Attualità, politica e società

Ma secondo voi quello che ha dato fuoco a sta beneamata palma è un malato mentale ?

 

Per me no. Troppo comodo mascherare l'imbecillità dietro a una patologia :sìsì:

 

Imbecille un cazzo.
E' da una settimana che vigili urbani, polizia, caramba, gdf, pompieri (unica divisa che rispettiamo), guardia forestale, servizi segreti e ultimi ma non ultimi i famigerati city angels lo vogliono scovare, ma ancora nulla.

 

Imbecille non è sinonimo di "sprovveduto".

Ignorante nel senso che ignora.

E lei è un imbecille nel senso che imbelle (cit.).

 

Senz'altro, se hai benzina da sprecare non bruci una povera palma, bruci direttamente la moschea, per Dio.

 

Mi permetto di fare un piccolo necropost e di mettermi in mezzo a una discussione.

Deh, guarda che ho i copyright su quel meme fallito.

Captatio benevolentiae con Stalin

Che bello leggere un parere che si discosta dal marxismo-leninismo di Stalin senza bisogno di mettere in mezzo cifre false e bugie colossali... Dico sul serio!
Tuttavia, il socialismo in un solo Stato prevede anche la possibilità di andarsene se il sistema non piace, tutta la canea dei destrofasci sui profughi dal blocco Est è fuffa.
Faccio un esempio: in DDR, così come in URSS, emigrare è sempre stato legale. Con permesso dello Stato, molti se ne andavano per motivi principalmente economici e/o affettivi. Non è che a Stalin fregasse qualcosa degli emigrati, piuttosto vedeva con molta diffidenza quelli che scappavano di punto in bianco, in quanto considerati criminali, dissidenti o traditori sabotatori come quei "simpaticoni" di Zinov'ev e Bucharin.

Conosco personalmente nativi del vecchio blocco che mi hanno confermato quanto appena scritto.

OT terminato.

 

Sì, però basta, sennò mi commuovo come quando ascolto l'inno dell'URSS cantato dall'Armata Rossa e poi Byford usa questa cosa contro di me

 

SOYUZ NERUSHIMIY RESPUBLIK BYFORDIK

 

Fatto, io sarò stato troppo brusco nella risposta, ma quella reazione è davvero eccessiva. Ma chiarisco lo stesso alcune cose, più che altro per byford.


Il concetto di malattia mentale non è ovviamente dato per assoluto (nel senso, non è “una condizione dello spirito”) , ma va discusso e stabilito epistemologicamente. Ed io questa è una cosa che ho proprio accantonato: altrimenti si dovrebbe arrivare a parlare di strutturazione del soggetto, di rapporto mente-corpo, della posizione della psichiatria, di quella di sociologici (e filosofi) come Goffman e Foucault e tutto il movimento dell’antipsichiatria, ecc.

Detto ciò, non ho mai inteso sostenere che il termine “malattia mentale” (nel senso di grave patologia che debilita la mente) non sia adatto ad essere usato: per i disturbi classici di cui si occupa la psichiatria, cioè schizofrenia e psicosi varie, personalmente direi che calzi a pennello. Mentre invece trovo piuttosto fuorviante usare questo termine per i cosiddetti disturbi di personalità, poiché essi riguardano in pratica un cronicizzarsi (ed è in questo che si rivela il disturbo) di determinati tratti psicologici (istrionico, narcisistico, dipendente, asociale) che tutti noi abbiamo da cui discendono determinati comportamenti che tutti noi agiamo. Non a caso questi disturbi sono trattati anche e specialmente in psicologia, poiché concernono sostanzialmente la strutturazione della persona e dell’io. Le spiegazioni della nascita del disturbo seguono nella sostanza le teorie psicologiche – tralasciando eventuali discorsi neurologici- (ma anche qui, la spiegazione psicologica è una, poi vi sarebbe anche quella sociologica che considera l’io e la personalità sotto un’altra prospettiva). I disturbi della personalità sono comuni e molto diffusi, essendo appunto delle cronicizzazioni (considerate in quanto tali anomale) di determinati tratti di personalità (tratti di personalità, non l’identità sessuale di genere, quello è un altro disturbo) che riguardano chiunque, ognuno di noi. Tutti noi siamo narcisisti, ossessivi, istrionici, asociali ecc. Quando questi tratti della personalità diventano eccessivamente dominanti e in modo continuativo, ecco che può scattare, da parte della psicologia-psichiatria la diagnosi di essere affetti dal disturbo di personalità X (che sono poi categorie ideali per comprendere come meglio aiutare l’eventuale paziente).

E’ in questo senso che va intesa la precisazione che ho fatto sopra scrivendo che non sono malattie mentali, a differenza – per dire - della demenza. Non foss’altro anche perché i disturbi della personalità sono discutibili (come concetto in sé; nel senso che se ne può discutere sul piano dell’ “essenza”) mentre invece riguardo la demenza c’è poca discussione da fare essendo proprio una decadenza neurologica. E senza connotazione negativa, tra l’altro, per il disturbo schizofrenico o altre forme di psicosi.

Riguardo il discorso della transessualità, come detto è un disturbo già riconosciuto in quanto tale, nel senso di sofferenza dovuta al non riconoscersi del soggetto nell'identità sessuale biologica a cui appartiene; la cura riguarda appunto il far star bene il soggetto e chiaramente smette di stare male se trova una totale corripondenza identitaria tra identità sessuale biologica e quella interiore dell'io; francamente, non so dire se sia pensabile risolvere questo problema "cambiando" l'dentità sessuale della sua personalità ovvero agendo solo sul piano psicologico convincendolo che la sua personalità "vera e giusta" sia quella biologica, anziché cambiando direttamente quella corporea; proprio perché l'io è una cosa complessa, mi sa che non sia una cosa fattibile o quantomeno quella meno attuabile rispetto ad agire modificando direttamente il corpo.

Come detto: non sono uno psichiatra/psicologo, né tantomeno un neurologo quindi la mia argomentazione – con eventuali errori ed imprecisioni sia di forma sia di sostanza – va presa tenendo conto di questo aspetto.

 

Ma questo è negazionismo. Come fai ad essere così insensibile di fronte ai 100 milioni di morti del comunismo? Lo sai quanta gente ha sofferto?

 

Rispetto a queste ultime riflessioni, immagino la reazione da parte di alcune categorie di persone, evidentemente ideologizzate, se la questione fosse posta in questi termini. Ovvero una discussione su come sostanzialmente "guarire" da un disturbo che è riconosciuto come tale. Il punto su cui insisto è la pericolosità dello scivolare verso un non-ragionamento, e quindi prendere decisioni sull'onda emotiva o più politicamente corretta del momento.

 

Ha sofferto più gente per colpa delle tue stronzate

 

Bè ma devi anche capire come l'ho posta. A parte il fatto che parlavo dal punto di vista psichiatrico, la disforia di genere è riconosciuta come disturbo
Secondariamente, questo in sé non mi pare un problema: nel senso, va da sé che se io riconosco la mia identità sessuale come maschile ma ho il corpo di donna è chiaro che non starò bene psicologicamente, nel senso che la situazione mi procura sofferenza. È la sofferenza che ne deriva, il disturbo... Chiaramente non ci fosse non si sarebbe alcun disturbo. Ma mi pare chiaro che, vista la situazione, è ovvio ci sia. Detto ciò, ho affrontato la questione sul piano completamente astratto e razionale: dov'è che bisogna agire per riportare l'equilibrio, corpo o mente? Modificare il corpo è un processo non certo facile ma per tante cose però, come detto, ritengo che non possa essere che il corpo la parte da cambiare. Se la persona ha assunto su di sé quell'identità, non solo non so quanto sia fattibile cambiarla, ma ristrutturarla agirà come una vera e propria violenza psicologica imposta.

Va da sé che sia anche implicita una visione dell'io (anche se stiamo parlando però di identità sessuale che non è proprio l'io) non "trascendente", ma immanente ovvero non io come essenza assoluta e cristallizzata diciamo ma prodotto (di varie cause). Altrimenti, si dovrebbe vedere per forza come sbagliata l'identità di genere che uno si sente.



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Dal basso della mia ignoranza, credo che la mancata corrispondenza tra identità sessuale biologica e identità sessuale interiore diventi un disturbo da curare soltanto quando provoca sofferenza nell'individuo. E questa sofferenza può essere generata da molteplici fattori, sia interni al soggetto, sia derivanti dall'ambiente sociale in cui vive. Mi sembra un discorso molto "neutro"...c'è poco da ideologizzare, dato che solo i diretti interessati possono ravvisare l'esistenza di un problema legato alla loro identità di genere.