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Libri

Discussione in 'Intrattenimento' iniziata da madcap, 7 Aprile 2004.

  1. Vittorio

    Vittorio
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    Poi vediamo.
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    18 Novembre 2021

    Ribadisco. Se rinasco, mi iscrivo ai Motley Crue e al diavolo tutto.
     
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  2. forza panino

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    Rockettaro estremo (cit.)

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    21 Novembre 2021

    Un potentissimo pugno nello stomaco. Pure il film non è da meno.
     
  3. Evillupo

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    bestemmie e parole d'orgoglio

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    23 Novembre 2021

    letto "Puttane per gloria" di William Vollmann.
    Carino, si legge che è un piacere, anche se ho l'impressione che abbia volato basso. Ho altro di lui da leggere, compresa saggistica, e mi aspetto materiale più sorprendente.
     
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  4. Dustx85

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    L'elettrizzante

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    24 Novembre 2021

    Finito da qualche giorno.
    Scorre piacevolmente come gli altri libri a parte qualche punto in cui si impantana a scavare nel passato dei personaggi o negli scleri psicologici di questi per poi correre sul "finale".
    Interessante l'evolversi delle dinamiche familiari soprattutto nel passaggio adolescenziale o tardo adolescenziale dei figli.
    Se devo fare una critica alla storia, ma questo è, probabilmente troppi "drammi" all'interno di un'unica famiglia "per bene".
     
  5. forza panino

    forza panino
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    Rockettaro estremo (cit.)

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    30 Novembre 2021

    Finito (con colpevole ritardo, dovevo già averlo letto moltissimi anni fa) Cristo si è fermato a Eboli (Carlo Levi).

    Solo l'incipit vale mezza letteratura italiana dal '300 ad oggi:

    Sono passati molti anni, pieni di guerra, e di quello che si usa chiamare la Storia. Spinto qua e là alla ventura, non ho potuto finora mantenere la promessa fatta, lasciandoli, ai miei contadini, di tornare fra loro, e non so davvero se e quando potrò mai mantenerla. Ma, chiuso in una stanza, e in un mondo chiuso, mi è grato riandare con la memoria a quell'altro mondo, serrato nel dolore e negli usi, negato alla Storia e allo Stato, eternamente paziente; a quella mia terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte.
    – Noi non siamo cristiani, – essi dicono, – Cristo si è fermato a Eboli –. Cristiano vuol dire, nel loro linguaggio, uomo: e la frase proverbiale che ho sentito tante volte ripetere, nelle loro bocche non è forse nulla piú che l'espressione di uno sconsolato complesso di inferiorità. Noi non siamo cristiani, non siamo uomini, non siamo considerati come uomini, ma bestie, bestie da soma, e ancora meno che le bestie, i fruschi, i frusculicchi, che vivono la loro libera vita diabolica o angelica, perché noi dobbiamo invece subire il mondo dei cristiani, che sono di là dall'orizzonte, e sopportarne il peso e il confronto.

    Romanzo-cronaca intriso di amarezza, lo colloco senza dubbio tra i dieci migliori mai scritti nel nostro paese. Lo rendono grande la cura per i dettagli, la descrizione dei luoghi e delle persone incontrate lungo il cammino, la schiettezza nell'inquadrare il dramma del Sud Italia.
    Piccola nota di colore: essendo ambientato ad un centinaio di km in linea d'aria da dove vivo io, ho ritrovato nel racconto di Levi tantissime espressioni dialettali a me molto comuni, e questo me lo ha fatto sentire più vicino alla realtà che mi circonda, una realtà che sembra sempre ancorata - culturalmente, economicamente, moralmente - a quel passato e non riesce mai a progredire.
    10 e lode.
     
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  6. alexmai

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    1 Dicembre 2021

    Ho finito di leggere La ex moglie, di Jess Ryder... carino, ma niente di cui scrivere a casa...
     
  7. forza panino

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    2 Dicembre 2021

    Siccome il mio ordine è ancora in stand-by, volevo avere un po' di informazioni generali, quindi ditemi che pensate di Niccolò Ammaniti (ho dato un'occhiata all'incipti di qualche suo libro in libreria, mi sembra adatto alle mie corde). Avete letto qualcosa?
     
  8. Eclipsed

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    Il solito porco

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    3 Dicembre 2021

    Io non ho paura e Ti prendo e ti porto via.

    Il primo è molto fedele al film (o viceversa) me lo ricordo abbastanza carino. L'altro invece l'ho veramente amato e ancora oggi, dopo quasi vent'anni lo ricordo con piacere.
    Poi non ho più letto niente di suo perché ho lasciato la ragazza che me li prestava
     
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  9. alexmai

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    6 Dicembre 2021

    Ho letto molto di lui, grande!
    Ti prendo e ti porto via su tutti, ma ogni suo libro ha il suo perchè...
     
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  10. giova

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    6 Dicembre 2021

    io ho letto "Io e te" e "Io non ho paura". soprattutto quest'ultimo funziona a livello di storia, ma dal punto di vista linguistico è di una semplicità eccessiva. farai fatica a trovare un congiuntivo, per intenderci
     
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  11. corpsegrinder jon

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    6 Dicembre 2021

    Ho letto Due Vite di Emanuele Trevi,vincitore del Premio Strega 2021.
    Se avessi conosciuto i protagonisti del romanzo,cioè qualche loro lavoro,sicuramente lo avrei apprezzato di più-
    Comunque e' una buona lettura,parole sentite e vere.
     
  12. forza panino

    forza panino
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    Rockettaro estremo (cit.)

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    6 Dicembre 2021

    L'ho preso d'istinto alla libreria sotto a dove lavoro e me lo sono trangugiato in tutta tranquillità in una notte del weekend (anche perchè non riuscivo a scollarmi): bello, bello, bello. Si lascia leggere che è una meraviglia, scorrevole, la tensione è sempre viva,
    specie nel finale travolgente, con una scrittura così fitta e un susseguirsi di tanti piccoli avvenimenti che riesce a farti percepire perfettamente l'urgenza del bambino in quei disperati attimi.

    Ne prenderò sicuramente altri, mi destreggerò un po' tra Ti prendo e ti porto via e Come Dio comanda.

    @giova vero, il mancato uso del congiuntivo l'ho notato immediatamente anche io. Credo che sia voluto, legato al fatto che
    il narratore è il bambino, quindi usa un linguaggio da bambino (pur raccontando i fatti ad anni di distanza, quindi da adulto)
     
  13. The Transgressor

    The Transgressor
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    Crimson King

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    7 Dicembre 2021

    Io sono stato completamente assorbito dalla lettura della monumentale (circa 2660 pagine) “Trilogia dell’Eternità” (o dell'Increato) di Antonio Moresco: Gli Esordi (1998)*, Canti del Caos (2009)** e Gli Increati (2015).

    Ho avuto qualche esitazione nel decidermi a leggere un suo romanzo (che doveva essere solo uno), perché è uno scrittore abbastanza particolare che suscita giudizi spesso contrastanti: o lo si ama o lo si odia. Questo anche dovuto all'esposizione egocentrica della sua figura di letterato (presente anche nella sua opera).
    Ma una volta iniziato, sono stato così affascinato che mi sono letto la trilogia tutta d'un fiato e mi è piaciuta davvero tanto. Senza alcun dubbio, per la loro peculiarità ed inventiva, sono opere molto importanti per la letteratura italiana contemporanea e si pongono anche come romanzi interessanti in campo internazionale.

    Dato che è quasi impossibile riassumere “cosa tratti” i "Giochi dell’Eternità", proverò così: il racconto di come uno scrittore (Moresco) perviene alla propria vocazione alla scrittura come unico modo per “andare oltre” la gabbia della vita e come sola maniera per trovare un senso al proprio “esserci” attraverso la trasfigurazione del mondo (reale) che attua la letteratura e la tracimazione del mondo letterario (ri)creato verso l’in-creazione. Ok, scritto così è non è chiarissimo ma spero si comprenda meglio dopo.
    I romanzi di Moresco sono popolati da una serie di figure, personaggi ed episodi, strampalati, stralunati, grotteschi, assurdi narrati con uno sguardo immaginifico, ironico e metaletterario e sono costituiti da uno stile basato su descrizioni visionarie, con ricerca di termini atipici, insoliti, ed un totale abbattimento dei piani spaziali e temporali consueti, oltre che dei piani di “realtà” della finzione letteraria.

    Di seguito una digressione, riflessione sui tre romanzi:

    Tutto inizia con Gli Esordi, appunto (un titolo programmatico).

    Con un giovane seminarista in un convento, in una specie di ritiro simbolico dal mondo. Il quale poi si dà all’attivismo politico in uno dei tanti gruppi di estrema sinistra. Per poi, alla fine, approdare alla vocazione letteraria. La prima parte è dominata dall’osservazione e descrizione fenomenica delle cose, degli eventi, degli strambi personaggi, delle sensazioni in questa sorta di non-luogo “assoluto”, un posto “dell’anima” che è il convento, dove il futuro scrittore dà inizio simbolicamente al proprio sogno (c’è un costante riferimento al sonno, nel silenzio e mutismo assoluto in cui è rinchiuso il protagonista), quello della letteratura che ri-crea (in-crea, in questo caso) il (proprio) mondo.
    Poi, con l’attivismo politico si passa più all'azione, nel senso che inizia il movimento nello spazio e nel tempo del protagonista (prima c’era stata la meravigliosa parentesi a Ducale), che è anche movimento non solo della trama ma del romanzo; anche se pure qui c’è una sezione statica ed il movimento si interrompe di nuovo. Piano piano, già all’inizio, i personaggi bizzarri, gli eventi assurdi, costituiscono delle penetrazioni del caos che scompagina la vita del protagonista e mette in moto il mondo e il romanzo. Il caos, che è anche esistenziale (seppur mai esplicitato, Moresco non narra mai per indagine psicologica, ma per osservazione e descrizione materica dei fatti, delle cose e delle persone senza fornire motivazioni), continua sempre più a dilagare, in un continuo alternarsi di movimento-stasi. Si giunge così all’ultima parte, dove ora il giovane Moresco deciso ad essere scrittore, stabilitosi a Milano, viene contattato dall’editore (il Gatto, suo vecchio compagno in seminario) per pubblicare - in un tira e molla interminabile - il suo romanzo.

    Ed è da qui che inizia Canti del Caos.
    L’editore il Gatto, deciso a non pubblicare Gli Esordi perché ormai inattuale, sprona lo scrittore Moresco, soprannominato il Matto, a scrivere un “nuovo capolavoro”, al passo con i tempi, adatto al mondo odierno e lo manda dalla Musa, letteralmente una puttana, per dargli l’ispirazione.
    Ormai finzione letteraria e “realtà” della finzione del romanzo e del videogioco che si sta creando all’interno del romanzo (con la realtà dell’autore Moresco che ha scritto tutto questo ed è il protagonista) si fondono ineluttabilmente e tutto inizia a deragliare in un delirio allucinatorio di figure/personaggi sempre più assurdi (cito a caso, l’Investitore, il traslocatore, l’uomo che pesta le merde, il dominatore, il donatore di sperma programmatore del videogioco che deborda nella “realtà” del romanzo, l’Interfaccia, il ginecologo spastico, lo stupratore di donne gravide, Ditalina, Pompina, il copy, l’art, le evacuatrici, la donna caudata, lo stilista Lupus, l’ispettore Lanza, l’account executive, Dio, la ragazza con l’acne, la ragazza con l’assorbente, il papa Elvis che scioglie la Chiesa, le scartavetrate, Aminah ecc.), in un caleidoscopio parodistico di generi (tra cui anche la pornografia) in cui prima si deve salvare l’assistente del Gatto, la Meringa, nell’inferno del porno clandestino poi c’è il briefing dell’agenzia pubblicitaria per l’annuncio di Dio che vende il Mondo, mentre tutto si muove sempre più verso la distruzione totale, o meglio verso l’in-creato, dove creazione e distruzione, i due poli entro i quali si muove tutto il romanzo, sono un tutt’uno, oltrepassati in un non-luogo di infinite possibilità della creazione di un’opera, con esseri/non esseri mai nati e allo stesso tempo da sempre già morti, dove lo spazio-tempo cessa di esistere.
    Il Mondo stesso non fa che sfuggire al suo stesso autore che non è altro che un personaggio tra gli altri, che deborda assieme agli altri.
    Il tempo e lo spazio ormai non hanno più senso e passato, presente, futuro sono la stessa cosa. E questo anche sul piano stilistico, con i tempi verbali che si scompaginano nelle frasi.
    Canti del Caos è un romanzo abortito, che si fa mentre si disfa; un’opera che non è, eppure è, non inizia mai ma proprio in questa negazione incomincia sempre e “va per la sua strada”, in un potente vortice immaginifico che ti trascina con sé.

    Giungiamo così a Gli Increati, il punto di arrivo finale, teorico ed estetico, della trilogia e di tutta la letteratura di Moresco. Oltre ad essere sempre una riflessione sulla letteratura e sulla figura dello scrittore, per e di Moresco, è anche una meditazione sulla morte.
    Ora non resta che l’autore, morto nella sua stessa opera che ha increato, in un mondo dove tempo e spazio, causa- effetto, connessioni logiche sono saltati, dove anche vita e morte sono tracimate tra loro.
    Tutto è già accaduto, tutto deve ancora avvenire, tutto non è mai successo.
    In una sorta di viaggio dantesco lo scrittore, inseguendo l’amata Pesca, il perno che lo spinge avanti in questo deragliamento continuo, attraversa il mondo dei Morti, che sta collassando per la tracimazione dei vivi e poi il mondo dei Vivi, dove è in atto la Terza Guerra Mondiale, quella definitiva tra vita e morte, che poi diventa una guerra tra l’Immortalità e tra la vitamorte (perché simbolicamente i vivi sono morti e i morti sono vivi). Ma l’Immortalità cioè l’Eternità non è altro che un perpetuare all’infinito il ciclo di Vita e Morte, di Creazione e Distruzione e può venire oltrepassato solo dall’Increato: cioè una creazione che nega se stessa e negando se stessa continuamente si attua; un cominciamento che mai inizia, una fine che mai finisce, un esserci che mai è e mai è stato, sarà, ma proprio per questo c’è, ci sarà. Va detto che dal punto di vista della concettualizzazione il tutto è sfumato e labile, d’altronde Moresco non è un filosofo, ma un romanziere ed è attraverso le immagini, le visioni e i giochi di parole che costruisce il senso dell’increato, che resta letterario, estetico, una sensazione e non una razionalizzazione logica. Il discorso è interessante se preso sul piano metaletterario, anziché metafisico.

    Gli Increati è una lettura stimolante ed avvincente, con bei momenti e parti eccellenti, certe visioni restano immancabilmente nella memoria, ma almeno ad una prima lettura e riflessione a caldo, risulta anche il meno riuscito dei tre, un po' troppo ridondante e ripetitivo, costellato volutamente di continue domande ed interrogativi ossessivi. Tuttavia, sempre notevole.

    Se volete leggere opere che escono “fuori dall'ordinario” e che sicuramente stanno segnando/hanno già segnato la letteratura italiana contemporanea con la loro singolarità, ecco leggete questa trilogia e, soprattutto, l’esplosivo Canti del Caos, quasi certamente il suo capolavoro assoluto e il bellissimo Gli Esordi. Poi, se vi sono piaciuti, concludete con Gli Increati.


    *pubblicato dopo 15 anni di lavoro e gestazione, l’edizione del tutto riveduta e definitiva è quella pubblicata da Mondadori nel 2011, che ora si trova solo in ebook
    **pubblicata la prima parte nel 2001, la seconda parte nel 2003, l’edizione definitiva con tutte e tre le parti e le prime due rivedute è quella del 2009 di Mondadori (poi in edizione economica)
     
  14. Dustx85

    Dustx85
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    7 Dicembre 2021

    Ci hai fatto una tesi :deal:
     
  15. The Transgressor

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    7 Dicembre 2021

    Appunti che ho buttato giù dopo aver finito ogni libro (ero partito con il parlare solo di Canti del Caos) e che poi ho messo insieme. Alla fine mi è servito anche per capire cosa cazzo avessi letto. :zizizi:
     
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