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I nostri ascolti

Discussione in 'Sondaggi' iniziata da Zerotolerance70, 26 Ottobre 2014.

  1. Dwight Fry

    Dwight Fry
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    Cialtrone

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    30 Luglio 2023

    Secondo me la ferita provocata da Seattle sanguina ancora.

    Quindi? Una scena musicale non può avere più successo di altre, nate grossomodo nello stesso periodo, e oscurarle in toto o in parte?
    L'influenza nefasta della quale parlavo è riconosciuta universalmente da dozzine (centinaia?) di recensioni, libri e articoli che hanno parlato di genuflessione dell'heavy metal prima maniera all'hard rock commerciale, nel caso dei Saxon (periodo 1985-1988), Raven (“The pack is back”), Jaguar (This time”), Tygers of Pan Tang (periodo 1982-1987), Tokyo Blade (“No Remorse”), Quartz (“Against all odds”), Saracen (“Change Of Heart”), Wildfire (“Summer Lightning”), Demon (“Heart of Our Time”) e via dicendo.
    Preferisco fermarmi alla NWOBHM più nota, se andassi al di là della scena inglese anni '80 faremmo notte.

    Anche tutto questo è pacifico.

    Non ho mica detto che erano due gruppi identici.
    Nulla vieta di mettere nella stessa riga i Toxic e gli Overkill, d'altro canto, se si parla del thrash americano anni '80.

    Una tematica seria non trasforma automaticamente un testo musicale in un testo profondo, tanto più se è il testo di “Monkey on my back”...

    Comunque sul fronte delle liriche eviterei, in generale, di trasportare gli Aerosmith su un terreno che non è il loro perché il confronto con altri gruppi diventa impietoso. E' gente che per anni non ha saputo parlare che di figa e vizi vari. Nel '95, se te ne fossi uscito con delle osservazioni del genere davanti a dei ragazzi con le camicie di flanella, ti avrebbero riso in faccia. Un po' come se un quarantenne fosse andato da dei punk, nel '77, per mettere in buona luce i testi dei Genesis spiegando loro che “Get ‘em out by friday” parla dell'importante tema della speculazione edilizia.

    Meglio lasciare a ogni gruppo e a ogni genere musicale le proprie peculiarità, poi ognuno sceglie chi seguire e chi no. A metà anni '90 sappiamo come sono andate le cose, poi se uno ha voglia cerca di capire perché, sennò si chiude a riccio nell'idea che all'epoca un'intera generazione si fosse semplicemente rincoglionita e tanti saluti.
    Ma la storia non si riscrive comunque.
     
    A Vic Rattlehead piace questo elemento.
  2. Dwight Fry

    Dwight Fry
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    Cialtrone

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    30 Luglio 2023

    Blue Oyster Cult, “Heaven Forbid” (1998)

    [​IMG]

    Lo ascoltai in un negozio di musica un paio d'anni dopo la sua uscita, con l'idea di acquistarlo. Non mi piacque e lo lascia lì, ero nella fase “o metallo o niente”.
    Nel 2023 adocchio il relativo CD su Medimops, come al solito a pochi euro, e mi dico che magari a 'sto giro potrebbe piacermi di più, così lo acquisto. Quando arriva a casa scopro che la copertina con la biondazza in guisa divina è solo un cartoncino volto a nascondere il disegno originale:
    [​IMG]
    e penso: meglio così, l'originale faceva schifo.

    Poi faccio partire il CD e ricordo perché all'epoca non mi piacque: l'album piazza proprio all'inizio la canzone più dura del lotto, l'eccellente “See you in black”, e ha quindi un inizio ingannatore perché da lì in poi il tasso di ruvidità degrada di brutto, ma il Dwight di oggi non si ferma ai primi ascolti e prova a entrare con maggiore impegno nelle atmosfere di un disco.
    Ecco allora che, una volta assimilate le melodie e superata la delusione per l'assenza di altri pezzi heavy, “Heaven Forbid” si rivela un album piacevole: “Harvest moon” è leggerina ma la parte centrale, quella con l'assolo, ti investe; assieme a “Power underneath despair” sembra uscita da uno dei loro primissimi album e mi faccio andar bene anche le sonorità alla Kinks di “X Ray Eyes” e “Hammer back” (“X Ray Eyes”, nelle strofe, mi ricorda terribilmente un brano piuttosto recente di Alice Cooper).
    L'unico pezzo che proprio non riesco ad apprezzare è “Damaged”, un funky-rock lontanissimo dai miei gusti. Poi varie cose qui e lì, tipo la voce troppo sottile di Buck Dharma (e relativo ritornello) in “Still burnin'”.

    C'è spesso qualcosa di soft a contraddistinguere l'album, “Real World” per esempio è a un passo dal pop-rock, la ballata acustica di chiusura mi fa venire in mente dei fricchettoni attorno a un fuoco e “Live for me” sfocia nell'hard rock melodico, ma c'è poco da stupirsi o da lamentarsi visto che, nel decennio precedente, i BOC avevano firmato lavori più mosci.
    Me li faccio andar bene così come si presentano in “Heaven Forbid”, in estrema sintesi, e riconosco alla band una classe superiore in fase di songwriting, qualunque genere suonino.

    Qui la recensione di TM (voto 78/100, secondo me un po' troppo alto):
    Recensione Heaven Forbid - truemetal.it
     
  3. Idol

    Idol
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    31 Luglio 2023

    Potremmo stare a disquisire a lungo, ognuno con le proprie verità storiche, ma non ne ho proprio voglia, quindi meglio smettere subito.
    Io rimango delle mie idee, sicuramente sbagliate, tanto quello erudito e che scrive i libri sei tu, io sono un semplice montanaro.

    L'importante è che il grunge, col suo carico di depressione del cazzo, sia durato poco e che non abbia lasciato granché di influenza sulla musica odierna.
    Invece l'hard rock e l'aor sono ancora ben vivi, con decine di gruppi che ogni anno fanno e faranno ottimi album, che è tutto quello che mi importa. Se poi non sono più sulla cresta dell'onda frega proprio zero, che vendano un milione o cento copie l'importante è che ci sia sempre ottima musica da ascoltare.
     
  4. The Thunder God

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    31 Luglio 2023

    Che persona irritante questo Idol
     
  5. Idol

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    1 Agosto 2023

    Perché insulto il grunge? :lookaround:

    Guarda che ho tutti gli album dei grandi gruppi del genere e tanti altri minori che non hanno mai avuto successo.
    Mi è sempre piaciuta la musica, ma l'ideale no, e tutto quello che ne derivò (che non era colpa dei gruppi, ovvio).
    È stato un piccolo momento della storia della musica, è finito e non ha lasciato traccia, o io non la vedo, nella musica odierna.
    Tutto qui.
     
  6. The Thunder God

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    Samurai che profuma di girasoli

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    1 Agosto 2023

    Non è quel che scrivi ma come lo scrivi, anche le remote occasioni in cui scrivi cose giuste c'è sempre quel 50% di fastidio da sopportare, come una tassa
     
  7. The Dweller

    The Dweller
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    1 Agosto 2023

    A casissimo, da non conoscitore di grunge: ieri riascoltavo Blackbird degli Alter Bridge, che su RYM viene definito sia hard rock che post-grunge. Potrebbe essere una prova che qualche influenza il grunge l'abbia avuta dopotutto, anche sulla musica moderna?
     
  8. Idol

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    1 Agosto 2023

    E vabbè ognuno fa quel che può:embarass:
     
  9. ReignInBlood_1986

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    De la Coronilla y Azevedo

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    1 Agosto 2023

    volemose bbene
     
  10. Idol

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    1 Agosto 2023

    Infatti ho detto che c'è rimasto poco, gli AB sono etichettati anche come post-grunge (che non ho mai capito cosa vuol dire) ma sono tra le poche scorie di quel movimento.
     
  11. Vince Summers

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    2 Agosto 2023

    Sì, il post-grunge esiste, ma il grunge vero e proprio no. A differenza di hard rock, AOR, e anche glam metal. Insomma, non esiste nessun post-AOR o post-hair metal :D
     
  12. ReignInBlood_1986

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    De la Coronilla y Azevedo

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    2 Agosto 2023

    Sì ma neanche il post grunge esiste realmente, perché pur essendo diffusa questa etichetta non significa un cazzo
     
  13. Dwight Fry

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    5 Agosto 2023

    Due atteggiamenti contrapposti che, secondo me, riassumono e chiudono la questione.

    Sorvolo volentieri sulle frasi da piangina, mi creerebbe imbarazzo commentarle.
    Quanto al resto, ognuno ha detto la sua: a chi ci legge il compito di valutare la forza delle rispettive tesi e (per chi vorrà documentarsi) la relativa attendibilità.

    Per quanto mi riguarda, concludo dicendo che sono felice di aver visto inabissare sia le lagne della scena grunge che il patetico edonismo dell'hard rock più frivolo di metà anni '80, due scene che non hanno mai incontrato i miei favori e che non sono mai più tornate in auge, per fortuna, limitandosi a generare qualche propaggine.

    Alla scena di Seattle e dintorni riconosco però, salvo eccezioni, di essersi fatta da parte così com'era, senza patetici tentativi di scimmiottare "il nemico", cosa che non si può dire dell'hard rock anni '80, che in molteplici occasioni (dai Warrant di “Ultraphobic” ai Pink Cream 69 di “Change” ai Danger Danger di "Dawn", giusto per non citare sempre i soliti nomi) ha cercato di salire sul carro dei vincitori, venendo giustamente spernacchiato.
    La scena di Seattle, in tal senso, ha mostrato maggiore dignità.
     
  14. Dwight Fry

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    5 Agosto 2023

    Stygma IV, “Hell within” (2003)

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    Non starò qui a menarvela con la storia dei metallari cattivi che impediscono a fior di band di conquistare una meritata fama, dopotutto gli Stygma IV si sono sciolti anni fa e ogni discorso in proposito sarebbe tardivo.

    Li etichettavano come gruppo power-prog, per me erano una band heavy metal con le tastiere. Avevo un debole per la voce di Ritchie Krenmaier, potente, rude ed enfatica, a tratti “disperata” come può essere quella di un Charles Rytkönen o del compianto Tim Aymar.

    Questo lavoro non rappresenta l'apice della loro carriera ma è un buon album, sia quando viaggia veloce (cito la ruggente “Blackhole” nonché l'iniziale, ottima “Mental Power”) sia quando rallenta i ritmi (“Legions of the damned”, dal bel ritornello drammatico). Non è di immediata assimilazione, gli Stygma IV non sono mai stati il tipo di gruppo che picchia e basta, eppure riuscivano spesso a trovare un bell'equilibrio tra impatto e ricercatezza.

    La tracklist di “Hell within” non è omogenea, anche a causa delle troppe canzoni presenti, per cui qualche pezzo meno riuscito c'è (la noiosa “Days of doom” e la ballata di turno, per esempio), ma a livello di melodie e di impatto metallico ogni cosa è al suo posto e mi spiace che il talento cristallino del chitarrista Günter Maier non abbia mai ottenuto il giusto riconoscimento, almeno da chi mastica certi linguaggi musicali.
    Interessanti anche i testi, dai quali affiora l'immagine di una maledetta razza umana [cit.] ormai spacciata o giù di lì, come testimonia l'apocalittica immagine di copertina.

    Li consiglio puntualmente ai fan degli Angel Dust, sempre che ce ne siano ancora.
     
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  15. Aslan

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    5 Agosto 2023

    Lo sai già che non ho nulla da aggiungere, sempre adorati. Anche in questo album non si smentirono a livello di artwork, osceno come sempre
     
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