Progressive Metal

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Fammi sapè!

Fammi sapè!

 

il primo ascolto (e non mi pare immediatissimo) non mi ha fatto urlare subito al capolavoro (io per ora sono veramente una rottura di scatole) ma è indubbio che sia un album con i contropeni, gran segnalazione la tua e complimenti a loro. da sentire e risentire. spacca tutto

 

che te devo di, me piacciono

 

Forse ho esagerato

 

Compà, che segnalazione!
Per essere un debutto è un disco incredibile per tecnica e idee. Direi molto molto Haken, soprattutto dal terzo brano in poi. Nei primi due è come se dovessero ancora trovare la loro dimensione ideale: nel primo c'è molta carne a fuoco, una parte centrale molto Tool, con tanto di tamburelli sparsi, poi un finale un po' troppo teatrale e poco coerente con il resto del brano; el secondo c'è un alternarsi di parti in harsh vocals e melodiche, sicuramente efficace, ma è una dimensione troppo estrema. Da The Maze in poi è il disco dell'anno, vi è dentro di tutto, parti fusion, altre più cinematografiche, altre più progmetal classico.
Stranamente nella formazione non vedo un cantante di ruolo, quindi presumo che quelli ascoltati siano guests.
Imprescindibile per gli amanti degli Haken

 

Trovo che sia un ibrido incredibile tra avantgarde e prog metal, con influenze fusion e un notevole spessore artistico e immaginifico, non so come dire. Hai ragione a dire che è cinematografico. Io avrei detto scenografico, apocalittico: nella visione d'insieme questo album è esaltante perché ha qualcosa dell'opera totale. Non so se ho pensato agli Haken, mi sembra meno spensierato, più drammatico.

 

Haken per la capacità di fondere più aspetti in un tutt'uno.
Poi anche alcune linee vocali e melodiche mi sembrano vicine a quelle di Ross Jennings.
Comunque ordinato immediatamente il cd.

 

Non sono l'unico con dei problemi qui vedo, però lo dico sinceramente, ci ho pensato anche io... però alla fine l'ho aggiunto solo alla wishlist, troppe spese sto me se e come mio solito sono andato sopra il budget, ma sicuramente nei mesi successivi non mi scappa
grazie a @mohicano per la spesa futura

 

mi associo ai commenti positivi, tanta bella roba da scoprire e mettere insieme, molto stimolante

 

@Progceval ,@mohicano ,@Vic Rattlehead e chiunque altro si sia interessato al debutto dei Soulsplitter, ebbene mi sono fatto prendere dall'entusiasmo iniziale (capita anche a noi vecchietti brontoloni e mai contenti), ma oggi dopo svariati ascolti devo rivedere al ribasso le mie valutazioni.
Sia chiaro, per essere un debutto non è affatto male e lascia intravedere ampissimi margini di crescita, ma siamo lontani dal capolavoro (o dal grandissimo disco) e la band deve maturare nella fase compositiva oltre capire quale direzione prendere.
Se ti chiami Devin Townsend puoi permetterti certi azzardi, certi accostamenti stilistici, altrimenti si rischia di spaesare l'ascoltatore.
Ad esempio, tra il brano The Transition e The Dream , sembra di ascoltare due band diverse: la prima non ha una direzione precisa e ci mette dentro tutto, compresa una parte centrale simil Tool e un finale cartoonesco (mi son venuti in mente gli Unexpect), con un risultato troppo pasticciato; The Dream è fantastica, il top del disco, con piano e violino a creare atmosfere classico-cinematografiche (immagino che il tastierista abbia fatto studi classici).
In altri brani sembra di sentire i Dream Theater più sinfonici, quelli di Six Degrees o Octavarium (le suite) per intenderci, ma alternati a scelte abbastanza spiazzanti come l'utilizzo delle harsh vocals, con un effetto non sempre riuscito.
C'è da dire che il non avere un cantante di ruolo, ma affidarsi a vari guests, fa risaltare ancora di più queste differenze ,anche se le linee vocali pulite sono sempre molto ricercate ed interessanti.
Ecco, facevo il paragone con gli Haken, che debuttavano con Aquarius, un disco in cui avevano già perfettamente le idee chiare.
I Soulsplitters ancora no.

 

io sono rimasto a quell'ascolto solo (mi sono dedicato ai Waltz e a Beatrice Antolini). i ragazzi sanno suonare, il potenziale è indubbio e tanto poi non mi sembra che scimmiottino ma che stiano cercando in maniera naturale il loro stile. non tutti ne hanno uno definito fin dall'inizio e a volte sudarselo porta molto lontano.

 

Io ho ascoltato il disco un paio di volete e devo ammettere di essere fortemente tentato all'acquisto, anche se non in questo momento. Forse quello che io percepisco come molta varietà finirà con il diventare il tuo approccio dopo numerosi ascolti anche se non ci metto la mano sul fuoco.Sul fatto di non avere un vocalist fisso non è una cosa che mi disturba più di tanto finchè i risultati sono questi, diciamocelo ci piace anche essere anche un pò spiazzati da una canzone all'altra e uscire un pò dalla comfort zone.
Al momento mi sto concentrando su un album vecchio che avevo ingiustamente ignorato, Promised Land, ma mi riprometto di proseguire con gli ascolti dell'album degli Soulsplitter, perchè mi ha lasciato qualcosa sottopelle e non è una cosa a cui non bado, soprattutto in un'era stracolma di uscite in cui non si ha mai il tempo di ascoltare tutto.

 

La varietà va bene se si mantiene un discorso coerente o quando, sotto ogni aspetto, quello che si suona è sempre ad alti livelli.
Non è il caso di questi giovani tedeschi, che hanno il loro punto di forza in certe progressioni sinfoniche e molto meno quando vanno su territori alternativi.

 

Beh, tornando agli Psychotic Waltz sapevo che Deaf Forever non poteva prendere un abbaglio, potrà esagerare ma per quanto concerne roba legata al "classico" non sbaglia quasi mai.
Sì, da quello che ho ascoltato ritengo anche io che sia un bel disco ma non a livello dei primi due e probabilmente neanche di Bleeding, più che altro per il tempo e le troppe cose che sono cambiate (quel disco aveva senso all'epoca ora...mmm 'nsomma).
Il primo singolo tra l'altro è cresciuto molto con gli ascolti. Di sicuro quindi un bel disco, incentrato sulle melodie sognanti, cupe e lunatiche di Devon Graves e che punta tutto sull'atmosfera, supportato dagli intrecci melodici delle due chitarre; il resto fa da mero contorno, si limita ad accompagnare proprio in modo essenziale (comprese le ritmiche delle chitarre).
Dunque, bello sì ma non so francamente quanto sia duraturo.