Orphaned Land

Ma ancora nessun commento al disco?

Sentito almeno una decina di volte... Personalmente lo ritengo due spanne sopra il precedente disco. La smorzata dal Death e in parti dal prog ha portato giovamento e innalzato il livello artistico del gruppo (non necessariamente complesso=bello) meno ghirigori e parti melodiche più accentuate.. L'orchestra si sente tutta e fa un lavoro enorme...gli Arragiamenti sono maestosi e incorniciano perfettamente le linee melodiche delle chitarre e della voce. In generale trovo il sound più compatto, più diretto e melodico rispetto al passato e si sente come la maggiorparte delle idee siano state concepite per dare risalto alle vocals, ora come non mai piene di suggestioni e di pathos...

Disco sublime come pochi...

 

Io fino a sabato prossimo zero ascolti

 

wow addirittura! a me orwarrior è piaciuto da matti, ho già scritto credo mesi o anni fa che mi piacciono di più così rispetto al passato anche perché non mi piace il death.. non vedo l'ora di sentirlo!

 

Comunque il death non c'è mai stato, almeno da mabool in poi (gli altri non li conosco). Non è che se c'è il growl è death eh

 

non è che se uno è un bravo musicista allora si può permettere di essere così pignolo eh!

 

Ma io non sono un bravo musicista

Però sono pignolo

 

Disco splendido

 

domani passo al mio negozio di fiducia e vedo di procurarmelo. Il precedente come detto prima non mi ha entusiasmato, ho provato a riascoltarlo ieri ma nulla da fare non mi prende proprio. Però mabool è molto bello, inoltre questa è una band che fa musica veramente personale e fuori dagli schemi e voglio supportarla. Brother cmq mi è piaciuta

 

grande disco direi che è superiore a "The Never Ending Way of ORwarriOR" ma non a livello di "mabool" che rimane il loro capolavoro

 

Fa piacere che si siano "semplificati" perché il disco precedente era bello ma, per me, un mattone dispersivo in certe situazioni.
Però non mi convince del tutto la parte centrale, dove l'aspetto della musica orientale è portato ad un livello (troppo) preponderante.

 

sono daccordo, si disperde un po l'atmosfera generale del disco...

 

beh thanks to the fish, non hai mai ascoltato i primi due!! ovvio che mi riferivo ai loro primi lavori non certo a norra el norra.. death/doom chiamatelo come volete..

 

L'ho ascoltato poco per ora..ma non mi ha esaltato. Nulla da dire sulla classe stratosferica che hanno, ma nel complesso mi sembra abbiano perso il loro lato più ecclettico e originale..dando vita a un disco con meno fronzoli, ma che manca di quelle idee geniali che contraddistinguevano i precedenti.

 

io sto ai primi ascolti e devo dire che mi piace sicuramente più del precedente. Quest'album sembra meno complesso, più lineare ma allo stesso tempo più godibile. Vedremo come cresce con gli ascolti. Il packaging della versione CD + DVD è molto bello cmq

 

Il Death era un elemento connotante (non predominante) di Mabool e lo era senza superficializzare la proposta del gruppo che si avvaleva di diverse altre influenze quali il prog e quell'attenzione a sonorità dell'immaginario musicale mediorientale che se generalmente s'appianano in clichès e soluzioni retoriche prevedibili, in loro han sempre fatto da amalgama per composizioni originali, questo per almeno una ragione fondamentale: la forza immaginaria del messaggio, babelicamente esploso nell'uso di più lingue. Quindi come scriveva anche Luppoo parlare tout court di Death è poco per un gruppo che punta da sempre alla realizzazione "con tutti i mezzi della musica a disposizione" di un immaginario, di una visione. ORW ha lasciato wilsonianamente la briglia alla mano più progressiva ed ha ripreso piede, con una maturità nuova rispetto a quanto fatto prima di Mabool, a composizioni tradizionali tanto personali quanto capaci di coinvolgere anche noi "occidentali". Ora arriva ALL IS ONE ed inizialmente sono rimasto in preda ad un dubbio mai provato con loro in precedenza. Ho cercato di far ordine nelle mie sensazioni e mi son chiesto: Marco, cosa ti darebbe fastidio? l'elemento Death viene meno, non si può nemmeno parlare di una presenza più fioca, affiora in FAIL (traccia numero 6 stupenda per intensità delle parole, del recitato interno alla canzone che con loro ho amato laddove è di mia difficile sopportazione). La componente progressiva viene mirabilmente snellita. Dico "mirabilmente" perché non genera un vuoto incolmabile, più sinceramente fa spazio ad una semplicità apparente che punta sull'originalità di ogni strumento (eliminare dal vocabolario degli OL la parola: campionatura), sulla sua presenza reale in fase di registrazione (anche chi non suona sa quanto è complesso, impegnativo e difficile per un gruppo di queste ambizioni, gestire la presenza di tanti strumenti sul piano reale...voci del coro, strumenti etnici..il lavoro anche in questo album è eccelso, degno). Prende piede con personalità ed ispirazione la componente tradizionale che è ben più che un arabesco a impreziosire un approccio alle canzoni elettrico ora maggiormente devoto al rock (progressivo? correggetemi voi) se non all'heavy melodico della miglior specie. Ecco allora che mi spiego queste sensazioni iniziali come uno smarrimento, quasi una delusione data dalla familiarità coi dischi precedenti. Poi però mi addentro nel messaggio, in quanto ciò che dicono e suonano non sia una connotazione estetica per avere un volto da esporre ai concerti e col quale presentarsi nel settore come è per molti gruppi no. no, per OL si tratta veramente di investire musicalmente su un'immagine,un immaginario, un'idea la cui sostanza è sentita, voluta. Sotto questo aspetto è veramente, il loro, un omaggio dei più alti alla musica che amiamo: ne sconvolge gli stereotipi che la vogliono chiusa, definitiva, priva di aperture, incapace di evolvere, amica degli ottusi musicali. Bum! via affanculo tutto questo stereotipame. Queste cialtronate (alle volte però drammaticamente vere). E non si tratta di religione e credo, mi spiego, non c'è bisogno di credere e vivere la religione per avvicinarsi alla sincerità di questa loro musica ed ancora di questo loro ultimo album. Credo che prima di un discorso di questo tipo si tratti di scoprire la radice per cui la musica è spesso "musica": un potere, un voler scuotere le radici del sentire senza unicamente puntare al facile centro delle viscere ma senza cerebralmente scordarle. ALL IS ONE è un disco che prende la forma canzone e ne fa una struttura credibile, ricca ed essenziale insieme. Senza ispirazione sarebbe stato un disco perduto, invece, una volta capito, si rivela il tassello necessario all'interno di uno scopo autentico, che è quello di percepire e aiutare a percepire una unità nella musica che la renda sì strumento più efficace dell'arteriosclerosi religiosa e politica.