual. True American Hate è uno dei brani migliori dell'album, altri non sono di certo a quel livello (già non eccelso). Questo non vuol dire che sia un album da buttare, anche solo per la bravura degli artisti coinvolti e poi alcuni dei brani contenuti, per me, crescono con gli ascolti (mentre, purtroppo, altri calano...). Nello scrivere la recensione ho cercato di essere il più obiettivo possibile e considerati i responsi che ho letto un po' a giro (anche fuori da TM) posso ritenermi soddisfatto: non ci sono mezze misure, dalla più sentita esaltazione alla delusione più cocente (e da dopo The New Order per loro è sempre o quasi stato così)... L'obiettività in questo caso risiede nelk mezzo, credo. Come ho detto a Vittorio su FB poi credo che in questo caso, più che in altri, contino molto i gusti personali...

 

P.S. A scanso di equivoci, aggiungo che se dovessi esprimere un parere personale, da thrasher e non da redattore, direi cose un po' diverse...

 

Lascio qualche parola in più... per me una buona dose di colpa della qualità bassa dei pezzi ce l'ha Chuck: le linee vocali (sempre che sia lui a comporle) sono quasi ovunque prive di fantasia, piattissime forse peggio delle ultime di Mustaine, e ripetitive, e quando alla ripetitività della musicalità di esse si aggiunge la ripetitività del testo, si fa fatica ad arrivare alla fine di una canzone (mi viene in mente la orrenda A day in the death). Abbiamo uno Skolnick da sbavo... davvero ispiratissimo e con una voglia di spaccare veramente assurda, ha tirato fuori frasi davvero belle. Purtroppo predica nel deserto. In TFOD in mezzo al nulla c'erano due-tre pezzi molto molto belli; qui ce ne sono un paio buoni (quelli usciti in antemprima), ma assolutamente non all'altezza di quelli; c'è in più la decente opening track e la altrettanto decente Cold embrace. Sui mid-tempo è vero che cercano di brutto di scimmiottare i Metallica, che però in quel campo nel thrash sono decisamente i migliori (insieme ai Megadeth forse), e che non è mai stato il campo dei Testament. Inoltre abbiamo una Throne of thorns con il riff preso pari pari da Children of a worthless god degli Exodus (si sa la passione di Chuck per loro)... siamo molto a corto di idee qui, miei cari signori Testament.
Questo per me più che un disco brutto è un disco triste. Perchè triste, più che deluso, mi sentivo io ascoltandolo. Triste perchè tutto mi aspettavo fuorchè una band dalle potenzialità pazzesche (probabilmente come nessun altro nel thrash) che dopo The gathering e tanti anni di silenzio, mi uscisse con due dischi piuttosto deludenti come TFOD e DROE. Dal vivo per me restano i numeri uno, ma in studio si stanno avviando, a meno di colpi improvvisi, verso una fine un pochino indecorosa
Non vorrei sembrare troppo severo nelle mie valutazioni, ma forse l'altissimo rapporto aspettative/risultati gioca un ruolo molto condizionante.

 

A me tfod è piaciuto moltissimo, ma questo mi sembra una mazzata sui denti (nel senso opposto a quello in cui lo intendiamo solitamente noi fruitori del meta), quindi una grossa delusione! Mi aspettavo un disco splendido dopo tfod e dopo aver ascoltato true american hate e sapendo che alle pelli c'era hoglan. invece quello che mi ritrovo ad ascoltare è tutto fuorchè un album dei testament, quindi la mia delusione è dettata dal fatto che: va bene sperimentare, va bene cercare delle belle melodie, ma qui hanno snaturato totalmente il loro suono a partire dal modo di cantare di chuck fino a tutto il resto. Mille volte preferisco le venature death di demonic. peccato, un'occasione persa di proseguire sulla buona strada tracciata con tfod

 

Apprezzando solo i Testament 'moderni' (passatemi il termine), quelli di Low, The Gathering e TFOD, speravo che anche questo nuovo Dark Roots... sarebbe riuscito a spezzarmi il collo in due.
Ho trovato invece il disco appena sufficiente se non al di sotto. Non mi dilungo nell'analisi già fatta da voi qui sopra, ma in generale per me le canzoni non hanno riff tali da considerarsi vincenti e sembrano slegati l'uno dall'altro. A Chuck Billy (di cui apprezzo più il growl) non critico la voce ma la metrica dei testi, senza capo nè coda.
Magari tra qualche tempo, riascoltandolo qualcosa in più mi piacerà, per adesso tant'è

 

Premetto che non l'ho ancora comprato ne' ascoltato, premetto che leggo pareri parecchio discordanti sulla rete, l'unica cosa ho sentito un amico che mi diceva "cazzo, hanno Gene Hoglan e lo sfruttano così... come avere una Ferrari ed usarla come una Panda!"...

 

Questo era già successo su "Demonic". Album che adoro, ma che sicuramente non necessitava di un Gene Hoglan dietro le pelli

 

Da grande fan dei Testament, in particolare della coppia Low/The Gathering, sono molto deluso da questo album, salvo solo True American Hate e Last Stand For Independence che sono le uniche che hanno delle linee vocali decenti e forse Throne Of Thorns che ha quella parte strumentale quasi prog anche se non è la fine del mondo. Ma che senso ha fare canzoni da 6 minuti di media se dopo 2 hai le palle a terra ? sono molto meglio le tre cover bonus track che i pezzi dell'album e questo fa capire molte cose...
Ps: altra cosa Skolnick molto moscio, a sto giro Dave Linsk degli Overkill gli ha proprio pisciato in testa

 

minchia solo a me piace sto album?!

 

Beh, Skolnick moscio... Adesso non esageriamo. Anzi, direi che, Billy a parte, che comunque non mi è dispiaciuto, nessun musicista suona male. Tutt'altro. Skolnick, poi, come fa giustamente notare Rive, si dimostra dannatamente ispirato, veloce e cattivo il giusto. Ed è questa la cosa che mi lascia interdetto: prese singolarmente, le prestazioni vanno dal buono all'ottimo. Eppure l'album non funziona. Le stesse linee vocali di Chuck, tolte dal contesto, non sarebbero malvagie; solo che una volta inserite nel tessuto strumentale perdono di efficacia. Evidentemente manca il classico collante fra le varie parti. Magari è un'inezia, ma è quel "niente" che dà un senso al tutto.
Era già successo ai tempi di "Souls of black": uno Skolnick clamoroso non era bastato a colmare le lacune di un album che si dipanava tra alti (pochi) e bassi (la maggioranza); due, forse tre brani eccellenti, il resto trascurabile. Poi col tempo quel disco l'abbiamo rivalutato, magari accadrà lo stesso anche con questo "Dark roots...", che per adesso però è più una delusione che altro.

 

Io per ora non sono arrivato oltre la quarta per mancanza di tempo. Per quello che ho ascoltato sino ad ora mi ritengo soddisfatto.
Parere e gusto personale: vorrei che l'acceleratore venisse buttato giù a tavoletta un po' più spesso. Una canzone tirata, TUTTA, non la sento da tempo, troppo tempo. C'è sempre quel pezzo rallentato, quel mid-tempo che ogni tanto ci sta, ma che in OGNI canzone mi spezza un po' la furia...

EDIT: Skolnick sempre più incredibile. Basta il solo di Rise Up per ribadire, ancora una volta, quanto sia OLTRE