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Manowar

Discussione in 'Heavy Metal' iniziata da omega, 6 Agosto 2004.

  1. Ulo Ditark

    Ulo Ditark
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    28 Luglio 2020

    alla fine decidere di far parte di un concerto dei Manowar è tanto diverso da fare oooohh oohh ohhhh ai Maiden?
     
  2. the Fierce

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    28 Luglio 2020

    puramente soggettivo. se sei un truzzo ha molto più valore reagire al "ssulemaniiiiii!!" del dj
     
  3. Dreki

    Dreki
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    29 Luglio 2020

    In parte sì.
    Non dico "è totalmente diversoooo!!!" o "è tutta un'altra cosaaaaa!!!", ma dico: in parte sì.

    La differenza, detta in soldoni, è che a al fan medi che va a un concerto dei Maiden - che per me possiamo anche considerare, tutt'ora e oggettivamente, la migliore metal band esistente - non glie ne frega più di tanto di chi sta a fianco a lui, vicino o lontano dal palco. Si canta assieme, si urla, stop. La "voglia" di sentirsi parte dell'Armata, a un live di MANOWAR (e soprattutto in determinati contesti, tipo la Grecia) invece esiste. E se io la voglio sentire, e tu la vuoi sentire, per noi due diventa vera.
     
  4. Dreki

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    29 Luglio 2020

    Faccio riferimento a questo "doppio articolo", che io e Sciacallo scrivemmo quattro anni fa (e su cui, lo ammetto, ci beccammo anche un po'), di cui incollo i passaggi del mio testo:

    True Metal. Se c’è una band che ha preso quel concetto e – a torto o a ragione – ne ha fatto una bandiera, sono solo loro. I Re. I MANOWAR. Ne possiamo fare a meno?

    Secret of Steel: lo stereotipo
    Ma poi, “farne a meno” in che senso? A parte la questione de ritiro dalle scene (c’è chi dice o spera che non sia davvero così), la vera domanda è se si può parlare di Heavy Metal senza fare riferimento a una band come i MANOWAR. Piaccia o non piaccia, sono un caso unico nell’Heavy Metal.
    In un genere musicale che ha partorito band fantastiche ed evoluzioni vere, dalla nascita alle forme moderne (e ogni volta siamo lì a chiederci come definirle, ameno in Italia), i MANOWAR sono stati l’emblema della staticità. I paladini del True Metal. Non solo in senso musicale (pure loro hanno aggiunto le orchestrazioni) ma concettuale, estetico, iconografico. Per Loro l’Heavy Metal non è solo un sound, ma uno slogan. “Heavy Metal – or no metal at all”. Hanno fatto di tutto per cucirsi addosso lo stereotipo più totale. Hanno forgiato, incarnato e – alla fine – subìto un concetto: l’identità. E ci sono riusciti.
    Questo è il loro Segreto dell’Acciaio: nessuno è mai riuscito a imprimere nei propri fans un senso di identità forte quanto quello legato alla band di Joey DeMaio e soci. Come hanno fatto?


    Army of Immortals: totale identificazione
    I testi quasi sempre al plurale: “We are Warriors – Warriors of the World”.
    Le continue dediche ai fans: “In our eyes, You’re Immortal”.
    L’istituzione di un segnale da fare con le braccia durante gli show, il tributo ai tatuaggi dei fans, l’insistere sul gruppo e mai sul singolo. E infine un’icona, quella del Guerriero senza volto disegnata da Ken Kelly presente in ogni copertina da Kings of Metal in poi, che (per stessa ammissione della band) poteva rappresentare qualunque fan della band. E nel dare a tutto questo tinte epiche di battaglia eterna, scriveva Luca Signorelli ne “L’estetica del Metallaro”, «i MANOWAR avevano visto giusto».
    Per tutta la loro carriera i MANOWAR hanno puntato le dita ai fans urlandogli: siamo una cosa sola. Noi e voi. Voi e noi. Anzi: c’era solo il “noi”.
    Nel proprio cuore, ogni vero fan incallito dei MANOWAR sente che l’Army of Immortals è una presenza reale – e se ne sente parte. E se tutti ci credono, diventa vera.


    Brothers of Metal: fratellanza
    È nata così, dal sentimento di chi ci ha creduto, di chi si è sentito fra i “Brothers of Metal” (canzone pubblicata nel 1996 su Louder than Hell, ma in realtà composta 10 anni prima e registrata in una demo prima di Fighting the World). È tutto vero.
    Una delle dimostrazioni oggettive migliori fu la prima “Fan convention” del 2005 a Geiselwind (in occasione dell’Earthshaker Festival). Non era una banale sessione di foto e autografi con la band – chi pensa che fosse solo questo non ne coglie il vero significato: fu un raduno di famiglia, fra persone che non si conoscevano eppure sembravano aver condiviso la vita intera. Chiunque può fare una sessione di autografi, ma nessun altro ha mai fatto una cosa del genere e nessuno potrà mai farlo. Perché – qua sta il punto -, sotto sotto, a nessun fan di altre band glie ne può fregare di meno di conoscere altri duemila come lui. I MANOWAR dimostrarono che quel legame c’era davvero, che non era solo il titolo di un brano. Non provateci nemmeno a dire a un fan dei MANOWAR che “quella è solo musica”: vi ride in faccia.


    Number One: l’autocelebrazione
    Penso che i MANOWAR siano l’unica band ad aver incluso nel proprio sito un’intera sezione dedicata ad autocelebrare i propri primati. A partire dal guinness per il volume più alto on stage, raggiunto e doppiato. E poi: il concerto da 5 ore (e 1 minuto – 47 canzoni in scaletta) a Kavarna nel 2008, il primo contratto firmato col sangue, i primi a registrare in 18 lingue diverse (!!!), la prima metal band a produrre un cd un super-audio e dolby5.1 eccetera. L’intera carriera dei Re è stata quella di una band che ha continuato a propagandare la propria differenza dal resto della scena. A un solo scopo: giustificare la Corona di Sovrani dell’Heavy Metal.

    Four Metal Kings: e poi, certo, c’è la provocazione
    Una band che si autoproclama Sovrana sa benissimo che, per ogni fan disposto a onorare quella Corona, ci sono 10 haters pronti a deriderla. E Joey è un MAESTRO della provocazione. Fin dai tempi di Into Glory Ride (e del True Metal), i MANOWAR hanno tracciato un solco: noi di qua, tutti gli altri di là. True contro false, posers & wimps.
    “Other bands play – MANOWAR KILL”.
    Sono stati accusati di machismo, nazismo, propaganda della violenza e della guerra e chissà che altro. Quando si gioca una carta del genere, la scelta non ammette ripensamenti. Per i MANOWAR la provocazione è una colonna portante. Col risultato di diventare una band più odiata che amata. Simbolo di un Heavy Metal oltranzista per definizione, bersaglio di sfottò perfino per chi non li ha mai sentiti. I fans dei MANOWAR sono additati da tutti (gli altri) come i peggiori, isterici, fanatici. E fieri di esserlo.


    (....)

    ... e basta.
    Non lo riposto tutto che è davvero TROPPO :D:D:D:D
    Comunque, qua c'è il link al testo completo, in cui trovate anche il POV di Sciaki ... che è poi l'altro lato della stessa medaglia, cambia solo la prospettiva da cui si guarda.
    La chiosa è assolutamente coerente:

    Insomma, la situazione non è rosea in casa Manowar: l’ispirazione se c’è è poca, i concerti si fanno più scarsi e pure i fan sembrano essere sempre meno (e si può fargliene una colpa?). Con queste prospettive un addio sembra la mossa migliore che possano fare. Un grosso tour che richiami tanta gente per l’attrattiva di essere l’ultimo. Un addio alle scene fatto da una band ancora capace dal vivo, senza arrivare a trascinarsi sul palco malati o senza voce. Un tour finale che non ha bisogno di un Axl Rose della situazione per portare a termine un ultimo tour arrancante. Se negli ultimi (tanti) anni i Manowar hanno fatto delle scelte artistiche e commerciali criticabili, appendere la chitarra al chiodo potrebbe essere la mossa migliore che fanno da tanto tempo.

    Manowar: ne abbiamo ancora bisogno? Due punti di vista - truemetal.it
     
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  5. Tarotman

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    29 Luglio 2020

    Si sono rimangiati pure il farewell tour.
    Se è vero che se ne parla troppo e per questioni extra musicali, va detto che la band (o quel che ne resta) ci ha messo del suo.
    Godiamoci i concerti finché ci saranno, alla fine quella di farewell è solo un'etichetta.
     
  6. Vic Rattlehead

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    Cortexiphan Addicted

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    29 Luglio 2020

    Io dico che un pò ci han influenzato tutti, anche chi non li ascolta in maniera assidua. Io sono sempre contento di incontrare un altro/a metallaro/a per poter condividere la mia passione, poi magari i gusti non combaciano, ma la famiglia è la stessa.
     
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  7. Ulo Ditark

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    29 Luglio 2020

    Ah sì sì nel senso che è meglio, sì!
     
  8. Sinner

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    Gloria Cremisi

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    29 Luglio 2020

    Boh non riesco a capire il significato di questo tuo post
     
  9. the Fierce

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    29 Luglio 2020

    non mi pare poi cosí criptico :ejasi:
    se si chiede se partecipare ad un concerto dei Manowar seguendone la "ritualitá" sia molto diverso dal fare la stessa cosa per qualsiasi altra band, la risposta non puó essere diversa dal "dipende dalla persona"
    e come puó essere altrimenti?
     
  10. Sinner

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    Gloria Cremisi

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    29 Luglio 2020

    Più che altro non capisco il nesso tra il discorso che hai appena fatto e il comportamento dei truzzi in discoteca, ma è un problema mio.
     
  11. the Fierce

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    29 Luglio 2020

    anche loro vanno ai concerti (chiamiamoli cosí per mera covenzione) e anche loro hanno una sorta di "ritualitá" concertistica. serve solo per far capire il soggettivismo
     
  12. LucaGiulio

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    29 Luglio 2020

    In 20 anni ho visto i Manowar tre volte, grandi concerti, emozioni forti, ma tutto il "contorno", la fratellanza, la fede il vero metallo...etc... l'ho sempre considerata pura coreografia (a volte noiosa e ridondante, come i Discorsi), né più né meno che le facce pitturate nel black, i vari papi dei Ghost o il fuoco ai live dei Rammstein.

    Costruire un'immaginario è fondamentale per caratterizzare una band e la sua proposta, altrimenti rimani nell'anonimato, e comunque arricchisce l'esperienza d'ascolto, altroché, ma non lo trovo né unico né speciale, solo parte del "gioco", se poi per qualcuno quel gioco è serio nulla da dire.

    Sarò un cinico disilluso ma non mi sono mai sentito parte della "Metallica family" che tanto piace evocare a Hetfiled, o delle armate dei Manowar, o qualunque altra trovata.

    Sono e rimangono una delle mie band del cuore ma sono io a dettarne i motivi, è tra me e la loro musica, il resto è quasi sempre superfluo.
     
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  13. Kaine

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    29 Luglio 2020

    Io resto convinto che De Maio negli anni 80, pur con tutte le esagerazioni d'immagine del caso, ci credeva veramente. Poi ha spostato ed incentrato la sua attenzione sul business
     
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  14. Dreki

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    30 Luglio 2020

    Oppure sono stati costretti dai fatti. Ne abbiamo parlato e riparlato:
    annunci un farewell tour;
    ti arrestano il chitarrista per pedofilia;
    ... davvero accetti di chiuderla così?

    La band è da 40 anni che ci mette del suo per farsi odiare :D:D:D
     
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  15. Dreki

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    30 Luglio 2020

    Giusta osservazione. Ti dico la mia.
    Secondo me, non è questione di considerarlo più o meno serio.
    È questione di volersene sentire parte. Di accettarlo per quel che è - un gioco - ma di voler tenere il gioco, perché qualcosa dentro ti dice: è ciò che vuoi. Accetti il ruolo del suddito fedele che onora la Corona, perché vuoi reggere il gioco, ne fai parte, forse perché senti di "dover fare la tua parte". Pur sapendo che non lo faresti per nessuna altra band - ma del resto, nessuna te lo ha mai chiesto.
     
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