Swallow The Sun

Ad un primo ascolto Moonflowers mi è sembrato intenso, sentito, ma prolisso e con momenti di stanca.
È solo una prima impressione.

Gli STS sono parecchio cambiati. Prima facevano death-doom molto tradizionale, pur con una personalità loro. Erano tesi, violenti, emotivamente carichi e anche teatrali (e "cinematografici", si vedano i continui riferimenti a Lynch e Twin Peaks), peraltro in modo efficace e mai facilone. Anche i testi facevano pensare più a Stephen King che a qualche poeta sconsolato del diciannovesimo secolo.

Ora invece sono intimisti e misurati.
Mi sembra difficile non far coincidere il cambiamento con la tragedia personale del frontman; l'ultimo disco prima della morte di Aleah era stato "Songs from the North", con quel terzo disco funeral che raggiungeva l'apice della virulenza emotiva. Non so nulla del vissuto di Juha, però non posso fare a meno di pensare che quando certe cose le provi sulla pelle hai meno voglia di giocarci.
È anche vero che quell'album fu una specie di summa e spartiacque. Dopo dovevano inventarsi qualcos'altro o sarebbero andati a scemare.

 

Me la immagino cantata da Aleah cosa sarebbe potuta essere. Con tutto il rispetto per l'ottima Gilbert ovviamente.

 

Comunque buona la Gilbert. Ho avuto l'impressione che "interpretasse" proprio Aleah (tanto più che compare solo in quel pezzo) e il testo fosse una sorta di dialogo con la defunta, cosa che lo rende davvero straziante.
Mi rimangio tutto sul disco: ascoltato bene è intenso dal primo all'ultimo riff. Non ci sono grandi variazioni d'umore all'interno, ma è coerente con lo spirito dimesso dell'opera. Uno dei dischi doom più sobri e sentiti di cui abbia memoria, privo di quella teatralità che in qualche modo è una caratteristica fondante del genere.