Judas Priest

Oh, comunque non è che fare tante parti più complesse sia automaticamente più appagante di fare bum bum belli dritti, anzi: Cliff Williams docet o, se vogliamo stare nel metal, Dawson nei Saxon. Discorso vecchio, tra l'altro.

 

È chiaro che se arrivi al livello di Cliff Williams chi te lo fa fare di cambiare, ma un bassista che aspira a migliorare o si crea dei side project (quasi nessuno, che io sappia) o manco inizia, senza contare che se non ci mette qualcosa di suo diventa rimpiazzabile al primo soffio di vento

 

Per me è vero l'opposto: diventi Ian Hill, Cliff Williams o altri perché suoni così, non suoni così perché sei già arrivato.

 

Questa davvero m’è nuova.. anche perché nel booklet non c’è alcuna “nota” di tutto ciò. E ricordo Che nemmeno al tempo se ne vociferava di sto fatto.


Ps: comunque da Painkiller sono passati “trent’anni” , non quaranta..

 

Mah.... che il basso non sia protagonista nei Judas Priest non è una novità, però che nessuno se ne sia accorto che dietro c'era un moog analogico mi sembra un po' assurdo.... cioè la batteria elettronica si sente in Ram It Down, ma il basso "sintetizzato" in Painkiller non riesco a decifrarlo.... pure se fosse vero, rivelarlo dopo 30 anni qual'è lo scopo?

 

In effetti su Painkiller è un po’ ardua decifrare il basso di Hill su pezzi tirati tipo la title track, dove la allora “new entry” Scott Travis con la sua doppia a “turbocompressore” la facevano da padrone. Qualcosina la si avverte i quei (rari) brani più cadenzati o “lenti” di quel disco, come ad es. in “Touch Of Evil”, anche se lì non si capisce se fosse più un effetto del presunto basso “sintetizzato” o delle tastiere stesse che di tanto in tanto (seppur molto meno che sui due “discussi” album precedenti) facevano la loro comparsa.

 

Come ha detto Steve Sylvester, se I muri degli studi di registrazione potessero parlare ne scopriremmo delle belle... questa cosa, anche se nulla toglie al valore del disco, un po' ha rotto la magia...

 

Ma sì, ciò che conta è il risultato finale che, come dici, resta immacolato.

 

E niente, ieri ho riprovato ad ascoltare firepower. Formalmente tutto abbastanza ok, ma probabilmente sono l'unico a cui non dice nulla. L'unica cosa che apprezzo è la produzione stellare e sentire i musicisti al top, ma davvero per me non ci sono grandi pezzi, ed è troppo troppo lungo. Lo trovo solo discreto. A mio parere un redeemer prodotto bene come questo addirittura sarebbe migliore o al pari. Insomma, non riesco ad entusiasmarmi.

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Vedi i gusti a volte...

 

Forse il limite degli album dei Judas Priest post-reunion è proprio la durata eccessiva e i troppi pezzi, spesso solo riempitivi. Anche Firepower è su questa linea strutturale. Per me comunque rimane il disco migliore da Painkiller, trovo almeno 3/4 pezzi sopra la media (quantomeno degli ultimi decenni della band) e poi la produzione eccellente. Sarà che dai Priest non mi aspetto più capolavori ma album discreti.

 

A me sembra un ottimo lavoro, così come Redeemer (che pecca però in produzione). Sono i precedenti due,uno prolisso e l'altro forzatamente painkilleriano a non essermi piaciuti.

 

Anche a me sembra un ottimo lavoro, ben strutturato nel suo contesto, e suonato divinamente, per non parlare del cantato di Rob Halford, ritornato a livelli impressionanti secondo me.

 

Non sei il solo, anch'io la penso allo stesso modo.
Ci sono buone canzoni, ma altre proprio non mi lasciano dentro un granché ed è troppo lungo.
Considerarlo il migliore da Painkiller è facile (cantati da Rob, perché Jugulator è proprio di un altro pianeta), perché gli altri sono più brutti, con l'apice negativo di quella palla di Nostradamus

 

Questo lo si deve soprattutto al ritorno del “vecchio” Tom Allom. Fosse dipeso dal solo Andy Sneap (francamente molto meglio come chitarrista!) avremmo ascoltato il solito “plasticone” sterile omologato stile NB.