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Arcturus

Discussione in 'Black Metal - Avantgarde' iniziata da kefriuh, 28 Aprile 2004.

  1. SANdMAN

    SANdMAN
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    12 Ottobre 2005

    io è da qualche giorno che ascolto la masquerade infernale e ancora non ho deciso se è un album geniale o una sola mostruosa!
    Non capisco, dopo qualche ascolto che mi dava l'idea esser un lavoro interessante. Sono passati ieri e l'altro ieri dove lo valutavo come un mattone quasi indigeribile. Oggi mi sembra appena passabile.
    Sarà mica la stagione?
     
  2. Cappellano

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    12 Ottobre 2005

    ti dirò è un album che va accolto e non esay listening, può capitare che l'umore te lo faccia percepire come una sola. Ma tutte interpretazioni soggettive, perchè oggettivamente è un capolavoro ;)

    intanto prosegue la recensione che stò scrivendo per SS... uff speriamo bene!
     
  3. SteelMaster

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    13 Ottobre 2005

    Uhm proprio in questi giorni mi sono sentito qualche canzone anch'io de LMI, sinceramente a dei primi ascolti non mi ha preso tanto, mi piace molto di più TSM, mi colpì sin da subito....e maledizione, l'ultimo ancora nn l'ho trovato, andai alla Galleria del Disco, erano arrivati e finiti.
     
  4. Daniele "dani66" D'Adamo

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    14 Ottobre 2005

    Già. Non è proprio materiale da "primo ascolto".
    La complessità delle canzoni richiede un certo periodo, per la metabolizzazione. Ma poi...
     
  5. Hellbound

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    15 Ottobre 2005

    Ti dico subito che la farà un redattore, mi spiace :)
     
  6. Cappellano

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    15 Ottobre 2005

    o merd... io l'ho inviata propio stamane :P, vabbè magari la posto qui affinchè possiate leggere cosa ne penso :)
     
  7. BesK

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    16 Ottobre 2005

    che concerto ragazzi... che concerto!!!!!
     
  8. HHeretiKK

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    16 Ottobre 2005

    ma chi è sche si è preso questo arduo compito?....

    speriamo sia stato onesto... un sette ocme su grind zone lo trovo troppo stretto..... un voto l'avrei alzato...
    in fin dei conti se escludiamo daemon painter... è più che passabile.... anzi da fans dico che è pure molto bello
     
  9. SANdMAN

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    18 Ottobre 2005

    bho??????????? avrete ragione ma io fatico ancora a capirlo fino in fondo.
    LMI mi resta ancora un pochino ostico come album.
    Poi magari avete ragione voi e col tempo lo assimilerò, per ora resta un album nel limbo. Ne bello ne brutto
     
  10. DarkWing

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    18 Ottobre 2005

    La penso più o meno come te...e infatti non riesco a concepire come mai venga definito da molti un capolavoro...

    Il nuovo mi è piaciuto anche meno. Un cantato così pesante lungo tutto il disco mi ha decisamente provato già dal primo ascolto...
     
  11. Demonaz_78

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    18 Ottobre 2005

    Sto finendo ora di assimilare per bene SS, e devo dire che lo trovo un bel lavoro. Sicuramente inferiore a LMI (che per me rimane un capolavoro assoluto, non è musica è ARTE), ma cmq notevole in tutte le sue canzoni.
    Andrò anche a gusti ma poi a me il cantato di Vortex piace molto, non è per niente pesante e lo trovo molto più dotate e, dal vivo, simpatico e mobile.
    Tanti lo hanno criticato perchè non riusciva a raggiungere i picchi di Øyvind Hægeland o Garm, ma secondo me è perfetto così. Non vedo l'utilità di avere una copia dei vecchi cantanti, stessa storia di altri gruppi più famosi (vedi Iron, Judas, Helloween) che hanno cambiato cantante e tutti a lamentarsi e a rivolere i vecchi.
    E poi Ics Vortex mica è l'ultimo arrivato :-P
     
  12. BesK

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    19 Ottobre 2005

    Assolutamente no :D
     
  13. Death-thrasher85

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    21 Ottobre 2005

    eh..con hellhammer alla batteria...poi è un macello!!!
     
  14. HHeretiKK

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    21 Ottobre 2005

    non sarà l'ultimo arrivato ma purtropo non tiene dietro a gar.... non risuciva a cantare in live.... una canzone, fantastica, quale è master of disguise non riusciva a farla risaltare come meriterebbe....

    per me son calati, e lo dico a grande malicuore, son calati molto essendo cmq SS un album spettacolare per certi versi...mah ad ognuno la sua scelta... spero che torni garm...il prima possibile.anche se mi sa molto remota ocme possibilità:ueeee:
     
  15. Cappellano

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    22 Ottobre 2005

    ma tu scherzi vero?! :D Che ti piaccia di più Garm sono gusti, ma che vortex non ci stia dietro è una fandomia, la resa live è stata superinfluenzata dall'assenzadi fonico e dai locali inopportuni in tutti i sensi con una pessima acustica.

    Ascoltati il solistice festival, tutti e dico TUTTI i pezzi che ha cantato sono venuti alla pari ( e molte volte meglio) delle controparti in album, sia esso LMI TSM o SS!

    Cmq, avevo aperto il topic perchè voelvo postare la mia recensione sull'ultimo lavoro, spero vi piaccia!


    Dopo gli acclamati “La masquerade Infernale” e “The sham mirror” gli Arcturus ritornano in carreggiata, dopo tre anni di inattività, con la loro ultima fatica, “Sideshow Symphonies”.
    La nuova line-up vede alla voce Simen Hestnæs aka ICS Vortex, guest in La Masquerade Infernale, al posto di Garm e la ricomparsa di Hugh Mingay, bassista anch’esso presente in LMI. La formzione risulta inoltre arricchita dall’ingresso del secondo chitarrista Tore Moren, eclatatamente simbiontico al progetto Arcturus.

    L’entrata in studio è datata Dicembre 2004 (mese che, vede l’uscita del vocalistØyvind e l’entrata di Vortex in pianta stabile), trascorrono solamente nove mesi ed ecco, il 19 settembre, comparire sul mercato, distribuita dalla Season of Mist, l’ultima fatica.
    Dall’ascolto è evidente come le idee non manchino, ma è altrettanto vero che, nove mesi sono un tempo di gestazione troppo breve per poterle sviluppare appieno e questo, risulta non lampante ma quantomeno evidente durante l’ascolto di SS.

    Le dichiarazioni della band riguado SS sono chiare: è Hellhammer ad affermare, che SS suonerà “more guitar oriented” e con toni più cupi rispetto a TSM, premesse, largamente riscontrabili in SS. Un cambio di rotta quindi, un reinventarsi che vede l’apice nel nuovo vocalist (o a seconda delle preferenze, un calo notevole con l’uscita di Garm, “cuore elettronico” dei due precedenti lavori). I testi ad opera di Vortex, sono pregni di tradizione arcturusiana e non fanno rimpiangere minimamente il lirismo di Garm.
    Nel disco è anche presente una guest vocalist, Silje Wergeland, che arricchirà l’ascolto con le sue fenomenali e sentite partecipazioni in Shipwrecked Frontier Pioneer e Evacuation Code Deciphred. La presenza di una voce femminile risulta azzeccata nel contesto del disco, ora più che mai, strutturato in continua dialettica tra sfuriate guitars\drums e parti darkwave-ambient strutturate sulle keyboards di Sverd; ed è proprio la natura dicotomica del disco che viene esaltata dalla prestazione di Silje.

    Ma veniamo al disco; la versione in mio possesso è uno stupendo digipack. Evidenti sono i richiami stilistici a TSM. L’artwork, per un occhio attento, è a tema con il contenuto stesso del disco: infatti vi è rappresentata una reinterpretazione della placca sita sulla sonda spaziale Pioneer 10 (studiata per essere comprensibile ad eventuali entità aliene), lasciando quindi, ben pochi dubbi sulla destinazione lirica del disco stesso, che, si collega tematicamente al precedente TSM. Il libretto vede immortalati i membri della band agghindati in abiti folli, così come lo è la loro musica, spettacolare. Onnipresenti le maschere, tema ricorrente della band, a partire dai costumi da pirati spaziali ai nomi adottati dalla band in quanto ciurma dell’astronave spaziale.

    Analizzare traccia per traccia, risulta fodamentale ai fini della recensione, causa la particolare poliedricità, soprattutto nelle vocals, che caratterizza SS.

    L’opener spetta a Hibernation Sickness Complete, uno dei cavalli da battaglia del disco.
    Ad introdurci sono le “malate e grasse” linee di basso del Warcraft Engineer, che ci accompagnerano per l’intera durata della canzone. Vortex svolge un lavoro sublime ed impegnato, prestando forse la prestazione “più tranquilla” dell’intero disco fino a metà del 4° minuto dove attacca uno screaming, dalla durata di pochi secondi, che, a mio avviso rappresenta uno dei picchi compositivi di SS:

    …is that this bloodstained route… will carry the strangest of fruits…
    …not to turn away tainted… but look into the deep and weep…
    …hibernation sickness complete.
    Protagonista della seconda parte della canzone è il Turret Gunner (mai nickname fu più appropiato), sfoggiatore di una prestazione chirurgica e potentissima. Il termine del viaggio nello spazio (allegoria di un viaggio nel proprio Io) sfuma, senza soluzione di discontinuità nella seconda traccia dell’album…ed è subito folgorazione per il capitolo più lungo di SS: Shipwrecked Frontier Pioneer.

    L’intera canzone è strutturata questa volta sul riffing del combo Tore\Knut, Hugh diventa un accompagnatore, non più protagonista e gli innesti tasteristici dello Ship Captain iniziano a farsi largo nell’ amalgama cosi stupendamente materico della canzone. Al terzo minuto il drumming sfrenato si attenua diventando manifestazione della frustazione della navicella sensiente ormai ridotta in rottami. Ad evocare il naufragio dell’astronave ci pensa la guest vocalist Silje Wergeland a braccetto con Sverd esecutore del primo, breve, intermezzo pianistico, entrambi, dediti a creare una sensazione di freddo vuoto siderale, l’ultima visione, prima del disastro. Ma, fermi, qualcosa interrompe l’oblio: un riffing ed un drumming micidiali, ispiratissimi, vi terranno col fiato sospeso in una frenetica spirale ascensionale accompagnando Vortex ed introducendo Sverd. E’ indiscutibile il ruolo del suo solos: portare nuova speranza, rendendo più luminosa l’esecuzione magistrale del brano… in lontanaza, la navicella scorge la salvezza, un luogo dove poter riparare i danni subiti (impossibile non notare la finezza del testo e la dicotomia navicella\uomo), prima di ripartire rinvigorita e determinata.

    Il terzo brano, Demon Painter, è caratterizzato sin dall’inizio da un incedere pesante e pachidermico anche grazie al contributo di Sverd e della dilatazione dei suoi accompagnamenti tastieristici. L’avanzare solenne è esaltato dall’interpretazione, questa volta profetica, di Vortex, che, si concede anche qualche sperimentazione fuori dal comune. Il testo (forse perché risulta essere una dedica, ad Andre Berg) risulta essere il più criptico del lotto, facendo l’occhiolino alle composizioni del megalomane Garm in TSM.

    L’intro di Nocturnal Vision Revisited catapulta l’ascoltatore nel mezzo di una superfice siderale nera ed immota, contornata da suoni eterei e sfuggevoli, le linee di basso fanno capolino e sfumano come l’elettronica di Sverd… l’attesa creatasi si trasforma in ansia: qualcosa deve accadere dopo i melanconici ritmi di Deamon Painter. A interrompere, anzi ad irrompere è una breve sfuriata guitars\drums che introducono Vortex alle prese con nuove interpretazioni canore: deve raccontare di un incubo, non può cantarlo ma raccontarlo e così il suo dialogo con l’ascoltatore prende forma, l’introspettività dell’interpretazione segue un crescendo emotivo, fino ad un breve stacco solo strumentale, per ripartire in quello che, considero, il secondo picco dell’album:

    …i climbed up to the very top
    Wanting to see all that can be
    Why waste a wicked view….

    Da brividi.

    L’interpretazione dell’Alien Translator, si fa dolcissima e sofferta, nella sua scalata della torre innalzatasi dal mare. L’inevitabile caduta è accompagnata dal drumming nervoso di Hellhammer che conclude il brano.

    Inizia la quinta traccia, Evacuation Code Deciphered; dopo un intro ambient, Vortex prende le redini dominando a tutto spiano la scena; ebbene si, abbiamo la migliore interpretazione del disco, tutto, sembra ricondurre a sonorità di masqueradiana memoria: la cadenza folle delle due prime strofe, con un Vortex interpretante un Creatore bizzarro, è tremendamente catchy. La prima parte termina con grottesche risa (da sempre marchio di fabbrica della band e molto presenti in tutto il disco), un breve solos di tastiere introduce un funambolico assolo di chitarra ed è nuovamente magia nell’ascoltare la seconda parte della canzone. Differente il soggetto narrante (a parlare sembrerebbe la vittima dei capricci dell’Entità creatrice), differente il registro vocale utilizzato da Vortex così come è differente la metrica del testo, più breve ed ermetica, come il drumming che la enfatizza. Un’ ennesima parte ambient (con le ennesime risate) introduce alla terza parte della canzone, caratterizzata dalla presenza della vocalist che duetta con Vortex, entrambi volti nella trasposizione di vivide immagini di situazioni irrazionali. Traccia magnifica, sicuramente candidata a regina del disco…ma, forse qualcosa di meglio ci attende!

    Moonshine Delirium
    ! Sesta canzone. Se ECD poteva candidarsi al primo posto per il miglior cantato, MD sicuramente vince il premio per migliori prestazioni di ogni singolo musicista! Spettacolare. I pensieri volti a LMI continuano a pervadere l’ascoltatore, tutto in chiave SS. L’intro è lasciato ad uno stupendo drumming, potente ed evocativo, da solo riesce a trasmettere la determinazione della nostra astronave, provata nella mente e nello spirito, nel procedere nello spazio siderale. Vortex abbassa nuovamente i toni del suo cantato, abbandonando ogni sorta di sperimentazione vocale, non canterà in falsetto per tutta la durata del disco. Al termine della prima strofa, irrompe nuovamente Hellhammer con un piatteggio nervosissimo accompagnato da un acidissimo solos di tastiere. Tutto sembra evocare uno spasmo, una contrazione, che distendendosi lentamente introduce delle linee di basso, malatissime, prima frenetiche poi sempre più catartiche, che saranno ben evidenti sino alla fine della canzone. Un breve capolino da parte di Vortex per poi ritornare in lidi tranquilli e rilassati che introducono un finale tirato arricchito da uno stupendo assolo di Tore.

    White Noise Monster
    , settima traccia, decisamente la più pregna di sperimentazione per il nostro vocalist. L’intro lento e cadenzato lascia subito spazio ad un cantanto che, risulta immediatamente diverso da tutto quello che è stato ascoltato precedentemente. Volendo fare un paragone, la si potrebbe associare allo stile adottato da Bjork, veramente molto particolare, da amare o odiare. L’intera canzone mantiene ritmi più serrati rispetto alla precedente MD. La prestazione di ogni singolo elemento della band è nuovamente ai massimi livelli, in particolare, Hellhammer ci dona un drumming (soprattuto con la doppia cassa) veramente fresco e sfizioso nella prima e quarta strofa del pezzo.

    E subito arriva il turno della strumentale Reflections, in ottava posizione. Malinconica, dai toni caldi e vellutati. Procede funerea senza sosta accompagnata dai chorus di Vortex, sfumando lentamente ad introduzione dell’ultimo brano di SS.

    Hufsa
    . Interamente cantata in norvegese. Forse è a causa di ciò, che anche le vocals stesse sembrano suonare differentemente, più intime, quasi “smussate”. La canzone è la più lenta del disco e trasuda solitudine e malinconia da ogni nota. Ampio spazio è dedicata agli stupendi (tra i più belli dell’intero disco) solos di chitarra, uno alla fine della seconda strofa ed l’altro alla fine del pezzo che lo potrerà a concludere.

    Capolavoro?! Forse, per qualcuno potrebbe esserlo, per altri (tra cui mi includo), no. Il motivo? Semplice, è chiaramente evidente come in tutto il disco si respiri aria di transizione, di mutamento e di sperimentazione musicale, a partire da Vortex, che, in più occasioni intraprende soluzioni nuove e stimolanti (ma irritanti per chi si limita ad ascoltare il dischetto un paio di volte) per l’ascoltatore.
    Un disco non per tutti quindi. I detrattori della Mascherata e del tocco elettronico (e della voce) di Garm potrebbero non apprezzarlo appieno, lo stesso dicasi per i fan del “bombastic” TSM. Sideshow Symphonies presenta aspetti in comune con entrambi i lavori precedenti, anzi, non temo di sbagliare affermando che l’influenza del loro primo disco, Aspera Hiems Symfonia sia quantomai presente, soprattutto nelle parti puramente ambient di SS, ma al contempo si allontana da essi, acquistando una propia identita e contestualizzazzione.

    Menzione a parte merita la produzione del disco, ad alcuni le vocals potrebbero sembrare troppo prominenti rispetto agli strumenti. Sicuramente però, il sound risultante è molto più cristallino (ma conservante la classica matericità di stampo arcturusiano) e la divisione e ruolo degli strumenti è più discernibile rispetto al precedente TSM. Un passo in avanti quindi, anche se, vi invito a leggere il breve trafiletto nella zona commenti, per capire le vicende che fanno da contorno alla produzione del disco.

    In definitiva, un lavoro più che buono, anzi, superlativo se confrontato alla media delle uscite discografiche odierne, ma, che non raggiunge l’eccellenza a causa dei motivi sopracitati (e della spiacevole sensazione di deja-vu che si ha nella ultime canzoni del disco);ma bastano le sole prime due e V e VI canzoni per elevare il disco tra i primi 5 di questa fantastica annata. Acquisto obbligato per i fan degli Arcturus. Per chi invece si volesse avvicinare a questo progetto, consiglio vivamente di iniziare con il più accessibile TSM per poi ascoltare SS e successivamente LMI (non includo AHS a causa della destinazione più di nicchia del disco stesso), rimarrete a bocca aperta, garantito.

    Aspettatevi il vero capolavoro della band con prossimo disco, nel frattempo, godetevi questo squisito antipasto… voto: 87/100.

    Curiosità
    Hufsa è il nome di un troll, onnipresente nelle storie norvegesi raccontate ai bimbi. Corrisponde al nostrano Uomo Nero (quello che ti prende un anno intero!!).

    Qui di seguito un link con un disegno molto evocativo: http://elfwood.lysator.liu.se/fanq/u/n/una2/hufsa.jpg.html

    Il solos di piano in Shipwrecked Frontier Pioneer è presente anche in Bergtatt degli Ulver, in particolare in Capitel III : Graablick Blev Hun Vaer.

    Il testo di Nocturnal Vision Revised è il sequel di Nocturnal Vision in Archaic Curse dei Borknagar.

    I violini in Reflections sono gli stessi presenti in Ad Astra.
     
    #150
    Ultima modifica: 22 Ottobre 2005

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