I nostri ascolti

Non vale, prima devi fare la recensione e dire che non trovi il voto.. così posso dirti che c'è l'ho o calcolarlo nel frattempo..

Intanto prendo tempo visto che non ho le liste sotto mano.

 

ALLELUIA
Quando vuoi una dritta sul grande Progressive fammi un cenno

To, ti posto un capolavoro del 74, Mirage, album pazzesco, il secondo inciso dai mitici Camel, Latimer, qualcuno dice da sempre che sia stato uno dei più grandi chitarristi del genere e, non ha tutti i torti, spegnere le luci e farsi trasportare dalle note della sua chitarra e dal suono dolce del suo flauto è una goduria che manco n'erezione.
Sono partiti in sordina, quasi ignorati in Inghilterra, ma raccogliendo successo in ogni parte del mondo, diventando dei pilastri e dei maestri per un prog non classico ma alternativo ai su citati da te Yes, Genesis etc. Dwight, non li hai citati per cui mi è sorto il dubbio che magari te li sei persi, ascolta qualcosina dei Camel tra un girone e l'altro, Alice ce lo hai marcio, prova nuove emozioni

 

3.62/5

 

Hai fatto bene.
Beh, proprio persi no, qualche canzone dei Camel la conosco (credo di aver ascoltato "Stationary Traveller", a suo tempo) e "Mirage", foss'anche per la copertina iconica, è un album che in qualche modo è noto a tanta gente, ma io già sento di dover imparare un sacco di cose nei generi che frequento da decenni, figuriamoci in quelli che mi sono lasciato alle spalle trent'anni fa.

Curioso: sono anni che commento i miei ascolti in questo topic, e di Alice avrà parlato mezza volta.

 

Ecco , sono un fan del Progressive Rock Anni 70 , dimmi una band famosa e ti dirò che mi piacciono sicuramente . Ma i camel non mi hanno mai preso, non so perché . Sono tra i migliori del genere e ne sono consapevole , ma a me non hanno mai preso . Questo album per me è 2.5/3

 

Dwight Fry essere come

Non siamo degni, non siamo degni...

 

Meglio il sequel con gli Aerosmith, ma dal primo "Fusi di testa" ho imparato un sacco di cose su Milwaukee.

 

Be, ci sono tantissime band ostiche anche per un cultore del genere, ad es. tutta la scena Canterbury, che comprende Soft Machine, Caravan, Gong, Egg, Hatfield And The North e molte altre band.
Magari possono piacerti, ma se non ti piacciono i Camel che, fanno del bel suono e della melodia il loro punto di forza, penso che band disomogenee al classico progressive, possono sembrarti quantomeno strane e fuori contesto, ora per le influenze Jazz ora per quelle psichedeliche o ancora per l'art rock.

 

Questa perla degli Egg del 1970 è un album che fa parte di un movimento o progetto, di grandi musicisti inglesi chiamato scena Canterbury.
Il progetto prendeva spunto dal progressive fine sessanta, l'intento era quello di contaminarlo in maniera sostanziosa, con altri generi.
I Soft Machine che sicuramente voi tutti conoscerete, alternavano sonorità jazz e fusion alla psichedelia.
Gli Egg meno famosi sicuramente dei S.M. ma altrettanto importanti ed influenti, alternavano al jazz ora musica classica ora art rock.
Vi invito ad un attento ascolto di questo album (che io adoro), anche solo per curiosità.

 

Conosco la scena di Canterbury, i Soft Machine e anche gli italiani Picchio dal Pozzo ma…. ‍♂️

 

Un po' di cosine giusto per mettervi la pulce nell'orecchio, letteralmente:

Satan & Adam- Harlem Blues

Disco in cui l'interpretazione conta più della canzone, blues basato su chitarra, voce e percussioni di Mr. Satan e l'eccellente armonica di Adam Gussow, un blues grezzissimo nato letteralmente in strada. Assolutamente consigliato senza remore a chi piace il blues sporco del delta di una volta, anche se è un disco di newyorkesi del 91.

Sonny Rollins- The Bridge

Rollins aveva un gusto incredibile per le melodie, in questo caso anche impreziosite dalla chitarra di Jim Hall, mai fuori luogo. Da notare subito il gioco di chitarra e sax che apre la titletrack.
Tutto bello.

Schubmodul- Lost In Kelp Forest

Segnalato da @Eclipsed, un disco davvero ipnotico, uno Stoner strumentale con tendenze prog, lavoro chitarristico ottimo e bei riffoni, parti narrate (è un concept con una storia) messe davvero nei punti giusti e ben incastrate con la musica per creare la giusta atmosfera.


Assenti nelle liste di @Dustx85 :acaso:

 

Freddie Mercury & Montserrat Caballé, “Barcelona” (pop/lirica, 1988)



Non capisco nulla di opera lirica, non mi piace. In compenso adoro Freddie Mercury, “incontrato” prima che levasse le tende da questo mondo e molto prima che la sua notorietà divenisse irritante.

“Barcelona” l'ho recuperato ai tempi delle scuole superiori: qualche ascolto e poi via, non era roba per me.
Neppure adesso lo è, ma se negli anni estendi il raggio degli ascolti estendi anche, necessariamente, i criteri di giudizio.
Però a me il pezzo eponimo piaceva un botto già all'epoca, così come la prima parte di “How can I go on” (molto pop ma Freddie, porca vacca, canta come un dio): un tempo stoppavo la riproduzione quando arrivava lei con tutti quei gorgheggi, oggi invece la lascio andare perché riesco ad apprezzare l'amalgama.
Poi la Caballé, per quel che ho letto e sentito in giro, non era di questo mondo dal punto di vista della pura esecuzione, specie in una tecnica chiamata “pianissimo”. E a una così brava cosa vuoi dire, a parte "non mi piace e non capisco nulla di canto lirico"?

Nel 2024 ho rivalutato “The fallen priest”, che secondo me Paul O'Neill conosceva bene.
Se però dovessi indicare un pezzo da tramandare ai posteri, quello è “Guide me home”: 2 minuti e 49 secondi commoventi, con un testo palesemente scritto dal Freddie già consapevole della malattia.
Rispetto a quelle citate, le canzoni restanti sono un gradino sotto e il riassuntone finale di “Overture picante” è completamente inutile.

Dopo quella tamarrata di “Mr. Bad Guy” bisogna comunque lodare il coraggio di Freddie, che qui propone brani difficilmente accessibili al grande pubblico di allora (che dire del duetto in lingua nipponica di “La japonaise”?). Noi metallari siamo abituati da un pezzo all'alternanza tra voce pulita/sporca e voce lirica, ma nell'88 e nel mainstream era tutta un'altra storia.

Dopo tanti ascolti posso dire di apprezzare moderatamente l'album. L'ho preso in CD grazie al cofanetto “Freddie Mercury Solo”



che contiene anche il citato “Mr. Bad Guy” e un terzo CD con 7 bonus; il box è fatto bene, slipcase in cartone solido che contiene un jewel con dentro i due CD solisti. L'album con le bonus invece lo hanno infilato in un cartoncino abbastanza misero, potevano sforzarsi un po' di più.
Bello il booklet di ben 28 pagine, con tutti i testi, introduzioni critiche, foto e note varie.
Certo, se non l'avessi visto su Medimops alla miseria di 2 euro, difficilmente lo avrei comprato: una di quelle super occasioni che i crucchi ti piazzano davanti agli occhi e alle quali non sai dire di no.

Media voti attuale su RYM: 3,46/5 sulla basa di quasi 600 votazioni.
Per iniziare a conoscere l'album:

 

Stormwitch, “The beauty and the beast” (heavy-power, 1987)



Ascoltato a manetta dopo tanti anni, non ha perso un colpo. È meno irruente dei tre che lo precedono ma la qualità è grossomodo la stessa. Su questo il buon @The Dweller aveva ragione, qualche settimana fa (se ne parlava nel topic degli spendaccioni).

La traccia del titolo continua a non piacermi, troppo facilotta, tutto il resto è da seghe. Che poi “Russia's on fire” (un riferimento alla battaglia della Beresina) in teoria non dovrebbe neppure piacermi, è un tempo medio senza variazioni, ma bastano il ritornello e il mood epico a metterci una pezza.

È da qui che agli Stormwitch verrà appiccicata l'etichetta di band “black romantic”, dove black non indica un genere ma le storie di morte che, unitamente alle atmosfere per l'appunto romantiche, caratterizzano le vicende dei personaggi, protagonisti di testi dal sapore letterario.
È sempre da qui che inizieranno a indossare abiti settecenteschi o giù di lì, sul palco.

Momenti migliori: difficile sceglierne tre ma dico il bellissimo assolo blackmoriano di “Emerald Eye”, l'assalto di “Tiger of the sea” e quella meraviglia folk-rinascimentale di “Tears by the firelight”, che tanta influenza avrà su certi bardi di stanza a Krefeld.

Senza dubbio uno degli album più belli del metal melodico anni '80, da me acquistato nella misera versione LaserLight (una sussidiaria della Delta Music GmbH), con una copertina inguardabile e un booklet che semplicemente non esiste. Per fortuna c'è Medimops e me la sono cavata con pochi euro.

Media voti attuale su RYM: 3,52/5 su oltre duecento votazioni.
Citato en passant nelle liste dell'energizzante @Dustx85 il quale però, opportunamente corrotto con la promessa di presentargli la ragazza che appare di schiena sull'ultimo album dei Black Keys (i miei omaggi alla signora Dustx), mi ha comunicato la media da lui calcolata: 3,62/5, quindi in linea con quella di RYM.
Qua la recensione presente su TM (voto 90 su 100):
Recensione The Beauty and the Beast - truemetal.it

Per iniziare a conoscere l'album:

 

Gran bel disco.
Degli Stormwitch più accessibili e meno spigolosi rispetto al passato, ma sempre vincenti.
Tigers Of The Sea, Russia's On Fire, Cheyenne, Tears By The Firelight sono tutti inni da concerto.
La prima parte del disco mi piace un po' meno, ma non ci sono vere filler (a me piace anche la title-track).
Per me il top rimane Stronger Then Heaven, seguito a ruota da Tales Of Terror, ma qui siamo ancora su ottimi livelli, prima del mezzo disastro del disco successivo.

 

Dopo “The beauty and the beast” gli Stormwitch non realizzeranno mai più un album all'altezza della loro fama, sono d'accordo.
Però l'unico lavoro che, personalmente, considero davvero brutto è “Shogun”.
Gli altri sono... un po' diversi, più melodici e meno omogenei. A tratti gradevoli, ma senza mordente.
Al vecchio Andy però continuo a voler bene.