I nostri ascolti

Ovvero, quando gli Overkill facevano i Manowar

 

Per me i Therion sono stati a lungo una materia misteriosa, sfuggente. A inizio 2000 erano una band di punta e volente o nolente qualcosa finivi per ascoltarlo. Ricordo che in quel qualcosa ravvidi parecchi elementi che non si confacevano ai miei gusti e così li bollai come "troppo power operistico".
Dubito che oggi cambierei idea, la presenza limitata della voce solista e quella asfissiante dei cori mi mette in difficoltà, ma sono molto contento che qualcun altro abbia scritto in questo thread, vergognosamente monopolizzato dal sottoscritto.

 

Tra l'altro proprio oggi è stato pubblicato il nuovo singolo dei Therion:

 

Credo che "asfissiante" sia la definizione più calzante che abbia mai letto a proposito dei cori dei Therion.

Potrei anche linkarti brani molto più diretti e basati sulla voce solista, ma, primo, sono un'eccezione, e secondo, non cambierebbero certo il tuo giudizio sulla band, che ritengo formalmente perfetto, e capisco benissimo.

 

A me dei Therion piace moltissimo Beyond Sanctorum, un signor disco di Death Metal!

 

Due album che sto ascoltando a ripetizione in questi giorni:

Paradise Lost - Icon
Paradise Lost - Draconian Times

Dopo aver visto (per caso) il video di Embers Fire su You Tube, mi ci sono tuffato.

Uno più bello dell'altro. Mi piace praticamente tutto: le chitarre, l'uso delle tastiere, i toni malinconici e la voce. È stato praticamente amore al primo ascolto.

Se proprio dovessi scegliere, al momento preferisco leggermente Icon, ma sono entrambi bellissimi e a breve potrei cambiare idea.

 

Graal, “Chapter IV” (hard rock progressivo, 2015)



Romani di Roma, i Graal suonano un tipo di musica che non è esattamente il mio pane quotidiano, ovvero un hard rock progressivo che però presenta leggere influenze metalliche.
Vengono in mente i gruppi prog degli anni '70, durante l'ascolto, ma soprattutto gente dal sound più duro come gli Uriah Heep, i Magnum e un nome che non ho scovato nella varie recensioni, cioè i britannici Saracen.

Pietre di paragone impegnative, ok, ma era per dire che questo “Chapter IV” l'ho trovato assai piacevole. Forse me l'aspettavo un po' più spigoloso, dopo aver letto certe recensioni, ma credo che l'ottima produzione e il suono corposo delle chitarre abbia tratto un po' in inganno.
Tra i solchi di “Shadowplay”, “Revenge”, “Stronger”, “Guardian devil” e soprattutto “Lesser man”, comunque, l'influenza dell'heavy metal si palesa. Non è costante né egemone, ma c'è.
Preponderanti, semmai, sono le soluzioni hard rock. E ovviamente quelle prog, specie nella parte finale dell'album, peraltro molto bella.

Colpito dalla preparazione tecnica della band, dalla freschezza del sound e dalla professionalità generale (sembra a tutti gli effetti un album inglese), dopo il consueto ascolto immersivo mi sento di consigliare l'ascolto dell'album (ovviamente si trova per intero su YouTube)

Anticipazione (Spoiler)

https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_konhRi8UWvL43mXPXfUEqLBdi5-64HG_4

un po' a tutti quelli che bazzicano le sonorità e i gruppi citati all'inizio. Non c'è bisogno di essere dei progster per apprezzarlo, ecco.

Qui la rece di TM (voto 80/100):
Recensione Chapter IV - truemetal.it

 

Se avessi più ore nella giornata riprenderei i Paradise lost

 

Li devo approfondire da una vita, spero che il prossimo anno sia quello giusto (assieme a Zappa e a quei consigli di @The Thunder God )

 

Sono contento che ti ricordi.

Perché io non mi ricordo mica cosa ti ho consigliato a parte i Red Fang (e l'Ophir)

 

5-6 album dei suoi Mothers of Invention, dovrei cercare il post però per saperne di più.

 

Charred walls of the damned, “Charred walls of the damned” (power-thrash, 2010)




Dopo aver incassato la bocciatura del buon Shadow Hunter, mi sono avvicinato a quest'album con un po' di timore. Sapevo di aver speso bene i miei soldi, di per sé, considerando che per meno di 6 euro mi ero portato a casa una limited edition ben fatta, ma restava il dubbio circa le qualità musicali dell'album.

Beh, nell'insieme direi che tutto sommato mi è andata bene.

L'obiettivo di questa superband è con ogni evidenza quello di mischiare metal classico e metal estremo, due anime che qui non sempre si amalgamano. Talvolta sembrano olio e acqua, per capirci.
Penso che alla fine l'album renda meglio nei passaggi e nelle canzoni più lineari (“From the abyss”, per esempio) e negli ottimi ritornelli, intonati da un fantastico Ripper Owens: quando le linee vocali assumono nuance epiche, come in "Fear in the sky”, Tim si avvicina a sua maestà R.J. Dio e scusate se è poco.

L'attenzione concessa al versante “catchy” è notevole, la band ci teneva a favorire l'esperienza d'ascolto e quindi la proposta sembra molto studiata, infila un sacco di roba in poco spazio (le canzoni durano 3-4 minuti), quasi a voler stupire di continuo con quell'approccio in stile 'sta mano pò esse fero e pò esse piuma.

Owens si arrampica di continuo sulle note, propensione che conduce all'effetto “pesantezza” del quale, non a torto, parlava a suo tempo @LucaGiulio nel topic dei Judas Priest, ma la stessa cosa accade in tanti lavori di power americano e quindi amen.

Mentirei se dicessi che l'album mi ha deluso, in ultima analisi. Per me alcuni pregi ce li ha e comunque non partivo da aspettative molto alte. Può stufare subito, quello sì, perché è monolitico e la formula fero/piuma viene ripetuta in tutti i pezzi, però certe melodie restano proprio impresse e le capacità dei musicisti coinvolti sono fuori discussione.

Certo, poteva essere un ottimo album di US power, non c'era bisogno di appesantirlo con sovrastrutture estreme, correndo il rischio di non accontentare appieno nessuno. Sta di fatto che in giro c'è ben di peggio.

Qui la recensione di TM (voto 73/100):
Recensione Charred Walls Of The Damned - truemetal.it

 

Da un paio di giorni in ascolto i primi due album degli Eagles:

Eagles (1972)
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Desperado (1973)
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Il primo è un buonissimo disco, con Take It Easy che penso conoscano anche i muri. Peaceful Easy Feeling altro brano abbastanza famoso.

Il secondo lo trovo un must assoluto del genere Rock/Country Rock, oserei dire un capolavoro: Doolin'-Dalton, Tequila Sunrise, Desperado, Certain Kind Of Fool, Outlaw Man e Bitter Creek parlano da sole.

 

Emerald, “Iron on iron” (heavy metal, 1999)




Se vi piacciono gli Enforcer meno speed, sappiate che qua ci sono gli originali.
È infatti impressionante, in certe canzoni, la somiglianza tra la proposta di questi olandesi e quella degli svedesi o altre realtà della cosiddetta NWOTHM: stesso approccio nella scrittura dei pezzi, stesso gusto per la melodia, voci simili e tendenti ad arrampicarsi sulle note alte, a volte altissime.
Solo che gli Emerald, queste canzoni, le hanno scritte nel 1985: “Iron on Iron” è infatti la ristampa di “Down Town”, il loro album d'esordio, con tracklist, titolo e copertina differenti.

Un lavoro semplice e immediato, 10 canzoni per 36 minuti, improntato all'heavy anni '80 già a partire dall'inguardabile copertina. Un heavy classico mai troppo duro o veloce eppure grintoso e pieno di riff, acuti (“Witch”), ritornelli metallosi; nota di merito, in proposito, per “Sirens”, con quell'inizio alla “Runnin' with the devil” e quel doppio assolo superlativo con contorno di doppia cassa.
Ma sono tutte le canzoni a funzionare, dopo 2-3 ascolti memorizzi i ritornelli e non torni più indietro.

Non un capolavoro o un disco essenziale, nel complesso, però un bell'album d'esordio (per qualcuno è un classico mancato), a parer mio superiore a diversa roba che viene esaltata nell'ambito della NWOTHM. Mi colpisce, in tal senso, che varie proposte dei nuovi gruppi somiglino terribilmente a quelle dei vecchi gruppi minori; voglio dire, i paralleli con Judas e Iron sono scontati, sono i capiscuola, ma quando tiri in ballo gente che non conosce quasi nessuno...

Non voglio sminuire i gruppi giovani, eh, li ascolto e li supporto: suonare un genere canonizzato non implica che si debba copiare qualcuno in particolare, e nulla c'entra con la capacità di scrivere belle canzoni. Semplicemente, otto volte su dieci (o giù di lì) mi ritrovo a preferire i gruppi del passato, di cui ignoravo l'esistenza, a quelli dello stesso genere venuti fuori negli ultimi 15 anni.
È una questione di songwriting, non c'entra la nostalgia o altre romanticherie. E ovviamente è una cosa soggettiva.

Album acquistato nella ristampa Iron Glory del 1999. Booklet minimale, sono presenti solo i testi di 5 brani e non si capisce il perché.
Nessuna recensione di quest'album è mai stata pubblicata in Italia, per cui anche stavolta sono il primo a parlarne.