I nostri ascolti

A me purtroppo non piacciono gli Overkill, altrimenti approfitterei del buon prezzo su Medimops

O magari lo faccio ugualmente, tanto ho comprato di peggio nella mia vita

 

Fatevi un bel regalo di Natale recuperando "Horrorscope", un capolavoro.

 

Di "Horrorscope" parlerò a dicembre, è nella prossima tornata di ascolti assieme a Virgin Steele, WASP e altri.
Che io ricordi è l'album che segna il passaggio definitivo al thrash veloce e diretto che conosciamo oggi.

 

Passaggio così “definitivo” che si convertirono immediatamente al groove nell’album successivo.

Ascoltare Horrorscope senza sprofondare nel mondo dei sogni è impresa per pochi ma se non altro ha uno dei rullanti più sublimi che si siano mai sentiti.

 

“che conosciamo oggi” mi sembrava esprimesse discretamente il concetto, ma ok, lo scrivo meglio:

“Horrorscope” segna il passaggio a quel thrash veloce e diretto che, dopo la parentesi improntata al groove, contraddistinguerà la produzione degli Overkill che conosciamo oggi.

Semmai fa sprofondare nel mondo dei sogni te e pochi altri, a giudicare da quello che si legge in giro da eoni.

Non so che effetto avrà su di me nell'anno domini 2023, lo ascolterò a manetta nelle prossime settimane, ma sembra che “Horroscope” tenga ben sveglio il resto del mondo: è considerato universalmente un classico e gli aggregatori lo premiano (su RYM ha una media di 3,75/5 su 2500 voti, su AllMusic di 4,5/5 su 366 voti).

A ciascuno la sua ninna nanna.

 

La sparo: gli Overkill li avrei visti meglio come gruppo US Power, o heavy metal a tutto tondo, che thrash.
Da quello che ho ascoltato, le cose più convincenti da loro le ho sentite quando giocavano un pò di più con la melodia, mentre per il thrash hanno un limite con il riffing: sempre troppo quadrato, troppo power chord, troppo corda vuota, se capite cosa intendo. Anche un pò troppi riferimenti ai Metallica d'annata.
Parere personale comunque, visto che sono considerati capisaldi del thrash, un motivo ci sarà, ma personalmente credo che punterò ad approfondire i primi due album, che mi mancano, dopo non essermi entusiasmato con Ironbound e The Years of Decay

 

Vorrei solo far notare che il mio disappunto era per la voce dei Jewel e non degli Overkill, non sia mai mettere in discussione Bobby.

 

Va bene ma scusa eh, prima avevi proprio scritto un’altra cosa, la mia non era pedanteria

 

Anche a me, in ottica commenti. Perché nei giorni scorsi uno degli album che ho ascoltato di più è stato "Balls to the wall" degli Accept, preso in CD non troppo tempo fa, ma al momento di buttare giù due righe in questo topic mi sono detto va beh, che ne parlo a fare, lo conoscono già tutti a memoria.
Adesso invece mi viene il dubbio che non fosse così o che comunque, delle volte, un parere un po' più articolato come quelli che scrivo qua possa servire a "sbloccare" un gruppo lasciato in disparte, generare nuova curiosità.
Lo terrò presente in futuro.

 

Therion - Lemuria / Sirius B (2004, Symphonic/Operatic Metal)




Siamo nel 2004, i Therion, storica formazione metal svedese, pionieri delle sonorità sinfoniche tanto in voga nel periodo, è chiamata a reclamare lo scettro del genere, e lo fa con una doppia pubblicazione faraonica (Nuclear Blast), supportata dalla presenza di un'intera orchestra (Filarmonica di Praga) e un cast di voci e musicisti degno di una produzione di Hollywood (ricordo ancora lo studio report di Metal Hammer, dove si narrava di questo release party in un castello… o forse me lo sono immaginato).

Dopo il viaggio nella mitologia nordica del precedente Secret of the Runes, la band recupera il classico immaginario legato all'occulto, leggende e antiche civiltà, creando un affresco affascinante e misterioso.

Dal lato musicale i due album si somigliano molto: Lemuria è forse più cupo, laddove Sirius B spinge maggiormente sull'aggressività, oltre ad essere decisamente più lungo (15min) e articolato. Dettagli.

La struttura portante è tremendamente metal (Thypon, Kali Yuga pt II), qualcosa che oggi in molti guardano con grande nostalgia, visto la svolta soft dell'ultimo decennio, ma il "contorno" è a dir poco imponente: orchestrazioni e vocalizzi operistici, mai fini a sé stessi, mai ridondanti, spesso geniali.

Se siete tra quelli che trovano il metal sinfonico troppo barocco, finanche ridicolo, questa coppia di dischi potrebbe farvi ricredere.

Menzione speciale per Mats Levén, che ritengo il miglior vocalist mai apparso tra le (mutevoli) file degli svedesi.

Non sono sicuro sia il loro apice (Vovin?), ma dopo averli risentiti per intero 4-5 volte in questa settimana, forse direi di sì.