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Libri

Discussione in 'Intrattenimento' iniziata da madcap, 7 Aprile 2004.

  1. Vic Rattlehead

    Vic Rattlehead
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    Bulletto da tastiera!

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    24 Agosto 2024

    Dipende da dove vuoi iniziare a leggerlo...
     
  2. Quintus Horatius

    Quintus Horatius
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    24 Agosto 2024

    Per me, nella letteratura, non si dà contenuto senza forma, anzi, il primo è determinato dalla seconda. Mentre nella musica, forse perché obbedisce a principi formali differenti, mi riesce più facile isolare l'idea, lo spunto, dal resto, perdonando anche qualche ingenuità nella struttura, con il testo letterario la stessa operazione mi risulta impossibile, perché le falle strutturali minano alla base il buon esito dell'esperienza estetica che mi aspetto di vivere quando vesto i panni del lettore. Se, poniamo, un autore fa colare tra le pagine decine di pessime similitudini -figure retoriche già di per sé insidiosissime e da utilizzare il meno possibile- e di descrizioni gratuite e inefficaci, ha una prosa, piatta o inutilmente ridondante, incapace di catturare le sfumature, ma poi crea un mondo in cui i personaggi si nutrono di immagini tutto il giorno, mentre a tavola osservano il cibo senza neppure toccarlo e lo stesso fanno con il partner a letto (idea idiota buttata giù ora per fare un esempio, se volete scriverci un romanzo, cacciate fuori il vil denaro per i diritti...), a me lettore che cosa è servito? A mio parere, la cornice in letteratura serve unicamente da pretesto e non può mai giustificare da sola l'impegno del fruitore.

    Oltre a questo fondamentale aspetto, una percentuale dell'idiosincrasia, ancorché ben più piccola, deriva dal disinteresse verso tratti salienti di alcune letteratura di genere, come le meccaniche narrative mutuate dai cicli epici del passato o, nel caso ad esempio di gialli e thriller, la ricostruzione minuziosa delle dinamiche del delitto o il braccio di ferro tra assassino e inquirente etc. etc. Apprezzo, invece, quando scrittori che reputo validi recuperano gli stilemi di genere per sabotarli e piegarli alle loro esigenze, magari con una punta di ironia e spirito ludico.
    In ogni caso, preferisco la letteratura di genere classica e senza pretese a quella di autori che devono la loro fama a una presunta profondità di contenuti veicolata attraverso categorie letterarie convenzionalmente ritenuta "leggere". Mi sembra che negli ultimi anni abbia preso piede la tendenza a declassare qualsiasi aperta intenzione di approfondimento, sul piano emotivo, psicologico o sociale, bollata e schernita in quanto indigeribile, in favore di una ricerca spasmodica di senso, spesso forzata (se non grottesca), dentro alle narrazioni di genere. Così, fioriscono i dibattiti sulle allusioni nascoste in quel colpo di spada o in quella pistolettata, laddove autori e registi, quando va bene (esistono, ovviamente, anche felici e luminose eccezioni), celate dietro a quella spadata hanno messo due o tre intuizioni già abbondantemente scandagliate da scrittori "barbosi" e pure diecimila volte meglio.
     
  3. Evillupo

    Evillupo
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    24 Agosto 2024

    Io ho terminato in due giorni il libro/saggio il femminismo inutile di Annina Vallarino.
    È scritto bene, purtroppo le tematiche affrontate sono tantissime e una trattazione estesa avrebbe richiesto più di mille pagine, quindi ogni questione è trattata molto brevemente, ma non per questo è trattata male.
    Se siete interessati ad una critica del femminismo in ambito progressista ve lo consiglio. Tra tutte le critiche quella più incisiva secondo me è il passaggio da un femminismo di prima e seconda ondata incentrato sulla liberazione della donna, forte e autonoma, a uno molto più incentrato sulla vittimizzazione.
     
  4. Dwight Fry

    Dwight Fry
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    26 Agosto 2024

    Ora dovrei chiederti “cos'è il contenuto?” e “cos'è la forma?” ma non voglio tirarla per le lunghe.

    Mi limiterò a dire che la “letteratura scritta male” ha senz'altro i limiti tecnici cui accennavi (pessime similitudini, descrizioni inefficaci, prosa piatta o inutilmente ridondante) ma sono difetti che puoi trovare tanto nella narrativa di genere quanto in quella mainstream.

    Alla base dell'idiosincrasia nei riguardi della narrativa di genere conta molto di più, secondo me, un meccanismo che tu invece citavi come secondario: il disinteresse nei riguardi degli archetipi.
    Il tizio che scende nella cantina in cui si nasconde il mostro non ti provoca alcun brivido, il colloquio tra ispettore e sospettato ti fa sbadigliare, la distinzione tra elfi e coboldi esercita su di te la stessa attrattiva di una palestra chiusa: disinteresse, quindi, per tutti quegli archetipi che agli occhi di altri lettori costituiscono invece la spina dorsale del genere e che in dosi più o meno minori o maggiori si attendono di trovare, così come il fan del porno si aspetta che l'attrice che appoggia una mano sulla coscia di lui/lei a fini consolatori, dopo due minuti al massimo inizierà a spogliarsi.
    Sarebbe più sorprendente se l'attrice citasse intere pagine della Consolazione a Polibio di Seneca, me ne rendo conto, ma temo che risulterebbe poco funzionale al genere e agli spettatori di quel genere.

    Ci sono libri, insomma, che del dualismo contenuto/forma sembrano fregarsene e, in ossequio ai generi di riferimento, mirano soprattutto ad altro: a divertire il lettore, nella narrativa umoristica; a spaventarlo, in quella horror; a commuoverlo, in quella sentimentale; a sorprenderlo, in quella gialla. E via dicendo.
    Ma se non c'è interesse, è assai improbabile che vi sia coinvolgimento e quindi gradimento.
     
  5. Aslan

    Aslan
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    26 Agosto 2024

    Sto approfondendo in questo periodo Matteo Meschiari. Ho letto "L'ora del mondo" e questa settimana inizierò Neghentopia. Il primo mi ha totalmente rapito. E' sicuramente un romanzo weird, ma tocca davvero nel profondo e va oltre i generi. Resta parecchio una volta chiuso il libro.

    Inviato dal mio SM-A145R utilizzando Tapatalk
     
  6. The Neuromancer

    The Neuromancer
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    26 Agosto 2024

    Guarda non so, mi devo ancora orientare, a stimolarmi è stata l'uscita del film di Villeneuve, di cui non ho ancora visto il secondo capitolo ma che mi ha colpito moltissimo visivamente: essendo uno che apprezza fantascienza e distopie varie devo assolutamente rimediare...
     
  7. Vic Rattlehead

    Vic Rattlehead
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    Bulletto da tastiera!

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    26 Agosto 2024

    Io direi di iniziare dall'esalogia, legends, prequel e sequel direi che puoi lasciarle perdere per il momento.
     
  8. Quintus Horatius

    Quintus Horatius
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    26 Agosto 2024

    Per quanto mi riguarda, la forma è il contenuto e viceversa. In virtù di questa sovrapposizione, l'esperienza letteraria fallisce, per me, nella misura in cui tradisce i presupposti che la inverano.
    Proprio qui, a mio parere, sta la differenza tra le nostre esigenze di lettori, in quanto suppongo che tu, di fronte a un testo scadente sul piano formale, ma che soddisfa le tue aspettative rispetto ai cardini di un genere o inserisce qualche trovata gradevole nell'ambientazione o nella trama, proseguiresti tranquillamente nella lettura, mentre non concederesti la stessa possibilità a un romanzo "mainstream" mal scritto (se avessi ipotizzato male, il discorso si attaglierebbe comunque ai patiti di questo o quel genere). Io, al contrario, rifuggirei tanto dal primo quanto dal secondo.
    Poiché statisticamente l'esperienza negativa ha avuto un'incidenza molto più elevata nella letteratura di genere, ciò mi ha portato a guardarla con sospetto, al di là dell'avversione, che senza dubbio nutro, nei confronti di alcuni suoi stilemi.
    Tanto per citare esempi celeberrimi, Borges non si appropria, pur scompaginandole, delle categorie del fantastico? Buzzati, penna sopraffina, non frulla suggestioni kafkiane (altro autore in grado di giocare con i paradigmi) e mistero? E Calvino? Eppure questi prosatori, accanto a decine di altri, hanno un posto di riguardo nel mio pantheon personale e sicuramente anche in quello di moltissimi lettori e aspiranti scrittori noiosi come me.
    Infine, credo che qualcos'altro soddisfi gli amanti della letteratura di genere oltre al rispetto più o meno ossequioso dei canoni, componente comune a tutte le produzioni di un dato filone. Penso si tratti di quel gusto (che naturalmente rispetto) per lo spunto da me relegato nella cornice metaletteraria di un'opera e per la quale non sacrificherei il mio tempo.
     
  9. Evillupo

    Evillupo
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    bestemmie e parole d'orgoglio

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    27 Agosto 2024

    Finito Quando lei era buona di Philip Roth. Primo e credo unico romanzo con protagonista femminile.
    Dico solo :pray::pray::pray:
     
  10. BANDIT

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    27 Agosto 2024

    Io ho letto questo da poco.
    Roger Crowley scrive che le pagine volano via velocissime. Ho altri suoi libri che ho riletto più volte.

    [​IMG]
     
  11. Dwight Fry

    Dwight Fry
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    29 Agosto 2024

    Finito di leggere “Misery” di King.

    Il film con Kathy Bates lo vidi ai tempi del primo passaggio in TV, se non erro su Canale 5, per cui è con trent'anni di ritardo appena, o giù di lì, che scopro quanto sia più crudo il libro rispetto alla versione su schermo.

    Il comunque valido film di Reiner non mi fece una grande impressione, mi venne da pensare che alla fine fosse solo la storia di un sequestro di persona. E in effetti, senza lo splatter e asciugato di tutte le riflessioni (non sempre interessanti) sul rapporto scrittore-scrittura, lettore-lettura, scrittore-lettore, grossomodo siamo lì.

    Il libro mi è piaciuto nella maniera in cui mi piacciono di solito i romanzi di King: apprezzo la fluidità, il tono familiare della sua prosa, il modo in cui sa gestire scene clou, tensione e snodi narrativi, il senso di umanità che avvolge certi suoi personaggi, le loro debolezze. Mi delude puntualmente l'epilogo incolore e “trascinato”, anche se qui meno del solito, certi eccessi teatrali e alcuni cedimenti della verosimiglianza a lungo cercata (Annie che nel sottofinale spiega a Paul tutto ciò che farà... è da matita blu).
    Dal punto di vista puramente stilistico non è tra i migliori lavori del Re, dal punto di vista ansiogeno invece sì, quand'anche si conosca la trama.

    A margine: terribile la ristampa economica della Sperling, piena di refusi (“Annnie” con tre enne è il top) e di errori (“Che cosa avrebbe fatto Annie se, tornando, non lo avrebbe più trovato in casa?”).

    Ora sotto coi racconti ottocenteschi di E. T. A. Hoffmann, il precursore di Poe.
     
    A alexmai piace questo elemento.
  12. Dwight Fry

    Dwight Fry
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    Cialtrone

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    29 Agosto 2024

    Come tutti non amo i testi “scadenti”, ma so per esperienza due cose:
    1) ognuno ha le sue asticelle e le fissa all'altezza che preferisce, per cui quello che per alcuni è “scadente” sul piano formale, può risultare assolutamente dignitoso agli occhi di altri lettori;
    2) un libro vive di equilibri tra le componenti. Una trama poco avvincente può essere bilanciata da un interessante studio sui personaggi; una trama già nota può trovare riscatto in certe acute osservazioni, o in un finale ingegnoso; all'assenza di profondità ci si fa meno caso se l'autore del libro è abbastanza bravo da catturare l'attenzione del lettore e a non mollarla mai. E via dicendo.
    Il fatto che in un libro vi siano elementi deboli accanto ad elementi “più forti” non implica che quel libro sia “scadente” e meritevole, di per sé, di essere ignorato o abbandonato dopo poche pagine.
    Io la penso così.

    Per rispondere alla tua domanda: se un libro non mi convince, decido di mollarlo a prescindere dalla sua natura. Non mi importa se è un libro di genere o un libro “mainstream”. Porto a compimento il 99% delle letture e le rare volte in cui cedo, lo faccio senza guardare alla tipologia di testo. Ho chiuso prematuramente tanto il mainstream di “Gita al faro” della Woolf (la noia mi stava uccidendo) quanto “Una banda di idioti” di Toole (romanzo di genere umoristico che non faceva ridere neanche un po') o “Il parco delle anime” della Rendell (lunghissimo thriller anni '90 che è una mazzata sui coglioni).

    Punti di vista: tu li consideri autori “mainstream” che si sono sporcati con la narrativa fantastica, io invece li considero autori di genere fantastico (senza riferirmi alla loro intera produzione, beninteso) che sono riusciti a farsi apprezzare anche dai lettori della narrativa “mainstream”.
    Come Cortazar, del resto.

    Avendo frequentato il mondo dei libri con una certa assiduità, so che fra i lettori di letteratura mainstream sussiste una sorta di “tolleranza” nei riguardi di alcuni nomi, quelli che per l'appunto rimangono sospesi come la cicogna di Angelopoulos. Alla lista potrei aggiungere il grandissimo Durrenmatt, o Saramago.

    I lettori di genere duri e puri, invece, quando vogliono approcciare il “mainstream” si buttano banalmente sui classici, prendendo spesso sonore cantonate.
     
  13. alexmai

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    29 Agosto 2024

    Senza spoiler... Il finale del romanzo a me è piaciuto di più!
     
  14. Quintus Horatius

    Quintus Horatius
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    29 Agosto 2024

    Sostanzialmente d'accordo con il punto uno, infatti mi guardo bene dall'appellarmi a regole universali. Senza dubbio, la mia asticella sfiora le nuvole.
    Poiché mi sono abbondantemente espresso sul punto due negli interventi precedenti, non mi dilungo ulteriormente e ribadisco che apparteniamo a due categorie diverse di lettori (nulla di male in ciò, anzi): per me trama, snodi, coup de théâtre etc. non hanno alcuna rilevanza e finiscono direttamente nel magma di quella che ho definito cornice metaletteraria.

    Grandi Cortazar e Dürrenmat.
    Condivido abbastanza il profilo sociologico dei lettori da te tracciato e mi riconosco senza problemi nella prima tipologia, seppure mai condizionato da snobismi di sorta. Nella vita, infatti, ho dato e do possibilità a opere (letterarie, poetiche, filosofiche, storiche) provenienti da qualunque latitudine; inoltre, mi interessa entrare in contatto, anche solo sporadicamente e occasionalmente, con tutto (per dire, ho letto pure le baggianate di Evola, le nefandezze di Rothbard etc. etc.).

    P.S. peccato per Gita al faro; chissà, magari, in futuro, gli offrirai una seconda chance.
     
  15. Dwight Fry

    Dwight Fry
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    Cialtrone

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    30 Agosto 2024

    Non ricordo il finale del film ma da qualche settimana sto recuperando gli horror della mia adolescenza, per cui potrei ridargli un'occhiata (anche se il film di Reiner non è un horror), più in là.

    Ognuno stabilisce quale valenza attribuire, certo.
    Personalmente nutro un profondo rispetto nei riguardi degli scrittori in grado di gestire con acume quegli elementi narrativi, sia per l'oggettiva difficoltà (sennò tutta la narrativa di genere sarebbe del medesimo livello, e non lo è) sia perché rappresentano, in molti casi, l'anima del libro.
    Rimango stupito e ammirato dal modo in cui certi scrittori riescono a gestire gli snodi (penso al twist di “Sipario nero” di Woolrich), costruire un'atmosfera densa e quasi palpabile (Shirley Jackson te li fa sentire, i rumori di Hill House!) o gestire certe sottigliezze (l'ignoto e la paura del presente che piombano addosso alla media borghesia americana nel bellissimo “Duel” di Matheson).
    Ci vuole grande abilità anche in questo genere di operazioni ed è per tale motivo che assieme ai Camus, ai Pavese e ai Mann citerò sempre i migliori scrittori di genere, nelle mie (rare) conversazioni sulla buona letteratura.

    Devo tantissimo ai lettori diversi da me: senza di essi non avrei mai infranto certe barriere e mi sarei perso opere straordinarie.
    Anche questo nostro confronto è prezioso: bello partecipare a una discussione che non sia una disputa tra sordi, ogni tanto.

    Visto che hai tirato in ballo l'argomento: in vita mia ho visto raramente i lettori forti del “mainstream” approcciare seriamente la narrativa di genere. Di norma non la leggono e, se lo fanno, è come se non la leggessero. C'è quasi sempre un atteggiamento di sufficienza, a guidarli. Mi riferisco in particolare ai giudizi sprezzanti che ammorbano la rete e in particolare i siti che aggregano opinioni.
    Non so per quale motivo si infognino in certe diatribe (forse per un malcelato disprezzo nei confronti della letteratura popolare), è palese che non abbiano conoscenze sufficienti per affrontare certe discussioni, a certi livelli. Provano a formulare critiche con lo scarso materiale a disposizione (pochi libri letti e molti film visti, tratti da quegli stessi libri che non hanno letto, cui vanno aggiunti stereotipi assorbiti qua e là) ma il loro punto di vista è quasi sempre distorto perché pretendono di valutare la narrativa di genere coi parametri del mainstream. Una sciocchezza che li squalifica in partenza.

    Stesso discorso per i lettori di genere che liquidano il mainstream come (opinione diffusa) lento e noioso: beh, se inizi a leggere “Il deserto dei tartari” e ti attendi grandi scene d'azione, assalti all'arma bianca e magari un gigantesco verme delle sabbie di herbertiana memoria, allora il problema non è di sicuro il libro ma il tuo approccio.
    Però devo aggiungere una cosa: i lettori "di genere" il più delle volte ci provano con maggiore sincerità e meno preconcetti, perché sanno perfettamente che nella narrativa "mainstream" si annida grande letteratura.

    E potevamo citare ugualmente Kafka, Bierce, Bulgakov, Gogol'...
    Diciamo che molti grandi scrittori non si sono fatti problemi a zigzagare tra reale e fantastico, un tempo, quando forse la differenza tra genere e non-genere veniva avvertita di meno se non bellamente ignorata.
    Io, da lettore, provo a fare altrettanto.
    E Virginia riceverà senz'altro una seconda occasione...
     

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