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My Dying Bride

Discussione in 'Gothic Metal - Doom - Stoner' iniziata da Sent, 28 Luglio 2004.

  1. damagedone

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    7 Febbraio 2020

    Sfido chiunque ad ascoltare The Dreadful Hours e non notare la netta differenza, lì usava ancora un registro basso infinitamente più espressivo e non era affogato dall'inutile multi layering vocale
     
  2. Sent

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    7 Febbraio 2020

    Sono d'accordo..preferivo anch'io la sua impostazione vocale pre "for lies i sire"
     
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  3. damagedone

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    7 Febbraio 2020

    Quello fu uno spartiacque doloroso; il precedente A Line Of Deathless Kings me li fece scoprire e lo adoro ancora adesso, dopo il nulla.
     
  4. Sent

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    7 Febbraio 2020

    C'è stato sicuramente un calo, ma in "feel the misery" secondo me si sono ripresi. Lo reputo il miglior album tra quelli usciti dopo "A line.."
     
  5. LucaGiulio

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    9 Marzo 2020

    Dopo svariati ascolti butto lì le mie impressioni, e dato l'amore incondizionato che nutro per i Bride, mi sono dilungato un po'.

    Your Broken Shore - 7
    Strofe languide si alternano alla classica "cantilena" di chitarra, ennesimo rimando a "The Cry for Mankind", questa volta in chiave più melensa, gotica e avvolgente.
    Ottimi suoni e produzione mai così cristallina per la Sposa, con un ritrovato gusto nell'uso del violino, il più convincente dall'epoca del mai troppo lodato Martin Powell.
    Il brano non brilla per inventiva, ma introduce a quei chiaroscuri che accompagneranno l'ascoltatore fino alla fine (il violoncello in chiusura merita un applauso), e nell'economia del disco guadagna punti, rispetto all'ascolto in forma di singolo.

    To Outlive the Gods – 7.5
    La produzione impreziosisce questo brano epico, con una spiccata vocalità, sorprendentemente melodica, stratificata grazie a varie sovraincisioni, e accompagnata da un violino onnipresente.
    Intrecci di chitarre come da copione, che per molti sapranno di già sentito, ma regalano un ascolto rassicurante, e auto-citazionista, da sempre presente nel suono dei Bride.
    Notevole prova di Jeff Singer alla batteria (sperando che la sua permanenza possa dare stabilità in quel ruolo, da sempre "problematico").

    Tired of Tears - 7
    Di nuovo un'aria di violino, ad aprire un altro brano malinconico, vagamente folk (io ci sento i Tyr…), che vanta perfino un breve solo di chitarra, e lunghe ripetizioni (forse troppe).
    Le liriche drammatiche ("Lay no hand on my daughter") farebbero pensare ad un pezzo buio, pesante, invece la struttura "vivace" lo colloca nel filone dei due precedenti: fino a qui siamo di fronte ad un disco piuttosto melodico e scorrevole, considerato il loro passato (anche recente).

    The Solace - 7
    Esperimento riuscito. Andrew regala uno straniante tessuto chitarristico, dilatato e rarefatto, sul quale la brava Lindy Fay Hella disegna vocalizzi di stampo celtico.
    Attenzione a valutarlo frettolosamente come una parentesi, questi quasi 6 minuti dopo i primi ascolti crescono, e lasciano il segno.

    The Long Black Land - 8
    Il titolo non lascia dubbi: qui l'atmosfera si fa pesante, oscura.
    Il timbro vocale di Aaron si abbassa, ritorna prepotente il growl, il dolore diventa rabbia.
    La prima vera suite sa dosare il violino sapientemente, rallenta, affievolendosi per poi riesplodere in un riff memorabile, che occupa per intero la seconda metà della composizione, ripetendosi ossessivamente.
    Al primo ascolto in cuffia ho avuto i brividi, dopo 5-6 mi limito a dire: capolavoro.

    The Ghost of Orion - 7
    Breve (semi)strumentale, sulla cui utilità si potrebbe discutere, ma che in realtà genera un'aura di misteriosa attesa.

    The Old Earth – 8
    Inutile dirlo, l'alleggerimento di sound posto in apertura alla lunga rischiava di rendere innocua questa pubblicazione, ma dopo "The Long Black Land", arriva questa seconda mazzata a riportare in pari la bilancia.
    Un riff deflagrante, con il basso quasi in primo piano, cadenza una solenne litania, che più Bride non si può. Dopo pochi minuti un pesante rallentamento, atmosfere da fine '90, poche righe recitate:

    "Black solar light,
    Waist deep, waist deep in sky,
    In heavens fire"

    rappresentano a mio avviso l'apice emotivo del disco.

    Il finale in levare, con voci alterne (growl/clean), regala sprazzi di nostalgia.
    Così come accadeva nel loro glorioso passato sorprende constatare la scorrevolezza delle due lunghe composizioni, oltre 20 minuti, ma così densi da sembrare un attimo.

    Your Woven Shore – na
    Un semplice commiato coristico, con piano e violoncello che riprendono la melodia del brano posto in apertura, e siglano l'ideale chiusura del cerchio.


    Lo sbarco su NB non ha scalfito la classe assoluta di questi inglesi, valorizzandone invece la proposta con una produzione perfetta.
    "Feel the Mysery" segnava la rinascita dopo un paio di album incolori, ma peccava di una certa discontinuità.
    Questo nuovo nato è un regalo a noi fan, ma anche un passo in una direzione più accessibile, più gothic (Draconian?) e meno doom-death.
    Per chi ancora ha tempo e voglia di concederselo un disco da ascolto completo, solitario, meditativo.
    Peccato sia tramontata l'idea iniziale di intitolarlo "A Ghost Crawls from the Mouth of Orion", sarebbe stato molto più in linea con la loro storia (e qui la NB potrebbe averci messo lo zampino).
     
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  6. Sent

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    9 Marzo 2020

    Appena possibile lo ascolterò, grazie della recensione! Che siano riusciti a sfornare un disco di qualità nonostante le vicissitudini devastanti che hanno avuto la dice lunga sulla loro classe.
     
  7. LucaGiulio

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    9 Marzo 2020

    Nel frattempo.

     
  8. damagedone

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    11 Marzo 2020

    Per me, l’ennesima schifezza. Disco piatto e insulso, non un singolo passaggio emozionante in tutta l’ora di durata, brani senza struttura o progressione e un cantato semplicemente improponibile. Ma non avevo dubbi.
     
  9. Sent

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    15 Marzo 2020

    Il mio parere è che il nuovo album sia un passo indietro piuttosto netto rispetto a "feel the misery". Si fatica ad arrivare al termine di alcune canzoni, che nonostante melodie interessanti, non hanno mai un cambio di passo o atmosfera. Il trittico "Outlive the gods", "Tired of tears" e "The solace" è tremendo...canzoni di un piattume sconcertante se si pensa a quanto siano stati in grado di fare nella loro carriera. Purtroppo le vicissitudini di questi anni si sono fatte sentire.
    Unica canzone davvero degna del loro livello è "the long black hand" di gran lunga la migliore del disco. Anche l'opener è valida e secondo me in questo caso il growl di Aaron ricorda molto quello dei Draconian..una sorte di inversione dei ruoli, dove gli allievi sono diventati coloro che ispirano i maestri.

    Peccato...temo "feel the misery" sia stato una sorta di colpo di coda inatteso, purtroppo non ripetuto.
     
  10. Vittorio

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    Poi vediamo.
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  11. Sent

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    30 Marzo 2020

    Recensione decisamente condivisibile..purtroppo.
     
  12. Apeiron

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    3 Aprile 2020

    M i mancano gli album più recenti dei MDB, gruppo che d'altronde non ho mai amato particolarmente. Di questo in giro avevo letto bene e la copertina più elegante del solito mi aveva attratto, ma il risultato è stato la noia; vedo almeno che il problema non è solo mio. Band death-doom come i MDB purtroppo mi sembrano relitti di un'epoca lontanissima, un genere schiacciato fra la rimonta del doom tradizionale e i lidi più estremi del funeral (per non parlare del recupero del brutal-doom più primitivo avvenuto negli ultimi anni). Il death-doom non ha la versatilità dei primi né la radicalità dei secondi, è rimasto fermo agli anni '90, impantanato nelle sue lagne depressive e i suoi eterni angeli da cimitero. Peccato.
     
  13. rio2

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    6 Aprile 2020

    Sorry to hear that. I love the dreadful hours and its perfect mix of gothic and doom, melody and heavy riffs. I've havn't heard this yet, but just reading all the comments I'm not that eager to do that. Sorry guys if I wrote this in English.
     
  14. LucaGiulio

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    4 Maggio 2020

    In un mercato fatto di musica usa e getta trovo che dischi come The Ghost of Orion rappresentino quasi una sfida, che richiede pazienza e attenzione, e il giusto stato d'animo.

    Oggi l'ho ripreso in mano dopo qualche settimana, inserito il disco e aperto il libretto:

    I passed right through
    Her fingers, her mortal despair
    It's me
    I read between
    The gemstones that dripped from her lips
    For me

    I am so tired of tears
    So tired of tears
    Lay not thy hand upon
    Lay no hand on my daughter


    Davvero toccante, specialmente conoscendo (in parte) la vicenda narrata.
     
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  15. LucaGiulio

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    25 Settembre 2020

    E questo?



    Edit: primo estratto dal nuovo EP "Macabre Cabaret" in uscita il 27 Novembre che conterrà 4 nuovi
    brani.

    Side A
    01. Macabre Cabaret
    02. A Secret Kiss

    Side B
    01. A Purse Of Gold And Stars
    02. Orchestral Shores
    (Buiksloterkerk Cathedral Mix)

    Io felice.
     
    #1455
    Ultima modifica: 25 Settembre 2020
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