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Anticristianesimo

Discussione in 'Nordheim' iniziata da MetalWarrior87, 23 Marzo 2004.

  1. Druso Italico

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    14 Marzo 2009

    Chiaro.

    E'pure vero che in quest'ottica,nessun principio è valido fino in fondo,neanche quelli che hanno per base le verità scientifiche,che sono, per definizione falsificabili e riconducibili ad una serie di affermazioni date per postulati indimostrabili.
    Oppure quelli relativi ai sensi,fallaci e limitati.
     
  2. Sperelli

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    14 Marzo 2009

    1) Certo che potrebbe, se esistesse...
    2) Non solo nel cristianesimo, ma in molti altri culti monoteisti e politeisti. Ad esempio, anche nel paganesimo ellenico, egizio e sumero molte divinità diventavano carne e si facevano conoscere. Ciò non significa che esse esistano, anzi...
     
  3. Sperelli

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    14 Marzo 2009

    E' vero... in parte.
    Ci sono verità scientifiche ormai indiscutibili (pensa al sistema copernicano), mentre altre verità sono ancora relative.
    Diciamo che le scienze si avvicinano alle verità mooolto più delle religioni.
     
  4. Druso Italico

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    14 Marzo 2009

    nei racconti dei miti, non fatti avvenuti in epoca storica di cui si conoscono siti geografici, persone protagoniste delle vicende, documenti scritti e rilevamenti archeologici.
    Cristo è vissuto,c'è poco da fà.
    Il punto è,se come sostengono i cristiani,vive ancora o meno.
     
  5. Druso Italico

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    14 Marzo 2009

    Le due cose operano in ambiti differenti.
    La religione non spiega come funziona l'universo,non è il suo campo.
    Ti dice che senso ha.
     
  6. Druso Italico

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    14 Marzo 2009

    Tommaso FEDERICI
    25 dicembre è data storica
    tratto da: 30 Giorni, anno XVIII, novembre 2000, p. 63-68

    Non fu una scelta arbitraria per soppiantare antiche feste pagane. Quando la Chiesa celebra la nascita di Gesù nella terza decade di dicembre, attinge all'ininterrotta memoria delle prime comunità cristiane riguardo ai fatti evangelici e ai luoghi in cui accaddero. Tommaso Federici, professore emerito di teologia biblica, fa il punto su indizi e recenti scoperte che confermano la storicità della data del Natale


    Un preambolo

    In genere si assumeva e si assume senza discutere la notizia già antica secondo cui la celebrazione del Natale del Signore nella prima metà del secolo IV fu introdotta dalla Chiesa di Roma per motivi ideologici. Infatti sarebbe stata posta al 25 dicembre per contrastare una pericolosa festa pagana, il Natale Solis invicti (fosse Mitra, come è probabile, o fosse una titolatura di un imperatore romano). Tale festa era stata fissata al solstizio invernale (21-22 dicembre), quando il sole riprendeva il suo corso trionfale verso il suo sempre maggiore risplendere. Quindi in ambito cristiano, risalendo di 9 mesi, si era posta al 25 marzo la celebrazione dell'annuncio dell'Angelo a Maria Vergine di Nazareth, e la sua Immacolata Concezione [il concepimento verginale, ndr (1)] del Figlio e Salvatore. In conseguenza, sei mesi prima della nascita del Signore si era posta anche la memoria della nascita del suo precursore e profeta e battezzatore Giovanni.

    D'altra parte, l'Occidente cristiano non celebrava l'annuncio della nascita di Giovanni al padre, il sacerdote Zaccaria. Che invece, e da lunghissima data, è commemorato nell'Oriente siro alla prima domenica del "Tempo dell'Annuncio (Sûbarâ)", che comprende in altre cinque domeniche l'annunciazione a Maria Vergine, la visitazione, la nascita del Battista, l'annuncio a Giuseppe, la genealogia del Signore secondo Matteo.

    L'Oriente bizantino, e sempre da data immemoriale, celebra invece al 23 settembre anche l'annuncio a Zaccaria.

    Si hanno in successione quattro date evangeliche che inseguendosi si intersecano, ossia I) l'annuncio a Zaccaria e II) sei mesi dopo l'annunciazione a Maria, III) rispettivamente nove e tre mesi dopo le prime due date, la nascita del Battista, e IV) rispettivamente sei mesi dopo quest'ultima data, e naturalmente nove mesi dopo l'annunciazione, la Nascita del Signore e Salvatore.

    Il referente per così dire "liturgico" di tutto questo sarebbe quindi il Natale del Signore, al 25 dicembre, sulla cui base, si assume, furono disposte le feste dell'annunciazione nove mesi prima, e della nascita del Battista sei mesi prima. Gli storici e i liturgisti su questo svolgono diverse ipotesi più o meno accolte. Il problema è che già nei secoli II-IV erano state avanzate diverse datazioni, che tenevano conto di computi astronomici, o di idee teologiche.

    Una data "storica" esterna, ossia che non fosse biblica, patristica e liturgica, e che portasse una conferma agli studiosi, non era ancora conosciuta.

    Un riferimento: l'annuncio a Zaccaria

    Luca ha una certa sua cura di situare la storia. Così ad esempio cita "l'editto di Cesare Augusto" per il lungo censimento di Quirino (circa il 7-6 a. C.), durante il quale avvenne la nascita del Signore (Lc 2, 1-2). Inoltre rimanda all'anno quindicesimo di Tiberio Cesare (circa il 27-28 d. C.), quando Giovanni il Battista cominciò la sua predicazione preparatoria del Signore (Lc 3, 1). E annota: "E lo stesso Gesù era cominciante [il suo ministero dopo il Battesimo, Lc 3, 21-22] quasi di anni 30" (Lc 3, 23), di fatto avendo circa 33 o 34 anni.

    Secondo la sua suggestiva narrazione evangelica, lo stesso Angelo del Signore, Gabriele, sei mesi prima dell'annunciazione a Maria (Lc 1, 26-38), alla conclusione della solenne celebrazione sacrificale quotidiana aveva annunciato nel santuario all'anziano sacerdote Zaccaria che la sua sposa, sterile e anziana, Elisabetta, avrebbe concepito un figlio, destinato a preparare un popolo a Colui che doveva venire (Lc 1, 5-25). Luca si preoccupa di situare questo fatto con una precisione che rimanda a un dato conosciuto da tutti. Così narra che Zaccaria apparteneva alla "classe [sacerdotale, ephêmería] di Abia" (Lc 1, 5), e mentre gli appare Gabriele "esercitava sacerdotalmente nel turno [táxis] del suo ordine [ephêmería]" (Lc 1, 8).

    Così rimanda a un fatto generale senza difficoltà, e a uno specifico e puntuale, che presenta un problema. Il primo fatto, noto a tutti, era che nel santuario di Gerusalemme, secondo la narrazione del cronista, David stesso aveva disposto che i "figli di Aronne" fossero distinti in 24 táxeis, ebraico sebaot, i "turni" perenni (1 Cr 24, 1-7.19). Tali "classi", avvicendandosi in ordine immutabile, dovevano prestare servizio liturgico per una settimana, "da sabato a sabato", due volte l'anno. L'elenco delle classi sacerdotali fino alla distruzione del tempio (anno 70 d. C.) secondo il testo dei Settanta era stabilito per sorteggio, così: I) Iarib, II) Ideia, III) Charim, IV) Seorim, V) Mechia, VI) Miamin, VII) Kos, VIII) Abia, IX) Giosuè, X) Senechia, XI) Eliasib, XII) Iakim, XIII) Occhoffa, XIV) Isbaal, XV) Belga, XVI) Emmer, XVII) Chezir, XVIII) Afessi, XIX) Fetaia, XX) Ezekil, XXI) Iachin, XXII) Gamoul, XXIII) Dalaia, XXIV) Maasai (l'elenco, in 1 Cr 24, 7-18).

    Il secondo fatto è che Zaccaria quindi apparteneva al "turno di Abia", l'VIII. Il problema che pone questo è che Luca scrive quando il tempio è ancora in attività, e quindi tutti potevano conoscere le sue funzioni, e non annota "quando" stava in esercizio il "turno di Abia". Inoltre, non dice in quale dei due avvicendamenti annuali Zaccaria ricevette l'annuncio dell'Angelo nel santuario. E sembra che lungo i secoli nessuno abbia avuto cura di riportare la memoria, o di fare qualche ricerca. La stessa Comunità madre, la Chiesa di Gerusalemme, giudeo-cristiana di lingua aramaica, che tradizionalmente (almeno per due secoli) era guidata dai parenti di sangue di Gesù, Giacomo e i suoi successori, non sembra che si curasse di questo particolare, che per i contemporanei andava da sé.

    Il "turno di Abia" con data certa

    Nel 1953 la grande specialista francese Annie Jaubert, nell'articolo «Le calendrier des Jubilées et de la secte de Qumran. Ses origines bibliques», in «Vetus Testamentum», Suppl. 3 (1953) pp. 250-264, aveva studiato il calendario del Libro dei Giubilei, un apocrifo ebraico assai importante, che risaliva alla fine del sec. II a.C. Ora numerosi frammenti di testo di tale calendario, ritrovati nelle grotte di Qumran, dimostravano non solo che esso era stato fatto proprio dagli Esseni che lì vivevano (circa sec. II a. C.-sec. I d. C.), ma che esso era ancora in uso. Detto calendario è solare, e non dà nomi ai mesi, ma li chiamava con il numero di successione. La studiosa aveva pubblicato poi su questo diversi altri articoli importanti; vedi anche la sua voce "Calendario di Qumran", in "Enciclopedia della Bibbia" 2 (1969) pp. 35- 38. E in una celebre monografia, "La date de la Cène, Calendrier biblique et liturgie chrétienne", Études Bibliques, Paris 1957, aveva anche ricostruito la successione degli eventi della settimana santa, individuando in modo convincente (salvo dissensi di qualcuno) al martedì, e non al giovedì, la data della cena del Signore.

    Da parte sua, anche lo specialista Shemarjahu Talmon, dell'Università Ebraica di Gerusalemme, aveva lavorato sui documenti di Qumran e sul calendario dei Giubilei, ed era riuscito a precisare lo svolgersi settimanale dell'ordine dei 24 turni sacerdotali nel tempio, allora ancora in funzione. I suoi risultati erano consegnati nell'articolo "The Calendar Reckoning of the Sect from the Judean Desert. Aspects of the Dead Sea Scrolls", in "Scripta Hierosolymitana", vol. IV, Jerusalem 1958, pp. 162-199; si tratta di uno studio accurato e importante, ma, si deve dire, passato pressoché inosservato dal grande circuito, ma non ad Annie Jaubert. Ora, la lista che il professor Talmon ricostruisce indica che il "turno di Abia (Ab-Jah)", prescritto per due volte l'anno, ricorreva così: I) la prima volta, dall'8 al 14 del terzo mese del calendario, e II) la seconda volta dal 24 al 30 dell'ottavo mese del calendario. Ora, secondo il calendario solare (non lunare, come è l'attuale calendario ebraico), questa seconda volta corrisponde circa all'ultima decade di settembre.

    Come annota anche Antonio Ammassari, "Alle origini del calendario natalizio", in "Euntes Docete" 45 (1992) pp. 11-16, Luca, con l'indicazione sul "turno di Abia", risale a una preziosa tradizione giudeo-cristiana gerosolimitana, che da narratore accurato di storia (Lc 1, 1-4) ha rintracciato, e offre la possibilità di ricostruire alcune date storiche.

    Così il rito bizantino al 23 settembre fa memoria dell'annuncio a Zaccaria, e conserva una data storica certa, e pressoché precisa (forse con un decalco di uno o due giorni).

    Date storiche del Nuovo Testamento

    La principale datazione storica sulla vita del Signore verte sull'evento principale: la sua resurrezione nel resoconto unanime dei quattro Evangeli (e del resto della Tradizione apostolica del Nuovo Testamento, vedi 1Cor 15, 3-7) avvenne all'alba della domenica 9 aprile dell'anno 30 d.C., data astronomica certa, e quindi quella della sua morte avvenne circa alle 15 pomeridiane del venerdì 7 aprile del medesimo anno 30.

    Secondo i dati ricavati dall'indagine recente come sopra accennata, viene un intreccio impressionante di altre date storiche.

    Il ciclo di Giovanni il Battista ha la data storica accertata (circa) del 24 settembre del nostro calendario gregoriano dell'anno 7-6 a. C. per l'annuncio divino concesso a suo padre Zaccaria. Nel computo attuale, sarebbe nell'autunno dell'1 a. C., ma si sa che dal VI secolo vi fu un errore di circa sei o cinque anni sulla data reale dell'anno della nascita del Signore.

    La nascita di Giovanni il Battista nove mesi dopo (Lc 1, 57-66), (circa) il 24 giugno, è una data storica.

    Ma allora, nel ciclo di Cristo Signore, che Luca pone in forma di un dittico speculare con quello del Battista, l'annunciazione a Maria Vergine di Nazareth "nel mese sesto" dopo la concezione di Elisabetta (Lc 1, 28) risulta come un'altra data storica.

    E in conseguenza, e finalmente, è una data storica la nascita del Signore al 25 dicembre, ossia 15 mesi dopo l'annuncio a Zaccaria, nove mesi dopo l'annunciazione alla Madre sempre vergine, sei mesi dopo la nascita di Giovanni il Battista.

    La santa circoncisione otto giorni dopo la nascita, secondo la legge di Mosè (Lev 12, 1-3), è una data storica.

    E così, quaranta giorni dopo la nascita, il 2 febbraio, la "presentazione" del Signore al tempio sempre secondo la legge di Mosè (Lev 12, 4-8), che segna l'hypapantê, l'Incontro con il suo popolo, è una data storica.

    "Problemi liturgici"

    La data del Natale ha intorno un nugolo di problemi. Anzitutto viene il fatto che in alcune Chiese si cumulò e talvolta si confuse il 25 dicembre con il 6 gennaio, giorno che cumulava la memoria degli eventi che contornavano la nascita del Salvatore.

    Poi, soprattutto, la non chiara distinzione tra memoria di un fatto, che può durare generazioni, la devozione intorno a questo fatto, che si può esprimere con un culto non liturgico, e l'istituzione di una festa "liturgica" con data propria e con una vera e propria ufficiatura, che comprende la liturgia delle ore sante e quella dei divini misteri.

    Qui va tenuto conto, come invece in genere si trascura, dell'incredibile memoria delle comunità cristiane quanto a eventi evangelici, e ai luoghi che videro il loro verificarsi.

    L'Annunciazione, ad esempio, era entrata nella formulazione di alcuni "Simboli battesimali" più antichi già nel secolo II. Essa nella medesima epoca fu rappresentata nell'arte cristiana primitiva, come nella catacombe di Priscilla. A Nazareth stessa, come ormai ha dimostrato splendidamente l'archeologia, il luogo dell'Annunciazione fu conservato e venerato senza interruzione dalla comunità locale, e fu visitato da un ininterrotto afflusso di pellegrini devoti, che lungo i secoli lasciarono anche graffiti e scritte commoventi, fino ai giorni nostri. Quando si avviò il culto "liturgico" della Madre di Dio, nel V secolo inoltrato, si ebbe la grande festa "liturgica" dell'Euaggelismós, l'annunciazione a Maria. Questa acquistò tale straordinaria risonanza che in Occidente i Padri la annoverarono tra i "primordi della nostra redenzione" (con il Natale, i Magi e le nozze di Cana), e in Oriente fu considerata così solenne e quasi soverchiante, che la sua data nel rito bizantino abolisce la domenica e perfino il giovedì santo, cede solo al venerdì santo, e se cade alla domenica della Resurrezione divide la celebrazione così che si celebra metà del Canone pasquale e metà del Canone dell'Annunciazione.

    A Betlemme già prima della costruzione della Basilica costantiniana (primo trentennio del IV secolo), la comunità cristiana aveva conservata la memoria e la venerazione ininterrotte del luogo della nascita del Signore.

    In Egitto la Chiesa copta conserva con ininterrotta devozione la memoria dei luoghi dove la santa famiglia sostò nella sua fuga (Mt 2, 13-18), dove furono costruite chiese ancora officiate.

    Si può parlare qui dei luoghi santi della Palestina, in specie quelli di Gerusalemme: dell'Anástasis, la Resurrezione (così riduttivamente chiamato "santo sepolcro") e del Golgota, del Cenacolo, del "Monte della Galilea" che è quello dell'Ascensione, del Getsemani, di Betania, della piscina probatica (Gv 5, 1-9), dove fu costruita una chiesa, del luogo della "Dormizione" della Madre di Dio nel Cedron, e così via. Su tutti questi luoghi esiste una documentazione preziosa, impressionante e ininterrotta lungo i secoli fino a noi, dei pellegrini che li visitarono sempre con gravi sacrifici e pericoli, e lasciarono descrizioni e resoconti scritti della venerazione di cui erano oggetto, e degli usi della devozione degli abitanti e degli altri visitatori.

    Il problema di grande interesse qui è la scelta delle date per le celebrazioni "liturgiche" vere e proprie. Quanto alla celebrazione "liturgica", nel senso visto sopra, del Signore, della sua Madre sempre vergine, di Giovanni il Battista, si trattò di scelte arbitrarie, provenienti da ideologie o da calcoli ingegnosi? Non pare. Il 23 settembre e il 24 giugno per l'annuncio e la nascita di Giovanni il Battista, e il 25 marzo e il 25 dicembre per l'annunciazione del Signore e per la sua nascita, non furono arbitrarie, e non provengono da ideologie di riporto. Le Chiese avevano conservato memorie ininterrotte, e quando decisero di renderle celebrazioni "liturgiche" non fecero che sanzionare un uso immemoriale della devozione popolare.

    Va tenuto conto anche del fatto poco notato che le Chiese si comunicavano le "date" delle loro celebrazioni, e così ad esempio quelle delle "deposizioni dei martiri", che chiamavano il "natale dei martiri" alla gloria dei cielo. Per le grandi ricorrenze, come le feste del Signore, degli apostoli, dei martiri, dei santi vescovi delle Chiese locali, e dal secolo V anche di quelle della Madre di Dio, le Chiese adottarono volentieri le proposte delle Chiese sorelle. In pratica, pressoché tutte le grandi feste del Signore e della Madre di Dio vengono dall'Oriente palestinese, e, furono accettate con grande entusiasmo dalle Chiese dell'Impero, e prima dei grandi scismi del V secolo, anche dall'immensa cristianità dell'Impero parto. Il Natale, come sembra, venne da Roma, e fu accettato, sia pure con qualche esitazione, da tutte le Chiese.

    Con questo, si vuole dire che le Chiese avevano la possibilità di controlli e di verifiche, e va detto che gli antichi padri nostri non erano affatto creduloni, ma spesso giustamente diffidenti, così da respingere ogni tentativo illecito e illegittimo di culto "non provato".

    L'evangelista Luca in tutto questo ha una parte non piccola, quando con opportuni e abili accenni rimanda a luoghi ed eventi e date e persone.


    (1) Il testo sembra cadere nell'errore di far coincidere la Concezione Immacolata di Maria con il concepimento verginale di Gesù. Ovviamente le due realtà sono strettamente congiunte, ma non è esatto lasciar intendere che l'Immacolata Concezione di Maria equivalga al concepimento del figlio Gesù senza il contributo dello sposo Giuseppe.
     
  7. Sperelli

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    14 Marzo 2009

    Purtroppo non è così. Ricordati l'abiura di Galileo... "eppur si move"...
    Per arrivare ai giorni nostri, dove l'omosessualità viene definita una "devianza" e dove la nutrizione e l'idratazione artificiale vengono considerate cose naturali, e non terapie.
    La religione ha sempre avuto pretese scientifiche, e per questo va combattuta.
    Se si limitasse a parlare alle coscienze, non avrei nulla da obiettare.
     
  8. Sperelli

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    14 Marzo 2009

    Gesù è vissuto. Il Cristo, l'Unto, il Figlio di Dio, non mi risulta che sia esistito.
    E' esistito un uomo, morto crocifisso. Il resto è invenzione, o se vuoi "interpretazione".

    Chiaro, per i credenti Gesù è il Cristo, per gli ebrei ed i musulmani certamente no. Gli ebrei attendono il messia, e i musulmani considerano gesù uno dei profeti.
     
  9. Druso Italico

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    14 Marzo 2009

    Invenzione per te. Esistono milioni di persone che sostengono il contrario.
     
  10. Druso Italico

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    14 Marzo 2009

    Infatti parla alle coscienze,mica obbliga nessuno a far nulla;ti ricorda quello che secondo il suo insegnamento è giusto,poi ognuno fa come vuole,mi risulta:la gente abortisce,divorzia,ha rapporti con chi vuole,cura o non cura i suoi malati e via dicendo. E'giusto che abbiano il diritto di farlo,come è giusto che la Chiesa ricordi loro che secondo il suo insegnamento sbagliano e lotti per diffondere le sue idee,come gli altri fanno con le loro.
     
  11. Sperelli

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    14 Marzo 2009

    Ed è giusto impedire che i gay possano sposarsi civilmente? E' giusto considerare naturali l'alimentazione e l'idratazione artificiali? E' giusto impedire la distribuzione di preservativi in africa, dove in alcune nazione il 50% dei nascituri nasce sieropositivo? E' giusto impedire gli studi sulle cellule staminali e sugli embrioni? E' giusto l'8 per mille? E' giusto chiedere sovvenzionamenti per le scuole private cattoliche? E' giusto chiedere che il Concordato non venga toccato?

    E' parlare alle coscienze, questo? Oppure è far politica (o peggio, economia)?
     
  12. Sperelli

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    14 Marzo 2009

    La chiesa non dovrebbe permettersi di dire al Legislatore di fare o non fare quella legge.
    Dovrebbe limitarsi di dire ai suoi fedeli di non utilizzare le libertà che, giustamente, uno Stato laico dovrebbe riconoscere ai cittadini.
     
  13. Guest_001

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    14 Marzo 2009

    scusa Dreki, potresti spiegarmi nel cristianesimo qual'è la differenza fra messaggi ed interpretazioni, visto che io non ne vedo alcuna (dato che già Pietro e Paolo ai primissimi albori del cristianesimo si mangiavano la faccia su qualsiasi questione attinente alla suddetta religione)...
     
  14. artaserse

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    14 Marzo 2009



    premetto subito che il tuo sterile tentativo di convincere tutti gridando un semplice: ''al troll ! al troll !'' non mi stupisce in alcun modo, anzi forse mi fa sorridere intristendomi anche d'altro canto. dico solo: meno male che per te non ero un cattivo interlocutore.
    evidentemente le mie supposizioni iniziali erano corrette.





    simpatica anche ma mossa con cui cerchi di farmi sembrare il saputello di turno molto, molto simpatica.
    ma vedi innanzitutto è ovvio che giudichi le idee dei fedeli sono dotato un cervello che cerco di usare il meglio che posso per avere delle mie opinioni, non capisco perchè ti fa tanta impressione questo verbo ''giudicare''.

    il pensiero dell'uomo come singolo individuo è limitato, questo è vero. ma dalla cooperazione degli individui e delle generazioni il potenziale intellettivo è illimitato. io non dico che sicuramente l'uomo arriverà ad una risposta, ma non dico neanche che tutto ciò sia impossibile.
    in ogni caso è meglio sempre e comunque screditare il più possibile le credenze improbabili (la religione appunto) perchè essere potrebbero alla lunga intaccare il pensiero delle generazioni future.




    penso sia questo il punto centrale su cui verte tutto il tuo errore. l'esperienza non induce inevitabilmente alla verità e ti farò un esempio fisico che ti aiuterà a capire. per anni l'uomo ha creduto, secondo le idee di aristotele, che ci fosse una proporzionalità fra forza e velocità, questa idee era sbagliata perchè appunto l'esperienza dell'uomo sulla terra gli suggeriva che se smetti di imprimere forza ad un oggetto questo dopo un po' si ferma. ma tutto ciò accade perchè l'uomo non ha un'esperienza oggettiva vivendo sulla terra in cui è presente l'attrito. molti secoli dopo newton scoprirà che la proporzionalità è fra accellerazione e forza, non fra accellerazione e velocità.
    l'esperienza non è sempre veritiera e non ci si può basare su di essa per far quadrare tutto, bisogna basarsi invece su dati oggettivi e concreti e su un metodo.






    e allora che senso ha crederci ? perchè dovrebbe essere proprio dio ? ma non mi dilungo oltre perchè già qualcuno dopo di me ha articolato la stesas domanda nel modo migliore.

    ah, mi dispiace ma io non so cosa c'è al posto del tuo dio, ma so che è molto improbabile (se non impossibile) che ci sia dio.

     
  15. Druso Italico

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    14 Marzo 2009


    E'giusto che ciascuno in coscienza pensi quel che vuole di queste questioni e si comporti come crede.La Chiesa la pensa in un modo e invita a seguirla:ciascuno può farlo o meno.
    Oppure sulle questioni che citi c'è già pronta una verità ?Stabilità da chi?In base a quale criterio?
    Fare propaganda alle proprie idee non significa costringere gli altri a seguirle. Non siete proprio voi i paladini della libertà di espressione e di pensiero?
     

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