Libri

La battaglia non poteva non esserci, ma è tutto così eccessivo e sopra le righe che secondo me perde tutta l'epicità. L'unico momento epico forse è quando gli elfi scavalcano il muro di scudi dei nani, ma anche lì sembra un videogioco.

 

Vabbè al Fosso di Helm c'era Legolas che faceva il cosplay di Tony Hawk

 

Oggi m'è arrivato questo:



Ma "peccato" che abbia nemmeno da tre giorni cominciato il Don Chisciotte....

 

Ho finito la trilogia di gormenghast di Peake. Ho fatto davvero fatica a terminarla. Il primo carino, il secondo contiene alcuni picchi diluiti in moooooolto brodo, il terzo illeggeibile.
Le descrizioni bellissime, ma i personaggi non mi sono piaciuti, bidimensionali e non suscitano empatia. È stato come guardare dei quadri per 3 mesi. Anche belli, ma essendo libri sono bocciati. Per me sopravvalutati alla grande

 

Mi correggo: recentemente è uscito per questa collana un libro di Kenzaburo Oe, secondo Nobel per la letteratura giapponese

 

Non so se lo sapete, ma esiste una bellissima edizione dell'Ulysses di James Joyce pubblicata nel 2009 dalla Dover di New York che ripropone l'edizione originale integrale pubblicata nel 1922 dalla Shakespeare & co. a Parigi di Sylvia Beach:

Anticipazione (Spoiler)

Non ho ovviamente potuto visionare tutte le edizioni in giro, ma sono abbastanza sicuro di poter dire che su un piano estetico e anche filologico (il testo è interamente quello, con stessi caratteri e stessi errori della prima edizione) sia la migliore edizione in assoluto (si intende delle ristampe ovviamente).
Se avete sempre desiderato una copia dell'Ulysses (non edizione tradotta) a casa e ancora non l'avete, decisamente consigliata questa.
Se amate questo romanzo - capolavoro assoluto della letteratura nel Novecento - ed è uno dei romanzi della vostra vita (come per me) e avete sempre desiderato una edizione bella da collezione, prendetela assolutamente

 

Grande! Attendo di sapere che ne pensi (dopo il viaggio in Spagna)

 

Allora, letteratura rumena.
Eh? Come? Eh sì, non ne sapevo nulla (e ancora non ne so nulla) fino a che mi giunge all’orecchio tale Mircea Cărtărescu come uno dei grandi della letteratura contemporanea.
Cărtărescu ha esordito molto tempo fa, nel 1985 (tradotto solo nel 2017); i suoi primi romanzi, che sono arrivati ovviamente tardi in Italia, sono passati del tutto inosservati, almeno da chi non si occupa di letteratura rumena. Il suo nome inizia ad imporsi con la serie Orbitor (Abbacinante), fino ad arrivare - un po’ come 2666 per il compianto Bolaño (tuttavia Mircea è vivo) - al suo ultimo romanzo (l’unico da me conosciuto e letto) che dovrebbe essere la summa della sua poetica e il suo capolavoro definitivo: Solenoid (2015).
Arrivato in Italia praticamente...ora, 2021.

E niente: leggete Solenoide. È un’esperienza che va fatta, uno dei romanzi top del decennio passato.
Fine.



Potevo chiuderla sinteticamente così ma vi do alcune coordinate per inquadrarlo e invogliare la lettura:
Kafka su tutti, per l’assurdo della vita e l’esistenzialismo, Borges, per i labirinti surrealistici in cui si intrecciano realtà e fantasia, Pynchon, per il fantastico innestato sul reale, le digressioni riflessive e i mondi altri e plurimi; ci aggiungo anche - seppur non lo nomina nessuno - in un certo senso Proust, per la natura autoriflessiva e per l’arte come unico modo di vivere il tempo perduto (cioè di vivere tout court).

Il protagonista di Solenoide è un semplice ed insignificante insegnante di rumeno (in fondo, Mircea stesso, ma un Cărtărescu che non è riuscito a diventare scrittore) che scrive un non-romanzo, una resoconto sulla banalità della sua vita, sui propri problemi, idiosincrasie e soprattutto anomalie, con il quale prova ad andare lì dove la letteratura non può andare cioè trovare la via di fuga dalla grigia esistenza in cui siamo costretti, fare un salto concreto in una dimensione “fuori di qui”, al di là del mondo tridimensionale e caduco in cui viviamo; anziché limitarsi a costruire bellissime e meravigliose porte illusorie, come fa l’arte, ma che restano chiuse e non aprono nulla, il suo scopo è scrivere un testo che apra queste porte definitivamente.

Data una verità inesorabile: “noi” siamo questo corpo, questa mente, da cui esperiamo la realtà, destinato come tutto alla decadenza e alla morte e da questo non possiamo letteralmente “uscire”, Cărtărescu si domanda questo: posto che la letteratura è solo intrattenimento illusorio che lenisce il dolore dell’esistenza, ma non offre concreta via di “salvezza”, può esistere un’opera che ci indichi concretamente la “via di fuga” da questo “carcere” che è il mondo, che siamo noi?

Ovviamente, io sto sempre qui, quindi no vi dico tranquillamente che Solenoide non vi trasporterà nella quarta dimensione però è un’eccezionale esperienza letteraria che vi farà fare un viaggio mentale con ottimi spunti riflessivi. Davvero un gran bel romanzo.

 

Finito di leggere XY di Veronesi.
@Lorerock a me è piaciuto addirittura più de Il colibrì, e ho detto tutto.

Anticipazione (Spoiler)

È riuscito a tenermi incollato dalla prima all'ultima riga. Lui è bravissimo nel fare i ritratti psicologici dei personaggi, è davvero uno "scavatore" della psiche. In più questa trama che gioca continuamente tra il thriller e, appunto, il romanzo psicologico mi ha colpito tanto. Il dualismo scienza/fede è ben descritto e strutturato. Leggerò sicuramente qualche altro suo libro, mi ha conquistato. E poi è un fratello bianconero

 

Ho letto che ne faranno una versione cinematografica (con l'immancabile Favino, ormai li fa tutti lui, cit.), sono curioso di vederla.

 

Io negli ultimi mesi ho letto:
Noi Vivi - Ayn Rand
Primo romanzo della filosofa del capitalismo, teorica delle virtù dell'egoismo nonché ferocissima anticomunista. Emigrata dall'URSS negli USA (con una sorta di Erasmus del tempo non con viaggi della speranza) ha raggiunto una notorietà tale da diventare consulente del governo e coinvolta nella repressione delle attività sindacali americane.
Romanzo ambientato 5 anni dopo la rivoluzione di ottobre, descrive le vicende di una famiglia borghese di ex proprietari d'industria che dalla Crimea, in cui si è rifugiata per fuggire alla fase più tumultuosa della rivoluzione, torna a Pietroburgo, in particolare segue la giovane figlia minore, Kira, primo "eroe randiano". Due cose da dire. La prima è di stile: la Rand scrive benissimo e su questo non ci piove. Non è nemmeno un romanzo piccolino ma lei rende tutto scorrevole. Unico neo, i personaggi tendono ad essere archetipi, gli uomini e le donne "buoni" (cioè che si discostano dai comunisti) sono quasi indistinguibili tra di loro, sono alti, muscolosi, gesti energici "come un Dio", anche quando hanno la tubercolosi.
Seconda cosa ideologica: la Rand è fenomenale e c'entra il punto nella sua critica ai sovietici in maniera originale; non è la repressione, la dittatura, né la violenza ciò che rende la Russia sovietica infernale, anche perché la Rand non è certo una pacifista, ma il mortifero piattume a cui si veniva costretti in tutti gli ambiti dell'esistenza. Ogni ambizione personale diventa impossibile all'infuori delle dinamiche del partito. Emblematica Kira quando dice "se uccideste i vostri nemici lo capirei perché è il diritto dei guerrieri, ma perché voi non ci permette di vivere?".
Personalmente sono assolutamente d'accordo con la Rand quando presenta la sua idea di egoismo. Per quale motivo dovremmo giustificare le nostre azioni con il bene della collettività e ci vergogniamo a dire che vogliamo le cose per noi stessi? Per il resto trapela benissimo il fatto che per la Rand la felicità coincide col privilegio, il lusso con una mentalità palesemente classista.
Personalmente come libro lo consiglio, in particolare se non si è completamente d'accordo con questa ideologia "di destra" come il sottoscritto.

 

iniziativa caruccia da parte di Einaudi: compri due libri e ti porti a casa uno zaino mica male

Campagna Gadget, Dal 9 luglio al 22 agosto. Giulio Einaudi Editore

io l'ho fatto prendendomi Tutto il teatro di Sarah Kane e Lo zoo di vetro di Tennessee Williams

 

Dopo un bel po' di tempo ho ripreso a leggere libri.
Oggi è arrivato:
LA MALEDIZIONE DELLE OMBRE di
Jean Chistophe Grange'.

 

Sono contento che ti sia piaciuto, io per ora ritengo superiore “Il colibrì” ma si tratta di “dettagli”. Come tu stesso hai scritto lui è bravissimo, e poi la sua fede bianconera lo rende ancor più simpatico