Intelligenza Artificiale & Nuove Tecnologie

La rapida ascesa dell'IA ha riacceso i riflettori sul concetto di progresso. del quale, tuttavia, circola una concezione ideologica e metafisica, quasi si trattasse di un vento inarrestabile che soffia dall'empireo e non affondasse, invece, solide radici nei processi materiali. Spogliata di ogni velo retorico, stile "grande passo per l'umanità", qualsiasi innovazione partorita in questo modello economico segue più o meno lo stesso ciclo vitale: è generata per migliorare la produzione, quindi per estrarre più valore; in seconda battuta, alle volte anche contemporaneamente o addirittura prima, è adoperata a scopo bellico, perché la guerra, per ribaltare un celebre aforisma, è la prosecuzione dell'economia con altri mezzi; infine, arriva a noi sotto forma di merce, ubbidendo alle nefande leggi che regolano tale status. Alla luce di ciò, che cosa aspettarsi dal grande "salto nel buio" dell'intelligenza artificiale? A parte qualche balocco e i terremoti in alcuni segmenti dell'economia (probabilmente in tutti) a cui avete fatto cenno, niente che non abbiamo già -tristemente- visto.

 

Boh, o raccontano palle o dicono che brucierà i tempi in campo medico riducendo ricerche di decenni in pochi anni,

 

Nel giro di due anni i programmatori faranno altro: parola del CEO di Amazon Web Services, Matt Garman

 

Non nego neanch'io le possibili ripercussioni nel campo medico o nell'ambito della ricerca, perché anch'esse fanno parte del ciclo vitale di cui parlavo prima e del suo effetto a cascata. Tuttavia, nonostante le enfatizzino, arrivano sempre in fondo alla catena e con un millesimo, a voler essere generosi, della forza e della diffusione che avrebbero in un mondo affrancato dalle logiche del profitto. Senza contare che anche la medicina è un'estensione della produzione e in quanto tale non può sottrarsi alle sue leggi.

 

Più che altro mi chiedo, in un futuro prossimo, fra ia e robot, gli umani non lavoreranno più e come camperanno? Tutti affitta case?
E se non lavoreranno e non avranno soldi per mangiare figuriamoci per comprarre beni superflui.
Quindi i robot e ai produranno prodotti ma chi li comprerà?

 

Un domani ci saranno altri lavori, perché i robot e cose così qualcuno dovrà pur progettarli, studiarli, costruirli, ripararli

I più capaci si adegueranno al cambio dei mestieri richiesti, tutti gli altri dovranno inseguire

Poi non dobbiamo neanche pensare che in dieci secondi tutti gli operai umani verranno rimpiazzati dalle macchine

Non sarà una transizione immediata, sempre che si realizzerà davvero

 

Comunque il fatto che si usi il termine "Intelligenza Artificiale" è abbastanza fuorviante alle orecchie dei non addetti ai lavori, me compreso. Anni fa lo stesso termine veniva usato per altre cose, tipo il comportamento di un computer nel giocare a scacchi. Ma l'errore più grosso è il richiamo all' intelligenza umana e il suo mettercisi in competizione. Dal punto di vista performativo l'intelligenza umana viene già sconfitta da una calcolatrice semplicissima.
Quello che fa l'ia moderna non è altro che l'automatizzazione e integrazione di processi produttivi che riguardano l'elaborazione di informazioni, a cui si aggiunge quella dei meccanismi di apprendimento. Questi processi sono stati elaborati in parte imitando i processi neurali, in parte utilizzando le vecchie logiche informatiche. Ne è venuto fuori qualcosa di completamente diverso da quello che noi consideriamo "intelligenza" quando parliamo di persone.
Per quanto riguarda l'impatto di tutto questo nel mondo del lavoro in termini di diritti e perdita del posto, credo che questo dipenderà dalla politica.
L'automazione dei vecchi processi produttivi non si è tradotto in passato nel fatto che adesso possiamo stare a casa mentre le macchine sgobbano al posto nostro. Ma è anche vero che un miglioramento nella qualità media della vita c'è stato, negarlo significa non avere contezza della realtà passata.

 

Poiché senza lavoro vivo non si produce valore, le mansioni verranno trasformate, in caso contrario il sistema si sgretolerebbe dall'interno (magari...).
Poni, comunque, una questione nodale, perché se la produzione è stato dislocata in aree interessate da una repentina crescita industriale, destinata ad allargarsi anche in territori ancora vergini, e l'economia occidentale si è orientata verso la finanziarizzazione e un'ulteriore astrazione, a colpi di catene di debiti e operazioni speculative, il processo di automazione potrebbe, in un futuro al momento nebuloso, accelerare l'esplosione delle irrisolte e onnipresenti contraddizioni. Se a tutto ciò aggiungiamo l'addensarsi delle ombre proiettate dalla, dibattutissima (anche dalla parti "mie") ma da tenere in considerazione, caduta tendenziale del saggio di profitto, ne esce un quadretto niente male. Spero che i vostri figli riscoprano e rispolverino qualche strumento critico.

 

Non siamo rimasti sul divano, o almeno non quanto avremmo potuto in base all'incremento delle capacità delle macchine, perché l'ingranaggio della sovraproduzione esige continua spremitura di forza lavoro viva.
Senza dubbio si registra un miglioramento, ma a che prezzo e con quale storia alle sue spalle?

 

P.S. la politica, appendice dell'economia, non può raddrizzarne le storture, al limite si adopera per mettere qualche pezza, sempre finalizzata a mantenere inalterati gli equilibri.

 

Beh io non condivido la necessità di certe dinamiche. Il mondo è grande e ci sono realtà in cui un avanzamento tecnologico si è tradotto in aumento delle disparità solamente, a beneficio del padrone solo, altre in cui il benessere è stato meglio ridistribuito. Le variabili in gioco sono talmente tante che non condivido alcuna previsione, sia essa apocalittica o utopistica. Ma una cosa di cui sono certo è che la comprensione di queste innovazioni può fare solo del bene alla loro integrazione virtuosa, l'idea che ci si possa semplicemente opporre è sì fallimentare e utopistica.

 

Il benessere è stato "meglio distribuito" solamente in contesti storici nei quali l'incontro e lo scontro tra forze materiali ha fatto oscillare i piatti della bilancia. Per esempio, l'ultima grande ondata di (pseudo) distribuzione, il keynesismo, oggi, con i salariati non organizzati e combattivi al pari di neonati, risulterebbe impensabile.
Lungi da me vaticinare o fare previsioni, mi attengo solo a quanto la storia mi ha mostrato e a ciò che proiettano gli scenari attuali. Impossibile anche secondo me, nonché poco proficuo, opporsi alle innovazioni; si dovrebbe, semmai, analizzarne e comprenderne il più possibile dinamiche e implicazioni.
Scetticismo e pessimismo, invece, mi sembrano ingredienti buoni per ogni stagione del capitalismo.

 

Se gli chiedo di dipingere un dipinto di Botticelli, lui usa i quadri di Botticelli, che non sono spazzatura, ma produce comunque spazzatura.

 

Non mi metto in mezzo alla diatriba sul futuro dell'umanità, ma osservo solo che se si sostituisce (anche solo in parte) l'intelligenza umana con una macchina che frulla cose già prodotte dall'intelligenza umana, i risvolti negativi ci saranno. I vantaggi quantitativi sono indubbi, ma non vedo quali vantaggi qualitativi ci si possa aspettare. In compenso si aliena sempre più l'uomo dalle sue radici materiali, e questo, ovviamente è un processo iniziato già prima dell'IA, ma comunque catastrofico.

Di che distopia moriremo, poi, è tutto da vedere.

 

Secondo me molti fanno l'errore di pensare all'intelligenza artificiale come una replica dell'uomo. Lo scopo dell'IA non è diventare l'uomo altrimenti si perderebbero tutti i vantaggi ipotizzati. Riprendendo l'esempio artistico di cui sopra, l'obiettivo dell'IA non è dipingere un Botticelli ma eventualmente correggere gli "errori" anatomici eseguiti dall'artista, le pennellate di troppo, i colori... Spero si capisca il senso, so bene che quegli errori ci caratterizzano ma è proprio questo il punto. Per fare ciò chiaramente l'IA deve imparare da noi, tutto, imprecisioni comprese.