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Maschilismo,femminismo e parità dei sessi

Discussione in 'Attualità e Cultura' iniziata da Orlando1987, 21 Dicembre 2020.

  1. Vittorio

    Vittorio
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    Poi vediamo.
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    21 Febbraio 2022

    A Jeje Odongo piace questo topic. :lookaround:
     
    #31
  2. Eclipsed

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    Il solito porco

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    5 Marzo 2022

     
    #32
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  3. MachineDebaser

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    10 Marzo 2022

    Esempio perfetto di come gente con telecamere costose proprio non sa distinguere tra causa e circostanza.
     
    #33
  4. Mucchina Volante

    Mucchina Volante
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    10 Marzo 2022

    Che imbarazzo.
     
    #34
  5. lunaticgate

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    20 Marzo 2022

    Ma la stessa cosa vale anche per il pene?
    Lo chiedo perché, se così fosse, visto quanti imbecilli ci sono in giro, sono tutti mandingo.

    Inviato dal mio 21051182G utilizzando Tapatalk
     
    #35
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  6. Evillupo

    Evillupo
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    28 Giugno 2022

    Vorrei dare il mio parere non richiesto su una questione sulla bocca di tutti dopo le vicende USA: l'aborto e il femminismo.
    Perché in questi giorni il modo in cui viene portata avanti la questione è sempre lo stesso, da anni, cioè la polarizzazione uomo-donna. E questo proprio non mi va giù. Sapete qual è la mia tesi? Che non c'entra un cazzo, o meglio non dovrebbe c'entrarci.

    Io sono pro-aborto. Io già da specializzando di anestesia ho aiutato con la sedazione di donne che stavano abortendo, facendo da tappabuchi quando per qualche motivo non era disponibile alcun medico non-obiettore per completare il team. E c'è un solo requisito che può spingerti ad essere pro-aborto, cioè non considerare la vita dell'embrione degna di tutela come quella di un bambino, punto. Io ho aiutato perché non la considero tale. Per me non ha il valore di una vita umana, e pure alla vita umana do un valore relativo, sono ben lungi dal considerarla un valore assoluto.
    E se per te praticare l'aborto è omicidio è normale, e anzi intellettualmente onesto, che tu ti opponga, che tu sia uomo o donna. Ma scusate, se una donna ammazza il figlio, e un uomo si oppone, qualcuno si sognerebbe mai di dire che non può parlare perché solo un'altra madre può farlo? E guardate che è questo che pensa un anti-abortista. Ditemi voi che cazzo di senso ha metterla sul uomo vs donna. Ah sì il corpo è "delle donne". È una questione di diritto materiale. Il seme, essendo fuori dal corpo, ha perso con la vicinanza fisica anche il diritto politico. Beh io sarei curioso di sapere quanti di quei voti della giunta USA siano femminili. È pieno di pro-life donne, credo non sia mai stato un movimento maschile. Ed è curioso notare che intorno al tema aborto non si è mai parlato di farlo con il permesso del maschio, o non è mai stato imposto l'aborto per volontà maschile. Sì è vietato per autorità politica o religiosa, categorie spesso rappresentate storicamente da uomini in larga parte, ma sono ben lungi dal credere che una autorità in quanto femminile non permetterebbe una cosa simile (pensiamo da noi all'unico leader politico donna, donna, madre e cristiana).

    Questa cosa è stupida e personalmente sono proprio atterrito da questa volontà, non di sostenere la liceità dell'aborto, che fanno in pochissimi, ma di voler semplicemente tenere il maschio lontano dalla discussione. Cazzo ma perché, immaginando di doverlo volere, o non volere, per un eventuale mio concepimento, dovrei accettare che mi si dica "stai zitto uomo". Io non dico affatto che l'uomo debba decidere, ma l'esclusione dal dibattito perché "questione di donne" è raccapricciante.
    Oh ci sono uomini che hanno avuto problemi di impotenza psicogena dopo che la loro compagna aveva abortito, ed è meno raro quello che uno possa pensare. Siamo davvero così convinti che la questione dell'aborto rientri nella semplice oppressione delle donne, e vada trattata nel calderone della "parità dei sessi" mai raggiunta? A me non sembra così assurdo che l'aborto venga vietato persino in uno stato col potere completamente in mano a donne.
     
    #36
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  7. The Neuromancer

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    29 Giugno 2022

    Ottima riflessione, ci sarebbe molto da dire sulle donne pro-life, come anche degli omosessuali che non condividono le posizioni oltranziste dell'Arcigay etc., ma per le femministe & co. sono tutti residuati della cultura patriarcale. La prima donna che mi viene in mente è Metsola, la successora di Sassoli alla Presidenza del Parlamento Europeo, ma sicuramente la lista sarebbe lunga.
     
    #37
  8. Evillupo

    Evillupo
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    bestemmie e parole d'orgoglio

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    29 Giugno 2022

    Io tra l'altro non ho ben capito bene cosa si consideri per cultura "patriarcale" e se una definizione esiste, nel senso che se consideriamo quella in cui la donna è relegata in casa a pulire e cucinare, con l'uomo a sua volta relegato a guadagnare il pane o fare la guerra, sono sicuramente contrario. Ma quale posizione vi si oppone, quella matriarcale? Le società matriarcali non sono certo società in cui domina la libera espressione e di se stessi, sono società con una definizione dei ruoli ugualmente rigida, solo che questi ruoli sono diversi.
    Se però consideriamo la cultura occidentale come patriarcale, e tutte le cose che non si allineano all'attuale movimento femminista come residui di quella cultura, il che è anche lecito, bisognerebbe spingersi a inquadrare anche il femminismo come prodotto di quella cultura. In fondo il mondo con la maggiore libertà di espressione e definizione è proprio l'occidente attuale.
     
    #38
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  9. Quintus Horatius

    Quintus Horatius
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    4 Settembre 2023

    Caro @the Fierce, ti rispondo qui, causa chiusura della precedente discussione.
    La cultura contemporanea, ancella dell'ideologia dei giorni nostri, ha gioco facile ad attorcigliarsi surrettiziamente su uno storicismo di comodo, da un lato tributando al metodo materialista gli onori dei grandi sommovimenti di pensiero, dall'altro riducendolo ad appendice dei suoi tempi, voce anacronistica di un passato lontano. Filosofi e storici liberali e socialdemocratici, due facce della stessa medaglia, lo trattano o come un avversario ormai sopraffatto dagli anni o alla stregua di un nonno un po' eccentrico, da rinchiudere in un ospizio, a cui al limite va un po' di ironico compatimento. Sfortunatamente per loro, la lente di ingrandimento materialista poggia su un metodo, non su cascami ideologici, e scandaglia il mondo con rinnovata precisione, a patto di liberarla da tutte le sue incrostazioni.
    Non ti paiono sovrapponibili le categorie di un tempo a quelle attuali? Attraversiamo una fase di ricomposizione di classe lenta e delicata, scossa da difficoltà enormi, prima fra tutte la frammentazione. Fino a quarant'anni fa, le grandi concentrazioni di forza lavoro nelle fabbriche agevolavano il compito, levigando una superficie fatta di quotidianità in cui ciascuno poteva riflettersi. La cosiddetta coscienza di classe non si manifesta se gli stessi appartenenti a un raggruppamento sociale non si percepiscono come tali, benché la condizione materiale non lasci adito a dubbi.
    Ora come ora, percorso di studi a parte, quale differenza intercorre tra un dipendente della GDO e, ad esempio, un precario del settore terziario più avanzato? In termini di salario, quei due biglietti da cento, quando va bene, marcano realmente una differenza? Risposte ai quesiti: nessuna e no; eppure, l'assuefazione da "sogno della classe media", oggi vanificato dalle crisi, impedisce un reciproco riconoscersi, così come la dislocazione nel tempo e nello spazio, l'assenza di una contrattazione collettiva degna di questo nome, la propaganda liberal-liberista e mille altri fattori che richiederebbero profluvi di inchiostro virtuale per essere analizzati.
    Inoltre, nel mondo non si assiste all'inasprirsi di un divario sociale sempre più crescente e a una polarizzazione netta tra abbienti e non? Le classi esistono eccome e non differiscono più di tanto da quelle del passato nella loro essenza.
    In conclusione, direi che il metodo conserva la sua vitalità e la sua precisione, laddove noi non ne cogliamo più l'efficacia e tendiamo a riflettere sulle cose secondo schemi alla moda.
    In merito al tribunale, per me qualsiasi istituzione, dipendendo strettamente dalla struttura economica, è "di regime" e le parole del marchese Del Grillo trovano corrispondenza nella realtà per ragioni ben identificabili.
    Quanto alla percezione del "non allineato" nella chiesa cattolica, il nostro confronto mi ha stimolato a riprendere in mano un po' di fonti, specie di area italica. Dalla lettura dei verdetti e delle pene comminate nei casi più gravi, il cui numero è fortemente dibattuto tra gli storici, emergono alcuni tratti che fanno pensare a sentimenti diffusi, modificatisi con il passare dei decenni in altri di segno diverso ma egualmente condivisi. Magari potremmo trasportare l'argomento (gli argomenti) nella discussione dedicata alla storia.
    Veniamo, a questo punto, alla filologia: il rispetto del contento originario si estrinseca in una serie di pratiche, prima fra tutte la rinuncia a moralizzare i passi o a proiettarli in un orizzonte estraneo alla cultura che li ha prodotti. Ogni nuova interpretazione fiorisce per prima cosa da una comprensione, in caso contrario non si utilizza materiale vecchio per crearne di nuovo, ma lo si piega ai voleri di un dogma.
     
    #39
  10. the Fierce

    the Fierce
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    6 Settembre 2023

    oddio…la cultura non è di per sè ancella di nulla: poi, per carità, all’interno di una cultura si potranno trovare sicuramente le varie correnti, mettiamola così.

    Sì, esistono filosofi e storici liberali, ma se si vuole avere un approccio alla storia diverso da quello liberale, è possibile: poi nell’interpretazione ognuno tirerà magari l’acqua al suo mulino, ma non credo che sia un problema discostarsi da una particolare visione.

    mi pare evidente di no: anche se alcune esigenze possono rimanere immutate, ad esse se ne aggiungo altre. Il mondo cambia e quelle che prima erano le “classi” al loro stesso interno subiscono delle differenziazioni, quindi non farei un esatta sovrapposizione. Il rischio è di diventare anacronistico e considerare in maniera parziale la situazione odierna, poichè si è fatto ricorso a criteri datati.
    Il problema poi è acuito da almeno due fattori…o almeno i due che mi vengono in mente ora…il primo, e secondo me determinante, è manca una coscienza di classe: il ceto medio, e in particolare gli impiegati, ad esempio, non si vedono come una classe e, tendenzialmente, si fanno andare bene la situazione. Poi magari si lamentano, ma le proteste sono assai poche.
    Il secondo, è che le parti politiche non sono più capaci di farsi interpreti delle suddette “classi”: esempio paradossale offerto dal nostro paese, è che i lavoratori si sentono più rappresentati dalla destra populista che da partiti di sinistra, che poi si rivelano essere sinistra “all’americana”, quindi fondamentalmente liberali che ciancicano di diritti civili, ma trascurando completamente altri diritti molto più basilari, che poi dovrebbero essere alla base dei diritti civili stessi.
    Ti posso dare ragione sull’aumentare del divario sociale. Anzi, te la dò senza alcuna remissione, e se posso, aggiungo che si sta tornando indietro e che, se non possiamo dire di essere tornati ad una situazione da inizio 900, se va avanti così prima o poi lo faremo.

    Io quando dicevo “di regime” intendevo letteralmente un regime. Si può dire che qualsiasi istituzione sia propaggine del sistema, ma è normale e un sistema è necessario. Poi, magari, i valori del sistema sono questionabili, ma se c’è un modo attraverso il quale i più deboli possono tutelarsi, o almeno provare a farlo, è proprio il sistema, se costruito in un certo modo.
    Quindi, sì, le istituzioni sono del sistema, ma prendiamolo come dato di fatto ineluttabile.

    sì, il numero è dibattuto, ma mi è parso di capire che rispetto ai numeri da leggenda nera, il fenomeno sia parecchio da ridimensionare, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.
    Per carità, i sentimenti sono diffusi, ma continuo a restare critico sulla macelleria sociale premeditata. O almeno, se ci si può orientare su una sentenza precisa, diventa più facile capirsi.

    Non mi pare che l’intento sia quello, nel senso che non sembra una dottrina costruita sulla malafede e sull’interpretazione “fuorviata”. Ripeto, a quanto ne so io, la filosofia cristiane riprende quella greca, ma non nel senso che si parte da lì: il cristianesimo è la base (poi anche lì andrebbe definito cosa è dogma e cosa no, perchè nelle religioni non tutto è dogmatico) e della filosofia greca si riteneva sostanzialmente che fosse una filosofia pagana, ma che anche lì fossero contenute delle verità. Il che non è propriamente “moralizzare”.
    Non penso che quelli passati alla storia come “padri della Chiesa” non l’avessero compresa, ma visto che ti dicevano chiaramente che la base era il cristianesimo e la filosofia greca parte accessoria per le dottrine non in contrasto, non dovrebbe stupire il fatto che, nell’impianto di pensiero cristiano, quello greco resti lì intonso e trasmesso con “religiosa rigidità”; anche perchè se si piegasse una filosofia ad un dogma, ne risulterebbe interamente trasformata, non se ne prenderebbe una parte.
     
    #40
  11. Quintus Horatius

    Quintus Horatius
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    7 Settembre 2023

    L'esistenza di una cultura maggioritaria, che occupa una posizione di potere, parla la lingua dei rapporti sociali e ne corrobora l'ideologia, non va confusa con la soppressione del diritto a esprimere un'opinione anticonformista. Molto più comodamente e senza a sporcarsi le mani, la cultura ufficiale la relega al passato, la ostracizza o la compatisce in quanto ferrovecchio da gettare, deprivandola di ogni forza.

    Con il secondo punto, hai descritto quanto da me sostenuto: l'assenza di una coscienza di classe. La mancanza di una (auto)percezione, tuttavia, non nega la materiale divisone della società, dato empirico su cui si basa il metodo materialista. Tale approccio, per altro, non mira alla riproposizione di schemi obsoleti e si aggiorna di continuo (vedi gli studi sulle crisi, sul capitale finanziario, sui mutamenti endogeni ed esogeni delle classi etc.). La realtà stessa tratteggia la continuità con il passato, ancorché velata di differenze, non l'analisi che ne deriva.
    La classe media da sempre funge da cuscinetto per lenire l'attrito tra le classi, rappresentando un ideale a cui ambire per il proletariato e un interlocutore prono e accondiscendente per la borghesia; da quando esiste ha dato prova di possedere un carattere volubile, ora pendendo dalle labbra della borghesia ora, ai primi segnali di tempesta economica, affidandosi ai "salvatori" di turno (fascisti un tempo, populisti etc.). Inoltre, al suo interno convivono strati e sfumature di reddito e stili di vita talvolta parecchio distanti. Data la sua anima proteiforme, non potrà mai sentirsi classe.
    Molti che nominalmente, e non fattualmente, ne sono suoi membri, quelli con meno tutele e meno solidità professionale, per converso, hanno tanto in comune con i proletari impiegati in un supermercato o in altri segmenti della produzione: paga bassa, difficoltà a rendersi autonomi in un progetto di vita (specie nelle metropoli, ma non solo) etc. Per questa ragione, l'esercito dei salariati conta anche oggi -e più che mai- milioni di unità e ricalca, seppure in condizioni diverse, le stesse dinamiche del passato. A livello materiale, ciò si esperisce con facilità; tocca ai protagonisti rendersene conto.
    Oltre, ovviamente, alla fase di crisi della coscienza di classe di cui paravamo, I proletari si sentono rappresentati dalla destra per molte ragioni: il capitale ha condotto una guerra ideologica senza tregua negli ultimi quarant'anni; le ristrutturazioni delle grandi fabbriche, le dislocazioni e la parcellizzazione della produzione impediscono il sorgere di spazi e momenti di aggregazione e confronto; le realtà sindacali rimaste a combattere vengono criminalizzate, perseguite dai tribunali e talora aggredite fisicamente; alla produzione di merci e al suo feticismo, il capitale ha aggiunto la fabbricazioni di immagini, di fantasmagorie, di miti e narrazioni, la cui pervasività viaggia su livelli spaventosi (su questo Debord ebbe intuizioni davvero degne di nota).; il partito di "sinistra" non fa il suo lavoro, in Italia, almeno dal 1926 e ancora di più dal dopoguerra, dimostrando quanto quella forma, strutturata per partecipare all'agone democratico e non per difendere gli interessi di classe, fosse già superata allora; centinaia di altre, con le quali potremmo riempire tomi e tomi.

    Avevo compreso; perciò ti ho risposto che per me, genealogicamente (a volte ritornano...), tutte le istituzioni derivano da un rapporto materiale tra le classi e dunque sono "di regime", senza distinzione. I deboli si difendono, al limite, rovesciando il sistema.
    Per la questione chiesa e fonti etc., nei prossimi dì, quando avrò più tempo (realisticamente settimana prossima), ti riponderò nella sezione "Storia".

    La moralizzazione, intesa come categoria filologica di errori, concerne passi ritenuti scabrosi e colpisce in particolare, ma non unicamente, la letteratura; la cristianizzazione, invece, pertiene all'ambito dei filtri interpretativi e pertanto ha uno spettro molto più ampio.
    La filosofia greca serve ad avvalorare il messaggio di Cristo: anche quando alcune posizioni teoriche vengono assunte e divulgate (ad esempio la cosmogonia aristotelica con il primo immobile pensiero di pensiero etc.) il fine resta strumentale e non contempla una vera analisi della fonte inserita nel suo contesto culturale e ricostruita, per quanto possibile, nel suo significato originario. Già solo l'espungere interi blocchi, perché inconciliabili con i dettami del dogma, in favore di altri e mutilare impianti filosofici complessi denota la volontà di rimaneggiare il materiale teorico a fini propagandistici.
     
    #41
    Ultima modifica: 7 Settembre 2023
  12. the Fierce

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    11 Settembre 2023

    io facevo riferimento ad una cultura intesa in senso lato, che è controllabile fino a un certo punto: lo è senz’altro per quanto riguarda quelle sottocategorie culturali inerenti al sociale e alle istituzione. La parte che non è controllabile può diventare una bella variabile, anche ai danni delle sottocategorie citate.

    La mia perplessità, all’inizio, non era se esistessero tanto “le classi”, quanto se potesse avere senso considerarli tali al netto dei possibili anacronismi e soprattutto dell’assenza delle loro percezione.
    Ha virtualmente senso? Per me sì. Tuttavia, imho, rischia di diventare un discorso teorico proprio perchè molti non le percepiscono come tali, forti anche di un pregiudizio di natura storica, e la politica si occupa (colpevolmente di altro). Non inserirei però le donne in una classe a sè stante, anche se portatrici di interessi ed esigenze specifiche.

    Secondo me, quella del capitale nei confronti delle classi si potrebbe pure considerare una guerra ideologica, anche se il colpaccio, dal suo punto di vista, è quello di aver fatto credere che chiunque, nessuno escluso, potesse essere nel suo piccolo un capitalista. Berlusconi ci ha costruito una carriera politica sopra :D


    Per il rovesciare il sistema, se penso al passato posso essere d’accordo…per il presente, non per forza: negli ultimi decenni si sono ottenute conquiste senza andare a rivedere l’impianto istituzionale e, al netto, l’ordinamento attuale è più disposto a concedere di quanto non fosse quello dei secoli passati. Poi la conquista non è scontata, è faticoso e ci saranno sempre gruppi portatori di interessi contrapposti, ma mi pare che ad oggi ci sia più margine che non un tempo.
    Se da un lato è vero che le istituzioni derivano dal potere, considerarle necessariamente alla mercè della classe dirigente idealizza soltanto la lotta, senza però creare concreti presupposti di miglioramento.

    Tutto ha dei filtri interpretativi: la stessa filosofia greca guarda sè stessa al passato con filtri interpretativi. Noi stessi abbiamo dei filtri interpretativi perfino per i prodotti della cultura e del mondo contemporaneo in cui viviamo per il quale si presuppone, data l’affinità di pensiero, che questi filtri possano essere perlomeno ridotti.

    Trovo discutibile la finalità propagandistica: sembra semplicemente l’applicazione opportunista di un’agenda politica quando invece, ripeto nuovamente, la filosofia cristiana per definizione non ha intenzione di prendere e riproporre ipso facto la filosofia del passato, (ammesso che qualcuno lo faccia realmente) ma di rielabolarla secondo la propria visione, quindi mi verrebbe da chiedere “dove sta scritto il contrario?”. Trovano affinità e si concentrano su quelle.
    Il che, di per sè, non è propaganda.
    Procedimento, tra l’altro, che non si inventano i cristiani perchè l’Impero romano è letteralmente campato con questo tipo di approccio.
     
    #42
  13. ador dorath

    ador dorath
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    13 Settembre 2023

    Ormai la situazione sta avendo i connotati di una vera e propria piaga sociale, talmente connaturata con la società moderna che sta diventando un bollettino quotidiano. E più si va avanti più ci si assuefacciamo a questo tipo di notizie, fino a considerarle, in ultimo, come un naturale prezzo da pagare in questa società. Proprio come succede da tempo per quanto riguarda le morti bianche. E tutto questo è allucinante.
    La ricetta per cercare di limitare il problema non la conosco e non so se il legislatore (con l'immobilismo e le modalità tipiche di un colosso del genere) sia in grado di trovare un soluzione utile: pene più severe? distinzione del movente? educazione sessuale e sociale? consultori?
    Vero è che fino a 60 anni fa in alcune zone d'Italia c'era ancora il marito-padre-padrone e immancabilmente anche tra i giovani c'è chi dice "non si può più fare niente, non si può più dire niente, se l'è andata a cercare (cercando iperboli e parafrasi solo per nascondere il concetto di fondo)", però noi tutti bisogna fare i conti con una società che cammina a passo doppio e triplo rispetto a una buona fetta delle persone che vivono nella stessa società e rispetto al legislatore (come detto).

    Un altro problema che mi sento di sollevare è la questione "problemi sociali-diritti e politica": fino a metà anni 90 (parlo ad occhio) l'uomo gay era visto e vissuto come una macchietta, una persona che ostenta e i commenti beceri erano confinati all'interlocutore accanto dandosi di gomito. Nel momento in cui il tema LGBT+ è diventato un tema politico è diventato impossibile (per la maggior parte delle persone) avere una idea scevra dalla propria ideologia. Stesso discorso per quanto riguarda il problema delle nascite, dell'invecchiamento della popolazione (che di per se non ha nulla di destra o di sinistra), ecc. Ogni tema che scivola nella sfera politica viene slegato dal problema reale e viene avvolto solo dalla politica, con il risultato che resta impiccato lì e non c'è più una evoluzione. Parole, zuffe, litigi, accuse incrociate e fine.

    Per converso, un tema che ho sentito caro per molti anni, c'è per esempio la questione delle barriere architettoniche o delle tutele per figli disabili: ogni tanto spunta un articoletto timoroso sulla stampa dove questa o quella persona, questa o quella onlus sottolinea il problema, ma finché la politica non ci si azzuffa sono letture da sotto l'ombrellone prima di fare il bagno. Ma a questi punti per accendere i riflettori ormai bisogna invocare l'ideologia politica oppure questa società continua a fregarsene di una fetta di popolazione che non riesce nemmeno a trovare parcheggio? Spuntano parcheggi per le auto elettriche ovunque, però per richiedere un parcheggio per disabili passano mesi di carte bollate e poi se arriva l'ok arriva il classico ottentotto che ci parcheggia per andare a fare jogging sul lungomare.
     
    #43
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  14. Quintus Horatius

    Quintus Horatius
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    13 Settembre 2023

    Ha senso, per me, condurre un'analisi della realtà impiegando, e migliorando, gli strumenti che si sono rivelati più efficaci. Ovviamente, alla teoria segue la prassi, il cui destino, purtroppo, è strettamente legato al contingente storico e dunque deve per forza di cose limitarsi al campo d'azione concesso dagli equilibri del momento. Ciò non significa immobilità, ma neppure voli pindarici.
    Certo, le donne non costituiscono una classe a sé, hanno solo pagato maggiormente per la loro condizione di soggetti più deboli.
    Il colpaccio di cui parli è solo una delle tante narrazioni che pian piano hanno permeato l'intero copro sociale. Da circa quarant'anni il capitale stravince le battaglie ideologiche e culturali. Vedremo se la perpetua crisi di sistema getterà delle ombre anche sulle sue propaggini culturali.

    Per quanto concerne questo punto, la vediamo in maniera differente sia sulla natura delle istituzioni sia sulla situazione attuale. Credo si sia intuito che per me il margine si dilata solo quando la dialettica tra le classi aumenta la sua intensità e al momento non si scorge un grande potenziale offensivo da parte della classe subalterna. Infatti, le condizioni peggiorano e, temo, peggioreranno.

    I filtri interpretativi si possono accettare ove non consapevolmente adoperati e applicati in modo inconscio, in quanto specchio dell'universo culturale e sociale del critico o dell'autore. I cristiani manipolavano deliberatamente e su questo la filologia concorda (ho anche interpellato, in proposito, una ragazza, professoressa associata di Storia della tradizione classica, che sarebbe bello coinvolgere nella discussione).
    Diversamente avveniva a Roma, dove le classi colte, in particolare a processo di ellenizzazione compiuto, onoravano la tradizione greca e mandavano i loro rampolli a formarsi in terra ellenica.
    A Roma, semmai, si operava una sorta di selezione, nella quale le opere che meglio si attagliavano alle esigenze socio-culturali romane godevano di una maggior diffusione (ad esempio, sul versante filosofico, stoicismo ed epicureismo, adatte all'ideale di vir romanus, su quello letterario, i retori, per l'importanza formativa), mentre alle altre, anche quando restavano appannaggio di dotti e poeti, si riservavano ammirazione e rispetto. Nessun autore romano espungeva o deformava, tutt'al più poteva avere un accesso parziale alle fonti, a causa delle difficile reperibilità di certi testi, affidarsi ingenuamente o in buona fede a epitomi non precise o citare a memoria non ricordando le parole esatte.
     
    #44
  15. the Fierce

    the Fierce
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    13 Settembre 2023

    assuefatti no; personalmente quello che mi colpisce è che la violenza sessuale diventi sempre più "alla portata" dei giovanissimi. Gente spesso cresciuta in un contesto in cui non manca nulla e dove quindi, in teoria, non ci sarebbe apparentemente alcun elemento che spieghi l'insorgere di una simile personalità criminosa.
    altra cosa che stupisce è, ad esempio come nel caso LaRussa, che la famiglia cerchi di coprire.
    Nella seconda parte del post, tanta carne al fuoco, e ogni punto meriterebbe una discussione a sé

    ideologia, e spesso di comodo, tra l'altro.

    mi verrebbe da dire che per l'elettrico ci si fa un mazzo così perchè tanti avranno un ritorno economico consistente da questo tipo di politica, anche se la sostenibilità effettiva in realtà è poi tutta da vedere.
    Per le barriere architettoniche, invece, non ci si guadagna nulla, anche se soprattutto a livello etico sarebbe lampante, tra le due, quale dovrebbe essere la priorità. Condivido la critica e aggiungo che per le barriere architettoniche i soldi non si trovano mai.

    pienamente d'accordo, ma "il colpaccio", seppur una narrazione, ha funzionato benissimo e il capitale si sa adattare benissimo, vedi le questioni poco fa sollevate da @ador dorath

    per me, al momento, non è necessario aumentare oltre certi limiti. Sono però d'accordo sul peggioramento effettivo e, in tal senso, mi verrebbe da dire che se le cose non cambiano in tempi brevi con le modalità previste dal sistema, lo faranno a situazione peggiorata con modalità molto più aspre.

    onestamente, mettere da una parte quelli onorano rispettosamente e dall'altra i manipolatori mi pare, absit iniuria verbis, una paraculata :innocent: (c'è una punta di ideologia in tutto ciò?)
    in primo luogo, perchè, a quel punto della storia romana, molti cittadini dell'Impero era GIA' ellenizzati, quindi in realtà si parla di un processo che riguarda solo i pagani. per capirci, era ellenizzato perfino uno dell'elite ebraica come Paolo di Tarso, che non faceva il filosofo, ma rende l'idea della portata dell'ellenizzazione.
    I cristiani non arrivano dal nulla in una cultura aliena; fanno parte di quella stessa cultura ellenizzata, ergo non hanno bisogno di "appropriarsene"
    in secondo luogo, dobbiamo definire il concetto di manipolazione.
    ne parliamo in maniera neutra, da definizione? bene, allora tutti manipolano, perchè fattualmente tutti rielaborano.
    i romani prendono quello che si adatta al proprio ideale, così come fanno i crisitani, quindi, che so, la filosofia neoplatonica ha punti di contatto, l'epicureismo molti meno...e si continua a trascurare il fatto che lo scopo della filosofia cristiana non è quello di tramandare la filosofia greca ipso facto.
    parliamo di manipolazione con connotazioni negative? mi aspetto allora testi consapevolmente censurati o alterati (e di conseguenza non si capisce perchè i copisti medioevali ne abbiano tramandati di diversi, si presume, originali), però nel caso ci si aspettano nomi, cognomi e circostanze precise pre e post-manipolazione.
    Non starei a coinvolgere accademici di persona perchè, onestamente, mi parrebbe un po' ridicolo, nel senso che nel caso mi trovo uno che ha dei titoli specifici, mi può raccontare qualsiasi cosa e io faccio di sì con la testa (anche se magari non mi convince per un motivo o per l'altro) perchè certi argomenti li apprezzo a livello divulgativo, ma non ho certo la preparazione per reggere dibattiti di quel genere. Insomma, come portare un calciatore di Seria A alla partita dei pischelli :)
    Oppure, non si cercano punti in comune, ma si trasmette un concetto proprio diverso da quello originale, ma ripeto che in sostanza l'idea di fondo, che io sappia, era "sono dei paganacci, ma qualcosa l'hanno intuito comunque".
    Onestamente, cose fino a questo livello non le ho mai sentite.

    Usare compendi o citare a memoria è un errore di metodo, magari anche derivante dalle contingenze, ma non di per sè un atto di malafede
     
    #45

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