Film Horror

"Signs" è raccapricciante anche provando a contestualizzato (era il periodo del boom del fenomeno dei cerchi nel grano)

 

Visto senza grandi aspettative (titolo e locandina non invogliano) “February” (2015), opera prima di Oz Perkins, figlio del grande Anthony.
Opera a incastro, con tre (apparentemente) vicende che si intersecano: sembra che il film descriva una storia complessa, difficile da decifrare, in realtà il quadro è molto semplice solo che bisogna riempire i vuoti tra un fatto e l'altro. Ci si arriva, comunque.

A me è piaciuto. Oz Perkins ha una bella mano, cerca di spaventare con situazioni e soprattutto dialoghi, cosa che ormai non fa più nessuno. È un film imperfetto, sia chiaro, presenta qualche falla, però colpisce e dal punto di vista visivo c'è di che godere, il film ha un'atmosfera maligna mica da poco, anche perché per una volta abbiamo adolescenti in un college e neppure un nudo o una deriva slasher. Molto brave le tre protagoniste, tra l'altro.
Nel suo piccolo, un film diverso dal solito, anche per come è strutturato.

Evitate di leggere recensioni spoilerose o di guardare il trailer.

 

Io ci rimasi male, perché non fui capace di afferrare ciò che c'era da afferrare per capirlo
È un bel film ma bisogna stare molto attenti
Dovetti leggerne dopo, per capirlo e conseguentemente pensare "ma che coglione"

 

Io invece sono rimasto male per non aver capito che la donna in auto, cioè la moglie del tizio che prova ad aiutare la ragazzina fuggita, è lei:

Anticipazione (Spoiler)

A mia discolpa posso dire che nelle scene in cui viene inquadrata è sempre in penombra.
E che gli anni passano per tutti.
Del resto non avevo riconosciuto neppure Uma Thurman in "La casa di Jack".

Ieri sera invece mi sono guardato "Nameless", o forse dovrei dire riguardato perché fin dall'inizio ho avvertito la sensazione di conoscere storia e personaggi, compreso il finale. Eppure nel mio file-raccoglitore era assente.
Boh. Forse una dimenticanza.
Comunque dubito che la prima volta mi fosse piaciuto di più: un thriller-horror di routine, che richiama vagamente i film sule sette degli anni '70. So che è tratto da un romanzo di Ramsey Campbell (abile scrittore nonché persona simpaticissima e alla mano) e a guardare il film sembra che Balaguerò l'abbia letto a saltelli, scrivendoci poi una sceneggiatura.
Tanto indagare, tanto parlare (bruttini i dialoghi), ritmo discreto ma poca tensione. C'è un po' di sangue verso la fine, ma proprio un po': quella scena poteva essere il festival dello splatter e invece... due tagli e via.
Mi sono piaciuti solamente i primi 5/10 minuti, effettivamente più duretti.

A questo punto gli horror di Balaguerò li ho visti tutti ("Bed time" è un thriller) e mi chiedo per quale motivo sia così quotato. I primi due REC sono notevoli però lì c'è pure Plaza, alla regia. Io parlo proprio di Balaguerò come "solista", diciamo.
Sa fare bene il suo mestiere, sia chiaro, ma come tanti altri.

 

Nuovo film sul Boogeyman
Quello del 2005 lo ricordo brutto brutto

 

Ricordi bene riguardo a quello del 2005, ma i due successivi secondo me sono più belli.

Questo comunque sembra essere a sé stante (Stephen King), quindi non un remake.

 

Dubito sia mai arrivato in Italia, questo horror psicologico statunitense a basso costo.
Parla di una donna incinta che lascia Chicago e si trasferisce (controvoglia) col marito in una casa di campagna, dopo un forte stress psicologico che l'ha indotta a provocare (provocarsi) un aborto. Ovviamente inizieranno a verificarsi un sacco di eventi strani.

Premettendo che io ormai mi spavento solo con questo genere di film (fantasmi e/o demoni e/o un'entità mala a vostra scelta, meglio se attivi in luoghi chiusi), e che quello in oggetto ripresenta immagini e situazioni già viste mille volte, devo dire che i suoi obiettivi li raggiunge lo stesso: la pellicola è inquietante, senza neppure fare ricorso agli ormai insopportabili jump-scare, e soprattutto non lavora per accumulo ma per sottrazione.
Intendo dire che diventa meno canonica man mano che la storia prosegue, rifugge le tipiche spiegazioni da casa infestata e cerca di dire qualcosa di nuovo, o almeno di meno banale rispetto alla classica infestazione, un po' come il megaclassico "Ballata macabra".
Ti spinge a riflettere su alcune cose, in tal senso sono essenziali due dialoghi: quello tra la protagonista e la vicina di casa e quello, verso la fine, tra la protagonista e il (non)medium, che ti costringono a rivedere le vicende sotto un'altra luce.
Peccato per le reazioni della protagonista, fin troppo misurate in molteplici occasioni (io mi sarei cagato in mano e dopo una veloce ripulita mi sarei recato all'aeroporto e avrei acquistato un biglietto per il Nepal), e per un finale che vuole rimischiare le carte senza che ce ne fosse il bisogno: erano già state mischiate a sufficienza.
Non male, nell'insieme.

 

Interessante, peccato che non lo avremo mai in italiano

 

scrivete a midnight factory non si sa mai

 

Scrivigli tu

 

ma io non lo voglio quel film in italiano... anzi adesso gli scrivo e gli dico di non pubblicarlo

 

Vista una sciocchezzuola americana chiamata "The bye bye man" (2017), in cui a salvarsi sono unicamente le magliette del protagonista (una è dei Dead Kennedys), e recuperato un solido slasher dei primi anni '80, "Madhouse" (1981), del nostro Ovidio G. Assonitis: decisamente valido sul piano formale, ha dei bei movimenti di camera (alcuni rubacchiati a Mario Bava ma fa nulla, sono belli proprio per quello), buoni attori, un po' di sano splatter e un gran bel montaggio.
Meno valida la trama, troppo prevedibile su alcuni fronti e priva di approfondimenti nella spiegazione delle vicende. Ci si deve far bastare la motivazione, rozza e senza sfumature, che ci propina il regista.
Un gran bel vedere la biondazza Morgan Hart (ma questo è uno dei pochi slasher di quegli anni in cui nessuna attrice fa la doccia) e bella l'idea di lasciar compiere a un inquietante rottweiler gli omicidi più cruenti.
Il sottofinale è identico a quello di "Compleanno di sangue" di Thompson ma i film sono usciti nello stesso anno ed è impossibile stabilire chi abbia copiato chi.

 

Io invece ho recuperato "Open grave", del 2013, produzione americano/ungherese con regista spagnolo
Dato come horror/thriller post-apocalittico (ci può stare), io lo considero più un drammone sci-fi
Open Grave - Wikipedia

Il trailer non è granché, all'inizio sembra "La febbra" di Maccio Capatonda, ma almeno non spoilera troppe cose

C'è un tizio che si risveglia ferito in una fossa piena di cadaveri, neanche loro ridotti molto bene; mentre si accorge che non ricorda un cazzo di chi sia e di come sia finito lì, una ragazza asiatica gli lancia una corda per permettergli di uscire. Arriva in una casa dove ci sono altre persone occidentali e la predetta asiatica (che non parla e non capisce la lingua degli altri). Nessuno ricorda alcunché, trovano giusto qualche documento di identità. La zona è piena di cadaveri, legati ad alberi con il filo spinato ma anche appesi a rami alti. I cadaveri sembrano anche di persone mutate, non soltanto semplicemente morte.
Venivano fatti esperimenti sugli esseri umani? C'è un'infezione in corso? I mostri? Qualcosa di ancora più macabro e sadico? Non lo si capisce, ma non posso dire altro per non spoilerare.
Credo che sia stato accolto bene da pubblico e critica, ma mi ha lasciato poco a parte una nettissima sensazione di déja-vu con una delle ultime scene.
Moderatamente consigliato, senza stracciarsi le vesti.

 

Avevo cominciato a guardarlo anni fa (al tempo ne parlavano benissimo) ma quel giorno il modem non voleva saperne di funzionare e quindi mollai dopo... mah, credo una decina di minuti. L'unica cosa che ricordo è che le scene erano state girate quasi al buio.
Poi l'ho completamente dimenticato, strano ritrovarmelo davanti ai piedi qui nel forum. Ne approfitterò per recuperarlo in questi giorni.

Ieri invece ho guardato "Somnia" di Mike Flanagan, che molti citano come regista di "Oculus" (mi manca) ma per il sottoscritto è più che altro il regista di "Absentia", classico horror indipendente e minimale che a me era piaciuto non poco.
"Somnia" riprende il tema dell'elaborazione del lutto ma lo fa con un altro alfabeto cinematografico, quello della favola e del fantastico, pur non rinunciando all'horror. Giusto così, quando dormiamo possiamo sognare cose piacevoli ma anche avere un bell'incubo.
Un po' "Ghost", un po' "Babadook", funziona meglio come dramma fantastico, dal momento che il versante horror si basa su qualche jump-scare (invece "Absentia" ti calava in un clima angosciante senza ricorrere a certi mezzi) e sul brutto effetto digitale del demone dei sogni.
In generale non posso parlarne in termini negativi perché il bambino protagonista è eccezionale (è dai tempi del Sesto Senso che non ne vedevo uno così bravo), tutta la parte delle farfalle e dei primi sogni è avvincente e il finale molto significativo, però quello spiegone alla melassa potevano evitarcelo e alcuni canovacci rimangono senza sviluppo (l'amicizia con la bambina) o non risultano affatto credibili (l'evanescente figura dell'assistente sociale).
Nel suo incrocio di generi direi che vale la pena dargli un'occhiata, purché ci si predisponga alla visione consapevoli che non è un horror tout court ma una favola nera dal taglio psicologico.

 

Visto al cinema l'ultimo film di

Qui i miei tre centesimi (mi sono guadagnato sul campo un centesimo extra):

TM Cinema (Part II)