NWOBHM

Mamma che bruttezza di copertina però...

 

Hanno voluto riproporre quella, originaria, dell'EP del 1980:
Holocaust - Heavy Metal Mania - Encyclopaedia Metallum: The Metal Archives

E sì, fa discretamente cagare.

 

Ah non avevo idea fosse quella vecchia.

 

Prova a scrivere cloven hoof e a cercare con google immagini, capirai subito a cosa si riferisce il nome della band (molto metal, in effetti).

Forse potresti trovare interessante il loro primo album omonimo, che ha atmosfere e testi più oscuri (in chiave NWOBHM, sia chiaro), del resto quel minimo di notorietà che hanno acquistato a metà anni '80 deriva proprio dai testi esoterici (manco il tempo di far partire l'album e già il cantante dichiara: the house of God has been violated).

Nell'insieme fa eccezione un pezzo in pieno stile AC/DC, "Crack the whip", che sembra un pesce fuor d'acqua ma è simpatico.

L'album è questo, porta pazienza con la qualità della registrazione (registrarono l'album con pochi soldi, ma c'è di peggio):

Anticipazione (Spoiler)

 

Era meglio Super Pippo

 

Allora anche Badass Goof.

 

Che gran pezzo

 

Più interessante la recensione che l'uscita discografica in sé, una discutibile operazione commerciale:
Recensione The Lemmy Sessions - truemetal.it

Mai piaciuti i Warfare, aggiungo.
Ma a @Vittorio potrebbe scendere una lacrimuccia di nostalgia.

 

Non lo riporta neppure Metal Archives ma segnalo che tra una settimana i Mythra pubblicheranno il loro secondo album ufficiale, dopo il discreto "Still burning" del 2017:

 

Gran brutta notizia per i fan della new wave: è morto Algy Ward, voce storica dei Tank e per quanto mi riguarda, l'unico vero cantante della band.

 

Tra l'altro scopro che Algy se n'è andato in un periodo di rinnovato interesse per i primi (veri) Tank, la HRR infatti sta ristampando i dischi successivi ai primi due, che poi sono i più famosi e apprezzati dalla critica*. Non da me.
So che qualcuno mi legge quindi perdo volentieri dieci minuti per omaggiare Algy e spiegare meglio la mia posizione.

L'album di debutto “Filth Hounds of Hades” (1982), seppure di derivazione motorheadiana, è di sicuro un classico, ma “Power of the hunter” (1982) gode di una fama ingiustificata: ha avuto la fortuna di uscire quando la NWOBHM era ancora in auge, tuttavia non regge il confronto col precedente album e neppure con quelli successivi. Davvero troppo moscio per le mie orecchie.

Già da “This means war” (1983) si nota un allontanamento dalla formula sempliciotta del punk & roll (un brano come “Just like Something from Hell” è molto più stratificato, non a caso dura otto minuti e mezzo), con assoli più elaborati e un ritorno all'irruenza iniziale, ma è con “Honour & Blood” (1984) che Algy e i nuovi arrivati Tucker e Evans** realizzano il miglior album dei Tank, con buona pace di chi si fossilizza sui primi due: 42 minuti di heavy metal spalmati su appena 7 brani, ma che brani! Cataste di riff aggressivi, un'epicità che non ha niente a che vedere con l'epic metal e una serie di innovazioni (cori, chitarre gemelle, linee vocali più varie come in “WMLA”) che sdoganano definitivamente i Tank dalla scomoda nomea di “fratellini dei Motorhead”.
Un album molto bello, con una valida copertina per essere del 1984 (lo stile ricorda vagamente quello di Kantor).



Lo riascolto ogni volta che ho voglia di heavy metal grezzo, ché non si vive solo di heavy metal perfettamente suonato, cantato e prodotto (motivo per il quale sono felice che, oltre a gruppi raffinati come i Wings of Steel esista pure gente come i Pounder, tra le nuove leve).

Il 30 giugno la HRR pubblicherà la ristampa di “Tank” (1987), l'album che necessitava maggiormente di una ripulita a livello di suono perché quello originale fa abbastanza pena. Un vero peccato, essendo il degno successore di “Honour & Blood”, del quale conserva le caratteristiche salienti sul piano musicale, pur essendo un gradino sotto. Qui i Tank inseriscono perfino una ballad, “Lost”, ma una ballad in perfetto stile Tank: epica, drammatica, priva di melodie facili, rovinata solo dalla produzione scadente e da un fastidioso riverbero sulla voce.

Ignoro se verrà mai ristampato, invece, il disco della reunion, quello “Still at war” (2002) che all'epoca uscì per un'etichetta scrausa, la Zoom Club, rimasta in attività per soli cinque anni.
Di sicuro mi fa piacere che gli album pubblicati dopo “Power of the hunter” possano tornare in circolazione, soprattutto perché così hanno la possibilità di finire a prezzo scontato in qualche mailorder, prima o poi, oppure nel giro dell'usato.

Resto appollaiato sul mio trespolo e da buon avvoltoio attendo che i prezzi calino.


* persino Signorelli, nel suo Atlante della Giunti, considera gli album da “This means war” in poi come l'inizio di una parabola discendente. Per me è esattamente il contrario: è da quel punto che i Tank iniziano a fare sul serio.
** i quali poi fonderanno i Tank 2.0, tradendo lo spirito punk originario e spostando le coordinate musicali su un piacevole heavy metal melodico.

 

I Trespass sono inglesi e attivi sin dai primissimi anni ottanta, credo che abbiano i requisiti minimi per essere citati qua (se non avessero avuto duecento anni a cranio li avrei messi di là)

Tuttavia solo quattro album compreso questo appena uscito