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Politica italiana

Discussione in 'Attualità e Cultura' iniziata da Daniele "dani66" D'Adamo, 3 Novembre 2008.

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  1. HeadlessChild

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    8 Giugno 2009

    Anche a me... la vorrei a capo del partito di qui alle prossime elezioni. Eppure ho forti dubbi sulla probabilità che ciò accada...
     
  2. dicklaurant

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    8 Giugno 2009

  3. dreamtheater84

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    Satur9, LA PATENTEEE

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    8 Giugno 2009

  4. Darkstar

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    8 Giugno 2009

  5. Acid Rain

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    8 Giugno 2009

  6. Gentario

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    9 Giugno 2009

    Sono soddisfatto di come ho votato: De Magistris ha avuto il suo seggio e per me questa è una vittoria, anche se in una democrazia non dovrebbe essere un fatto straordinario. Tuttavia, la presenza di un eurodeputato incensurato è cosa rara di questi tempi. Spero che insieme a Di Pietro cerchi di tenere a freno l'esuberanza ( chiamiamola così) del nostro Presidente del Consiglio.

    Dario
     
  7. raffomaster

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    9 Giugno 2009

    Si ero io :) L'avevo chiesto riguardo la trasmissione "confezionata" :hihi:
    Ps: prima vedo quello di Travaglio, quindi ci vorrà un po' :hihi:
     
  8. metalgigi84

    metalgigi84
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    9 Giugno 2009

    sò andate male queste elezioni!

    ..però potevano andare peggio!
     
  9. city

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    9 Giugno 2009

    Oltre la Padania L’onda di piena del Carroccio

    La Lega Nord supera i «confini celtici»





    «Sono un medico e da medico so che se la cancrena avanza occorre amputare alto: mi fermerei a Pesaro. Un colpo di forbice, e non necessariamente sterilizzata ». Così Roberto Calderoli teorizzava anni fa i confini della Padania. Oggi, scommettiamo, non lo direbbe più. Tanto più che quello che pareva impossibile è successo: alle Europee l’onda di piena della Lega Nord ha cominciato ad allagare l’Emilia, la Romagna, la Toscana, le Marche e a bagnare perfino l'Umbria, l’Abruzzo, il Lazio. Umberto Bossi, in verità, aveva scommesso sulla conquista di Roma nel lontano ottobre 1993, quando Silvio Berlusconi non aveva ancora annunciato la discesa in campo. Riempì la sala convegni dell’Hotel Nova Domus e avvertì: «Abbiamo già la maggioranza in almeno dieci regioni italiane». Quindi annunciò: «Entro tre anni Roma sarà nostra ». Perché tre? «Perché è un bel numero ». Esulta oggi Calderoli: «Questo risultato elettorale rappresenta il record storico per la Lega Nord che supera persino la percentuale ottenuta nelle Politiche del 1996 e che va oltre il raddoppio dei voti rispetto alle precedenti Europee del 2004».
    Certo, tredici anni fa, dopo una campagna elettorale incandescente condotta nel nome della secessione («Due Stati, due casse, due monete», tuonava l’Umberto: «Pur di avere la Costituente e il federalismo sono pronto a mandare a picco il Paese») il Carroccio era arrivato conquistare addirittura 3.776.354 voti: quasi 700mila (l’astensione fu allora meno massiccia di sabato e domenica) più di questa volta. Ma a parte il primato percentuale assoluto, la novità che fa gongolare i leghisti, inquieta i pidiellini e toglie il sonno ai democratici, è lo sfondamento oltre i confini tradizionali. Quadruplicati i voti nel Lazio (dallo 0,23 all’1,06%) e in Abruzzo (1, 3%: più della Destra di Storace), il partito del Senatur conquista il 3, 6% (come Sinistra e Libertà, molto più dei radicali) nell’ex «rossa» Umbria e addirittura il 5,5% nelle Marche: più di Rifondazione Comunista. O se volete quanto i vendoliani, i verdi e i pannelliani messi insieme. A parte i risultati in Liguria (9, 9%), Val d’Aosta (4,4%) e Trentino Alto Adige (9,9%) nonostante gli spazi per un partito autonomista siano lì ridotti dalla presenza di partiti di raccolta delle minoranze linguistiche, la grande sorpresa è costituita dall’irruzione sotto il Po. È vero, i leghisti hanno buoni motivi per festeggiare anche il recupero in Piemonte, dove nel 2001 erano ridotti a una forza marginale e oggi stappano bottiglie di spumante per celebrare il 15,7%. Così come hanno buoni motivi per consolarsi con il 17,4% in quel Friuli Venezia Giulia dove la loro Alessandra Guerra aveva perso male sei anni fa la sfida contro Riccardo Illy. Per non dire del 22,7 in Lombardia e dello strabiliante 28,4% nel Veneto.
    Il governatore azzurro Giancarlo Galan può a buon diritto sorridere della vittoria sul filo di lana (poco meno di un punto percentuale di distacco) che gli consente di versare sale sulle ferite di quei leghisti come il sindaco di Verona Flavio Tosi («Supereremo il Pdl in modo assai più netto di quanto non si pensi») che si erano più sbilanciati sul sorpasso che avrebbe dovuto preludere alla successiva conquista della presidenza della giunta: «Vi ricordate di quel detto che canta "per un punto Martin perse la cappa"? — chiede sferzante Galan —. Quel punto in più, dalle nostre parti, è andato al Pdl del Veneto, e dunque il commento potrebbe essere: "è la democrazia, bellezza"». Giusto così: le gare si vincono e si perdono. E i numeri dicono che ha vinto lui. Che da tempo cerca di superare per proprio conto un handicap: reggere la sfida nella contrattazione con Roma anche se «ovviamente è molto più credibile sul terreno del federalismo e dell’autonomia un partito territoriale piuttosto che un partito, come per esempio anche Forza Italia, costretto a parlare la stessa lingua da Cefalù a Merano». Quegli stessi numeri veneti, tuttavia, dicono che l’onda di piena leghista ha travolto alcuni comuni con percentuali «bulgare». Che ricordano il record fatto segnare da Riva Valdobbia, la minuscola contrada della Valsesia che alle politiche 2008 vide la Lega raccogliere il 69,34% dei voti che sommati al 14,6% del Pdl portò il totale a uno stratosferico 83,94%. Basti pensare a Chiarano, che ha registrato alle ultime comunali la vittoria del candidato leghista, il senatore Giampaolo Vallardi, con il 76,7% contro il 23,4% del candidato ibrido sul quale avevano concentrato i voti sia i pidiellini sia le sinistre. Un trionfo tale che qualche avversario politico ha ribattezzato sovieticamente il paese, per la «dittatura democratica» leghista, «Chiaranov ». La grande svolta, però, come si diceva, resta l’irruzione in alcune aree che fino a poco tempo fa sembravano impenetrabili.

    La Toscana, per esempio. Dove il Carroccio sa oggi d’avere il 4,3% su scala regionale (quanto l’Udc) con punte del 5,2 % a Pistoia, 5,4% a Massa Carrara, 5,7% ad Arezzo, 6% a Lucca e addirittura 6,2% in quella Prato dove più forte sono sentite la crisi e le difficoltà di confronto con la comunità cinese. Ancora più vistosa l'invasione in Emilia- Romagna. Dove la Lega Nord si incunea nella roccaforte rossa dell’Appennino bolognese arrivando quasi al 10% a Porretta Terme, sede ogni anno del celebre festival del jazz al quale spesso partecipato il tastierista del «Distretto 51» Bobo Maroni, al 14,2% a Monghidoro (il paese di Gianni Morandi), al 15% a Savigno, celebre per il tartufo. Ma se la provincia di Bologna riesce a contenere complessivamente l’incursione al 7,3%, molto più permeabili si rivelano i confini delle altre. In particolare quelli di Modena (10, 8%), Reggio Emilia (13,2%), Parma (14,9%) e soprattutto Piacenza. Dove il Carroccio arriva quasi al 17%. Con punte del 20% a Caorso, del 23,3% a Carpaneto, addirittura del 27,2% a Besenzone. Un allargamento che forse i protagonisti della Lega, quando discettavano anni fa su quale fosse la «loro» frontiera («Direi che i confini corrispondono più o meno alla zona in cui esisteva l’area celtica, diciamo da Senigallia a Lucca», sostenne Bossi a Mixer) non osavano neppure sognare. E che ripropone oggi quel tema caro ai cuori leghisti: fin dove arriva, esattamente, la mitica «Padania»? Memorabile resta la risposta che diede Erminio «Obelix» Boso: «Mi pare che Bossi e Borghezio allarghino troppo i confini. Io ho applicato il metodo del fagiolo. Ho fatto così: ho preso un fagiolo borlotto e l’ho messo sulla carta geografica: arrivava fino ai confini dell’Emilia». Macché. Il fagiolo, a questo punto, potrebbe perfino essere più grosso...


    Corriere della Sera
     
  10. Daniele "dani66" D'Adamo

    Daniele "dani66" D'Adamo
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    9 Giugno 2009

  11. Wizard_87

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    9 Giugno 2009

    Nemmeno io ho votato e sono contento della bassa affluenza e ti dirò di più... Che invece di riflettere sui motivi che portano la gente a non votare, l'unica cosa che riescono a fare è rammaricarsi per i punti persi a causa dell'astensionismo.
    Come giustamente ha detto TheMetalPriest, se in tutta italia andassero a votare 10 persone, l'unica preoccupazione dei politici sarebbe quella di arrafare 6 preferenze.


    In mezza europa, dal Belgio a Pomigliano d'arco, nelle fabbriche vengono sequestrati e malmenati i dirigenti, gli operai schiumano rabbia e le manifestazioni sindacali sono sempre oceaniche. Il fatto che i partiti comunisti istituzionalizzati abbiano un consenso così basso è la dimostrazione che sono completamente scollegati dai lavoratori e dalle loro esigenze.
    Tra l'altro vorrei sapere quanti lavoratori ci sono in quel 3% che hanno ragranellato. :roll:
     
  12. city

    city
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    9 Giugno 2009

    Guardate che sono anni ormai che i salariati non votano più i vari partiti e partitini della sinistra. La classe operaia ( o quel che ne è rimasto) al Nord (soprattutto nel Veneto in Lombardia e ora anche in Friuli) vota in blocco la Lega Nord mentre nel Centro-Sud si divide equamente tra coloro che con 1000 euro al mese vorrebbero fare la vita di Silvio, e chi invece non trovando più Berlinguer e Craxi nelle liste elettorali vota il PD con la lacrimuccia.
     
  13. HeadlessChild

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    9 Giugno 2009

    Questo è un problema vero e serio che la sinistra deve affrontare. Siamo un paese (per ora) con un PIL pro capite di tutto rispetto, eppure salari e potere d'acquisto sono in costante declino. Lavoratori precari per mille motivi (per contratto, perché in nero dal momento che in Italia le regole esistono per bellezza, perché non ancora inseriti, perché il suo stipendio è frenato da disoccupati senza alcuna forma di tutela che lavorerebbero per un tozzo di pane, e via dicendo) si spartiscono una miseria rispetto a quello che si dovrebbe spartire un paese del G8; le classi più deboli pagano le inefficienze e l'arrivismo di tutti. Ovviamente gli immigrati quando arrivano arrivano come classi deboli (nello specifico, i più deboli di tutti), e siccome da spartirsi ci sono le briciole (e non solo in termini di lavoro, anche di case, posti negli ospedali e via dicendo) vengono visti con ostilità.
    La Lega a questo problema propone una risposta precisa: "i nemici sono quelli che vi rubano le vostre briciole! Noi li terremo lontani, ed i lavoratori del nord non dovranno nemmeno più dividere con quelli del sud". Questa è la base del suo successo: ha fatto passare come soluzione a problemi VERI la guerra tra poveri. E' riuscita a convincere lavoratori che se non dimostrano di fare tre ore di straordinari al giorno (in cambio di uno stipendio che, straordinari compresi, è scarso.. e parlo della ricca Milano) nemmeno vengono assunti che dovrebbero ringraziare chi allontana persone che gli insidiano quel posto di lavoro e i pochi beni che ci si può procurare. Ed è riuscita a convincerli che al governo non deve chiedere altro, nemmeno di non farsi rubare palesemente i soldi... anche se ogni singola statistica comparativa sulla ricchezza europea e mnodiale da dieci anni a questa parte dimostri che SI PUO' ottenere di più. Si dovrebbe.


    La sinistra ha una missione storica: riuscire, nonostante la dittatura mediatica (a proposito, per chi avesse dubbi: "I telegiornali hanno deciso il voto" - LASTAMPA.it ) a parlare a questa gente. Perché è gente vera, con problemi veri.. non si tratta solo di TV. La sinistra italiana deve riuscire a diventare una creatura seria e rispettabile a livello mondiale, in grado di formire una nuova prospettiva capace di bucare il muro dei media. La mostruosità di questo governo (così come è stato per quello del 2001.. che se non avesse mosso i famosi "indecisi" con una campagna elettorale inquietante sarebbe crollato), e la differenza palese tra il mondo reale e ciò che accade in TV lascerà liberi degli spazi; perché la verità è che all'atto pratico, la lega non solo propone una inutile guerra tra poveri, ma nemmeno la combatte veramente; si limita a poche sadiche misure di evidenza mediatica.

    Una sinistra che si presenta divisa tra chi propone soluzioni vecchie, ideologizzate e del tutto incapaci di convincere, e chi è totalmente compromesso con i giochi di potere che divorano letteralmente gran parte della ricchezza italiana e ne bloccano lo sviluppo, pur proponendo soluzioni già di per se migliori di quelle di questo governo (non ci vuole molto), difficilmente riuscirà in questo compito...

    ..questa missione storica credo sia in mano a due formazioni: il PD, che ha il dovere di mandare qualcuno a casa, e i soggetti che hanno formato SL, che hanno il dovere di imparare qualcosa di economia, o almeno di essere flessibili. Radicali ed IDV, comunque la si pensi, si sono sempre dimostrati onesti, responsabili e flessibili.
     
    #6148
    Ultima modifica: 9 Giugno 2009
  14. dreamtheater84

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    Satur9, LA PATENTEEE

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  15. Wizard_87

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    9 Giugno 2009

    Esatto HeadlessChild, quello che dici è sacrosanto. I lavoratori sono spinti all'imborghesimento e al razzismo dai mass-media e i partiti che si propongono come avanguardie comuniste invece di diffondere i principi della lotta di classe e dell'internazionalismo preferiscono prendere parte ai salotti televisivi e perdersi in sterili diatribe riformiste.

    Forse prima ancora di elemosinare voti, Ferrero, Diliberto e compagnia bella dovrebbero cominciare a fare un po' di analisi marxista sui loro giornali e a diffonderla nei luoghi di lavoro e nelle università.
    Altrimenti come giustamente ha detto city i lavoratori continueranno ad andare appresso alla Lega al nord e a sognare la vita di Silvio con 800 euro al mese al sud. :roll:
     
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