Paradise Lost

mica quelle checche degli stratovarius :crossingtopics:

 

Che dire... sarà il tempo a dirci dove collocare Obsidian. Intanto affiora ancora una volta la sensazione che ci sia dentro qualcosa di nuovo, o forse di qualcosa detto in modo diverso. Chi l'ha descritto come il nuovo One Second o un tributo ai Sisters Of Mercy secondo me non kha ascoltato bene, i tre pezzi iniziali hanno una solennità inedita, il fatto di scrivere brano brevi non ha impedito di metterci dentro tante idee, ben calibrate e arrangiate in modo maturo. È come se i brani salissero lentamente fino a raggiungere il picco emotivo... mi pare anche che in questo contesto il batterista si sia preso qualche libertà in più e il sound ne abbia giovato:in certi passaggi la band mi sembra più sciolta e convinta nel pestare duro, meno dimessa. A parte il tris iniziale, ending days e ravenghast sono i picchi di un disco che non presenta riempitivi. Davvero notevole.

 

Questo nuovo album è un passo avanti rispetto agli ultimi due, che ho trovato davvero noiosi. Ho rispettato il coraggio di tornare a certe sonorità, ma non mi avevano mai convinto. In questo album invece hanno ritrovato il loro smalto, con alcune canzoni veramente notevoli.

 

Prima di Obsidian sono andato a riascoltare Medusa e l'ho rivalutato parecchio. Quel disco sconta il fatto di non avere una hit da acchiappo o almeno un pezzo da traino, che i PL infilano sempre nei dischi

 

Concordo con voi, buon album!

 

Interessanti novità in casa Paradise Lost, il 5 novembre la band terrà un concerto in streaming, inoltre è uscita la biografia ufficiale per Tsunami. Dai primi capitoli l'impressione è ottima, è scritta molto bene e ci sono un sacco di aneddoti sulla genesi dei dischi,che è la cosa che più ci interessa.

 

Ma la biografia è solo in edizione limitata ?

 

300 esemplari, stando alle note di copertina. Sul sito di Tsunami lo dà come acquistabile.

 

sai dirci qualcosa di più su questa biografia?

 

Sono 400 pagine che ripercorrono tutta la storia della band, dagli esordi fino al post Medusa, attraverso le parole dei diretti interessati, membri, ex membri, management, band amiche etc.
Dove sta la particolarità? È che si parla essenzialmente di musica, ogni capitolo scandisce una release e racconta minuziosamente il making of, le scelte stilistiche e strategiche dietro ogni passo compiuto dalla band. Chi è appassionato di cose per addette ai lavori troverà pane per i suoi denti, si parla in modo molto trasparente di business, di rapporti con le labels e dei vari contesti storici cui la band si è dovuta adattare. Insomma, la biografia in stile sesso droga e r'n'r per fortuna è lontana, anche se non mancano succosi aneddoti su tour, concerti e le classiche situazioni che capitano nella vita di una band.
Emergono le personalità dei singoli e della band, Mackintosh come anima creativa, Holmes come uomo più pacato e abitudinario ma con un feroce senso dell'humour e disillusione tipicamente british. In generale, la band intera ha mantenuto quel giusto equilibrio fra professionalità e spirito di amicizia (come saprete, i 4/5 della band sono ancora gli stessi). Altra cosa che era facile intuire ma che non è mai stata esplicitata, la band ha sempre evitato atteggiamenti plateali o ad effetto, non ha mai dovuto indossare una maschera per proporre la propria musica... si tratta di persone ordinarie solo apparentemente poco socievoli, in realtà molto equilibrate, in perfetta armonia al proprio interno e, a quanto pare, piene di sense of humour. Ho sempre visto in ogni loro disco l'embrione di quello che sarebbe arrivato dopo, e questo è un aspetto che fa di loro dei veri artisti almeno nello spirito, più di tante altre band più blasonate.
Il libro racconta davvero tutti gli eventi che hanno caratterizzato l'universo PL, dal Monsters Of Rock di Donington '96 al video di The Enemy (che ha dietro una storia incredibile) passando per il concerto con l'orchestra e tutto il resto. Un capitolo verso la fine è dedicato ai side project Vallenfyre e Bloodbath, alla loro genesi e come questi abbiano influenzato il recente passato della band. Questo è forse il capitolo più toccante, ma non voglio spoilerare niente.
Insomma, si può scrivere una biografia interessante concentrandosi sull'essenziale, un po' come per la loro musica.

 

grazie per la descrizione minuziosa, penso che ci farò un pensierino appena possibile.
le biografie "musicali" non mi hanno mai ispirato, ad un primo impatto le ho sempre trovate in un senso o nell'altro, cioè o estremamente minuziose pur di essere attinenti alla realta oppure fin troppo romanzate da non renderle credibile. il fatto che in questo caso il tutto ruoti attorno alla loro musica, lo rende estremamente più interessante.

 

No Celebration

sul sito della casa editrice il libro viene 34 euro; vero che si tratta pur sempre di un bel mattoncino (400 pagine e oltre), ma pensavo che costasse meno. penso che comunque me lo regalerò, magari verso natale...

 

Sono stato in trip con No hope in sight per un paio di giorni la settimana scorsa, lo ritengo un buonissimo brano, il disco però non ricordo nemmeno di averlo ascoltato.

Purtroppo la resa live dello stesso brano non mi ha soddisfatto come speravo.
Holmes non growla affatto