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TM Politica, da che parte state?

Discussione in 'Attualità e Cultura' iniziata da ShadowHorns, 29 Novembre 2008.

?

da che parte state?

  1. Destra

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  2. Sinistra

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  3. Centro

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  4. La politica non mi interessa

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  1. Druso Italico

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    7 Dicembre 2008

    Per me, quella di oggi,è tutto meno che la crisi del liberismo.
    Se mai è la crisi di un liberismo drogato, tenuto conto di alcuni fattori un po' tecnici che dimostrano come sia lo Stato a creare certe condizioni,tramite le banche centrali che, arbitrariamente, manipolano il tasso di sconto, manipolano la percentuale di riserva frazionaria (la vera origine dei "soldi virtuali"),e sopratutto, tramite una politica assurda di sostegno alle banche a fondo perduto. (Se la banca va bene, il bancario guadagna, se la banca va male, pagano i cittadini;ottimo!).

    Se si eliminasse la truffa dell'"espansione del credito" e nn si inducessero i finanzieri a fare il passo più lungo della gamba(tanto paga Pantalone), ci sarebbe più accortezza e più sicurezza conseguente.
     
  2. Monk

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    7 Dicembre 2008

    Il male della globalizzazione è quello di passare per un mezzo che crea uguaglianza e diffusione di benefici, a mio avviso, e che ha creato più disuguaglianze e scarto tra ricchi e poveri nel mondo. Non sono un no-global nell'accezione attuale, perchè non mi riconosco nelle forme di protesta di quei gruppi, ma la globalizzazione è qualcosa che mischia in sè il peggio delle teorie socialiste e liberiste.
    Al protezionismo si fa ricorso anche adesso con tentativi di preservare l'economia di un dato paese, cercando di favorire i prodotti locali con tasse maggiori su quelli importati. Certo, in un modo dove il China Export trionfa questo è difficile. Ed infatti a mio avviso si ricorre ad un altro tipo di protezionismo, quello che vede lo Stato X (per esempio l'Italia) sovvenzionare a fondo perduto e senza alcun ricavo per la nazione, industriali e grandi produttori, che sono gli unici a guadagnarci da questa disparità economica. E nella maggior parte dei casi (come nel tessile) tali fondi vengono utilizzati per aprire nuove unità produttive in Cina o in Italia con manodopera sottopagata.
    In questo concordo con Druso quando dice:

    Vero, non è un liberismo "strictu sensu", però è una degenerazione ovvia, quando in testa ai pensieri c'è il profitto del singolo e non la crescita economica di nazioni e gruppi di persone.
     
  3. Raskolnikov

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    7 Dicembre 2008

    Guarda, sul fatto che l'integrazione della Cina nel commercio globale sia stata gestita un po' troppo "a cuor leggero" posso essere d'accordo. Sull'impostazione in generale no.
    Tra parentesi, il fatto che i campioni nazionali com'è ovvio di fronte a nuovi concorrenti facciano lobbying è normale. Non dovrebbe accadere invece che i governi cedano a quelle richieste.

    No, le degenerazioni sono ovvie quando si cerca di pianificare l'azione economica in nome del "bene collettivo", come ampiamente dimostrato dalla storia.
    Quando si lasciano i singoli agire liberamente accade invece che in 25 anni il reddito pro capite mondiale aumenti di circa il 30% e che la percentuale di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno si riduca drammaticamente (dal 35% del 1980 al 19% del 2000).
    Il prezzo da pagare per questo è che non essendo l'economia controllata da pochi burocrati ci siano dei periodi di recessione (specialmente se i policymakers non sanno cosa fanno). Io lo pago ben volentieri.
     
  4. Wizard_87

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    7 Dicembre 2008

    Ma guarda che Regan e Berlusconi sanno bene che il comunismo non c'era nè in Urss, nè nei suoi paesi satellite, nè in Cina, però hanno tutto l'interesse a far passare quei paesi guidati da aristocrazie di burocrati come paesi comunisti.
    I signori da te citati applicano perfettamente i principi guida della storiografia borghese (che tra le altre cose non vede nella rivoluzione francese una rivoluzione capitalista).

    Chiunque con un minimo di onestà intellettuale non ha difficoltà a dire che in Urss, nell'est europeo e in Cina non c'è mai stata la società comunista di cui parlavano Marx, Engels e Lenin ma al contrario si era insediata una subdola forma di capitalismo: il capitalismo di stato.
     
  5. Druso Italico

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    7 Dicembre 2008

    chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale non se ne uscirebbe con sparate simili, scusa.
    mi autocito:" Per decenni tutti i leader comunisti, i filosofi comunisti, gli intellettuali comunisti,i militanti comunisti e via dicendo erano d'accordo nell'affermare che quello era IL comunismo. Ora che è fallito si autogiustificano dicendo che no, non era quello il comunismo.....ma non tutti sono così smemorati o sciocchi da credere ad una menzogna così colossale.
    E se anche fosse - ma non è - chi per decenni ha sostenuto uno sbaglio così enorme e luttuoso, dovrebbe ritirarsi da ogni vita pubblica e non permettersi di dare insegnamenti a nessuno."
     
  6. Monk

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    7 Dicembre 2008

    Giusto, hai perfettamente ragione. La responsabilità della politica in questo senso è altissima.


    Qui credo che tu abbia inteso male le mie parole. La pianficazione economica la fai anche senza creare un "comunismo" economico, ma semplicemente indirizzando la produzione di un paese verso ciò che serve a farlo crescere economicamente e a creare occupazione e tranquillità nei cittadini. Questo non significa, che so, nazionalizzare la produzione o statalizzare tutto. Questo significa uno Stato che controlla non in maniera invasiva il libero mercato. Fa l'arbitro e fa rispettare le regole, premia chi gioca corretto e punisce severamente chi fa il furbo.
    Certo tutto ciò è molto difficile ora che le aziende più potenti sono multinazionali e non hanno uno stato ed una legislazione di riferimento.

    Questa affermazione mi sembra in contrasto con la precedente...ma forse ho frainteso io.
     
  7. Raskolnikov

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    7 Dicembre 2008

    Ma il liberismo è cosa ben diversa dall'assenza di regole, eh..

    Perchè in contrasto? Il periodo di riferimento nella seconda affermazione ha inizio grosso modo nel momento in cui Paesi sudamericani e dell'est asiatico hanno iniziato a fare grosse riforme liberali, e i regimi comunisti hanno iniziato a scricchiolare per poi crollare..
     
  8. Monk

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    7 Dicembre 2008

    Non ho assolutamente detto questo! Ci mancherebbe. :)

    Ah, ecco. Ora la tua frase mi èpiù chiara.
     
  9. Wizard_87

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    7 Dicembre 2008


    Quelli da te citati, che hanno fatto disinvolti voltafaccia, sono degli opportunisti. Forse il nome sinistra leninista non ti dice niente e allora io ti dico che è un movimento nato negli anni '50 grazie ai dissidenti (filo-anarchici e internazionalisti) di tutti i partiti filo russi presenti in Francia,Germania,Italia ecc. ed è sempre stata coerente con se stessa dicendo che quello NON era comunismo.
     
  10. Druso Italico

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    7 Dicembre 2008

    onore al merito, ma:
    1) Hanno prodotto testi che dimostrino che il comunismo non era quello?
    2) se si richiamavano a Lenin,che ha aperto i Gulag, o erano in malafede o non conoscevano Lenin.
     
  11. Ellanimbor

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    7 Dicembre 2008

    In effetti non ci si può definire Leninisti senza rifarsi al comunismo reale sovietico... ed infatti io non mi definisco Leninista (al contrario di Wiz, che avrà sicuramente una sua versione dei fatti diversa dalla mia). Secondo me Lenin si distaccò dallo spirito comunista quando decise di uscire dalla seconda internazionale e fondare la terza soltanto con "coloro che ci stavano". Questa prospettiva settaria, per non dire elitaria, fu il peccato originale che poi andò a creare in Russia un regime totalitario e non democratico.

    Credere di poter fare la sivoluzione senza il popolo e sulle spalle del popolo era un errore, come infatti si dimostrò.

    Il comunismo vero è quello di Marx ed Engels, nessun altro... poi naturalmente si può dire che siccome nessuno dei due ha dato una visione chiara di quello che sarebbe dovuta essere la società comunista post rivoluzionaria allora la società comunista non sia stata ancora nemmeno progettata in toto... ma questo è un altro discorso.
     
  12. Wizard_87

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    7 Dicembre 2008

    1) Senza rimandarti a remote pubblicazioni di formazioni internazionaliste o anarchiche, ti consiglio di leggere "La rivoluzione tradita" di Lev Trockij, di facile reperibilità.

    2) Lenin è morto nel 1924. I primi gulag sono stati aperti nel 1926 da un certo Stalin. Per favore evitia di confondere l'incarnazione del verbo marxista con il boia della rivoluzione. Grazie.
     
  13. Druso Italico

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    7 Dicembre 2008


    1)non lo'ho letto, ma lo farò,grazie della dritta

    2)No,è falso.Una commissione parlamentare russa presieduta dallo storico Dimitri Volkogonov composta di una ventina tra storici e deputati, in due anni ha lavorato togliendo il segreto a circa 78 milioni di dossier.
    Interessantissimo il fascicolo riguardante Lenin,un complesso di 3.724 documenti tra lettere,appunti e direttive "tutti autografi".I documenti "sono terribili.Portano le prove che la storiografia ufficiale non era che una trama di menzogne.Vladimir Il’ic Lenin,il semi-dio che la gente ha venerato per 70 anni non era la guida magnanime ma un tiranno cinico,pronto a tutto pur "di prendere e conservare il potere". Ad esprimersi in questi termini è lo stesso Volkogonov.Ma continua lo storico: "Un documento che ho letto decine e decine di volte per convincermi che a scriverlo era stato proprio quel Lenin che avevo tanto ammirato e rispettato,è una direttiva indirizzata ai bolscevichi affinché reprimano-nell’estate 1918-una rivolta di Kulaki(i contadini russi) contro le confische.Scrive Lenin: "Impiccare-e dico impiccare in modo che la gente lo veda-non meno di cento kulaki,ricconi,sanguisughe riconosciute(...) Fatelo in modo che la gente tremi a centinaia di chilometri da lì."
    Perciò fu Lenin -e non già Stalin- il vero padre del Terrore rosso e dello stesso gulag. Nel suo libro,pubblicato in Francia dal titolo Il vero Lenin Volkogonov dimostra- documenti alla mano-che il primo campo di concentramento venne aperto a soli otto mesi dalla rivoluzione,nel luglio del 1918.Era a Sviajsk,nella regione di Kazan.Poi ne comparvero a centinaia come i funghi dopo la pioggia.Così il 20 aprile 1920,il Politburo presieduto da Lenin approvò la costruzione di un campo destinato a dieci-ventimila prigionieri a Ukta nel grande Nord. Ma la Sezione punitiva del Commissariato del popolo su una duplice direttiva di Lenin aveva emanato già il 23.7.1918,ad appena nove mesi dalla Rivoluzione d’ottobre,le "Istruzioni provvisorie sulla privazione della libertà" con la quale noi oggi datiamo l’inizio ufficiale dei gulag.Lenin giustificava le sue direttive sulla base di due considerazioni: a) "Salvaguardare la Rivoluzione Sovietica dai nemici di classe isolando questi in campi di concentramento"(viene in mente Robespierre che per salvare la Rivoluzione Francese instaura il Terrore...e decreta lo sterminio della Vandea!) ; b) "Rinchiudere i sospetti(non i colpevoli ma i sospetti! anche qui viene in mente che la Convenzione aveva votato una legge dei sospetti)in un campo di concentramento fuori della città". [Cfr.Lenin,Opere complete,ediz. russa e Raccolta di leggi, 1918,n.65 pag.710. ]
    Nel complesso si calcola che sotto Lenin siano morti nei gulag o giustiziati per antisovietismo un milione di persone.Il calcolo è approssimativo. Non bisogna però scordare che la guerra civile orchestrata da Lenin uccise tredici milioni di persone fra il 1918 e il 1921.Tredici milioni in soli tre anni (Corriere del 7.6.1995)
     
  14. Melanio Vakyas

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    Bella fregatura. Che fai?

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    7 Dicembre 2008

    Hai offerto a Drù un contrattacco su un piatto d'argento. :)


    Io mi sono espresso in merito, ma ribadisco che il "Comunismo di Guerra" attuato da Lenin per "stabilizzare" la situazione in anni estremi con decisioni estreme dal punto di vista sociale e non, non può essere paragonato alla follia di Stalin, propio perchè lo stesso Lenin aveva dato vita alla NEP abbandonando di fatto il Comunismo di Guerra.... quindi la reiterazione di Stalin è da imputare alla sua follia, riconosciuta dallo stesso Lenin il quale nutriva non poche perplessità - perplessita che si trovano nelle sue Lettere al Congresso - su Stalin e sulle sue manìe.
     
  15. Ellanimbor

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    7 Dicembre 2008

    Il "terrore" (chiamiamolo così prendendo in prestito il nome del famoso periodo della rivoluzione francese) c'è stato in seguito ad ogni rivoluzione, da quella francese appunto a quella americana a quella russa purtroppo. La differenza è che il "terrore" è dettato dall'ira della popolazione contro i propri ex-aguzzini che vogliono vedere morta la gente che prima li sfruttava, mentre va fatto tutto un altro discorso per la repressione del dissenso ordinata dall'alto ed effettuata mediante gli organi di polizia.

    Se la testimonianza che hai portato è autentica allora c'è poco da dire, non ne ero a conoscenza neppure io... passi per i Kulaki impiccati, che rappresentavano una classe sociale invisa ai comunisti, ossia i borghesi, ma gli ordini di apertura dei campi di concentramento sono tutt'altra cosa.

    Sia chiaro che ciò non cambia nulla sulla mia visione del Vero comunismo... che come ho già detto è tutt'altra cosa rispetto alla teoria propagandata da Lenin.
     
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