I nostri ascolti

La trilogia di Infinite Entanglement la conosci? Sono clamorosi, quei tre album

 

Sì, certamente. Li ho ascoltati al momento dell'uscita, adoro brani come "Eating lies", "Together we can move the sun" o "Eagle spirit".
Il problema per me non è conoscere (per quello basta aprire YouTube) ma, come avrà intuito il buon Vic, mettere le mani sui relativi CD.
Lui li possiede tutti.

 

In realtà mi mancano un paio di dvd, di difficile reperibilità a prezzi decenti.

 

Beato lui (cit.)
Grandi lavori più o meno tutti con dei picchi altissimi qua e là.

Sull’amazon (tedesco) danno il primo Infinite a 126 euri, va meglio in quello italiano (17 euro o giù di lì), ma va ancora meglio sul sito ufficiale di Blaze dove tutti e tre sono venduti insieme a 25 sterline.

 

È come se i vecchi Death SS incontrassero l'US Power, è la prima cosa che ho pensato! Grazie della segnalazione!

 

Ultimamente non riuscivo a dare una direzione ai miei ascolti, saltavo da un brano all'altro senza convinzione e mi sentivo frustrato.
Ci ha pensato Panic Attack a riportarmi sui binari giusti, gran pezzo per dei vecchietti e questo mi ha dato lo spunto per andarmi riascoltare i Judas post Painkiller, così per dare uno sguardo agli ultimi 25 anni del prete, approfittando dei 45/50 minuti che mi servono per arrivare a lavoro in macchina.
Partendo da Jugulator, album che non ho mai negato di adorare, seppur così distante dai Judas tout court e più vicino al groove metal, ci si sarebbe aspettato una evoluzione in tal senso e invece arriverà la ciofeca per eccellenza.
Non so da dove iniziare per demolire quell'abominio di album che risponde al nome di Demolition: i suoni? Un impasto sonoro terrificante, delle chitarre irriconoscibili, coperte di tutta l'effettistica possibile. Le canzoni? Ragazzi è dura arrivare a fine album, nessun hook memorabile, brani che si trascinano (uno potenzialmente buono come One on One trascinato per oltre sei minuti) la tentazione di spingere skip è forte. A mio avviso si salvano 4 tracce su 13: Machine Man, Bloodsuckers, Lost and Found e Metal Messiah.
Angel of Retribution è un album che ho sempre sottovalutato, forse lo consideravo troppo paraculo, troppo forzatamente "painkilleriano" per essere onesto.
Invece mi devo ricredere, ottimo album fino ad Angel con una flessione nel finale,le ultime tre tracce non sono proprio memorabili. Promossissimo!
Salto Nostradamus (ma recupererò) perché non ce l'ho in versione fisica, e quindi c'è Redeemer Of Souls, album che nella mia memoria era tanta roba e che invece mi trovo a scoprire un pó zoppicante e non parlo necessariamente della produzione anche se non aiuta.
Ancora più di Angel of Retribution soffre un calo nel finale, da Crossfire in poi, avrei sicuramente dato una sfoltita agli ultimi brani non propriamente memorabili.
Firepower invece non soffre il problema di avere una tracklist troppo lunga, forse avrei tolto la sola Spectre, ma sarebbe più corretto dire ce non ha cali qualitativi degni di nota e una produzione eccellente. Un album che adoro e che non smetto di ascoltare dalla sua uscita, spero che il successore sia altrettanto valido !

 

Sempre adorato Jugulator, album che contiene canzoni spettacolari come Bullet train e Hell is home
Demolition al netto della produzione e di troppe canzoni ha comunque almeno due ottime canzoni, One on one, ma soprattutto Hell is home che reputo fantastica soprattutto per la prova di Ripper.
Degli altri fatti dopo il peggiore è Nostradamus, un polpettone indigeribile, mentre l'unico che ho apprezzato è Firepower, anche se dopo un po' mi è sceso e gli preferisco di gran lunga i due album dei KK Priest

 

Su Demolition salverei anche Close to You (buona ballad atmosferica) e in parte Feed on Me (che mi ricorda un pò le canzoni di RJ Dio degli anni novanta).

 

Golden Earring, “Moontan” (rock progressivo, 1973)



Mi sono innamorato dei Golden Earring tanti anni fa, forse perché in certe canzoni mi sembravano dei Blue Oyster Cult più progressivi e meno oscuri.
Se poi un loro album presenta in posizione #4 quella gemma di “Radar love”, uno dei pezzi più famosi della storia del rock e presenza fissa nelle compilation da viaggio di qualunque rockettaro

Anticipazione (Spoiler)

innamorarsi diventa facile. Un po' come scoprire che la tipa che ti toglie il sonno è pure intelligente.

La cosa che mi piace di più di “Moontan” è la fusione di stili: si passa dallo space psichedelico di “Are you receveing me” al rock rolleggiante di “Suzy lunacy” e “Just like Vince Taylor” (ispirata dal cantante Vince Taylor, appunto, principale influenza del primo Bowie e infatti ascoltandola sembra di trovarsi in un album anni '70 del Duca bianco), fino al groove pazzesco della citata “Radar love” e al prog epico di “Vanilla Queen”. “Candy's going bad” invece ricorda appunto i B.O.C. ed è un grandioso pezzo di apertura.

Solamente sei canzoni, in quest'album che dura però 40 minuti e non annoia mai.

Ho preso il CD in versione remaster (ottimo suono) a un prezzo molto vantaggioso (7 euro nuovo su Amazon), peccato solo per il libretto minimale.

Nel momento in cui scrivo, TM è l'unico portale metal italiano a presentare una recensione di quest'album (voto 87/100):
Recensione Moontan - truemetal.it

 

Skyclad, “Forward Into The Past” (2017, folk metal)



Innanzitutto lasciatemelo dire: alla Listenable sanno come si confeziona un CD! Altro che Metal Blade.
Libretto ciccioso, carta di qualità, testi, foto, disegni... un vero piacere sfogliarlo.

Quanto alla musica, l'album cresce con gli ascolti. Intro a parte, i primi pezzi sono decisamente validi (nota di merito per quella mazzata sui denti che risponde al nome di “State of the union now”, e per “The change is coming” e l'emozionante “Words fail me”, non a caso scelti come singoli), poi la qualità cala ma l'unico pezzo che proprio non mi piace è “A heavy price to pay”, troppo allegra per i miei gusti. Anche “Last summer's rain” mi dice poco.
Il resto oscilla tra il passabile e il buono, senza picchi particolari ma anche senza cadute particolari.

Un album omogeneo, quindi, nel complesso da promuovere. Non sfigura nella discografia degli Skyclad, cosa sempre più complicata per loro considerando che non hanno mai realizzato un brutto album, e questo ben al di là del fatto che la gente abbia un po' idealizzato l'era Walkyier.

Continuo a considerare la voce di Kevin Ridley, per quanto piacevole, poco adatta al metal, infatti quando il tasso di melodia sale la sua voce ne beneficia (vedi l'inizio di “Borderline” e della citata “Words fail me”), ma avevo problemi pure col timbro aspro di Martin, quindi pazienza. C'è molto di peggio, in giro.

Qui la recensione del nostro @Orso80 (voto 70/100), che degli Skyclad ne sa molto più di me, quindi fidatevi di lui:
Recensione Forward Into The Past - truemetal.it

 

Crypt Sermon, “The Ruins Of Fading Light” (2019, epic-doom metal)



I Crypt Sermon li avevo ascoltati di sfuggita, a suo tempo, del resto erano un nome che godeva di un buon passaparola: voce strana ma affascinante, un po' troppo lenti per i miei gusti ma tanti bei riff e melodie azzeccate. Una specie di Solitude Aeturnus 2.0, in pratica, così avevo appuntato il nome.
Quando ho visto questo CD su Amazon a meno di 6 euro quasi non ci credevo, e l'ho ordinato subito.

Riascoltato a distanza di anni, devo dire che mi ha messo un po' in difficoltà. È uno di quegli album che testimonia quanto sia sciocco giudicare un lavoro dopo un paio di ascolti, quand'anche sia affine ai propri gusti. Perché sulle prime mi è sembrato indigeribile, a parte il pezzo d'apertura, l'ottima “The ninth templar”, col quale il colpo di fulmine è scattato subito. Io preferisco il metal più diretto, sette canzoni che in totale durano 50 minuti mi mettono in difficoltà. Poi sono entrato pian piano nelle atmosfere dell'album, apprezzando i riff epici di “Christ is dead” e quelli orientaleggianti di “Beneath the torchfire glare”, il grandioso ritornello di “Key of Solomon” e gli intermezzi strumentali, all'insegna di un folk orchestrale che sa di battaglie e steppe innevate.

Insomma, dopo una decina di ascolti posso dirmi soddisfatto. L'album però rimane tortuoso e talvolta prolisso: i nove minuti di “The snake handler”, coi soliti riff alla “Children of the grave”, andavano snelliti, e di “Our reverend's grave” mi piace solo la parte centrale accelerata, il resto lo trovo un po' noioso e ripetitivo.

Per promuoverlo lo promuovo, quindi, tuttavia dubito che in futuro gli dedicherò altri ascolti, forse perché in questo periodo non sono un granché attratto dall'epic metal più lento e monolitico. Capisco quelli che lo hanno promosso con voti altisonanti, comunque.

Recensione assente su TM.

 

Flotsam And Jetsam, “Blood in the water” (2021, heavy-thrash metal)



So che i Flotsam and Jetsam appartengono alla galassia thrash in modo tangenziale ma, seguendoli poco, non mi aspettavo un lavoro così improntato all'heavy-speed. Un'ottima notizia per il sottoscritto, visto che notoriamente prediligo sonorità più classiche, e infatti l'album non mi è dispiaciuto affatto, se si escludono certi spunti che mi riportano alla mente qualcosa di più moderno (penso ai ritornelli di “The wicked hour” e “Undone”) e i brutti vocalizzi simil-black in “Grey Dragon”.

Tutto il resto mi ha conquistato al primo ascolto, in particolare l'alternanza tra arpeggi e riffoni di “Cry for the dead” (un po' alla Lion's Share) e le soluzioni in stile US power di “Reaggression”.

L'unico problema concerne la scarsa longevità dell'album, che ho ascoltato con piacere crescente ma è stato congedato senza troppi rammarichi dopo i soliti 7-8 ascolti perché iniziava a... beh, non a stufarmi, ma di sicuro a esaltarmi meno. Con altri album non succede.

Comunque in materia di Flotsam and Jetsam ero rimasto fermo a “The cold” e “Ugly Noise”, che non mi erano piaciuti, per cui mi ha fatto piacere ritrovarli in buona forma.

Qui la recensione di TM, che premia l'album con un altisonante 90 su 100 (per me eccessivo):
Recensione Blood in the Water - truemetal.it

 

A me ricordò certe cose un po' pallose dei Meliah Rage, chissà oggi come lo valuterei.

Ma ricordo male o qui dentro ci si scornò, all'epoca, per quell'album?