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Il fenomeno della pirateria (warez etc)

Discussione in 'Attualità e Cultura' iniziata da Orlando1987, 9 Dicembre 2022.

  1. RIP

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    12 Dicembre 2022

    Non c'è un modo giusto secondo me. I tempi e la tecnologia avanzano, ed è in generale un bene. Così deve fare l'industria della musica, del cinema, dei videogiochi ecc.
     
    #16
  2. Flea

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    12 Dicembre 2022

    Quando era regazzino usavo tanta pirateria in ambito musicale ma andavo (e vado tuttora) anche a tanti concerti, oltre ad acquistare una parte di quello che mi piaceva, per cui io penso che comunque sono sempre stato una fonte di reddito molto alta per l'industria musicale, indipendentemente dalla roba che ho scaricato.
    Anche per cinema e videogiochi non mi ritengo un parassita, nonostante tutto, sui viedogiochi e sul software in generale ho totalmente dismesso la pirateria con l'avvento di Steam e dei prodotti in digitale, visto anche che lavorando nell'ambito dell'IT mi sento un po' solidale con gli sviluppatori.

    Io sinceramente non so quantificare quanto danno abbia fatto e faccia tuttora la pirateria nei vari settori, ma di certo i servizi in streaming ed i prodotti digitali in generale, sono figli dell'abuso dei vari Winmx, Torrent, ecc nei primi anni duemila.
    Ora nelle varie piattaforma hai tutto lì ad un prezzo accessibile, senza dover acquistare ogni volta il singolo prodotto e ultimamente lo stesso si sta facendo con i videogiochi, mi sembra una cosa ragionevole e in questo modo mi sembra che l'industria stia andando più che bene, perlomeno io non vedo un decadimento in nessun ambito, tra musica, cinema e videogiochi, anzi, c'è pure troppa roba e infatti è impossibile star dietro a tutto, quindi direi che lo stato di salute delle varie industire non è affatto malvagio.
     
    #17
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  3. Idol

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    12 Dicembre 2022

    Però sono gli artisti stessi, di musica, cinema o videogiochi, a voler essere sulle varie piattaforme di streaming. Magari ci guadagnano anche poco ma è legale.
    Le cose piratate nessun artista vuole, anzi le vorrebbe combattere.
    Poi se vai per esempio su Spotify ti rendi conto che di un gruppo spesso e volentieri di un disco ci sono migliaia o milioni di streaming di poche canzoni, di solito singoli, mentre il resto ha pochi streaming.
    Secondo me resta sempre il fatto che oggi se vuoi ascoltare due o tre brani lo puoi fare tranquillamente spendendo poco, un tempo dovevi per forza comprare il disco.
    Senza contare che oggi i più giovani preferiscono il poco e veloce a tanto, soglia di attenzione molto bassa, quindi un disco è spesso "troppo impegnativo".
    A questo punto meglio sicuramente le piattaforme di streaming che non la pirateria.
     
    #18
  4. Dwight Fry

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    12 Dicembre 2022

    Chissà quale generazione ne ha abusato per prima...
    Comunque la digitalizzazione sarebbe avvenuta ugualmente, con o senza pirateria, per una banale questione di progresso tecnologico.

    Che intendi per decadimento?
    Comunque i freddi numeri. Spotify paga tra 0,003 e 0,0084 dollari per ogni ascolto. Tony Visconti, il produttore storico di Bowie, ha detto che con 12 milioni di stream potrebbe a malapena permettersi una cena per due persone.
    Non so quanto spenda Visconti per mangiare ma io leggo altrove che per arrivare a 1000 euro di guadagno "bastano" 350.000 ascolti al massimo. Quindi verrebbe da pensare che Visconti dica cazzate, poi però ci rifletti su e capisci che quella somma la guadagna l'etichetta discografica, che poi paga in percentuale gli artisti e tutti coloro che hanno diritto a una fetta dei guadagni. Leggo in giro che quand'anche l'artista decida di operare in autonomia, senza il contributo di un'etichetta discografica, deve comunque corrispondere una percentuale del guadagno a un distributore, che funziona come il distributore editoriale (becca circa il 40%, insomma).

    Aggiungo che 350.000 ascolti sono un'enormità, specie nel metal.
     
    #19
  5. Flea

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    12 Dicembre 2022

    Ovvio che è la nostra generazione (non so se sei della stessa, ma presumo di sì), mi ci sono anche messo dentro in prima persona se è per questo :hihi:
    La digitalizzazione sarebbe avvenuta ugualmente...può essere, non dico di no, ma se per un qualche motivo non fosse esistito il p2p e lo streaming illegale ed i dischi fisici si vendessero ancora a palate, ho idea che il modello di business principale sarebbe stato ancora quello tutt'oggi.

    Intendo che non ho notato una dimunuzione nel numero di uscite qualitativamente rilevanti, anzi il contrario.
    Ora, la qualità ovviamente è molto soggettiva, pertanto posso solo fare un raffronto personale, dicendo che gran parte della musica che ascolto è roba uscita negli ultimi anni e non importa se "eh ma una volta i dischi era più belli signora mia", le uscite ci sono, le ascolto volentieri e mi piacciono e spesso corredo gli ascolti con gli eventi live, appena passano per la mia città.

    Mi rendo conto che non bisogna farne una questione di esperienza personale, ma mi vien da dire che le uscite musicali sono aumentate nel corso dei decenni, così come quelle di prodotti di intrattenimento in generale.
    L'altro giorno ai The Games Awards hanno presentato una quantità di giochi in uscita tra il 2023 e il 2024 che se volessi farli tutti mi ci vorrebbero anni (senza toccare i giochi che ho già nel backlog enrome).

    A conclusione di ciò, ti direi che l'industria dell'intrattenimento non è affatto in crisi, ma non è escluso che abbia un punto di vista sbagliato sulla cosa.
     
    #20
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  6. Flea

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    12 Dicembre 2022

    Sulla questione di quanto paga Spotify, io ora non so se è poco o è tanto.
    Posso dire che dichiarazioni come quella di Visconti, se son vere, non giocano a favore dell'empatia verso gli artisti, perché pure se prendiamo 0,003 dollari a stream, con 12 milioni, vengon fuori 36mila dollari e se pure al netto delle tasse dici che non ci vai manco a mangiare, sei semplicemente un idiota scollegato dalla realtà.

    In generale posso dire che forse non è più come una volta dove molti artisti navigano nell'oro, ma direi pure che il numero di artisti e band è aumentato parecchio negli ultimi 40 anni, quindi la torta si divide in sempre più persone e non tutti riescono a riempirsi la pancia, specie se gran parte di quella torta se la mangia chi già 40 anni fa andava forte e continua ad avere seguito anche oggi (vedi Metallica, Maiden, e compagnia).
    Senza pirateria il gruppo di quartiere adesso vivrebbe molto meglio? Forse sì, però non è che tutti gli artisti che hanno iniziato nei primi anni 2000 adesso fanno la fame o sono scomparsi...i casi di successo sono tantissimi, così come 40 anni fa, in tutti i generi musicali.
     
    #21
  7. Evillupo

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    12 Dicembre 2022

    Innanzitutto vorrei precisare che per evitare litigi furibondi e continua a dialogare sul tema senza accuse da alcuna parte @Idol non c'è un singolo argomento esistente in cui io e te riusciamo a parlare, non dico ad andare d'accordo, dalla bellezza di un culo alle dinamiche della pirateria, quindi semplicemente evitiamo di parlare.

    Però per dire, quelle scatole che si vedevano in città in cui la gente lasciava libri per chi voleva passare e prenderli. O l'atto di prestarsi una audiocassetta tra amici. Chi si sogna di dire che è pirateria e il libro va letto e la musica va ascoltata solo da chi ha comprato quel libro o quella cassetta? Nessuno credo. Certo una pirateria al 100% annulla i guadagni da quella fonte (ma non fa altre come i concerti ecc...) e può fare danni, ma quello che io sostengo è che NELLA PRATICA nessun artista ha avuto la carriera bloccata dalla pirateria per molteplici ragioni. In primis gli artisti emergenti hanno bisogno più di visibilità che di guadagni nelle prime fasi, e abbiamo visto tutti come è fioccato lo streaming gratuito messo a disposizione dagli artisti stessi appena è diventato possibile. In secondo luogo vi ripeto che sono cambiate radicalmente le dinamiche delle etichette e degli editori, e in peggio, in parte a causa del fioccare spropositato di "artisti" e mezzo di autoproduzione. La situazione attuale, ma è così ormai da anni, in cui le etichette cercano di guadagnare a spese degli artisti invece di contendersi e pagare per avere quello che magari è il prossimo fenomeno esprime benissimo come ormai nessuno ragiona in termini di valore artistico o abbia quel minimo di spirito imprenditoriale per "puntare" e investire su qualcuno. Peggio che mai in editoria.
    Quello che sostengo è che se globalmente la pirateria sottrae soldi lo fa ai grandi nomi, ai Metallica di turno, e non li porta certo a morir di fame. Il piccolo artista è molto più probabile che il disco lo vende a chi ha già ascoltato il suo materiale e vuole supportarlo o vuole il disco nella propria discoteca, non solo per fare avere accesso al suo materiale.
     
    #22
  8. Evillupo

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    bestemmie e parole d'orgoglio

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    12 Dicembre 2022

    Una questione che sfugge poi è che idealmente qui si tratta di prodotti artistici. Il loro fine non è il guadagno ma la diffusione. Poi ovvio, gli artisti devono mangiare e il loro lavoro riconosciuto, ma quasi tutti quelli che ascoltate che non sono dei big si finanziano con altro o fanno un altro lavoro come mantenimento. Più che sulla pirateria, che ripeto potrebbe portare a vantaggi in termini di pubblicità che di mancato guadagno, le dinamiche di mancato riconoscimento sui cui intervenire sono altre. Il proprietario del locale che non paga il concerto, o che lo paga alla cover band del cazzo che porta più gente. E l'etichetta che non punta e se ne sbatte il cazzo completamente del valore artistico, ma pensando solo alle copie, o a quanto gli pagano gli artisti stessi (qui si derubati e sfruttati) e ripropone solo prodotti "sicuri".
    Non riesco minimamente a giudicare come eticamente sbagliata la pirateria che agisce come elemento di disturbo in dinamiche di mercato che non hanno nulla né di etico né di meritocratico.
     
    #23
    Ultima modifica: 12 Dicembre 2022
  9. sciacallo010

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    12 Dicembre 2022

    Calmi tutti, il problema di Spotify è, oltre al fatto che Spotify in generale paga poco, che quasi tutti, se non tutti, i contratti esistenti prevedono percentuali pre-streaming per i musicisti, nel senso che all'epoca certe fonti di guadagno non erano neanche contemplate e nel momento della nascita dello streaming le label si sono rigirate i contratti come gli faceva più comodo.
    Il risultato è che mediamente un musicista/band vede il 15% circa degli incassi provenienti da Spotify.

    Quindi, per fare un esempio, con un incasso di 0,003€ a stream vengono fuori 3000€ ogni milione di ascolti (già qui un numero che non tanti gruppi raggiungono), di cui alla band arrivano solo 450€. Andando a dividere per 4, facendo l'esempio di una band di 4 membri che prendono le stesse percentuali, fanno poco più di 100€ a membro.
    Poi dipende dai contratti e dalle situazioni, ma immagino che solitamente un produttore prenda una percentuale minore rispetto al musicista, quindi vedete voi.
     
    #24
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  10. Idol

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    12 Dicembre 2022

    Ho un po' più di anni di te, quindi ho vissuto in un'epoca in cui il prestarsi cassette, o copiarle, era normale, ma i volumi di vendita erano sempre molto ampi.
    La pirateria ha accentuato la diminuzione di album venduti, fatto innegabile, e tanti gruppi hanno visto diminuire il loro volume di entrate dovuto al minor numero di album venduti. Per questo oggi la maggior parte dei gruppi punta ai concerti (spesso con prezzi assurdi) ed altro merchandise. Questo è un dato di fatto.
    C'erano gruppi che, seppur non essendo big, potevano vivere con la musica, oggi no, almeno non come prima.
    Artisti come Tim Owens o Ronnie Romero hanno più volte detto che per poter vivere di musica devono per forza avere più progetti, per poter guardare da più fonti, in tempo non era così. Dove è iniziato tutto questo? Con la pirateria, innegabile.

    Le case discografiche hanno SEMPRE e SOLO sfruttato gruppi o artisti per fare soldi, non si sono mai contesi nessuno, se non gruppi più famosi a suon di milioni, e provato sempre a trovare la gallina dalle uova d'oro in qualsiasi genere, per poi scaricare senza problemi chi non portava un guadagno.
    Come hai detto tu oggi per i gruppi le piattaforme di streaming sono solo un mezzo per farsi conoscere per poi cercare di puntare ai guadagni in altro modo, ma non è detto che ci riescano.
    Sinceramente per me è una brutto modo di agire, perché anche se ad un'artista interessa il prodotto in sé, vorrà pur mangiare.

    Sono e sarò sempre contro la pirateria perché ha sempre rappresentato un danno.

    Vedi che, anche se vediamo le cose in modo opposto, si può discutere senza scannarci? ;)
     
    #25
  11. Flea

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    12 Dicembre 2022

    Così ha più senso, infatti per la dichiarazione ho aggiunto "se è vera", sapendo che spesso i giornalisti tendono a decontestualizzare le dichiarazioni o ad omettere dettagli che le renderebbero meno sensazionalistiche.

    Da quel che mi pare di capire Spotify dovrebbe essere un mezzo con cui gli artisti arrotondano, mentre gli introiti entrano da altre attività, evidentemente. Mi piacerebbe avere un riscontro empirico tra quanti erano gli artisti con introiti milionari negli anni '80 e quanti sono quelli attuali (ovviamente tenendo conto dell'inflazione), perché ripeto, il numero di proposte musicali secondo la mia percezione (che può essere assolutamente sbagliata) è aumentato di parecchio e non può esserci spazio proprio per tutti, ma sempre secondo la mia percezione, gli artisti "grossi", che fanno i big money, non sono diminuiti, in totale.
     
    #26
    Ultima modifica: 12 Dicembre 2022
  12. Dwight Fry

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    12 Dicembre 2022

    Era un mea culpa generazionale, non mi riferivo a te.
    Tra l'altro pensavo fossi sui 30!

    Chiarissimo.

    Tornando alla pirateria (il discorso sui proventi della musica liquida c'entrava solo marginalmente): ci sono dei casi di confine che fanno riflettere anche uno come me, che va regolarmente al cinema, non scarica videogiochi, compra un sacco di CD, DVD, blu-ray, libri.
    Faccio giusto un paio di esempi. Riguardano due “settori” che conosco bene, l'heavy metal e il cinema horror.

    Su YouTube c'è un canale, NWOTHM Full Albums, che carica album completi e recenti di giovani band, quasi tutte sotto contratto con un'etichetta discografica (alcune importanti). Non detiene alcun diritto su quei lavori, lo fa per diffondere il verbo. Ebbene, la cosa che mi colpisce è che molti gruppi non minacciano mica il gestore per violazione del copyright: lo ringraziano nei commenti. Sanno che il canale ha un discreto seguito (116.000 iscritti e oltre 40 milioni di visualizzazioni) e che può, quindi, garantire pubblicità funzionale. In caso contrario, quegli album riceverebbero meno visibilità.

    Secondo esempio: un regista come Robert Hiltzik, ormai dimenticato, ha conosciuto un ritorno di fiamma a inizio 2000. Questo perché il suo cult-movie “Sleepaway Camp”, col contributo del peer-to-peer, ha conquistato talmente tanta notorietà presso le nuove generazioni da spingere alcuni produttori a contattare Hiltzik per chiedergli di girare un sequel del film. Senza la riconquistata popolarità, difficilmente Hiltzik avrebbe ricevuto una proposta del genere.

    Aggiungo che "Sleepaway camp" non è mai arrivato in Italia, e così tanti altri film di valore. La distribuzione li taglia fuori. Se non fosse per alcuni volenterosi che si prendono addirittura la briga di sottotitolare (gratis) in italiano certe pellicole, quindi, io non avrei mai potuto vedere un capolavoro come “Noroi”, che cercavo da tempo.
    Come dovevo vederlo, in giapponese coi sottotitoli in tedesco?
    Un giorno l'ho trovato miracolosamente sottotitolato in italiano, su YouTube, e l'ho guardato senza farmi problemi. Qualità video bassa, mi sono accontentato. Sono passati 17 anni dalla sua uscita e ancora oggi spero che qualcuno lo editi in DVD o blu-ray con lingua in italiano: lo comprerei senz'altro, se me lo proponessero a prezzo umano. Ma in assenza di alternative, che deve fare un appassionato? Imparare il giapponese?
    Io quei ragazzi posso solo ringraziarli, anche se per la legge sono dei "pirati", dal momento che hanno diffuso la versione sottotitolata di un film del quale non detengono i diritti.

    OK, nessuno mi obbliga a sentire/guardare qualcosa che non ha i crismi della legalità. Vero. Ma nessuno mi obbligava neppure a farmi duplicare decine di musicassette da amici e parenti, negli anni '90. Eppure all'epoca mi sembrava così normale, e non mi sono mai posto il problema di aver danneggiato qualcuno: per me la MC duplicata era una sconfitta! Io volevo l'originale, così come oggi mi piacerebbe godermi film come "Noroi" o "Ghostwatch" in HD e nella mia lingua madre, con buona pace del mio portafogli.

    Tutto questo per dire che un approccio manicheo può non tener conto di alcune dinamiche collaterali, quando si parla di certi argomenti.
     
    #27
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  13. Flea

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    12 Dicembre 2022

    Li abbandonderò tra pochi mesi :ueeee:
     
    #28
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  14. Idol

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    12 Dicembre 2022

    Ma il tuo esempio su quel film horror è veramente marginale, un po' come un disco di un gruppo giapponese che non si vendeva al di fuori di quel paese e che magari trovavi piratato su un Torrent ad esempio.
    Penso che non bisogna guardare il piccolo caso ma l'intero business che è molto più ampio.
    Ormai per quanto riguarda la musica sia che sia gratis tipo YouTube o a pagamento tipo Spotify (12 euro al mese sono proprio pochi) sono diventati più un mezzo per farsi conoscere che altro.
    Io stesso prima di passare definitivamente a Spotify e non comprare più cd ci ho pensato bene, ma per tanti motivi l'ho fatto, ma ho sempre evitato di fare downloading selvaggio perché mi sentirei sempre uno che danneggia la musica.
     
    #29
  15. Evillupo

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    12 Dicembre 2022

    Un altro esempio di pirateria virtuosa riguarda la letteratura scientifica. Per avere accesso ai lavori pubblicati sulle riviste scientifiche da privato cittadino si devono sborsare cifre pazzesche. La piattaforma pirata sci-hub ha reso disponibile i lavori a tutti. E non ditemi che il guadagno dei ricercatori ne viene danneggiato, che tra l'altro hanno bisogno di sci-hub più degli altri se vogliono avere accesso ad una quantità sterminata di fonti per avere un lavoro con riferimenti bibliografici validi, sono i primi ad usarlo se non hanno il sostegno di convenzioni universitarie. Spenderebbero 2000 euro solo per l'accesso alla bibliografia che serve per un solo lavoro.
     
    #30
    Ultima modifica: 13 Dicembre 2022

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