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Anticristianesimo

Discussione in 'Nordheim' iniziata da MetalWarrior87, 23 Marzo 2004.

  1. Dreki

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    Heart of Steel

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    12 Luglio 2011

    Ma questo dipende dal modo in cui TU vivevi la tua fede.
    Del resto, approcciarsi alla fede in modo molto radicale, richiede tanta, TANTA forza di volontà.

    Per esempio, considera la vita sacerdotale: sai quanti ragazzi, che sentono la vocazione e iniziano ad andare in seminario, poi smettono, pur conservando la fede?
    Mica diventano atei: semplicemente, si rendono conto che forse quella non era la loro strada. Mantengono la fede, al coltivano, ma lo fanno magari come padri di famiglia. Capita.
     
  2. Rover84

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    Schöne Seele

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    12 Luglio 2011

    Si, lo so
     
  3. REINHART

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    Sommo Doomster

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    12 Luglio 2011

    Che io sappia, nessun aggiornamento. Come s'era detto anche con Thrashead, il punto è che le lettere sul frammento sono molto poche, di alcune non si è neanche sicuri che lettere siano, e ci sono difformità rispetto a ciò che ci dovrebbe essere scritto se fosse effettivamente il versetto di Marco. La ricostruzione digitale, poi, ha affossato ulteriormente la tesi di Josè O'Callaghan (il principale sostenitore dell'attribuzione a Marco).
     
  4. ador dorath

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    12 Luglio 2011

    nei rapporti con il mondo e con le persone assolutamente nulla. tant'è che ci si rende conto di quanto una persona sia atea o di quanto sia credente solo se si entra in specifici argomenti. o a domanda diretta o conoscendo determinate idee dell'interlocutore.
    per il resto non deve, non dovrebbe, non cambia nulla. e perche' dovrebbe?

    io continuo a sostenere che la spiritualità debba essere prima di tutto una componente intima da affiancare alla propria indole, non da sostituire a questa.

    tra un buon padre di famiglia canadese, italiano, marocchino, cinese, cambogiano, ghanese ci dovrebbe essere differenza?
     
  5. Rover84

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    Schöne Seele

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    12 Luglio 2011

    Se allora siamo tutti così uguali in fondo - semplicemente uomini e donne di fronte alla vita - di cosa stiamo parlando qua da un botto di tempo? La religione allora è semplicemente una sovrastruttura non necessaria?

    Trallallà :)
     
  6. ador dorath

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    we, the gods

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    12 Luglio 2011

    la mia risposta è ovvia.

    pero' si può fare la distinzione tra fede, Dio e religione.

    un credente ti risponderebbe in maniera totalmente diversa.

    io non avendo fede perchè devo tenere nella mia vita una sovrastruttura inutile, come dici te? anche senza parlare apertamente di ateismo.
     
  7. Rover84

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    Schöne Seele

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    12 Luglio 2011

    Ad esempio mamma Ador mi sembri una persona che anche se non religiosa ha una spiritualità profonda: negli ultimi tempi ho riflettutto proprio sul rapporto - in apparenza ovvio, ma secondo me c'è differenza - tra religione e spirito. La religione con i suoi riti, dogmi e prescrizioni mi sembra una sorta di scala, di veicolo, di trampolino per incamminarsi sulla via dello spirito ma infine solamente un mezzo non il fine. Il fine probabilmente è qualcosa che unisce tutti gli uomini di tutte le nazioni e epoche, condizione sociale, sesso e bla bla
    che ne dite?
     
  8. ador dorath

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    12 Luglio 2011

    ti ringrazio per le belle parole, anche se di spiritualità nella mia vita non c'è nulla. cosa intendi per spiritualità?

    l'unico spirito che conosco è quello che uso per le medicazioni :)
     
  9. Zanna

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    12 Luglio 2011


    Ho forse detto che l'ateo si comporta peggio?
    Che...avete la coda di paglia? :) :hihi:
     
  10. Zanna

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    Soldier of fortune

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    12 Luglio 2011


    La cosa principale che li differenzia, a mio avviso, sta nel come si concepisce la morte: per un non-religioso è la fine.
    Per un religioso è un passaggio verso una nuova vita, esistenza.

    E secondo me questa differenza condiziona tutta la vita.

    Io mi ci lascio fuori un attimo da questo discorso.
    Parlo di gente che ha una fede più forte.
    Io devo ancora crescere molto, da questo punto di vista. :)

    Ho visto parenti e conoscenti che hanno affrontato sofferenze e malattie atroci, che hanno accettato il loro deperimento psico-fisico sempre col sorriso sulle labbra...no, non era semplice voglia di vivere o rassegnazione...era speranza, fede granitica.

    Per esempio, mi ricordo la mitezza e la fede incrollabile (in Dio e in una nuova, migliore vita) con cui un mio prozio prete ha affrontato la malattia...ormai era ridotto malissimo, con due gambe amputate, ma ogni volta che lo andavi a trovare era sempre sorridente, era lui a infondere ottimismo e speranza... era incredibile...:)
     
    #21505
    Ultima modifica: 12 Luglio 2011
  11. dreamtheater84

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    12 Luglio 2011

    vabeh ma queste non sono caratteristiche solo dei credenti... non è che chi nn crede si piange addosso eh... il modo di affrontare una malattia nn dipende per forza da questo, parlo perchè lo vivo su di me
     
    A Rasputin e Burbera piace questo messaggio.
  12. Zanna

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    Soldier of fortune

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    12 Luglio 2011

    Sì, ma ,per me, è diverso.
    Un conto è la voglia di vivere, un conto è la fede in una vita dopo la morte.

    E' diverso, non sto dicendo che sia meglio o peggio, ma che è differente.

    Ti condiziona tutta l'esistenza: un conto è pensare che la morte è il traguardo, un altro è pensare che è un inizio.

    E' come una corsa: se uno crede che il traguardo è posto a 10 km dall'inizio, imposterà (consciamente o inconsciamente) la sua corsa in maniera differente rispetto a uno che crede che il traguardo è posto a 52 km dall'inizio.

    Non si tratta di "meglio" o "peggio", si tratta di ..."DIVERSITA'". ;)
     
    #21507
    Ultima modifica: 12 Luglio 2011
  13. dreamtheater84

    dreamtheater84
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    Satur9, LA PATENTEEE

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    12 Luglio 2011

    ok, ma nn vedere la cosa in "bianco" o "nero"... ci sono credenti (da come dici sembra che siano contenti di esser malati perchè si avvicinano piu velocemente alla vita eterna) e non credenti che nn vivono la malattia serenamente
     
  14. ador dorath

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    12 Luglio 2011

    ritorniamo al solito discorso: ognuno trova gli stimoli e gli obiettivi dentro di sè. in un ateo non c'è nulla di spirituale, in un credente c'è la fede. puo' cambiare la scintilla che ti fa agire o non agire in un determinato modo, ma alla fine è l'effetto che conta.
     
  15. Dreki

    Dreki
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    Heart of Steel

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    12 Luglio 2011

    Capisco... e condivido, in parte.
    Ma è innegabile che esistono credenti che invece non traggono dalla loro fede questa forza, e non credenti che la traggono invece dalla loro determinazione.
    Però credo che tu abbia usato un termine davvero azzeccato 8anche se per un non-credente assume invece un significato molto diverso): speranza.

    E qua, porcaccia, il discorso richiede una parentesi... semantica :)


    Oggi quel termine ha assunto, nel vocabolario comune, un significato anche un po' dispregiativo: chi spera non è solo colui che ha fiducia, ma spesso viene dipinto come un illuso.
    In realtà la speranza è una delle grandi virtù del cattolicesimo: che non vuol dire "incrocio le dita e spero vada tutto bene", ma vuol dire avere la più TOTALE E ASSOLUTA FIDUCIA IN DIO. Magari si può non condividere... ma quantomeno, bisognerebbe riconoscere che richiede.


    Non so se mi sono spiegato... tanto per fare un esempio comprensibile: quando si dice che un cattolico (per esempio) spera nella vita eterna, il senso di quello sperare non è quello (sempre per esempio) di chi... gioca al Superenalotto e spera di vincere.
    Cioè: il secondo dice "ci provo: se va bene vinco, se va male pazienza".
    Il credente invece non sta tirando i dadi, incrociando le dita e "sperando" di non sbagliarsi: la sua speranza è... boh, diciamo più temporale che causale. Ovvero, non è un "vediamo se accade", ma un "SO CHE ACCADRA', aspetto quel momento".


    E' difficilissimo spiegare questi concetti in modo semplice, spero di esserci riuscito.
    (ci sarà sicuramente qualche parola di San Paolo su questo argomento... ma io sono sempre stato dell'idea che se uno non è in grado di spiegare un concetto con parole sue, significa che non l'ha compreso davvero)
     
    A Zanna piace questo elemento.

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