I cuochi e le buone forchette: TM in cucina

Quoto.
Ma anche dal punto di vista etico l'alimentazione vegana è una stronzata. Partono dal presupposto che le mucche che vengono munte o le galline da cui si prendono le uova siano maltrattate, ma non è sempre così. Ecco, magari invece di darsi arie e sparare stronzate, potrebbe avere un senso chiedere un qualche tipo di certificazione che attesti che le mucche siano tenute in un certo modo (per le uova di gallina sta cosa già esiste, tra l'altro). Ho letto in giro anche delle cazzate totali riguardo i metodi di estrazione del miele, ma gradirei lasciar perdere l'argomento.
I vegani che non mangiano derivati animali per motivi di salute invece... ecco, come grado di intelletto lì siamo un gradino sotto, ma a livello di coerenza, se credi che il latte sia un "veleno", allora privarsene ha più senso.
C'era pure un dibattito simile che riguardava se alle ragazze vegane è o meno consentito l'ingoio. Venne fuori che qualcuna lo adoperava per integrare l'alimentazione, ma le oltranziste ne facevano a meno, pur non trattandosi di un caso di sfruttamento.

 

Una mia amica scrisse sul suo profilo facebook una battuta sull'ingoio ma era riferita alle posizioni cattoliche in materia di cellule staminali e fecondazione assistita. Sostanzialmente chiese se per un cattolico si potesse configurare come genocidio. Non avevo pensato al fatto che la pratica potesse avere ripercussioni anche sull'etica vegana.
Ripeto quello che ho scritto sul topic medico: carne e derivati animali non sono dannosi per le loro caratteristiche naturali ma per alcuni effetti collaterali derivanti dall'allevamento intensivo e da alcuni agrofarmaci, utilizzati per la coltivazione di cereali e ortofrutta che vanno a comporre i mangimi. Rischi che si ripercuotono anche su cereali e ortofrutta consumati direttamente dall'uomo e, quindi, soprattutto dai vegani. Il mercato interno italiano è molto controllato e la normativa è molto più rigorosa, rispetto all'estero, in termini di pratiche e sostanze utilizzabili.
Poi bisogna anche considerare i casi di eccesso nella consumazione di certi cibi: non credo sia un caso se veganesimo e vegetarianesimo spopolano soprattutto negli Stati Uniti, dove è noto che larga parte della popolazione soffre di disturbi alimentari gravi e obesità. Se per metà della tua vita hai ecceduto nel consumo di alcool, carne rossa, dolci e latticini grassi è normale che prima o poi pagherai il conto con rischi di malattie cardiovascolari e diabete alimentare. In quei casi il latte diventa davvero un "veleno".
Riguardo alla questione etica... Ognuno vive sulla base dei propri principi morali e decide quali battaglie combattere. Porto rispetto per chi sembra provare una così forte empatia nei confronti delle altre specie animali purché non si tratti di una scelta dettata da superficialità, conformismo o disinformazione. Coerenza vorrebbe che si combatta anche contro ogni forma di sfruttamento e sofferenza inflitta alla specie umana ma non tutti possono essere disposti a sacrificare la propria vita e aspirare alla beatificazione. Poi c'è sempre il rischio di arrivare ad alcuni eccessi come la propaganda o la costante tendenza al proselitismo. Secondo me sarebbe più opportuno approfondire a livello ambientale i costi derivanti dall'allevamento intensivo e dall'utilizzo dei suddetti agrofarmaci. Credo che sia quella la questione etica, ricollegabile al veganesimo, più importante.

 

Il problema è che qualsiasi cosa "di massa" viene prodotta in modo industriale spesso poco sano o poco etico. Gli allevamenti intensivi sono dannosi, ma anche l'agricoltura intensiva lo è. In entrambi i casi viene impiegata una quantità di acqua spaventosa per ogni kg di prodotto finito, e i cibi destinati al mercato vegano non fanno eccezione. Escludendo per un attimo la famosissima soia, anche la produzione di latte di mandorla ha un costo enorme sia in termini di acqua che in termini di terreni strappati ad altre colture o specie vegetali autoctone, e il latte di mandorla è presente in molti prodotti destinati ai consumatori vegani. Stesso dicasi per il latte di riso.
Per non parlare delle questioni etiche di sfruttamento ed impoverimento delle popolazioni per le quali "i cibi per vegani" sono in realtà la base dell'alimentazione tradizionale, vedasi la quinoa, oppure sono una risorsa preziosa del loro mercato interno (gli avocado, per esempio), e la loro sempre maggiore richiesta da parte del mercato sta provocando grossi danni anche alle economie dei paesi produttori.
Il problema non è 'cosa' si mangia, o meglio non è solo questo; il problema è che si mangia in tanti, e una piccola parte di questi 'tanti' mangia il triplo della maggioranza della popolazione.

 

Quoto tutto. Ma è la coscienza relativa a questi fenomeni che secondo me distingue una scelta etica consapevole dal conformismo. Se adotti una dieta vegana soprattutto per una questione ambientale non puoi cibarti nemmeno di frutti provenienti da paesi esotici o prodotti a lunghe distanze da dove abiti, perché persino il trasporto inquina.

 

Parzialmente off topic

Al giorno d'oggi per le donne parlare di pompini, soprattutto se facendo accenno all'ingoio, serve a sentirsi emancipate, dal momento che dal punto di vista religioso per una donna ingoiare lo sperma è la stessa cosa che far eiaculare il proprio partner in un fazzolettino di carta oppure sulla Gioconda originale (in quest'ultimo caso ovviamente potrebbe essere anche un reato e le guardie del Louvre magari interverrebbero per tempo)

 

Più o meno quasi

Dicasi "danneggiamento". Comunque ho condiviso quella battuta perché mi è tornata in mente dopo aver letto il post di @cattivone . Mi ha strappato un sorriso nel momento in cui l'ho letta, non mi ha di certo indotto a riflettere sulle questioni etiche summenzionate e non credo che lei l'abbia pubblicata per necessità di emancipazione.

Tornando in topic, oggi ho mangiato il mio primo pezzo di pinza. La stagione fredda è ufficialmente iniziata.

 

?

 

No

Anticipazione (Spoiler)

 

Ah quindi se la gioconda è una copia non è valido? ...cosa sto facendo della mia vita?

Comunque vedevo che dicevate a cosa non potreste rinunciare per essere vegani/vegetariani: io non potrei rinunciare alla libertà di sbattermene di cosa è contenuto in un prodotto. Cioè, me ne sono beccati al forno o al ristorante che fanno il terzo grado all'inserviente perché questo no l'altro no e quello neanche. Ma poi dai, mangiare è anche e soprattutto una questione sociale, io se degli amici mi invitano fuori o a cena da loro, non posso dovermi preoccupare se non c'è la possibilità di mangiare seguendo le mie fisime.

Per questo motivo mi fanno tanta tanta pena gli allergici, quelli che lo sono seriamente da rischiare le penne: dal punto di vista sociale deve essere una gran rottura

 

Dipende dalla persona, non tutti i vegani/vegetariani fanno pesare le proprie scelte anche agli altri.
Citando il personaggio a cui ho rubato il nome: "Siete così ebrei da non mangiare il maiale?".

 

Un po' di anni fa una ragazza che conosco smise di mangiare carne solo perché non le piaceva, per capriccio, ma siccome il ferro le serviva tantissimo le fu suggerito di non rompere il cazzo e di smetterla di fare la snob dimmerda

 

Allergie e celiachia sono una rottura perché rischi grosso se l'elemento di disturbo è presente in quantità anche minime.
Ma mentre la celiachia è ormai cosa nota e più o meno dappertutto si trovano ingredienti senza glutine, se uno ha allergie alimentari meno mainstream è un casino. Un mio amico era allergico al sedano; nessuno lo mangia come spuntino o in un'insalata, ma è spesso presente, invisibile, nei soffritti; se ordini un piatto al ristorante difficilmente il cameriere ti saprà dire se contiene o meno sedano, ma sicuramente ti guarderà storto se glielo chiedi.

 

pensa che mia madre è allergica all'acido acetilsalicilico e a tutta la sua famiglia. Quindi in parole povere non solo all'aspirina e a tutti i medicinali con molecola simile (oki, moment...), ma vale a dire al novanta per cento dei conservanti usati nei prodotti industriali sia alimentari che per la detergenza/cosmesi, mela quindi anche pectina (usata come addensante), vino, eccetera...
quando chiede di controllare nei negozi che nello shampo che sta comprando non siano contenuti salicilati, la guardano storto dicendo che non fanno male. E lei con nonsci "non fanno male agli altri, a me si."

 

"Signora, guardi che non fa male, è tutta roba naturale'.

Bella rottura di coglioni. Peraltro a parte l'aspirina non avevo idea che l'acido acetilsalicilico fosse usato in altri campi. Immagino lo abbia imparato anche lei a sue spese.

 

no ma io non ho parlato proprio del farle pesare agli altri, ho detto che peserebbero su di me, ad esempio dover rinunciare ad una serata in compagnia perchè gli amici vanno in un posto in cui non ci sarebbe niente che io possa mangiare secondo i miei ragionamenti...