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Rock in vienna (report) 5 giugno 2016 (Iron Maiden)

Discussione in 'Concerti e Meeting' iniziata da Bull Gates, 7 Giugno 2016.

  1. Bull Gates

    Bull Gates
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    Mecojoni

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    7 Giugno 2016

    Le previsioni danno leggere spruzzate d'acqua nel corso della giornata, ma forti dei nostri impermeabili modello sacchetto della spazzatura non temiamo nulla, e alle 11 siamo già accampati dinanzi all'ingresso, dove la gente arriva pigramente e placidamente. Location su un'isoletta nel bel mezzo del Danubio, circondati dal verde.
    Security gentile e disponibile, niente a che vedere con certi conglomerati testosteronici nostrani con più ormoni che neuroni. Si aspetta sorseggiando una Zipfer slavata come Doro Pesch e imbottendosi di Brezeln.
    L'accesso è ordinato, tranquillo, quasi religioso, senza turbolenze, sgomitamenti, "Porcodddio" e cristi vari... e già questo fa capire di essere in un universo parallelo (e migliore) rispetto all'Italietta del metallaro medio.
    Nemmeno il tmepo di parcheggiarsi dinanzi al palco, e si comincia subito con i The Vintage Caravan.

    THE VINTAGE CARAVAN: Un nome, una garanzia: retrò rock dal flavour psichedelico che meriterebbe una collocazione in notturna per meglio vagare attraverso gli spazi siderali durante capolavori come Expand your mind o The last day of light. I tre ragazzini tengono il palco con grinta ed energia, ed una maturità che non ci si aspetterebbe ancora. Una voce potente ed ossianica, un basso pulsante che assurge a co-protagonista, forse solo le linee di batteria potrebbero necessitare una maggiore rifinitura. Ma c'è ancora tempo davanti a loro. Apprezzatissimi.
    Da rilevare: suoni al limite della perfezione (almeno davanti al palco, allontanandosi di una 30/40 metri lo sferragliare dei bassi comincia già a sovrastare tutti gli altri strumenti) e volumi assolutamente umani anche senza tappi (aumenteranno pian piano nel corso della giornata, diventando scarsametne sopportabili solo con gli Iron).

    Durante Mark Tremonti ci facciamo un giro e ci godiamo un bollente caffè speziato all'acido per batterie per la modica cifra di 2,60 euro, mentre Il sole picchia implacabile e gli impedisce di raffreddarsi.

    SHINEDOWN: Set cortissimo con il taglio di un sacco di classici. Brent Smith talmente perfetto che viene da chiedersi se stia cantando in playback, poi un paio di acuti ben piazzati tolgono il dubbio. Pubblico reattivo, pare apprezzare anche i pezzi della recente svolta commerciale, che non scade comunque mai nel semplicione o nel triviale. Cut the cord alla fine affonda quanto The Sound of madness, emozioni affiorano durante Second Chance, il gruppo è in palla e bello coeso, e alla fine Brent si permette un bagno di folla con uno sguardo assolutamente allucinato.

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    Zakk Wylde ce lo ascoltiamo in cazzeggio, incollati alla nostra transenna dell'altro palco. Gran chitarrista e grandissimo personaggio, ma mai stato un fan, né dei BLS, né dei suoi dischi solisti.

    POWERWOLF: ed eccoli qua, i lupi mannari del power metal. Stilisticamente forse troppo ripetitivi, monotematici a livello di lyrics, ma dal vivo è una hit dietro l'altra, tutti pezzi godibili e cantabilissimi, tant'è che il pubblico si lascia trascinare e ci si trova un qualche migliaio di persone a gridare a squarciagola (compresi parecchi stonati dietro di noi). Con Army of the Night e We drink your blood viene letteralmente giù il festival.

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    GOJIRA: li ascolto un po' distrattamente, complice il fatto che li conosco poco, e che la Pizza Mario sforna pezzi di Margarita (sic) a nastro, e non fa neppure schifo. Bravo Mario. Bravo anche l'altro Mario, quello dei Gojira, con i suoi patterns non scontati (e con suoni, non mi stancherò mai di ripeterlo, OTTIMI), che crea la base ideale per lo snodarsi del disagio esistenziale del nostro rettilone d'oltralpe.
    L'Enfant sauvage, Flying Whales, Oroborous i pezzi che riconosco, peccato per l'esclusione di quel capolavoro che è The gift of Guilt. Il cantante conclude con un omaggio ai Maiden "State aspettando lo show dei Maiden? Anche noi. Alla loro età sono ancora in grandissima forma".

    Ci dirigiamo dall'altra parte dell'area per ascoltare i Dragonforce. Dopo mezz'ora di inutile attesa, tecnici che continuano a smanettare sui cavi, soundcheck a pezzettoni come la macedonia della Selex, e un nubifragio in arrivo, optiamo per ritornare al palco intanto che i Kreator stanno concludendo il loro set. Mille Petrozza più omo de panza e sostanza che mai, ma dai pochi pezzi rimasti, picchiano ancora bene. Quando parte Pleasure to kill è il delirio, e non basta nemmeno l'impazzare di gocce d'acqua grasse come ippopotami che atterrano con la villania di un aerolite a fermare gli irriducibili. Aspettiamo sotto i nostri cappucci che il diluvio si plachi e lo staff finisca di asciugare il palco, ed ecco salire i Nightwish.

    NIGHTWISH: orfani dei fuochi, in ritardo e con una setlist giocoforza ridotta (e grazie agli Iron che hanno accettato di ridurre il tempo disponibile al montaggio del palco per permettere a Tuomas e soci suonare qualche pezzo in più) ecco i Finlandesi. Floor in grandissimo spolvero, nonostante qualche scivolone (letterale) qua e là (e togliti sti tacchi, no?), scaletta concentrata quasi esclusivamente sugli ultimi lavori con la chicca Love Ghost Score come ambasciatrice dei primi lavori. Alla fine, pubblico entusiasta, e anche il sottoscritto, che pure non è un amante del symphonic metal dal vivo (esclduendo i Therion che rimangono una spanna sopra chiunque altro), si è lasciato trasportare dalle melodie e dai poppeggiamenti. Peccato per l'emergenza.

    Purtroppo, dopo una breve sosta, è ricominciato a piovere di brutto: Noi da bravi italiani insaccati nei nostri impermeabili, gli austriaci a rotolarsi allegramente nelle pozzanghere. Morale della favola: In Extremo tagliati di almeno 2/3 della setlist. Peccato, la curiosità era tanta.

    IRON MAIDEN: avrebbero dovuto suonare Rainmaker, poco ma sicuro. Più il tempo perso a cercare protezione dal diluvio che quello speso a godermi il concerto. Ad ogni modo, ENORMI. Scenografia imponente, Nicko più in palla del solito, quartetto d'archi ispirato (anche se Gers non ha ovviamente rinunciato a pasticciare l'assolo di Hallowed be thy name), Bruce stellare. La voce c'è, eccome se c'è. Scaletta arcinota, dove segnalerei una Powerslave veramente MASSICCIA. Dei pezzi nuovi, The book of souls in notturna, con la sua lunga sezione di assoli, acquista un fascino particolare.

    Alla fine, direi 9, per suoni, organizzazione, qualità dei concerti.
    Il giorno dopo scarpe ancora inzuppate d'acqua e nessun ricambio, ergo si è rivelato necessario ricorrere a SOLUZIONI PUNK PER SOPRAVVIVERE (tm).

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    Calza foderata nella plastica e via andare. Vienna, ci vediamo l'anno prossimo.
     
    #1
    Ultima modifica: 7 Giugno 2016
    A TheDarkSide piace questo elemento.
  2. Jaime Lannister

    Jaime Lannister
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    Last One On Earth

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    7 Giugno 2016

    Stessa identica cosa che ho notato una settimana fa a Budapest. Certo che siamo davvero abituati male se a colpirci sono queste cose :hihi:
     
    #2

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