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Anticristianesimo

Discussione in 'Nordheim' iniziata da MetalWarrior87, 23 Marzo 2004.

  1. Impaled Nazarene

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    6 Aprile 2005

    Il papa Giovanni Paolo II ha avuto sempre una forte immagine e un forte carisma, pensare che faceva l'attore prima di divenire pontefice.

    Ma l'analisi del suo operato va fatta in base ai fatti e non in base ai suoi discorsi alle masse che, alla fine, si sono rivelati solo parole al vento.

    Io non ho ancora visto un servizio in tv che parla di quello che ha fatto VERAMENTE.

    Diciamo anche la marea di cose che ha proibito di fare in nome di Dio e le conseguenze di questo atteggiamento.

    Ave.
     
  2. Impaled Nazarene

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    6 Aprile 2005

    INEDITO Una disposizione del Sant'Uffizio, datata ottobre 1946, rivela nuovi aspetti di una vicenda dolorosa
    Pio XII a Roncalli: non restituite i bimbi ebrei
    Ma il futuro Giovanni XXIII disattese gli ordini giunti da Roma e favorì il ritorno a casa dei minori accolti nei conventi francesi


    Chi augurerà buon anno a Charles de Gaulle il 1° gennaio 1945? Questa domanda, apparentemente sciocca, angoscia Pio XII nel dicembre 1944 e segna uno snodo importante per la politica vaticana di allora e dei decenni successivi. Nella Parigi liberata di quei mesi si va infatti ricostituendo il rituale civile, a partire dagli auguri che il corpo diplomatico porge al capo di Stato. Per tradizione tali voti augurali venivano letti dal nunzio, decano del corpo diplomatico in Francia. Ma per il Capodanno del 1945 il nunzio ancora non c’è. De Gaulle ha fatto cacciare monsignor Valeri, disponibile al dialogo col regime collaborazionista di Vichy. Nominare un nunzio vuol dire riconoscere il diritto di de Gaulle a epurare la Chiesa; ma non nominarlo significa cedere all’anziano ambasciatore dell’Urss il diritto di pronunciare il discorso dell’Eliseo - e per Pio XII questo sarebbe un immeritato regalo a Stalin. La questione non è protocollare.

    La cartina d’Europa del Capodanno 1945 racconta di destini imminenti e fatali. Per ciascun Paese è vicina la vittoria, la vendetta, la catastrofe, la libertà, la rinascita, la divisione. E il Vaticano deve riposizionare se stesso, dopo che alcuni capisaldi prima scontati (l’indulgenza verso il confessionalismo autoritario, l’anticomunismo ideologico, il pregiudizio antisemita, la diffidenza per la democrazia liberale) si sono rivelati radici della tragedia bellica. Ma la Chiesa può accettare una politica che adotti la democrazia nella sfida al comunismo e la rottura col nazifascismo come principio da cui essa stessa non è esentata? E a rovescio: può la Chiesa rinunciare a vivere il futuro dell’Europa per limitarsi al rimpianto d’un passato inglorioso? Questo è il groviglio in cui sono impigliati gli auguri a de Gaulle del Capodanno 1945.
    Pio XII taglia quel nodo con una mossa personale e audace. Piglia da Istanbul, ultima retrovia della politica estera pontificia, un diplomatico di basso rango e, contro il parere di molti suoi collaboratori, lo manda a Parigi.

    Monsignor Angelo G. Roncalli, un bergamasco fino a quel momento sconosciuto ai più, ma non agli ebrei che aveva aiutato a fuggire verso la Palestina, sale così al primo posto della diplomazia vaticana. Il suo compito è arduo: il ministro degli Esteri Georges Bidault, proprio perché cattolico, è il più intransigente nel pretendere la testa di molti vescovi accusati di collaborazionismo; il ricomporsi politico della nazione coincide con una rinascita impetuosa della ricerca teologica che Roma guarda male; e mille questioni - dal processo di Norimberga alla nascita dell’Unesco, dalla conferenza di pace alla nomina di nuovi vescovi - bussano alla sua porta. Che Roncalli se la cavi con buon successo era già noto. Ma ora possiamo capire molti dettagli inediti, perché con il volume Anni di Francia. Agende del nunzio Roncalli 1945-1948 , Étienne Fouilloux, uno dei massimi storici francesi, pubblica le fitte note quotidiane di quel periodo.

    Esse svelano poco dell’uomo Roncalli (che con un filo di ironia trema dei successi del Pci a Sotto il Monte, suo paese natale), ma dicono molto dei dilemmi che attraversano la politica vaticana. Il cattolicesimo francese, infatti, è stato su tutti i fronti: ha collaborato e ha resistito; chiede un ricambio e offre copertura; pensa vie nuove teologico-politiche e sporge le denunzie al Sant’Uffizio. Roncalli si muove fra questi scogli con studiata lentezza, che i testi inediti documentano ora per ora. È un nunzio fedele alla politica di Pio XII, ma ha una sua sensibilità e una sua storia.
    È così per la Shoah. Roncalli, appoggio sicuro negli anni d’Istanbul per il rabbinato e per l’Agenzia ebraica, trova a Parigi un ambiente attento e attivo: nella capitale francese Jules Isaac sta promuovendo la rete di intellettuali che redigerà i «punti di Seelisberg», coi quali si chiedeva alla Chiesa di ripudiare ogni variante dell’antisemitismo; da Parigi passa il gran rabbino di Palestina Herzog, per cercare di ottenere che vengano restituiti alle organizzazioni ebraiche i bambini salvatisi nelle case e nei conventi cattolici.

    Roncalli, racconta l’ Agenda , riceve il rabbino Herzog nel 1946 come un amico e, con una lettera del 19 luglio, lo autorizza «ad utilizzare della sua autorità presso le istituzioni interessate, di modo che ogni volta che gli fosse stato segnalato, questi bambini potessero ritornare al loro ambiente d’origine». Tuttavia (come rivela uno straordinario documento, parte dell’apparato del secondo tomo delle Agende di Francia , che i lettori del Corriere possono leggere in anteprima) al nunzio arrivano nello stesso 1946 istruzioni elaborate dal Sant’Uffizio e approvate da Pio XII. Al nunzio Roncalli, la cui fraternità con gli ebrei in transito dalla Turchia non era passata inosservata, si trasmettono ordini agghiaccianti: non deve dare risposte scritte alle autorità ebraiche e precisare che «la Chiesa» valuterà caso per caso; i bambini battezzati possono essere «dati» solo a istituzioni che ne garantiscano l’educazione cristiana; i bambini che «non hanno più i genitori» (proprio così!) non vanno restituiti e i genitori eventualmente sopravvissuti potranno riaverli solo nel caso che non siano stati battezzati...
    Alcune delle vicende su cui queste disposizioni cadono si risolveranno felicemente, ma non tutte.

    Di casi di sottrazione dei bambini ebrei - repliche del caso Mortara dei tempi di Pio IX nella Francia del dopoguerra - non c’è per ora un censimento, se non nella memoria ferita delle vittime di questa tragedia umana e spirituale. Nemmeno Roncalli ne annota in dettaglio gli sviluppi, abile com’è nel filtrare tutto in uno stile ecclesiastico apparentemente impassibile. Ma è difficile credere che questi episodi non siano alla base della sua risposta positiva a Jules Isaac, che nel 1960 gli chiede di aprire una riflessione sui punti di Seelisberg: quando nel 1955 Isaac li aveva portati a Pio XII, il Papa gli aveva detto «li appoggi su quel tavolo», quasi a marcare un abisso fisico fra due umanità; quando nel 1960 li porterà a Giovanni XXIII, questi li accoglierà e farà iscrivere il ripudio degli antisemitismi nell’agenda del Concilio Vaticano II.

    Decisione capitale, perché diceva a tutti che la Chiesa non vive immacolata negli orrori della storia, ma ne è parte, nel bene e nel male; diceva che nell’Europa senza più innocenza del secondo Novecento il futuro non vive di mitologie del sé, ma di una memoria umile e sincera, radice d’indispensabile cambiamento, anima della speranza nel tempo.

    Alberto Melloni
     
  3. Impaled Nazarene

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    6 Aprile 2005

    Se Giovanni Paolo II avesse vinto il Nobel
    di Lidia Ravera

    Non mi pare di aver sentito tre grida di «Urrah» per il conferimento del premio Nobel per la Pace a Shirin Ebadi, non mi pare di aver sentito voci femminili levarsi in un compatto e fiero, soprano e contralto, coro di giubilo, con coloriture di piccola vendetta di genere. Forse ero distratta, ma non ho visto donne in piazza, per celebrare il riconoscimento ad una donna che combatte per le donne più oppresse di tutte, le musulmane, e, contemporaneamente, anche lo scacco del concorrente favorito, il Sommo Pontefice. Giovanni Paolo Secondo. Il papa polacco, il grande viaggiatore, il bonario e infaticabile dispensatore di posti da Santo e Beato, ma, soprattutto, il rigido e implacabile massacratore della modernità, un padre antico e sessuofobico, incapace di accettare le più ovvie conquiste di civiltà relazionale: il divorzio, il diritto di interruzione della maternità a solo e insindacabile giudizio di chi al servizio della specie ha messo il suo ventre, una parte del suo corpo. Incapace di considerare titolari del diritto ad essere aiutati i non allineati alle regole del cattolicesimo di più stretta osservanza: i conviventi non sposati, gli omosessuali non occultati dietro tonache schermo o bugie di adeguamento, gli omosessuali aperti e confessi, puliti e normali, i cittadini e le cittadine omosessuali che pretendono di non essere discriminati in base ai propri affetti o gusti, alle proprie preferenze intime, che si aspettano di non avere spie in camera da letto. Di non dover pagare per le proprie scelte di vita, non violente e non illegali.

    Incapace di ammorbidire le sue posizioni sull’uso del preservativo perfino di fronte ai milioni di morti di Aids in Africa e nel Terzo Mondo, perché salvare una vita, anche una sola, è più importante di qualsiasi catechismo. Incapace di concedere alle donne che non possono avere figli di godere delle conquiste della scienza, di avere accesso alla procreazione assistita, di essere più felici... perché anche un po’ di felicità, è più importante di qualsiasi catechismo.

    Se Giovanni Paolo Secondo avesse vinto il Nobel, mi sarei adombrata (per usare un termine elegante): non basta essere contro la Guerra per essere a favore della Pace. Lavorare per la Pace vuol dire anche rinunciare ad una gestione autoritaria del proprio potere, anche se è un potere spirituale. Lavorare per la pace in un mondo percorso da squilibri economici gravissimi e diversità religiose che si esprimono attraverso cinture di tritolo, bombe, massacri e suicidi, in questo mondo minato dall’integralismo, essere per la pace, per una possibile armonia futura, vuol dire anche saper mettere in discussioni sé stessi e le proprie regole, essere meno normativi, più aperti. Mi sarei, ora che ci penso, davvero infuriata se la massima onorificenza, l’unico premio che ha per oggetto non qualità artistiche o competenze scientifiche, bensì qualità morali, fosse andato a Giovanni Paolo Secondo: per essere pacifisti, oggi, bisogna cedere un po’ di terreno, non rilanciare all’infinito sui capisaldi della propria dottrina. Nemico della pace, oggi, è ogni integralismo, è nemico chiunque, nel profondo, non accetti le altre anime del mondo. Non ho sentito, forse ero distratta, il sollievo di uno scampato pericolo accompagnarsi alla notizia che l’Accademia di Stoccolma aveva scelto l’avvocato delle donne e non il Pontefice che, da 25 anni, ne ostacola la vita privata e pubblica (per esempio opponendosi al sacerdozio femminile), anche se, a parole, le celebra, ma a parole son buoni tutti a stare dalla parte delle donne. Infatti è da duemila anni che siamo celebrate, fregate e celebrate. Non ho sentito applausi scroscianti, nè pensieri grati ai saggi dei paesi freddi. Forse ero distratta. Oppure, più probabilmente, ottundeva i sensi laici, o cattolici dissenzienti, il diffuso quanto inspiegabile gradimento che Giovanni Paolo Secondo incassa anche a sinistra. Il Papa, scusate l’irrispettoso paragone, sembra diventato un Supereroe. Una specie di «Megazut Mazinga» che vola altissimo sopra le pallottole degli attentatori grazie all’intervento personale della Madonna di Fatima, uno che nonostante gli ottant’anni, un cancro operato, il morbo di Parkinson e gli altri acciacchi tipici della longevità, non si ferma un minuto, benedice di qua e di là, predica, incontra, raduna, legifera e santifica.

    Certo, sul fatto che abbia una bella tempra, non si discute, è pur sempre un ex operaio polacco, formato alla dura scuola del dissenso comunista, ma da qui a innalzarlo al disopra delle barriere che lui stesso ribadisce quotidianamente, fra noi (laici) e lui (Papa), il passo è lungo, lunghissimo. Così lungo che sarebbe meglio non farlo.
     
  4. MetalPeppe

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    6 Aprile 2005

    Impaled ha scritto:
    Oggi non si chiama più così, ma bensì Congregazione per la Dottrina della Fede! Chissà perchè l' hanno cambiato il nome?

    L' hai letto tutto quello che ho scritto?
     
  5. Impaled Nazarene

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    6 Aprile 2005

    Buongiorno. Mi è capitato di leggere in questi giorni una storia incredibile. Una storia che risale a qualche anno fa. Ed è la storia stessa che ha fatto si che io la leggessi con tanto ritardo. Basta scioglilingua enigmatici e veniamo al dunque. Nel 1997 Minimum fax decide di pubblicare la traduzione italiana di un libro di Christopher Hitchens dedicato alla figura di Madre Teresa di Calcutta. 2.000 copie alla casa editrice sembravano bastare, ma le numerose richieste dei librai spingono ad alzare il tiro: 4.000 copie.

    Che vengono distrubuite il 5 di settembre dello stesso anno. In quello stesso giorno Madre Teresa di Calcutta muore. Una bella coincidenza penserete. E un bel colpo di fortuna per la casa editrice direte…

    Non è così.

    Il libro si intitola “La posizione della missionaria” ed è velenoso quanto il titolo scelto dall’autore. Il testo demolisce passo passo il mito creato addosso a Madre Teresa. Il giorno stesso dell’uscita viene rispedito indietro per far spazio a libri ben più benevoli. A tutt’oggi risultano vendute poco più di 500 copie. Di regola un libro con questa storia alle spalle finisce dritta al macero…

    Non la pensano così alla Minimum Fax, che ha deciso di tenere il libro in caldo in attesa di tempi maturi. Tempi che, beatificazione in corso, sembrano essere arrivati. Ed è per questo che si torna a parlare del libro, ed è per questo che io ne parlo. Il libro non è così introvabile come si dice, anche se io non ho avuto ancora modo di leggerlo.


    On-line comunque si trova tanto materiale (fate una ricerca e sarete accontentati). A cominciare dalla storia del malato che sentendosi dire da Madre Teresa che “È dio che ti sta baciando” riferendosi al suo cancro terminale, risponde “Digli di smettere di baciarmi”. La racconta Antonio Pascale Nell’introduzione al libro.




    Il libro parte dal presupposto che Madre Teresa faccia della povertà la sua politica, e che la sua fede sfiori il misticismo e sfoci del fanatismo. L’autore mette in discussione l’operato di quella vecchina che predicava la poverta e la sofferenza, ma che in nome della sua fede imponeva scelte di vita discutibili, che battezzava, in nome di dio, mussulmani e indù contro la loro volontà, che garantiva morte certa in condizioni sanitarie sconcertanti anche a chi con un minimo di cure si sarebbe potuto salvare.
    Tutto questo perchè nella sofferenza e nella morte c’è l’ingresso al paradiso. E che in tutto questo si riservava per se il posto in cliniche di lusso, il tempo per viaggi in aereo e per incontri con personalità di grido. Che riceveva finanziamenti da personalità discutibili (tipo dittatori) anche se poi negava ai pazienti il minimo comfort e addirittura le visite dei familiari in punto di morte. E che sempre in tutto questo afferma di preferire l’inquisizione a Galileo!

    Le conclusioni di Hitchens, al termine di alcune riflessioni sul tema del dolore, possono essere discutibili, si può anche non essere d’accordo. L’intento provocatorio è scoperto. Difficile credere che dietro il comportamento di una donna umile come Madre Teresa ci fosse un intento politico. Probabile che sotto ci fosse una malsana buona fede che, capita spesso, in nome di una volontà divina manda in sonno anche il comune buonsenso.

    Ma in ogni caso, accarezzare ogni tanto il dubbio non ha nuociuto mai a nessuno
     
  6. Impaled Nazarene

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    6 Aprile 2005

    La posizione della missionaria
    Christopher Hitchens. La posizione della missionaria. Teoria e pratica di Madre Teresa (titolo originale: The Missionary Position. Mother Teresa in Theory and Practice. Verso, London 1995). Traduzione di Eva Kampmann. I edizione Minimum Fax, Roma 1997, pp. 128. II Edizione Minimum Fax, Roma 2003, pp. 134, € 7,75.
    Un libro di forte impatto, un testo scomodo su uno dei personaggi di culto del pantheon cattolico dei nostri giorni.
    L’immagine della missionaria ne esce a pezzi: Christopher Hitchens, saggista di successo e giornalista per alcune importanti riviste statunitensi, ha scritto questo agile pamphlet dopo aver curato, sullo stesso argomento, un documentario per Channel Four (che mai vedremo in Italia).

    Pagine provocatorie fin dal titolo, che gettano una luce sinistra sulla venerata missionaria, dipinta come una fanatica di scarsa intelligenza. A riprova, racconta l’aneddoto di quando le posero la domanda «cosa avrebbe scelto, fra Galileo e l’Inquisizione?»: la missionaria ebbe modo di scegliere, senza esitazione, la seconda opzione.

    Il suo integralismo l’ha portata a comportamenti che denotano una ben scarsa umanità: dalla convinzione che la sofferenza dei poveri sia di grande aiuto per il mondo, al battesimo praticato in punto di morte ad inermi induisti e musulmani, agli standard di assoluta inefficienza dei suoi ospedali (anche se poi, per i propri malanni, si faceva curare in costose cliniche occidentali).

    Il testo si sofferma anche sulle fortune economiche dell’Ordine religioso creato da madre Teresa, tanto elevate e ben celate da non permetterne, in pratica, una quantificazione sicura.

    Sicuro è invece il suo comportamento sfacciato nella causa contro Charles Keating, reo di aver imbrogliato migliaia di risparmiatori USA. Ebbene, madre Teresa non si fece alcuno scrupolo di scrivere al giudice una lettera in sua difesa, solo perché il truffatore le aveva donato più di un milione di dollari, non suoi, ovvio!

    Quanto alle opinioni politiche, il libro cita le diverse occasioni in cui la religiosa ha esplicitamente appoggiato dittatori sanguinari come Duvalier o Hoxha.

    Un libro «pericoloso», quindi, specialmente se pubblicato in una società aprioristicamente genuflessa come la nostra. Un libro da far sparire, conseguentemente, come ben dimostra la sua vicenda italiana.

    Il 3 novembre del 1999 il settimanale Diario della settimana ha pubblicato un articolo su Hitchens, lamentando l’improbabilità di una diffusione in Italia del testo.

    Sorprendentemente, un lettore scrisse - in seguito - alla rivista informando dell’esistenza della traduzione italiana del libro, che peraltro risultava introvabile.

    L’1 dicembre, l’editore Minimum Fax inviava a sua volta una lettera, della quale riportiamo un passo eloquente: «...in realtà il libro non è esaurito né fuori catalogo... madre Teresa ebbe il cattivo gusto di passare a miglior vita proprio mentre il libro usciva e così le librerie si riempirono immediatamente di testi agiografici sulla “Santa dei poveri” mentre il papa ne proponeva una beatificazione in tempi record. Il nostro volumetto, scalzato da tanta mole di santità a cui dava un po’ fastidio, venne subito sfrattato per tornare prima del tempo in forma di reso alla casa madre».

    Il testo è comunque ancora reperibile presso l’editore al costo di € 7,75. Può anche essere acquistato in rete al prezzo di € 6,97, facendo click qui. Per informazioni rivolgersi a Minimum Fax s.r.l., piazzale di Ponte Milvio 28, 00191 Roma, e-mail [email protected].




    Novembre 2000
     
  7. Impaled Nazarene

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    6 Aprile 2005

    la galassia Madre Teresa appare sconvolgentemente differente dall'aura di santità datale già in vita dalla chiesa cattolica e concretizzatasi dopo la sua morte da una beatificazione lampo senza pari nella storia della chiesa...

    [​IMG]
     
  8. MetalPeppe

    MetalPeppe
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    Nolo Lingere Plichardus

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    6 Aprile 2005

    Mamma mia che affermazioni!!! :shock: :shock:
    Impaled, tu mi fai impazzire! :wink:

    Chissà che ne penserebbe la massa cristiana, se provasse a leggere ste cose! Ti scomunicherebbero a vita! :D
     
  9. rocker

    rocker
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    6 Aprile 2005

    Per queste cose fu criticata duramente anche quando era in vita :)
     
  10. Impaled Nazarene

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    6 Aprile 2005

    Peccato che loro non sanno la verità ma solo una favoletta...

    Comunque mi sono limitato a fare copia-incolla da scritti reperibili in rete e\o sui giornali.

    Ave.
     
  11. Impaled Nazarene

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    6 Aprile 2005

    Sì lo so, infatti se fosse in Italia il suo operato sarebbe punito con il carcere.

    In base alla costituzione italiana Santa Madre Teresa di Calcutta è una criminale.

    Io non dico niente... è solo la pura e nuda verità.

    Ave.
     
  12. Impaled Nazarene

    Impaled Nazarene
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    6 Aprile 2005

    Inoltre colgo l'occasione per ringraziare Fenrir per il semplice fatto che dà libertà di espressione e soprattutto libertà di verità a tutti.

    Ave.
     
  13. Ares982

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    6 Aprile 2005

    Eh sai, perchè evidentemente nei labili cervelli di qualcuno basta un librucolo scritto da uno scrittore in cerca di scandali per smontare una donna che si è fatta in ventisette per aiutare la gente. Se poi la critica venisse da chi si è fatto anch'egli in ventisette per aiutare la gente sarebbe anche più sensato. Ma qualcuno ha i neuroni per spiegarmi come una persona non esperta in carità può permettersi di essere credibile nella critica alla carità degli altri?


    Poi gli articoli sul papa sono veramente ridicoli. Gli ho letti tutti e partono dal presupposto che il compito del papa non fosse quello di muovere l'immensa macchina della chiesa verso l'educazione al rispetto del prossimo e all'accoglienza viscerale del messaggio d'amore cristiano, ma quella di secolarizzarla perchè non è più di moda. Oggi è di moda il divorzio, i gay e tutte queste amenità. E alla chiesa per essere moderna e giusta si chiede di riconoscerla? La religione di Cristo, come disse quel genio di Guareschi, non è mai stata comoda, e non è stata concepita per esserlo. Chi vuole "stare comodo" nel suo tempo,qualunque esso sia, non è obbligato a essere cristiano. Anzi, a proposito del concilio vaticano secondo, secondo me è stata una delle più grosse cazzate della chiesa. Di un pachiderma che per restare al passo coi tempi si è svenduta al progressismo invece che solamente tradurre il suo inalterato messaggio nella lingua moderna. E merito del papa è stato capire questo, e lui l'ha fatto: parlare con un linguaggio odierno una parola immanente.
    Meno male che c'è poi sempre qualcuno che critica chiunque solo perchè non ha altro da fare nella vita: lo facessero loro la metà di quel di buono che ha fatto il papa e poi ne riparleremo. Sempre che ne abbiano il coraggio. Fortuna che come al solito sono in pochi, e rimangono per lo più in sordina :hihi:
     
  14. rocker

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    6 Aprile 2005

    Praticamente non ha fatto nulla......tutti dicono che ha sensibilizzato i popoli per la libertà, fratellanza, amore ecc......
    Tutto vero se reputi il papa una figura influente.......
    Io non credo ad una mazza :)
     
  15. Impaled Nazarene

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    6 Aprile 2005

    E' stato, a mio parere, una figura negativa... il bello è che quello che dici tu è parzialmente vero: ci sono le cose che ha fatto e sono molto brutte, meglio non dirle al mondo, schhhhhhhh!

    Meglio fare vedere le uscite pubbliche invece di svelare le cose che ha fatto realmente, schhhhhhhh...
    Poi il tempo passa, la gente dimentica e entra in gioco la visione utopica.

    Ave.
     

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