I nostri ascolti

Tutto questo nei primi dei Mothers, ma dopo la metà dei '70 è degenerato, tanto che sembrava sforzarsi solo per dar fastidio

 

Facciamo che ti rispondo sul topic di Zappa, appena posso, sennò monopolizziamo il topic degli ascolti.

 

prendo la terza opzione allora.

P.S. esiste qualcuno che abbia ascoltato tutti i 119 album della sua discografia? (forse @ReignInBlood_1986 ?)

 

Il mio obiettivo era ascoltare tutti i dischi in studio, ho ascoltato anche Cruising e Lumpy Gravy, ma The Man From Utopia mi ha fatto mollare (e come ho detto già arrancavo da qualche album)

 

Curioso che citi me; io leggendovi stavo pensando di contribuire alla discussione dicendo che non ho ascoltato neanche mezza canzone di Frank Zappa in tutta la mia vita e non ho idea di cosa faccia e se sia ancora vivo.

 

"3-1 Vaffanculo"



Belle in generale comunque le sue copertine!

 

ero ironico infatti

Per quanto riguarda la sua musica comunque sono nella tua stessa situazione.

 

Il papà degli Elii e di Les Claypool, a voler essere breve. Amatissimo dal tuo amato Caparezza, che lo omaggia in "La rivoluzione del sessintutto" con la frase Dio si chiama Zappa Frank Vincent.
Morto nel '93.

Questa per esempio è di Zappa:

 

Fist, “Storm” (heavy metal, 2005)

Anticipazione (Spoiler)

Una delle primissime band della NWOBHM, tra le poche a poter sfoggiare due full già nel 1982. Questo è il solito album da reunion, con materiale vecchio unito a qualche pezzo recente. Nulla di eclatante ma canzoni piacevoli, roba per gente fissata col metallo inglese (qui contaminato da un po' di progressive in un paio di brani) come me. Ottima la produzione, che in casi del genere serve a svecchiare.


Tom Waits, “Small change” (jazz-blues, 1976)

Anticipazione (Spoiler)

Adoro i primi sette album di Tom Waits, quelli della decade 1970-1980, infatti li sto recuperando uno a uno. “Small change” vede la voce di Tom farsi più nera e rauca rispetto al precedente “Nighthawks at the diner” e soprattutto rispetto ai primi due capolavori, mentre declama i soliti testi pieni di malinconia jazz e ironia blues. Lavoro meraviglioso, meglio se ascoltato da soli, quando il terzo bicchierino di whisky inizia a fare effetto e vien voglia di una sigaretta. La struggente 'Invitation to the blues', però, rischia di far scendere una lacrimuccia, forse due. Si vocifera che la modella con le tette in bella vista, lì in copertina, sia lei da giovane:

Anticipazione (Spoiler)

Dark Forest, “Dawn of infinity” (heavy-power, 2011)

Anticipazione (Spoiler)

Questa formazione inglese è stata rivalutata quando, con l'album “Beyond The Veil”, ha inasprito la componente folk. A me invece piacevano discretamente già al tempo dei primi lavori. Heavy-power impersonale finché si vuole, ma suonato bene e con belle melodie. La voce del cantante (che non registrerà altro coi Dark Forest) non mi entusiasma, a volte ricorda una specie di Blaze con meno personalità e meno controllo sulle note. Dal 2012 la band ha consegnato il microfono al primo cantante dei Wytch Hazel, infatti è da allora che la componente folk-celtica ha iniziato a prendere il sopravvento. Val bene qualche ascolto.

 

Resurrect the Machine, “Uncover the truth” (US power, 2017)

L'ho ascoltato diverse volte ma non è riuscito a catturarmi. Non che sia un brutto album, per carità, ha tutte le cose al posto giusto, ma ogni volta che finivo un ascolto (e sono stati parecchi, visto che l'album dura appena 35 minuti) mi accorgevo di non aver memorizzato alcun passaggio. Tutto molto piacevole nel mentre, quasi inutile dopo. Non mi sento di bocciare o addirittura sconsigliare questi discreti epigoni di Malice e Metal Church: semplicemente, su di me non hanno fatto presa.
Conto di ridargli una chance più in là, adesso ho troppa roba da ascoltare e mi inorgoglisce vedere la pila dei CD già ascoltati, tra quelli in arretrato, che supera in altezza quella dei CD ancora da ascoltare.
Qui la recensione di Stefano Ricetti:
Recensione Uncover the Truth [Reissue] - truemetal.it

 

Kid Rock (1988-)


È da quando ho goduto sulle cose più belle degli Aerosmith che penso a questo tizio. Di lui conoscevo già qualche canzone sparsa qua e là, e questo mi è bastato per capire che poteva essere una buona scelta, vista la voglia irresistibile di rap rock che appunto Tyler, Perry e Co. mi avevano recentemente iniettato.

Tizio impegnativo però, anche se non l'avrei mai detto. 13 album nell'arco di una trentina d'anni, la moltitudine dei quali superante l'ora di durata.

Ad ogni modo Kid Rock, è il nome d'arte di colui che all'anagrafe si chiama Robert James Ritchie, un polistrumentista americanissimo proveniente dalla scena Hip Hop di Detroit.

Ha infatti originariamente cominciato col rap, coi primi album pubblicati nel 1990 e 1992; due dischi old school vecchia maniera, nel senso più positivo del termine.

Nel '96, in concomitanza del terzo album, ha però cominciato ad aggiungere il rock/metal nelle sue canzoni, preparando la strada a quel genere che in seguito spopolerà in tutta la nazione e sarà identificato col nominativo nu metal.

Kid Rock però ha avuto solo vagamente a che fare col metal, tranne qualche piccola eccezione (come per esempio Bawitddaba, da "Devil Without a Cause", il suo primo vero capolavoro).

"Cocky" del 2001 è pure un capolavoro. Musica che strizza l'occhio al commerciale, musica da sfogo, musica da festa, musica da trombate, miscuglio di musica semplicemente spettacolare. Qui è inoltre contenuta una canzone che si già conoscevo, ma che reputo comunque una delle migliori, se non la migliore, del suo repertorio, ovvero "You Never Met a Motherfucker Quiete Like Me".

L'omonimo album e "Rock n Roll Jesus" continuano su quella falsariga li, cedendo poi lo scettro a uno scialbo (purtroppo, per me) country rock che accompagnerà le sue uscite nel quintennio 2010-2015. Il primo di essi, "Born Free" m'ha vagamente ricordato "Lost Highway" dei Bon Jovi, con la metà della sua bellezza però.

Con gli ultimi due album, "Sweet Southern Sugar" e "Bad Reputation", Kid Motherfuckin' Rock è in parte rinsavito, con le dosi di country leggermente diminuite a favore del suo stile di vent'anni fa.

Un artista unico ad ogni modo, un musicista con la M maiuscola.

Anticipazione (Spoiler): Videoclip 2021

Black Label Society (1998-)


Ovvero il gruppo di Zakk Wylde, l'amico di Dimebag Darrell ed ex chitarrista di Ozzy Osbourne. Di loro avevo ovviamente già ascoltato qualcosa in passato, ho vissuto le uscite post Mafia (l'album che li ha consacrati) praticamente in diretta, ma conoscerli per bene, non era ancora stato fatto

La doppietta discografica iniziale ("Sonic Brew" e "Stronger Than Death") fa già intuire quella che poi sarà lo stile di Zakk e della band, ovvero un ibrido heavy/doom/groove con qua e là delle spruzzatine southern.

La svolta (di qualità) si ha però solo con il terzo album, tale "1919 Eternal" del 2002, dedicato completamente al padre di Wylde e con l'iconica copertina raffigurante la pubblicità di arruolamento nelle SS della Germania nazista.

"The Blessed Hellride" continua il discorso iniziato con l'album precedente, con i suoni che diventano sempre più riconoscibili (da fan sfegatato di Ozzy è un grandissimo piacere sentire quella chitarra li distorta in quel modo li) e dopo una parentesi non proprio eccezionale (Hangover Music) i BLS partoriscono appunto "Mafia", ovvero il loro capolavoro assoluto. Questo album trasuda metallo da tutti i pori ed è una goduria dall'inizio alla fine! Ovviamente, come già detto, lo conoscevo già, e probabilmente questo è stato un punto a favore nell'ascolto della discografia.

Seconda parte della quale che comincia con "Shot to Hell" del 2006 marcando così il sesto album in sei anni! Anche questo, anche se purtroppo minore a Mafia, album sicuramente da pollice su.

Da lì in poi cambia qualcosa, a parte il fatto che ci mettono il quadruplo del tempo a fare gli album, fanno anche purtroppo diventare la qualità e l'ispirazione un lontano ricordo.

Parlando delle ultime tre uscite infatti, il sound generale è stato alleggerito, la voce dello stesso Wylde pure, e a volte in alcune canzoni di fa a fatica a notare la componente "metal", essendo il tutto più simile a un heavy/doom rock con vaghi rammenti ai Black Sabbath degli inizi. Secondo me la qualità però non è andata persa, si è semplicemente modificata. Quello che invece forse è andato perso però, è l'originalità della proposta...

Anticipazione (Spoiler): Videoclip 2021

Obituary (1984-1997, 2003-)


Ad inizio e fine anno è mia abitudine approfondire il metallo della morte. Sinceramente ero indeciso tra questi e i Carcass, optando alla fine per quelli col logo leggermente più facile e simpatico.

Inizio col botto, per quanto mi riguarda, con "Slowly We Rot". Proseguo però un pochino meno esaltante, perlomeno per le mie orecchie. Il genere è quello che è, l'inventiva anche. "Cause of Death" è ritenuto il loro capolavoro, cattivo in effetti non è, ma io gli ho preferito il primo.

Su una falsariga (peggiore) anche i successivi "The End Complete", "World Demise" e "Back from the Dead"

Il death metal di questo tizi qui sinceramente m'è risultato un po' da sbadiglio.
Ovviamente i Death stessi sono di un altro pianeta, e in primo luogo per la varietà della proposta. E, anche se per altri motivi, i Vader mi sono sembrati superiori di brutto, per dire.

Gli Obituary gira e rigira mi è sembrato che facciano sempre lo stesso pezzo. E perdipiù privilegiando molto meno la velocità, a favore di una lentezza quadrata. Lenti, lenti, lenti; sono troppe volte troppo lenti.

Dagli album post reunion invece m'è veramente piaciuto "Inked in Blood" soltanto.

È cosi che stavolta il de gustibus ha colpito anche me, ed era ovvio succedesse prima o poi. Il gruppo non si può certo dire che mi sia piaciuto, però sono fortunati perchè, avendo saputo che a gennaio faranno uscire un nuovo album, gli darò un'altra possibilità, riascolto della discografia incluso.

Anticipazione (Spoiler): Videoclip 2017

Morbid Angel (1983-)



Di David Vincent avevo già l'album degli Headcat del 2018 con lui alla voce. Pochissime persone si possono vantare di aver preso il posto di Lemmy in una band, lui però è sicuramente uno di questi.
La sua band madre però la conoscevo solo per il fatto della "discografia alfabeto".

E sentirli dopo gli Obituary è stata la migliore scelta che potessi fare.

"Abomination of Desolations" buon antipasto, che spiana la strada ad un tripletta in cui ogni album è migliore del precedente, ovvero "Altars of Madness", "Blessed are the Sick" e "Covenant". Metal estremo come non ne sentivo da un bel po' sinceramente.

"Dominant" è, seppur inferiore agli altri tre, comunque una bella mazzata nelle gengive. (Ed in effetti con quella voce e chitarra lì non potrebbe essere altrimenti.)

Del periodo Steve Tucker ottimi / buoni sostanzialmente tutti e quattro gli album prodotti. Lasciando stare il confronto e il paragone con quel mostro di David Vincent, il growl di Tucker pure è devastante. Dopo il primo album di rodaggio ("Formulas Fatal...") già con "Gateways of Annihilation" il livello torna ad essere Notevole con la N maiuscola. Album capolavoro ai livelli dei primi tre! Così così invece "Heretic" e "Kingdoms" (che però ha il pregio di riassestare la band sulla giusta via dopo i terribili errori della lettera I)

Del quale innominabile, e probabilmente anche inascoltabile album per l'appunto due parole vorrei spendere. Uscito nel "mezzo", si tratta del risultato della reunion con appunto Vincent. Mi limito a dire giusto le cosiddette due parole, esperimento e fallito. Il disco successivo ha fatto bene a non riconfermare quei suoni e quello stile.

Anticipazione (Spoiler): Videoclip 2018

 

Manilla Road, “Crystal logic” (epic metal, 1983)

Terzo lavoro della band di Shelton e soci, da me recuperato in formato fisico solamente quest'anno. Ovviamente ne ho approfittato per riascoltarlo e confermo tutto ciò che di buono ho sempre pensato, e si è sempre scritto, su questa gemma di heavy epico. Non fosse per la trascurabile e fin troppo happy 'Feeling free again', canzone facilotta realizzata su suggerimento del produttore dell'album, parlerei di album perfetto.
Rispetto alla versione originale dell'83 il mio CD integra come brano n. 3 la bonus 'Flaming metal system', tra le mie preferite dell'album (la preferisco pure a 'Necropolis', che qualche anno fa fu spinta parecchio avanti dagli utenti del forum, nel sondaggione sulla migliore canzone heavy metal del periodo 1970-1999).
Nella mia visione musicale, infine, 'Dreams of Eschaton' è, assieme a 'Battle hymn' e 'Blood of my enemies' dei Manowar, LA canzone epic-metal per eccellenza.

 

Mi sono sempre chiesto come sia stato possibile relegare a bonus track Flaming Metal Systems, mio pezzo preferito dell'album e dei Manilla Road in generale. Quando li vidi dal vivo addirittura ci aprirono il concerto...

 

Adoro sto disco lo preferisco,se pur di poco, ai due successivi.