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Prigozhin, completata operazione 'Tritacarne Bakhmut' - Mondo

Ucraina, Prigozhin: "Avremo munizioni richieste, restiamo a Bakhmut"

Ok...

Premesso che i Russi non hanno mai perso un colpo dall'inizio della guerra, voi come la vedete la cosa?

 

Quando qualche giorno fa è uscito il suo video dove minacciava la ritirata se non gli mandavano le munizioni, io l'ho considerata una mossa per scaricare la colpa nel caso le cose si fossero messe male, ma anche per fare leva sui rifornimenti. Ma la possibilità che si ritirasse volontariamente non la considero realistica, fa prima a morire sul campo.

 

Sui rifornimenti o sui soldi che lo stato russo deve dalle alla sua compagnia, o tutt'e due insieme...
Concordo sul fatto che non si ritira, anche perché business is business: stiamo parlando di una compagnia di contractors ergo ritirarsi significa perdere commesse, influenze, peso politico etc.
Però ci sarebbe stato anche un avvicendamento coi Ceceni, perché in fin dei conti sono mesi e mesi che i wagneriti si stanno consumando a Bakhmut.
C'è anche da dire che, in attesa della preannunciata Kaiserschlacht in salsa ucraina, la quantità di sparate atte a nascondere la verità sarà sempre più imponente, per cui vedremo quello che succede.

 

Certo che sì. Ma non in TV, c'era la diretta su Medioevo.com, sito gestito da un certo Guastardo

Anticipazione (Spoiler)

e non mi sono perso un solo minuto della cerimonia.

Un po' forte la scena in cui hanno sgozzato l'agnello per sacrificarlo a dio, però ho trovato molto interessante il discorso d'insediamento del nuovo monarca, incentrato sui due grandi pericoli della modernità: l'energia elettrica e il bidè.

So che stasera ci sarà la grande festa, con un po' d'Italia.
Non vedo l'ora di sentire Bocelli alle prese con l'adattamento per voce e piano di “Feudalesimo e Libertà”.

 

Sottile.

 

A me sembra che ogni singolo video di Prigozhin sia fatto ad uso e consumo dei vari media occidentali. Praticamente delle sceneggiate a scopo di intrattenimento e chiacchiere da bar.
Basterebbe seguire il canale telegram ufficiale della PMC Wagner per avere un minimo di visione più ampia ( più ampia eh, non assoluta).

 

A me sembra il contrario, ovvero che lanci dei messaggi all'interno della federazione russa.

Infatti, proprio per il contenuto spesso poco allineato, molti media russi hanno smesso di rilanciarlo.

Ehm

 

In pratica mi stai consigliando di seguire dei video a cui non attribuisci alcun valore?

Lo conosco quel canale, ma di solito mica si chiede all'oste se il vino è buono...

Però appunto volevo capire cosa c'è oltre alle chiacchere da bar...

 

In merito al conflitto tra NATO e Russia, non penso si possa elucubrare più di tanto: sin dall'inizio della guerra -e, aggiungo, come in tutti gli scontri bellici degli ultimi duecento anni- le sorti dei popoli coinvolti sono e saranno affidate alla, oggi vanissima, speranza di una diserzione di massa dei due eserciti, nel quadro di una rinnovata unità tra i salariati, i disoccupati, gli esclusi e gli emarginati del globo.
Vista l'impossibilità della cosa, mi accontento di spezzare metaforicamente le gambe ai vaneggiamenti di chi vede in un ipotetico secondo blocco (Russia o Russia e Cina, oppure Russia, India e Cina etc.) una valida e reale alternativa all'egemonia statunitense, non cogliendo la natura egualmente imperialista di questi paesi.


Saltando di palo in frasca (almeno all'apparenza) e focalizzando l'attenzione sugli scioperi francesi, analizzati poco e superficialmente dalla nostra stampa, segnalo, qualora a qualcuno interessasse ascoltare voci critiche e prive della risonanza mediatica "ufficiale", una serie di interviste, corredate di commenti, realizzate da Emilio Quadrelli e pubblicate dal sito Carmilla Online:
Cronache marsigliesi / 3: a che punto è la notte? - Carmilla on line
I tre approfondimenti (sul sito troverete anche gli altri due "capitoli") non hanno lo scopo di sminuire l'importanza di quanto sta accadendo in Francia, ma di evidenziarne criticità e debolezze al fine di fornire una più dettagliata analisi dei fatti.

 

Cronache marsigliesi. Non è tutto oro ciò che brilla. La “frattura coloniale” e la “linea del colore” nelle lotte di Francia - Carmilla on line
Cronache marsigliesi / 2: qualche luce, molte ombre e tanti abbagli. In attesa del Primo Maggio e dell'arrivo dei “siberiani”. - Carmilla on line

 

Onestamente, questa presunta (da Marx e da molti altri) comunanza di interessi fra gli sfruttati del mondo, mi lascia piuttosto perplesso: certamente la miseria si assomiglia in ogni dove, ma tra gli stessi salariati ci sono grandi differenze di scolarizzazione, retribuzione, status, benessere e via discorrendo.
È pure vero che ho il culo al caldo, forse non sono il più titolato a parlare ma per l'unità come per le diserzioni di massa gli "sfruttati" sono più inclini degli altri a farsi bruciacchiare i peli del sedere o a odiare il proprio vicino.

 

La comunanza di interessi, tangibile e reale, si scontra con l'illusorietà delle differenze*, da sempre alimentata con maestria. Il corredo ideologico, di matrice sociale, che ciascuno di noi ha in dotazione sin dalla nascita non predispone certo a sposare un orizzonte comune di intenti, ma piuttosto alla battaglia, da condurre con lo sguardo sempre puntato alla meta: la flebile speranza di una "promozione sociale" guadagnata calpestando l'altro.
Senza contare che, armi ideologiche a parte, in fasi storiche anche recenti, dinnanzi al concretarsi di spinte unitarie niente affatto effimere, l'intervento -come sempre nei secoli- si è giocato su un piano squisitamente materiale (penso, tra i mille esempi, al processo di ristrutturazione delle grandi fabbriche, iniziato con la fase acuta del 1972-76 e poi continuato negli anni successivi, sino a culminare nella dislocazione oltre confine degli impianti produttivi), per tacere, poi, della repressione.
Anche provvedimenti all'apparenza innocui, come i vari decreti sul lavoro, hanno pian piano eroso tutti i ponti tra le categorie e parcellizzato il mondo del lavoro (e, di conseguenza, tutto il suo potenziale agglutinate, in grado di coinvolgere anche soggetti ai margini, disoccupati etc.)
Per di più, interi corpi sociali, mi riferisco alla classe media ma non solo, storicamente nascono proprio per fare da cuscinetto, economico e culturale, agli attriti tra base e vertice della piramide e rappresentare una fasulla possibilità di crescita (salvo poi perdere tutta la tracotanza quando una delle ricorrenti crisi sistemiche li proletarizza, come è accaduto, per citare gli ultimi eventi, a partire dalla crisi del 2008).
Quanto alla predisposizione a farsi "bruciacchiare" nei conflitti, non per niente stiamo parlando della classe subalterna: materialmente deprivata e ideologicamente succube (tranne quando riesce a snudare le zanne...). Pensa che, durante la guerra civile americana, i vari astri nascenti del nuovo capitalismo americano, Morgan etc., potevano pagare qualche centinaio di dollari e mandare al fronte un altro ragazzo al loro posto...

*neanche a farlo apposta poni una questione, fondamentale pure di questi tempi, di cui parla proprio il ciclo di interviste citato qui sopra.

 

La diserzione generale non credo sia mai successa, mi viene in mente il Natale del '14, ma francamente si stenta a crederlo visto quello che è successo dopo. Sulla tangibilità ancora meno, ma forse non è un periodo in cui sono così stimolato a fare quese riflessioni.

Non lo sapevo... ma se non erro questo non impedì a Marx di fare il tifo per l'Unione.

 

Parlavo in generale, non nello specifico della diserzione (che comunque, se non proprio abbracciata in massa, ha ugualmente contribuito, con la sua tensione, all'affermazione del bolscevismo o ha stimolato diversi tentativi di resistenza, anche in Italia. Ricordi, tanto per citare un esempio simbolico, Masetti?).
Al di là delle riflessioni, la tangibilità ha natura materiale e banalmente si scorge in ogni aspetto della vita quotidiana. Tra sostanza e rappresentazione (e auto-rappresentazione) hai in mezzo un abisso.

Più complicato di così: Marx valutava positivamente l'affermazione di certe forze, perché esse avrebbero traghettato un tessuto produttivo antiquato verso la modernizzazione, garantendo così il pieno sviluppo del proletariato industriale. Tentava, infatti, di inquadrare ogni fenomeno storico in un contesto più ampio. Inoltre, non disdegnava un possibile processo di emancipazione, seppure incompleto e pieno di contraddizioni, dei neri americani, che avrebbe anche potuto trainare la liberazione dei bianchi e di tutti gli sfruttati (forse hai in mente la celebre frase, di tremenda attualità: "il lavoro in pelle bianca non può emanciparsi là dove è marchiato a fuoco in pelle nera").
Se ti interessasse buttare un'occhiata direttamente ad alcuni scritti dedicati alla guerra civile, qui potresti consultarli liberamente:
Karl Marx-F. Engels (1861-62)-Scritti sulla guerra civile americana.- Karl Marx (1861) Appunti economici