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Libri

Discussione in 'Intrattenimento' iniziata da madcap, 7 Aprile 2004.

  1. forza panino

    forza panino
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    Rockettaro estremo (cit.)

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    11 Febbraio 2021

    Appena finito di leggere "Il colibrì" di Sandro Veronesi. Mi è stato regalato tempo fa, l'ho cominciato quasi per caso, invece pagina dopo pagina mi sono appassionato tantissimo.
    storia molto tosta, incentrata sulla figura di un ottico che subisce innumerevoli disgrazie, ma che riesce a tenere duro e a superare tutte le prove che la vita lo costringe ad affrontare. Il finale mi ha sinceramente commosso.
    Veronesi ha uno stile di scrittura davvero accattivante, scorrevole ma allo stesso tempo denso di concetti e significati.
    Consigliatissimo (leggetelo prima che ne tirino fuori l'immancabile film)
     
  2. corpsegrinder jon

    corpsegrinder jon
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    11 Febbraio 2021

    Pynchon mi affascina,ma ogni volta che penso di approcciarlo rimando tutto,probabilmente non mi sento ancora pronto:D
    Anche se in realtà vorrei compare L'incanto del lotto 49 o Vineland,che dovrebbero essere meno complicati di quelli che avete citato.
     
  3. DarkWing

    DarkWing
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    12 Febbraio 2021

    Mason & Dixon lo cerco da anni, spero che prima o poi lo ristampino. Di Pynchon ho letto l'Arcobaleno della Gravità, V., e La Cresta dell'Onda. Prima o poi leggerò altro, ma devo entrare nel mood giusto.
     
  4. The Transgressor

    The Transgressor
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    12 Febbraio 2021

    Diciamo che anche se tecnicamente sarebbe rilettura, quel modo di procedere lo considero parte della "prima lettura". Probabilmente una rilettura di GR a distanza di anni in cui si è dimenticato quasi tutto ti riporterebbe quasi allo stesso livello di frustrazione della prima lettura :lol:

    Sulla fine: beh se ti ha restituito senso di smarrimento e disintegrazione assoluta, direi che ti abbia comunicato quello che voleva restituire. GR è un romanzo sulla morte e la dissoluzione, sulla disillusione delle ideologie del '68 e di una concreta possibilità di cambiare il mondo ed il sistema capitalistico che lo regge (Pynchon è un intellettuale di sinistra di quelli che credettero alla possibilità di rivoluzione culturale e di sistema) e sugli "sconfitti", i dimenticati, i preteriti ecc.
    Se sei riuscito a finire L'Arcobaleno di sicuro ce la farai con Contro il Giorno, complessissimo anche questo ovvio, richiede molto tempo, molta dedizione, ma dei suoi romanzi "monstre" è quello che scorre di più e non è ostico quanto GR. Questo forse c'è possibilità che ti piaccia maggiormente soprattutto a livello di storia e ambientazione, ma anche che ti ritrovi deluso dopo tanta fatica...questo te lo dico chiaramente, anzi forse se qui ti appassioni di più certe "conclusioni/inconclusioni" potranno anche darti più fastidio:hihi:

    Allora, premetto che adoro tutti suoi libri.

    Sì allora questi due fanno parte del filone più abbordabile della sua produzione.
    Da un punto di vista storico, L'incanto è quello "da conoscere": è studiato nelle università ed è anche probabilmente quello più letto in assoluto, al di là della fama mitica di Gravity's Rainbow (ma la cui mole scoraggia), probabilmente per la sua brevità unita alla storicità che lo inserisce tra i testi chiave dell'epoca. Ma per quanto lo adori e sia un grande libro, lo metto dietro gli altri come piacere personale (ma chissà a rileggerlo in futuro). Poi, poco ma sicuro che la lettura sia molto più agevole rispetto a quelli monstre, ma tuttavia non scorre moltissimo nonostante la sua brevità.
    Vineland è probabilmente e finora il mio preferito dei suoi romanzi californiani (incanto, vineland, vizio di forma a cui va aggiunto bleeding edge ma che è di New York): divertentissimo quanto amaro. È diciamo la presa di coscienza definitiva della sconfitta degli ideali del '68 e del mondo che hanno generato e una riflessione satirica e aspra sull'America degli anni'80 dell'era reaganiana. È più corposo e strutturato di Crying of Lot 49, ma ritengo che scorra molto di più e sia scritto in uno stile più fluido.
    Diciamo, io ti consiglio questo prima ma vedi tu.

    P.S. tra l'altro, i suoi romanzi sono tutti collegati, nel senso che le vicende che vengono raccontate accadono tutte nello stesso "mondo pynchoniano" quindi capita di trovare alcuni personaggi che si ripresentano tipo Pig Bodine o che in un certo senso sono connessi “alla lontana”, tipo mi pare che ci fosse un legame tra la zia del protagonista di Vineland e il marito della protagonista dell'Incanto (vado a memoria eh). Cose così.

    V. eccezionale considerando che era un esordio di un ragazzo, praticamente la sola vicenda di Mondaugen è da storia della letteratura ma l'Arcobaleno, Mason e Dixon e Contro il Giorno sono così oltre che per me sono i suoi capolavori assoluti indiscussi. V. sta lì, ma paga l’imperfezione di stile che ha raggiunto solo successivamente
    La Cresta dell'Onda ottimo, alcune parti bellissime e fino ad una certa raggiunge vette molto alte ma nel complesso non lo trovo pienamente risolto. Sono alla fine simili in qualità e posso cambiare idea per uno o l’altro, ma preferisco globalmente Vizio di forma per il suo senso nostalgico.
    Come ho scritto sopra, Gravity’s Rainbow, Mason & Dixon, Against the Day per me sono i suoi capolavori assoluti (e in sostanza mi piacciono praticamente allo stesso modo). Se deve essere uno, chiaro che alla fine GR perché è troppo simbolico ed importante, ma per certe cose, per l’atmosfera generale preferisco Mason & Dixon e forse AtD. Chiaramente GR è un libro cupo e oscuro, senza via d’uscita (nonostante contenga anche molta comicità); negli altri due tematicamente inizia a prendere piede l’idea di “andare contro il giorno” cioè trovare una via di fuga attraverso l’arte all’impossibilità di “uscire dal sistema”, di rovesciare l’entropia in cui tutti inevitabilmente siamo destinati (la freccia del tempo). Sul piano stilistico poi per me Mason & Dixon è il top e lo dico avendone letto la versione di Bocchiola, non quella originale (di questa ho guardato solo qualcosa qui e là) che nonostante sia stata criticata, per me ha fatto un ottimo lavoro considerando che è tipo intraducibile. È proprio quello più bello stilisticamente da leggere, la prosa è eccezionale. Questo ormai è ritenuto anche dalla critica alla pari di GR. Contro il Giorno anche solitamente, ma ci sta qualcuno che lo ha ritenuto solo un vuoto esercizio di stile e non alla pari degli altri due, per me non è così.
    Quindi in sostanza te li consiglio entrambi, se deve essere uno ti direi Mason & Dixon ma forse perché l’ho riletto qualche tempo fa. Dovrei riprendere ATD e vedere. Sono tutti e due eccezionali comunque e anche qui l'uno o l'altro cambia poco e ATD è indubbiamente tra i must da leggere di questi 20 anni del nuovo millennio.
     
    #15604
    Ultima modifica: 12 Febbraio 2021
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  5. requiemscript

    requiemscript
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    Bradipandoom (cit.)

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    12 Febbraio 2021

    Sarò tarato ma per me la lettura è altro, o meglio, lo è diventata. La necessità di "studiare" e prepararmi per approcciarmi a un romanzo è una porta di cui ho voluto gettare via la chiave diverso tempo fa, per una serie di motivi che non sto a spiegare qui (basti sapere che ricadono tutti nelle categorie di "noiosi", "soggettivi" e "apparentemente idioti").
    Adesso ho criteri molto più basilari per decidere se dare una seconda opportunità a un testo: proporzionalità inversa tra fastidio e opportunità. Più è presente il primo, più evanescente sarà la seconda. GR, considerando 1 e 10 come i limiti della scala del fastidio, è sul 9,5. Non è a 10 solo perchè quello è un disonore che non merita, visto che comunque è oggettivamente un'opera d'arte fatta e finita, e che a me non piaccia è irrilevante a livello di riconoscimento universale.

    Era esattamente quello che intendevo, ma pensavo che esprimerlo come hai fatto tu fosse già una cosa a rischio spoiler, quindi ho cercato di essere ermetico :hihi:

    Non è la "non conclusione" il problema (uno dei miei romanzi preferiti ha il suo apice proprio nel suo "non finale" portato all'estremo), ma come (non) ci si arriva: vengono proposte miliardi di storie interconnesse, che invece di delineare qualcosa, per quanto questo possa esser complesso, diluiscono tutto all'estremo, fino ad arrivare a quelle inconclusioni. Una sorta di "entropia per sovraccarico", dove l'effetto dell'eccesso di informazioni è finito per essere uguale alla loro totale assenza. Ed è proprio li che ci voleva portare l'autore, fin dal simpatico easter egg contenuto nel nome del caro Slothrop: a fare una fatica colossale per rimanere con un pugno di mosche in mano (probabilmente per rappresentare allegoricamente la sua stessa disillusione riguardo l'efficacia dell'atto rivoluzionario).
    Ritengo che ci sia riuscito benissimo, ma per come sono fatto...beh, non è un gioco che mi sta simpatico, ecco XD.
     
  6. The Transgressor

    The Transgressor
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    Crimson King

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    12 Febbraio 2021

    Sì, ma ci mancherebbe altro. Io non stavo lì a dirti "ma no rileggilo vedrai", indicavo solamente il modo secondo me migliore per approcciare questi romanzi. Che tra l'altro, non significa neanche che una volta "studiato" il testo, riletto, compreso bene i passaggi poi piaccia. Se ne può comprendere l'importanza, il valore (come d'altronde hai fatto) ma non piacere lo stesso per tot motivi.

    Mi sono attenuto a tematiche generali, ma anche fossero spoiler penso che se si raccontasse per filo e per segno GR non si rovinerebbe nulla al lettore, semmai gli si darebbe una mappa per orientarsi subito:già:

    Sì la lettura che dai è giusta, ma con l'analisi, l'interpretazione si potrebbe scrivere molto.

    Mi limito ad aggiungere una mia interpretazione, ma giusto per parlare dato che è stato introdotto l'argomento: sì tutto giusto la disintegrazione, disgregazione, perdita di sé e di senso "per accumulo" (e distruzione finale con la "caduta" del razzo) riflette quella del protagonista (e dei personaggi) ed è allegorica del nostro mondo "impazzito" post-bomba atomica.

    Io ci ho visto anche diciamo del positivo nel negativo:

    1. il ruolo dell'artista di "raccontarci" il nostro mondo, di "portare" alla luce le criticità del mondo in cui viviamo
    2. la perdita di senso e del sé è alla fine non solo condizione negativa del contemporaneo, ma è anche positivo nell'andare contro l'idea dell'unicità del sé e nel mostrare che la vita è proprio tentativo di ricostruire un senso a ciò che fondamentalmente non lo ha; che è poi quello che fa il lettore del romanzo, prova a "mettere insieme i pezzi" trovando un senso...ma il romanzo, come la vita, sfugge in mille direzioni e anziché uno i sensi semmai sono plurimi e questo ci porta all'impossibilità del controllo: GR ci dice appunto dell'impossibilità di controllare tutto, che le cose alla fine deviano, divergono sempre e che questo può essere positivo. È la società (post)moderna che è ossessionata dal controllo, dalla logica razionale: l'ultima parte si chiama la Forza Contraria, cioè quella di opposizione.
    E questa opposizione avviene sostanzialmente con l'arte - l'unico modo di "gridare" il dissenso - cioè con l'uso della disgregazione e frammentazione stilistica, con l'introduzione dell'irrazionale, della illogicità, dell'incoerenza, del mescolare i piani di realtà ed irrealtà nella narrazione, un modo di raccontare storie che va contro quello mainstream e rifiuta il "suo" modo di intrattenere, anche dell'intrattenimento "alto" e colto" (un personaggio dirà non a caso "sono Loro quelli razionali. Noi ci pisciamo sopra sui loro accordi razionali").
     
  7. Disciple_Of_The_Watch_

    Disciple_Of_The_Watch_
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    Tempus edax rerum

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    18 Febbraio 2021

    Altro mese altri sconti, questa volta tocca ad Einaudi.
    Dal 13 febbraio fino al 14 marzo -20% su praticamente quasi tutto il loro catalogo :sisi::

     
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  8. forza panino

    forza panino
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    Rockettaro estremo (cit.)

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    18 Febbraio 2021

    Oggi ne ho subito approfittato assicurandomi "Pastorale americana" di Philip Roth, ma credo che non comincerò a leggerlo a breve.
     
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  9. alexmai

    alexmai
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    18 Febbraio 2021

    https://www.arduinosaccoeditore.com/prodotto/snuff/ :ammicca:
     
  10. The Thunder God

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    20 Febbraio 2021

    Ho preso la Trilogia dell’Area X di Vendermeer, lo guardavo con desiderio da un po’, ma credo che non comincerò a leggerlo a breve (cit.)




    Dall’inizio dell’anno ho letto:

    Lord Jim e ho capito ciò che Sebek intendeva sull’edizione Crescere, la punteggiatura a volta è messa in modo fantasioso con virgolette e parentesi che si aprono ma non sai mai se si chiuderanno e questo a volte crea confusione su chi stia parlando. Ma costa 2€ quindi mi ritengo soddisfatto.

    Il Viaggio dell’Elefante, in cui Saramago sfoga la sua vena sarcastica e ironica più del solito. Amo davvero il suo modo di scrivere.

    E Fiesta di Hemingway, non ho molto da dire se non che i personaggi erano tutti stronzi.

    Inizierò ora una sporchissima copia di La Luna e i Falò di Pavese, e poi si va col terzo Witcher.
     
  11. corpsegrinder jon

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    20 Febbraio 2021

    Avrei detto lo stesso,dopo le letture di Lucernario e Cecità..poi ho letto Le intermittenze della morte e Tutti i nomi e oltre a piacermi poco mi sono risultati pesanti e ho fatto fatica a finirli..
     
  12. Aslan

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    21 Febbraio 2021

    Io da ragazzo lessi tutto di conrad, era probabilmente il mio autore preferito insieme a steinbeck e celine. Ho sempre avuto la convinzione che con conrad più le traduzioni sono vecchie, meglio è. Mi è capitato di leggere più traduzioni anche dello stesso romanzo, e di apprezzare un racconto per poi restarne indifferente leggendone altra versione. Non si presta bene per nulla a riadattamenti moderni.
     
  13. The Transgressor

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    Crimson King

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    3 Marzo 2021

    Sempre a proposito di mattoni, "opere-mondo", di letteratura sperimentale moderna/postmoderna e per chi li ama come me: Stefano D'Arrigo, Horcynus Orca.

    Uscito nel 1975, lo scrittore siciliano iniziò a lavorarci nella seconda metà degli anni '50: sostanzialmente, scrisse la prima bozza "La testa del delfino" nel 1956 per poi arrivare alla prima stesura attorno al 1961 "I fatti della fera" (che è stato poi pubblicato) da cui vennero estratti due capitoli nel 1960 (anche se, va detto il romanzo è un flusso privo di divisione in capitoli), mi pare, pubblicati sulla rivista "il Menabò" di Vittorini. Già dalle premesse, ci si aspettava un capolavoro.

    Il libro sarebbe dovuto uscire circa in quegli anni, ma D'Arrigo continuò a lavorarci e lavorarci e lavorarci fino a che, dopo 20 anni di continui perfezionamenti e riscritture finalmente riuscì a tirarne fuori la versione definitiva: un romanzo eccezionale e davvero unico nel panorama italiano che ho letto con molta curiosità ma anche qualche dubbio e che alla fine non posso che confermare quanto sostenuto nella quarta di copertina: "una delle opere più importanti della letteratura europea del Novecento e il capolavoro del postmoderno italiano".

    Scritto in un linguaggio unico che fonde italiano basso/alto, dialetto siculo-calabro, neologismi, in una prosa poetica (attenzione, non è ”dialettale” è davvero un italiano reinventato), davvero musicale, che mima il gonfiarsi sgonfiarsi, l'andare e venire, la fluidità e le asperità del mare (e dell'inconscio o del delirio dell'inconscio). L'epos moderno/postmoderno - Joyce è il nume tutelare oltre ovviamente all'Odissea di Omero, ma possono essere ritrovati come ispirazioni "tracce" di Hemingway, Melville, e alla lontana e al contrario Verga (al contrario perché è lontano da lui ma ci si “scontra” in una specie di neorealismo trasfigurato in un delirio neobarocco) e in un certo senso anche Ariosto - del marinaio "cariddoto" 'Ndrja Cambria che nel 1943 prova a tornare a casa, da Napoli, attraversando le coste della Calabria, in Sicilia a Cariddi. Un vero e proprio caleidoscopio di generi letterari.

    Diciamo che le cose più dure del romanzo durante la lettura sono i momenti molto dilatati oltre misura in cui il pensiero, il ragionamento, torna continuamente su se stesso con fare ossessivo e che a volte crea davvero straniamento; cosa che raggiunge il parossismo verso la fine, in cui il tempo si dilata a dismisura e i vaneggiamenti del protagonista diventano un delirio psicovisionario di circa 200 pagine (poi si ha una sterzata improvvisa, con un modo di narrare più "classico" ed un andamento veloce). Richiede molta dedizione quindi e non solo per la mole che è enorme, circa 1221 pagine fitte fitte (che con un font più corposo sarebbero tipo 1500 alla fine) ma anche per lo stile unico e particolare.

    I temi affrontati sono ovviamente tanti, ma di sicuro quello centrale visto anche il titolo - cioè l'Orca Orcinuca, con l’aggiunta “mistica” di h e y - è quello della morte (connessa a doppio filo con il sesso, quindi l'amore e ovviamente il mare), della fine, della dissoluzione totale, fine e dissoluzione di un mondo e dei suoi ideali, nonché dell'io (in questo e nel richiamo alla seconda guerra mondiale, possono essere fatti sicuramente dei paralleli con Gravity's Rainbow di Pynchon uscito due anni prima).
    Questo libro va conosciuto e letto, non solo perché è bellissimo ma perché culturalmente è un'opera cruciale per l'Italia. Purtroppo, per l'estero, la sola traduzione è quella in tedesco nel 2015; spero prima o poi ne venga fatta una in inglese, perché è il solo modo per segnalarlo alla critica internazionale.

    P.S. Ah, se vi ho incuriosito e per caso volete informarvi meglio con recensioni ufficiali, prefazioni, postfazioni vi avverto che solitamente vi anticipano (spoilerano) una cosa importante sulla fine del romanzo; quindi se potete evitate.
     
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  14. alexmai

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    4 Marzo 2021

  15. giova

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    11 Marzo 2021

    sono anni che quel mattone (recuperato tempo fa un euro) mi guarda seducente dalla mia libreria. Non è ancora venuto il suo momento però. Certo, pensando a certe cose che ho letto ultimamente, poteva valer la pena di cominciarlo..
     

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