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Topic sulla scrittura

Discussione in 'Chiacchiere' iniziata da Dwight Fry, 29 Gennaio 2009.

  1. TheSleeper

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    4 Febbraio 2009

    Si tratta di avere la scena chiara nella tua testa, e poi di descriverla al disegnatore in modo che risulti chiara anche a lui. per far questo devi ricorrere ad una serie di espedienti di taglio cinematografico, come indicare il tipo di inquadratura della vignetta, stendere i dialoghi uno ad uno specificando la posizione degli elementi narrativi all'interno del disegno, eccetera eccetera...bel casino!:D
     
    #91
  2. simona

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    4 Febbraio 2009

    Ommamma, quanto è bella questa cosa!!!
    Un sogno,...coniugare disegno e scritto,...è..è immenso.
    Ti faccio tantissimi "inboccallupo",...se mi passi la licenza poetica!:happy:
     
    #92
  3. TheSleeper

    TheSleeper
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    4 Febbraio 2009

    Grazie mille!In effetti è stupendo poter vedere realizzati i propri scritti su disegno.Immenso sì...è l'unico termine adatto a descrivere il tutto!
    Poi come mio solito mi son fatto prendere dall'entusiasmo, e il disegnatore sta già bestemmiando dietro a parechie sequenze.:rotfl:
    Ti passo la licenza, visto che serve a portarmi fortuna!:D
     
    #93
  4. simona

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    4 Febbraio 2009

    So cosa vuol dire farsi prendere dall'entusiasmo:lol:...mi riesce molto bene.
    Nel mio caso un minuscolo seme (una frase, una canzone, un certo quid...e via così all'infinito) si tramuta spesso e volentieri in una foresta di baobab!
    Ma almeno, poi me la devo vedere solo io con i miei esuberi!!:D

    Io ho fatto l'artistico e, appena diplomata, anche io ho avuto il flash di illustrare le mie pagine, all'epoca mi piaceva pure usare la china.
    Poi però non ne ho fatto nulla,....non mi ricordo perchè, ma l'idea mi ha stuzzicato un bel pò.
     
    #94
  5. simona

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    4 Febbraio 2009

    GRAZIE.
    Non sai quanto avessi bisogno di sentire/leggere queste parole...:happy:
     
    #95
  6. TheSleeper

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    4 Febbraio 2009


    Ahahah!
    Tu pensa che a me capita di continuo. Scrivo una frase. Poi un'altra. E poi la trama si dipana coe se fosse sempre stata lì!:lol:

    Peccato che tu abbia troncato la tua passione artistica! Ma hai intenzione di riprenderla? Ci sono varie scuole di illustrazione e fumetto, lo sai vero? Mio padre si è diplomato in quella del castello Sforzesco di Milano, se sei della zona informati, perchè all'epoca era un'ottima scuola!
     
    #96
  7. Necrophelia

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    4 Febbraio 2009

    capito perfettamente, in bocca al lupo allora! :)
     
    #97
  8. Fleba_il_Fenicio

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    4 Febbraio 2009

    è la verità, non faccio che ribadirla a te ma anche a me stesso perchè un momento in cui su questo fronte vacillo; anzi a dirla tutta negli ultimi anni sono diventato severo quasi cattivo, distruttivo nei confronti della scrittura e dei libri. Non nel senso di un giudizio o di un arroccamento dovuto ad esigenze rigorose, quelle le ho mediate; piuttosto si tratta di una pretesa e di un conto, s' una sorta di conto che presento a libri, letteratura, scrittura nei termini di una formazione interiore.
    Insomma Simona, in realtà mi chiedo anch'io e con violenza a volte tale da esclamare "ma a che cazzo mi sei servita?". Perchè scrivere, studiare, leggere meditare lezioni quando seguivo, mescolare oggetti di studio a interessi personali, ricerche sulla scrittura ad attività universitarie, insomma nulla è mai stato a se stante ed ora è tempo di bilanci tali che l'interrogazione sullo scrivere è diventata un interrogatorio severo cuii risponde mutezza e centellinamento dei versi, una lima che rischia di mutarsi in rasoio ma non ancora.
     
    #98
  9. simona

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    5 Febbraio 2009

    Io spesso parto con un' intenzione, un accenno di trama,...e a distanza di qualche settimana o più (dipende dalla durata dell'ispirazione, che non sempre fila liscia...:roll:), mi ritrovo uscita dal seminato di chilometri, e lontana da quella che in realtà doveva essere la direzione stabilta.
    Cosa non sempre malvagia: spesso, meglio far prendere alla storia la trama che vuole perchè poi ti ci ritrovi dentro, e capisci che far muovere le cose nel contesto che si è venuto a creare è la cosa migliore.


    Ho lasciato perdere perchè all'epoca non era così facile intraprendere quella specializzazione, (ti parlo del '95-'96) nella mia provincia sul ridente mare Adriatico.
    Sai, sono quelle occasioni perse che ti capitano appena fuori dalle superiori, in cui sei disorientato e bombardato di mille cose.
    Ed io, appassionata dei fumettisti illustratori di mitici albi Conan, rischiavo di finire ancora più "in nicchia",...e già uscire dall'istituto d'Arte è già un casino di per sè...
     
    #99
  10. simona

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    5 Febbraio 2009

    Non scorderò la volta in cui, mentre in casa si discuteva di realtà quotidiana, io parlavo e intanto avevo sottomano la mia storia.
    Ebbene,...mi sono ritrovata ad ascoltare e intanto abbozzavo lo schizzo di un'arma che si ritrovava nel testo, poichè mi serviva sapere certe cose.

    Mi sono scossa domandandomi che cavolo stessi facendo,...le cose reali premevano e io ero lì, quasi a giocare, a trastullarmi tra storielle e disegni.
    E' per questo che a volte mi chiedo se non sto sprecando il mio tempo (ecco la sterilità di cui parlavo..), se sia giusto costruire mondi quando ci sarebbe già di che occuparsi...basterebbe uscire dalla porta.

    Ma poi non ce la faccio, la realtà può chiamarmi con la sua voce da sirena quanto vuole,...io ho bisogno di scrivere, di disegnare, di avere un mondo parallelo che risponda solo alle mie regole.
    Il resto c'è, ovvio,...non si può ignorare, ma può tacere il tempo di un paio di pagine.:happy:
     
  11. Engash-Krul

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    5 Febbraio 2009

    mah... Simona, non sono sicuro che la cosa stia in questi termini... cioè, tu poni il "mondo della fantasia" o della scrittura, del disegno, come parallelo a quello reale, come qualcosa che sia separato dalla realtà come in camere stagne... in realtà non credo sia assolutamente così.

    mi spiego meglio.

    prova a rileggere le cose che tu stessa hai scritto o disegnato nel corso degli anni. ci saranno sicuramente elementi di fantasia, ma se vai a rivedere la tua vita di quegli anni o i fatti di cronaca contemporanei ai tuoi scritti, sei proprio sicura che non ci siano contatti? spesso la scrittura è un modo che molti hanno (e che ai grandi scrittori viene benissimo) per "riordinare" la propria vita e il mondo che gli sta attorno o per lanciare segnali, messaggi, riflessioni su ciò che accade.
    il mio principale riferimento è (a causa della mia passione) alla fantascienza, quella migliore non è quella in grado di anticipare la tecnologia o la scoperta del futuro (chissenefrega se un giorno avremo le macchine volanti e chi le ha descritte per primo nei suoi libri), ma quella che descrive le tensioni sociali, le modifiche dell'umanità... e queste tensioni sono proprio quelle contemporanee al momento in cui lo scrittore ha steso il suo racconto o romanzo, l'ambientazione futura è solo una allegoria per raccontare ciò che avveniva in quel momento.

    senza spingerci tanto in là da scomodare i grandi scrittori, anche noi, nel nostro piccolo creiamo mondi alternativi in cui esprimiamo le tensioni che ci circondano o riaggiustiamo i torti che non riusciamo a digerire, spesso involontariamente ;)
     
  12. simona

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    5 Febbraio 2009

    Mah,...di solito nello scritto tendo ad allontanarmi dal mondo reale.
    Diversamente accade quando, invece, scrivo di me e della mia vita nei miei diari, ovviamente, ed è un altro discorso.

    Non è facile spiegarmi,...ciò che scrivo (e le tematiche e il background in cui mi muovo le ho già specificate) non serve che aderisca alla mia vita, alle mie esperienze del momento o alla società.
    Non mi interessa che lo sia. E molto probabilmente è un mio forte limite.

    Forse è proprio l'ambito che ho scelto a rendermi "libera" da questo, e tu, al contrario (e giustamente), più attento a certi meccanismi più "reali".

    Nel disegno, invece sì,...lo faccio, me ne accorgo, e molto spesso è proprio una scelta. Mi sono anche resa conto di aver cambiato sottilmente stile da quattro anni a questa parte (penso per un motivo...). In questo caso direi che hai ragione.;)
     
  13. Necrophelia

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    5 Febbraio 2009

    io concordo con engash...anche io rivedo molto di quello che vivo in ciò che produco, e non potrebbe essere altrimenti, altrimenti creerei cose vuote...:)
     
  14. TheSleeper

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    5 Febbraio 2009

    "Only what I can see, what I can think, it’s true.
    If I stop believing this, I’ll lose the last appearance of mental sanity I have.
    Real life is only a vision we create shaping our hopes and expectations. I rely only on my perceptions of reality. “Real life” is an illusion.

    …And I swore years ago I will never live an illusion anymore."
     
  15. Dwight Fry

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    5 Febbraio 2009

    Ritorno un attimo su un tema dibattuto poco fa, quello sul significato dello scrivere.
    Per questioni professionali, mi ritrovo spesso a far notare agli autori la differenza che sussiste fra lo “scrivere per sé” e “l’ambire a una pubblicazione editoriale”.
    Le due cose sono separate o contigue a seconda dello spirito col quale ci si avvicina all’arte dello scrivere, e per quanto mi riguarda non considero l’una sbagliata e l’altra no, oppure una superiore e l’altra inferiore. Soprattutto, chi scrive per sé non è più puro (concetto che spesse volte mi mette i brividi) di chi entra a far parte dell’universo editoriale, firmando un contratto e partecipando a manifestazioni, dibattiti e così via. Sono semplicemente due cose differenti.
    Chi scrive per sé, o magari per un nugolo di lettori che orbita attorno a un blog o a un sito, non crea problemi a nessuno ed è degno del massimo rispetto. Tuttavia, ambire a una pubblicazione comporta ben altro. Innanzi tutto un confronto con individui che (qualora s’abbia la fortuna di imbattersi in persone serie) passeranno al lumicino le caratteristiche dell’opera. Questo è un punto d’immane importanza, perché (parlo per esperienza) troppo spesso gli autori ritengono di aver scritto qualcosa di valido sulla scorta del proprio, limitato punto di vista. O per aver ricevuto i complimenti di amici, parenti e conoscenti. L’impatto con un punto di vista esterno e disinteressato è spesso traumatico. Perché – per ovvie ragioni – è dura ammettere che il proprio romanzo, scritto con tanta passione e tanto impegno (innegabili, ma passione e impegno non fanno il talento), sia completamente da rivedere o fondamentalmente mediocre. Così come amici, parenti e conoscenti tendono a lodare gli aspetti positivi di un lavoro e glissare su quelli negativi. A volte incoraggiano persone completamente negate. In alcuni blog ho letto raccontini di rara bruttezza, con 20 o 30 commenti di persone estasiate da cotanto talento!
    Ecco allora che lo scrittore abituato a valutare da sé il valore dei propri elaborati, o al massimo sulla base di giudizi di parte e finanche incompetenti, nel momento in cui decide di farsi valutare da altri non accetta l’idea di una stroncatura. Anche se non sa coniugare i congiuntivi. Anche se in vita sua ha letto tre libri e ignora che la trama del suo capolavoro è identica a quella di “Storia di Gordon Pym” (tanto per citare il mio scrittore preferito e fare contenta Kiss).
    Però s’incazzano ugualmente, e tanti saluti al concetto di “confronto”. E l’incompetente, per assurdo che possa sembrarvi, diviene all’improvviso l’editore, che non ha saputo riconoscere i prodromi del Talento in quella robaccia.
    Poi vanno a piangere lacrime di coccodrillo nei forum, dicendo che loro no, con l’editoria non vogliono più averci a che fare. Perché loro sono “puri”…
    E ovviamente incompresi.
     

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