Agalloch

Episode 18: Discussing ”Of Stone, Wind, and Pillor” with Agalloch

Jason, John e Don intervistati in questo podcast in occasione del ventennale di Of Stone, Wind and Pillor. Al di là di una ipotetica reunion, mi fa piacere sentire come i dissapori che hanno avuto prima del definitivo split si stiano pian piano riassorbendo, lasciando spazio nuovamente alla loro amicizia.

 

Conoscendo un poco John e avendo seguito le porcate inventate o ingigantite sul suo conto da parte dei “buoni” della band, mi sorprende questo riavvicinamento, già iniziato comunque da tempo.
Ben per loro, si vede che le persone cambiano e sanno rimangiarsi frasi altamente definitive.
Non credo ci sia possibilità di rimettersi insieme e penso con grande probabilità, quasi totale, di non esserne interessato.
Puzzerebbe troppo di finto, termine che fino al 2014 non avrei mai pensato di abbinare al loro nome.

 

@Hornsintheair

Così. Perché piangere con il singhiozzo delle volte non basta.

 

Ho ancora il vecchio account di lastfm (preistoria, quasi) con qualche migliaio di ascolti di questo pezzo che non posso descrivere a parole.
Sono SEMPRE brividi e spesso qualche lacrima, già...
Questo non lo conoscevo ma ho apprezzato in passato quest’altro ragazzo.

Non disdegno queste cover, anzi vorrei avere le capacità di suonare io così. Chissà se riuscirò mai, il piccolo grande sogno non è abbandonato.

La cosa bella poi è che automaticamente ascolto l’originale, da studio o in versione live che ha qualche differenza che mi stende.

Comunque qua non si parla di musica ma di (pezzi di) vita vera e propria.
Di sangue, carne, trascendenza.

 

Vent’anni da quando qualcuno di noi ha realizzato di essere a clay urn on...
Ed è sempre un tuffo al cuore.

 

Non sono venti per me, ma quasi... e questo disco riesce ancora ad emozionarmi come se l'ascoltassi per la prima volta

 

Hai ragione, neanche per me sono effettivamente venti, non avendolo comprato appena uscito ma qualche anno dopo.
Il senso era che è stato pubblicato vent’anni fa e qualcuno di noi comunque, anche senza ascoltarlo subito, ha percepito una variazione nel campo della Forza.
:p

 

Come vola il tempo senza mia figlia e vedendo le date di uscita degli album degli Agalloch.
Incredibile. 20 anni dall’album ed è come la prima volta.
Li ho conosciuti nel 2009 e non so, è come se la mia vita fosse migliore da allora.

 

Nel 2009 li vidi la prima volta a Lonato.
Anzi, alcuni di noi qua li videro per la prima volta a Lonato. Era la loro prima apparizione italiana.
L’ultima sempre nel bresciano, nel 2015.
Spero vivamente che non ce ne saranno altri, in Italia e non solo, almeno con quella formazione, sarebbe la pietra tombale su quello che una volta furono.
In mezzo... 2012 Retorbido, 2013 Roma e Romagnano Sesia, in tutto cinque apparizioni.
Poi sempre al Colony John coi Pillorian, gran bel concerto e in prospettiva c’era da aspettarsi belle cose.

È vero quello che dici, anche per me l’impressione, la certezza era quella di un arricchimento della vita, con musica, testi, significati importanti e conoscenze nuove.
E così è stato.
Poi il naufragio, per ora parziale.

Perché è vero...

Dark is the river of man

 

Quanto è vero! Personalmente ritengo abbiano lasciato un vuoto che nessun'altra band è stata capace di riempire. Ogni volta che un loro album gira sul piatto non posso fare a meno di provare una certa nostalgia per quel periodo.

 

Hanno lasciato un vuoto che nessuno potrà riempire, soprattutto loro.
E non si può pretendere o neanche superare che favole così estreme possano durare molto.
A ripensarci, ad anni di distanza, pur avendo apprezzato molto Marrow e molto ma in parte Serpent, c’è da dire che i primi tre sono di un altro livello, ineguagliato dai successivi.
Giusto che abbiano chiuso, soprattutto visti gli attriti esagerati, ma peccato per i modi.

 

Intanto, a quest’ora circa di 12 anni fa...

 

Niente, speravo non succedesse invece è successo.

 

Gli dei sono scesi dall'Olimpo.