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Manowar

Discussione in 'Heavy Metal' iniziata da omega, 6 Agosto 2004.

  1. Aslan

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    27 Marzo 2019

    Posso condividere ma non credo sia una brutta cosa. Grandi band ci saranno sempre, anche se underground. La cosa non mi dispiace.
    Piuttosto i manowar dovrebbero capire che è proprio per il fatto di essere dei big del passato che hanno ancora seguito. Fosse per la qualità dei dischi starebbero a pulire le latrine da un pezzo...
     
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  2. lawless78

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    27 Marzo 2019

    Severo ma giusto
     
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  3. the Fierce

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    27 Marzo 2019

    io non vedo "l'undergroundizzazione" come una cosa tanto positiva. Underground significa meno persone e conseguentemente meno soldi. Soldi per cosa, per consentire ai musicisti di fare la bella vita? ovviamente no, ma il denaro consente, in primis, di non perdere il tempo con altre attività lavorative e concentrarsi esclusivamente sulla musica, con ovvi benefici che vanno dalla composizione alla pratica. Sulla differenza tra pro e amatori/semi-pro, restando in ambito Manowar, si pensi ad esempio alla differenza tra un Logan e un Martel.
    In secondo luogo, un maggior flusso di denaro consente di avere produzioni migliori, sia su disco, sia dal vivo e non ditemi che l'importante è costituito solo dalla buona composizione e dal "tiro" in sede live, perchè non è vero :innocent: sì certo, sono l'essenziale e i requisiti primi, ma quando questi aspetti vengono valorizzati nel modo giusto dalla produzione, poi si nota.
    In ultimo, la carenza di soldi consente anche un minor giro di band, a meno che le stesse non si mettano a disposizione sostanzialmente rimettendoci di tasca propria per poi fare guadagnare due spicci al promoter. Almeno nella maggior parte dei casi: esistono anche festival underground di tutto rispetto.

    I Manowar, ma in generale le grandi band, chiaramente non possono avere la freschezza degli esordi, non sforneranno nuovi capolavori, ma il gap con l'underground rimane un abisso: rimanendo in tema Manowar, vedasi Manowar e RTB band.
    Per quanto riguarda i gruppi underground che vale la pena ascoltare, i loro dischi migliori sono artisticamente paragonabili a quelli delle grandi band? Coi capolavori non c'è nemmeno da mettere. Con quelli di fine carriera, qualcuno sì, dal punto di vista complessivo, ma la stragrande maggioranza assolutamente no. Tuttavia, se le vecchie glorie sono ancora lì, trovo che di motivi ce ne siano parecchi e trovo che sia limitante ridurre tutto al "campare di rendita".
    Però, come dicevo, l'underground ha tutta una serie di limitazioni che, tra le varie cose, limita il potenziale e la crescita della band più promettenti.
    Magari, il dubbio che dovremmo legittimamente porci, imho, sarebbe se le future grandi band, o almeno quelle che vengono presentati come tali, tipo i Sabaton, possono competere con le vecchie glorie? e anche qua, manco :)
     
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  4. Aslan

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    27 Marzo 2019

    Io sento gruppi minori (che non campano di musica) con produzioni ottime e gran bei pezzi, e grandi bands (che campano di musica) con produzioni orride e pezzi da niente. Non vedo questo nesso tra soldi e qualità.
    Al giorno d'oggi un disco ben prodotto non costa cifre assurde come un tempo, molto lo fanno il gusto e la dedizione/passione.
    Punti di vista.
     
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  5. Aslan

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    27 Marzo 2019

    Aggiungo che l'ultimo album dei manowar pare composto in 2 giorni. E spero pure che sia così altrimenti aumenta la preoccupazione.
     
  6. Dwight Fry

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    27 Marzo 2019

    Lapsus fantastico.
    Sì, spesso anche superiori. Non c'è da sorprendersi, è la storia della nostra musica a insegnarci che gli outsider possono fare il culo a strisce ai grandi.
    Poi dipende da quello che intendi per "underground", certo.
     
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  7. requiemscript

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    27 Marzo 2019

    Che io sappia, la stragrande maggioranza delle band si trova in questa situazione. Anche gente che ha sfornato capolavori.

    Il mercato discografico attuale è totalmente diverso da quello in cui le cosiddette "grandi band" hanno potuto sfondare: un tempo l'intero mercato, sia mainstream che underground, si doveva servire di individui che scavassero nelle varie scene locali per poi proporre all'attenzione delle case discografiche le scoperte migliori. Ora questo non avviene più, dato che per il mainstream vale la regola del rischio zero, ossia imporre dall'alto le proprie scelte di mercato, facendo scrivere vagonate di canzoni a 4 produttori in croce e sostituendo i vari cantanti o pseudoband una volta scaduti in modo da dare l'impressione di un ricambio, in realtà fittizio. In ambito underground invece esistono ancora delle sorta di "talent scout", nella forma di etichette indipendenti che continuano a cercare le perle da servire al loro pubblico. Viene da se che il mainstream sia automaticamente precluso a tutti quei nuovi arrivati che non ricadano nelle tendenze preimpostate, a parte casi sporadici, e che quindi pure lo spazio nelle frange più accessibili del metal si sia ristretto e si stia pian piano avviando verso una sorta di standardizzazione forzata. Quindi, preso atto di ciò, l'unico spazio libero per permettere alla qualità di fiorire rimane l'underground. E, a proposito del paragone tra grandi band e capolavori underground, gli ultimi anni sono stati pieni di lavori epocali che però, per forza di cose, non potranno mai avere la risonanza mediatica dei classici, pur essendo sugli stessi livelli qualitativi (per fare qualche nome, gente come i Vektor se fosse uscita negli anni 80 sarebbe stata di diritto nei "Big-qualcosa" del thrash...e Terminal redux forse sarebbe riuscito ad andare pure oltre; rimanendo nell' epic invece, l'ultimo album dei Doomsword potrebbe sedersi tranquillamente alla pari a un tavolo insieme a un Crystal logic, a un Invictus o a un Into glory ride).

    Quelle che vengono presentate come grandi band, pur essendosi, almeno inizialmente, fatte da sole, si incastrano perfettamente negli ingranaggi del meccanismo di cui sopra: i Ghost? musicalmente, usato sicuro e inoffensivo; a livello di marketing, immagine pittoresca e endorsement in tempi non sospetti da parte di pezzi grossi tipo i Metallica. I Sabaton? Tamarri al punto giusto e entrati già da prima del loro "botto" in modalità pilota automatico, quindi anche qui rischi zero. Stesso discorso per gli Amon amarth, con tempistiche leggermente diverse. A questo possiamo aggiungere una distorsione del concetto di "cantante donna in un gruppo metal": se negli anni '90 e nei primi 2000, pur con risultati alterni, si poteva rilevare una certa genuinità dietro questa scelta (anche a fronte di lavori ottimi come quelli di, ad esempio Epica, vecchi Nightwish e, andando più indietro, parte della scena gothic dei '90), adesso sta diventando sempre più spesso un fenomeno accomunabile alle boyband: aspetto dal piacevole in su, canzoncine innocue e orecchiabili che sembrano fatte con lo stampino e così via (uniti a sprechi di talento vero non da poco: il chitarrista e compositore dei francamente inascoltabili Amaranthe è lo stesso Olof Mork autore di alcuni album di ottimo power metal coi Dragonland; stesso discorso per i musicisti dietro le Babymetal, tutta gente con le contropalle che evidentemente aveva finito i soldi). In pratica, un altro possibile sbocco nel mainstream occupato da materiale preconfezionato. Finché l'andazzo sarà questo, risulterà fisicamente impossibile (o quasi) alle band underground imporsi al grande pubblico, indipendentemente dalla qualità della loro proposta.
     
  8. the Fierce

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    27 Marzo 2019

    alcuni sì, ma ci sono anche tonnellate di spazzatura ultraderivativa e prodotta col culo che è bene che rimanga nell'anonimato.
    Vero, al giorno d'oggi si può avere un suono più che godibile con poche migliaia di euro, però, dal punto di vista della distribuzione e dal punto di vista del live, il cash continua a rimanere determinante.


    Il nesso tra soldi e qualità non è una regola fissa: chiaro che se hai più tempo e risorse da investire, in un contesto più organizzato e professionale, è più probabile che la qualità complessiva sia maggiore. Specie nel lungo periodo. Poi ci sono i casi, per carità, ma mediamente il gap resta. Poi l'ispirazione è tutta un'altra storia e, ovviamente, non dipende dalla possibilità di spendere.

    Lord of Steel, per quanto malconcio, è poi un disco pubblicato da una band con una carriera trentennale. Chiaro che se sei un professionista, prima o poi una m**** la pesti. è abbastanza fisiologico. chiaro che se sei una band underground, quando fai un tonfo il casino è molto minore.
    Parliamo dei Manowar perchè siamo in questo topic, ma le alternative sarebbero parecchie.

    touchè per il lapsus :D

    mi sono espresso molto male: mi è sfuggita una parola che cambia il senso della frase: intendevo dire "Per quanto riguarda i gruppi underground che vale la pena ascoltare, i loro dischi migliori sono artisticamente paragonabili a quelli MIGLIORI delle grandi band?"
    mea culpa.
     
  9. Aslan

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    27 Marzo 2019

    Io con gli anni ho iniziato a supportare solo i dischi di valore. I manowar da me in 20 anni han preso solo 10 euro (thunder in the sky), per il resto non darei loro soldi nemmeno per una toppa o una bandana.
    Al contrario, ho acquistato convinto cd di altri big che finalmente han fatto dischi di valore (megadeth, judas, ecc), per il resto supporto solo bands considerate "minori", ma che non hanno nulla da invidiare ai big (anzi!).
    I manowar in particolare mi infastidiscono perché predicano bene (fratellanza, amore per i fan ecc) ma nella pratica sono anni che fanno pura imprenditoria, con prodotti davvero trascurabili, a volte ridicoli. E parlo di una band della quale adoro alcuni album alla follia. Mi spiace, ma questo non é rispetto per i fan. Ma tanto quando la band diventa brand, puó vendere qualunque cosa
     
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  10. Kaine

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    27 Marzo 2019

    Fino a qualche anno fà la pensavo così anche io.
    Poi mi è capitato di ascoltare band davvero valide quali Atlantean Kodex, Unleash the Archers, Orden Ogan, H.e.a.t., Elclipse etc. che riescono a tirare su con continuità album e canzoni belle e non il classico compitino one-shot di mestiere giusto perchè oggi imparare a suonare e fare un disco è molto più facile di trant'anni fà.
    I grandi nomi vivono di rendita. Una rendita che al giorno d'oggi è difficilissima da costruire perchè la musica odierna tende ad essere più un hobby che un mestiere.. proprio perchè tutto è cambiato. I dischi non vendono, ai tour si preferisce il giro dei festival estivi, ai concerti ci va poca gente perchè il giorno dopo si può già vedere i video su youtube etc.
    Credo che, ora come ora, l'unica band che in futuro possa arrivare ai numeri indicati da Joey siano i Ghost, che si sono mossi veramente in modo molto professionale e preciso già da subito (nonchè con una trovata d'immagine azzeccata).

    Al Bang Your Head qualche anno fà provarono a mettere headliner Hammerfall ed Edguy ed in entrambe le occasioni molta gente si è dimostrata delusa. E francamente, io stesso, preferisco vedere un Eric imbolsito che canta una canzone da Lord of Steel piuttosto che un Tobias Summet in forma. Perchè il carisma non si inventa, così come il fatto questa musica di averla forgiata.
    Quindi sì in definitiva Joey ha ragione. Probabile che in futuro si andrà ai festival più per il nome dell'evento che per le band che ci suonano.
     
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  11. the Fierce

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    27 Marzo 2019

    Oddio....se devo considerare i gruppi considerati "grossi", che quindi hanno sfornato capolavori e sono riusciti a sfondare, non me ne viene in mente nessuno in particolare. Poi se facciamo riferimento agli artisti di culto, altra storia

    vero, il mercato discografico è cambiato. su questo ti dò pienamente ragione. Più che una questione di rischi, però, penso che la situazione sia questa, ma elevata esponenzialmente


    Sì, fighi i Vektor e fighi i Doomsword...in particolare i Doomsword, secondo i miei gusti.
    Però:
    1. I grandi gruppi di capolavori ne hanno scritti parecchi: quanti se ne contano per Manowar, Priest, Ozzy e tutti gli altri? Quanti (capolavori, intendo) i gruppi underground che pure hanno sfornato perle che avrebbero meritato un successo economico molto maggiore? Ci vuole anche la continuità che dipende sia dalla passione, dall'ispirazione e da altri fattori (es: formazione stabile), sia, purtroppo anche dal fattore economico; come dicevo, se guadagno abbastanza da viverci, possono dedicare più tempo alla musica e produrre più dischi ora che sono giovane e ho tante idee per la testa.
    2. I grandi gruppi sono stati, tra le varie cose, inventori (o almeno, pressochè massimi esponenti) di un filone originario. Gli altri gruppi che hai citato hanno scritto bellissimi dischi, ma lo hanno fatto partendo da una certa fase evolutiva di un genere prendendo a piene mani da questi filoni. Ragion per cui, di solito cerco di evitare ragionamenti tipo "se i Vektor fossero stati negli anni 80": non c'erano, hanno scritto gran dischi, ma dopo vent'anni di thrash. Chiaro che da "capostipite" hai un peso diverso. (preciso che, a me, certi gruppi moderni e underground piacciono un sacco, ma visto che si parla di cosa contraddistingua le band underground e le grandi metal band...)
    Non considero i Ghost, i Sabaton o gli Amon Amarth come "grandi band". Li considero come quelli che le major metal vogliono che siano le future grandi band che dovranno prendere il posto degli attuali mostri sacri.
    Imho, i loro dischi sono paragonabili agli attuali delle grandi band? ogni tanto. reggono il paragone con i capolavori del passato scritti dalle grandi band? manco per il c****. Inoltre, come dice Kaine, a livello di carisma resta una gara persa anche adesso che i membri dei gruppi storici sono delle cariatidi. Tuttavia, menzione d'onore per la gestione dell'impatto scenico dei Ghost. Veramente ben gestito.

    Va a gusti. Io, per esempio, adoro Gods of War e pur trovando Thunder in the Sky un ep godibile, un disco così lo riterrei comunque inferiore a GoW.
    Sul brandizzarsi, sarò cinico, ma è quello che fanno tutti, pure nell'underground, compatibilmente con le proprie possibilità
     
    #25796
    Ultima modifica: 28 Marzo 2019
  12. Dwight Fry

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    28 Marzo 2019

    Lo chiedi alla persona sbagliata. Su altri fronti mi sto impegnando per diffondere il nome di gruppi che in passato nessuno o quasi s'è cagato di striscio, nonostante album strepitosi nel carniere.
    Se siano (o meno) migliori di quelli partoriti dalle grandi band non sta a me dirlo. Credo che quello sia un compito riservato alle orecchie di chi ascolta. Il concetto di "capolavoro" prevede il superamento di una linea che ognuno di noi piazza dove vuole, in base ai propri standard.
    Posso dire, però, che c'è tanta grandissima musica passata inosservata, e che spesso si guarda ai Big con occhio eccessivamente nostalgico.
    Per dire: ricordo che già a fine anni Novanta c'erano tutti 'sti critici che parlavano di morte dell'heavy metal e chiedevano a gran voce il ritorno di Halford e Bruce nelle rispettive band-madre per salvare l'intera scena... io me la ridevo perché gli Steel Prophet avevano pubblicato il bellissimo "Dark hallucinations", gli Angel Dust se n'erano usciti con "Bleed" e i Jag Panzer con "The fourth judgement"... e degli Iron Maiden non è che sentissi tutta 'sta mancanza.
    Poi sì, penso che un sacco di band underground abbiano composto album in grado di rivaleggiare con quelli dei Big, chi mi legge su carta sa già a chi alludo.
     
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  13. LucaGiulio

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    28 Marzo 2019

    Per me state mischiando due concetti che riassumo (banalizzando all'estremo):

    - Joey afferma che i gruppi di oggi non avranno mai il seguito e la magia dei "vecchi big" (cosa che io tra l'altro condivido);

    - altro discorso è il paragone (specie qualitativo) tra Big e Underground, "in quegli anni" (:old:) c'erano band minori che sfornavano capolavori secondi a nessuno, ma proprio l'eccesso di proposta non ha permesso a tutti di emergere...

    Nelle nuove leve di oggi faccio anche fatica a distinguere Big e Underground, sostanzialmente il metal non lo caga nessuno, tutta la scena è underground, chi più chi meno...
     
  14. the Fierce

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    28 Marzo 2019

    Hai ragione, la valutazione ha una forte connotazione soggettivistica, quindi cerchiamo di concentrarsi su ciò che risulta più oggettivo.
    Come dicevo sopra, però, alla fine lo standard l'hanno creato Maiden, Priest e gli altri colleghi illustri, non gli autori dei dischi "minori" per i quali condivido comunque il giudizio positivo dal punto di vista artistico. Per come la vedo io, si parla di ottime band, ma per semplificare si arriva alla distinzione tra "leader" e "follower". (dal mero punti di vista artistico, specifico). Non roba alla Roy Buchanan per intenderci, che è il proverbiale chitarrista sconosciuto, ma cha ha notoriamente influenzato gente poi entrata nell'Olimpo dei big.
    Ovviamente questo non implica che certi dischi di culto siano irrilevanti, anzi.

    Sono invece d'accordo sull'occhio nostalgico del pubblico, cosa che peraltro, secondo la mia modesta opinione, si rivela spesso deleteria perchè in fin dei conti cristallizza le band su un determinato canone, limitando l'apprezzamente e penalizzando così sia i lavori successivi che se ne possono in parte discostare, sia i nuovi membri della band, vedasi Owens, sui cui lavori coi Priest grava una sostanziale damnatio memoriae ingiustificata da parte dei membri della stessa band.
    Però in fin dei conti l'individualità dei musicisti più peculiari pesa: anzi, direi che è determinante.

    Il fatto è che in parte avviene un'inevitabile commistione.
    Joey DeMaio sulla strategia di marketing è un disastro, ma al netto del folklore e degli atteggiamenti, sull'analisi della realtà musicale mi ha sempre dato l'impressione di essere uno sul pezzo. Il suo discorso, infatti, pone i problemi:
    1. del rapporto tra big e underground nel passato
    2. del rapporto tra big e i gruppi underground nel presente
    3. del rapporto tra big (sia nei momenti d'oro, sia allo stato attuale) e nuove leve underground
    4. del rapporto tra i nuovi presunti big del futuro e l'underground (e qua, imho, artisticamente vince l'underground a mani bassissime)
    5. del rapporto tra i veri big e le nuove presunte promesse big
    6. le differenze tra l'ambiente mainstream e quello underground e le rispettive conseguenze sulle carriere delle band
    ridendo e scherzando, non ha sollevato problematiche da poco :D
     
    #25799
    Ultima modifica: 28 Marzo 2019
  15. Dwight Fry

    Dwight Fry
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    28 Marzo 2019

    Io ero andato oltre la dichiarazione di Joey. Cioè, volevo proprio parlare di altro.
    Certamente. E guai a togliergli questo merito d'abnorme rilevanza; lo sottolineo perché oggi c'è la corsa a smitizzare, a ridimensionare. Atteggiamento che mi sta non poco sulle palle.

    Però individuare i gruppi che hanno creato storicamente uno standard è un conto, confrontare "i dischi migliori" delle band underground con quelli "MIGLIORI delle grandi band" significa imporre un confronto di carattere qualitativo.
    Cose diverse, come faceva notare LucaGiulio. Naturalmente si può parlare dell'una e dell'altra, come peraltro stiamo già facendo.
     
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