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Vuoi che il Veneto diventi una Repubblica indipendente e sovrana?

Discussione in 'Attualità e Cultura' iniziata da Owl, 22 Giugno 2013.

  1. brightonrock

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    24 Marzo 2014

    Caxi sui :hihi:

    Del resto una situazione paradossale come quella di Mestre/Venezia è difficile da comprendere per uno che non la vive.
     
    #1276
    Ultima modifica: 24 Marzo 2014
  2. Zerotolerance70

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    24 Marzo 2014

    Vabbè, hai glissato sul punto centrale del discorso, ma è ovvio, dato che non concorda con la tua tesi del "tutto è nato perché c'era qualcuno che, già evasore di suo, ne voleva pagare ancora meno".

    Ah, giusto, il caso del vice di Tosi. Di Verona, guarda caso. E Verona è la città dove non è stata fatta nessuna informazione sull'iniziativa plebiscitaria. Guarda caso. E Tosi è uno di quelli che NON appoggia l'iniziativa. Guarda caso.
     
  3. Zerotolerance70

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    24 Marzo 2014

    Eh, ma sai che è strano anche questo? Pare che basti andare a fare del turismo occasionale per comprendere perfettamente le problematiche e le situazioni delle località che si visitano. :lookaround:
     
  4. dreamer15

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    24 Marzo 2014

    Non metto in dubbio la legittimità della cosa, ho degli zii che abitano a Mestre (anzi, a Marghera) e ci sono andato spesso per vari motivi (lavoro, viaggi, studio), l'ultima volta giovedì scorso. Solo che, visto il periodo e gli avvenimenti degli ultimi giorni, mi sembra un controsenso ironico il voler "staccarsi" da Venezia (ed è chiaro a tutti che Venezia e Mestre fra loro c'entrano davvero poco ma non si sta parlando di realtà lontane fra loro - a livello fisico - solo pochi chilometri).
     
  5. Zerotolerance70

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    24 Marzo 2014

    Non è un controsenso e non c'è nulla di ironico. L'unione di Mestre con Venezia è stata un'iniziativa artificiosa, concepita in epoca fascista per compiacere le velleità di potere e di prestigio di Giuseppe Volpi Conte di Misurata, allora ministro delle finanze nel governo Mussolini. Sono più di trenta anni che Mestre spinge per staccarsi da Venezia e recuperare quell'autonomia che storicamente ha sempre avuto fino a meno di novant'anni fa.
    Che poi, controsenso: Mestre spinge per staccarsi da Venezia, il Veneto aspira a staccarsi dall'Italia. Più in accordo di così...

    EDIT: tra l'altro, fisicamente saranno anche due realtà distanti pochi chilometri, ma per tutto il resto è come se una fosse qui sulla Terra e l'altra sulla faccia nascosta della Luna.
     
    #1280
    Ultima modifica: 24 Marzo 2014
  6. dreamer15

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    24 Marzo 2014

    Il Veneto aspira a staccarsi dall'Italia sulla base (anche, perchè si è fatto leva molto su questo) di un'identità unitaria che in realtà non c'è, ed è proprio palese da questo fatto di Mestre e Venezia.
     
  7. JonSnow

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    24 Marzo 2014

    Ma non ho glissato affatto, per me è così.
    Riprendo il dato che ho postato ad Owl: emerge che al Nord ci sono meno evasori che al Sud, ma piú grandi.
    Lui ha capito che per me sia un demerito guadagnare molto.
    No. Per me è un demerito guadagnare molto ed evadere molto.
    Se parliamo di grandi evasori non parliamo di piccoli imprenditori o lavoratori autonomi strozzati dalla crisi e dalle tasse.

    Questo è in effetti il punto del mio discorso.

    Altrimenti, posto che l'evasione esiste anche qui, illuminami tu su chi sia l'evasore tipo del Nord.

    Su Verona: ma risposta è? :rotfl:
    Io parlo della mia città perché conosco la politica locale. Cosa devo fare, parlare di Padova???
    Comunque che qui ci sia stata informazione nulla è certo, neanche gli sbandieramenti visti a Treviso.
    Ma se non ti fidi di me chiedi agli altri veronesi che hanno scritto qui. Sarei felice di essere smentito, proverebbe che sono sincero ma ignorante.

    Errori di battitura gentilmente offerti dal mio smartphone.
     
  8. Zerotolerance70

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    24 Marzo 2014

    Scusa tanto, ma questo cosa c'entra? Il fatto che Mestre e Venezia abbiano due identità diverse e che vanno amministrate tenendo conto delle loro peculiarità (e dunque ripristinando la situazione pre-1926), non inficia minimamente il senso di identità e appartenenza di un intero popolo. Che intero è e intero rimane, anche se riconosce che due entità hanno caratteristiche intrinseche da trattare separatamente.
    Poi mi piacerebbe sapere come fai tu a dire che in Veneto "non c'è alcuna identità unitaria". Sei un veneto? Lo dici perché hai delle ragioni per sostenerlo o per sentito dire?
     
  9. dreamer15

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    24 Marzo 2014

    brightonrock prima diceva, se non sbaglio, che l'unica cosa in comunque che c'è fra Venezia e Mestre è il dialetto. Che poi, ripeto, sia legittimo e giusto che Mestre abbia la sua amministrazione sono d'accordo pure io.
    Assolutamente, sono veneto fin dalla nascita. E vedo benissimo, anche solo all'interno del mio paese, che già da rione a rione ci sono delle differenze sostanziali e nemmeno il briciolo di una qual certa unità (nemmeno tutti noi musicisti del paese riusciamo ad essere uniti). Basta poi uscire di 10 chilometri (10 di numero) affinchè le differenze si acuiscano ancor più marcatamente. Sono andato sabato alla sagra del vino a Bertiolo in Friuli e ho trovato una coesione popolare (e un'apertura) che, almeno da me qui in paese, ci sogniamo.
     
    #1284
    Ultima modifica: 24 Marzo 2014
  10. IAmTheLaw

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    24 Marzo 2014

    Io in tutto questo discorso di Mestre e Venezia, che non hanno niente in comune ad eccezione del dialetto, ci vedo semplicemente la prova che se c'è una identità veneta comune, essa è molto sopita, per usare un eufemismo.
    Se addirittura di due realtà così vicine territorialmente "una è come fosse qui sulla terra e l'altra sulla faccia nascosta della luna", cosa c'è di unitario? Io una metafora così netta la userei per descrivere Trento e Palermo, penso...
     
  11. Zerotolerance70

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    24 Marzo 2014

    Allora: intanto il punto a cui mi riferivo, e sul quale hai sorvolato anche ora, è che non spieghi come mai all'iniziativa, secondo te promossa da un manipolo di evasori, hanno aderito in massa lavoratori dipendenti, tra cui il sottoscritto, che notoriamente non possono evadere alcunché.

    Dopodiché: punto 1, il Veneto non coincide con il Nord Italia, e il Nord Italia non si identifica con il Veneto.
    Punto 2: si parla di evasione da parte delle grandi imprese, e il tessuto imprenditoriale del Veneto è composto in larghissima maggioranza di imprese piccole e medio-piccole, ditte individuali e artigianali. Le imprese più grosse sono localizzate in altre parti del Nord, in particolare Lombardia, Piemonte e Emilia Romagna. Ma di queste regioni in questo momento mi frega 'na ceppa.
    Punto 3: con un'imposizione fiscale a livelli intollerabili come quella che ci ritroviamo l'evasione è fisiologica e determinata proprio dalla pressione fiscale eccessiva. Non stiamo parlando di imprenditori che evadono perché sono disonesti (i disonesti ci sono, ma sono una ben piccola minoranza), parliamo di evasione di sopravvivenza. L'ho già detto ieri sera, ma anche su questo hai glissato alla grande (come fanno tutti quelli di una certa parte politica, del resto): se un'azienda non ce la fa a restare sul mercato o non trova più conveniente tenere aperto perché quello che guadagna non le consente una congrua remunerazione del rischio e degli investimenti, chiude. E se chiude vanno a casa i dipendenti, in primis. Certo, è difficile da comprendere per chi magari è un dipendente statale e che fino ad oggi ha potuto cullarsi nell'idea del posto comodo, garantito e assicurato. Ma se le aziende chiudono o si trasferiscono, le tasse non le pagano più; e se calano le entrate dello Stato, prima o poi anche i posti di lavoro degli statali finiscono a rischio. Quindi per la sopravvivenza degli imprenditori passa la sopravvivenza di tutti; considera che la ricchezza la producono gli imprenditori, non gli enti statali (i quali forniscono servizi, ma non producono ricchezza; al limite, in uno Stato efficiente, questi servizi sono strumentali alla produzione di ricchezza e concorrono alla sua creazione, ma ad innescare il processo serve necessariamente un imprenditore che investa capitali e si assuma il rischio di impresa).
    La situazione del Veneto, perché di questa mi interessa, proprio per le sue caratteristiche va tenuta ben distinta da quella fotografia dell'evasione che sbandieri nei tuoi post. Non mi puoi usare il quadro dell'evasione che comprende tutto il Nord Italia riverberandolo tale e quale su una regione dove ci sono realtà del tutto diverse. Questo vuol dire strumentalizzare i dati e non mi sembra una cosa corretta.
    Punto 4: trovo squallido, lasciamelo dire, chiamare in causa l'evasione quando siamo di fronte ad un tasso di suicidi da parte di imprenditori che ormai arriva a più di uno al giorno. Tra l'altro: col cazzo che "sono strozzati dalla crisi", dare la colpa alla fantomatica "crisi" è riduttivo e comodo. In molti casi stiamo parlando di aziende fondamentalmente sane, che vantano crediti molto consistenti che i clienti non pagano ma sui quali le stesse aziende hanno pagato IVA e imposte (spesso tra questi clienti rientra la pubblica amministrazione). Di fatto c'è uno Stato che impone politiche di austerità che poi si riverberano inevitabilmente su tutta l'economia del paese, bloccandola. E questo è più difficile da sopportare per un'economia come quella veneta, che ha sempre fatto dell'agilità ed efficienza di risposta al mercato i suoi principali punti di forza e di crescita.
    Ancora una volta, i problemi vengono letti in un'unica chiave, fottendosene allegramente delle peculiarità delle situazioni, che invece richiedono risposte differenziate.
    E' un fatto culturale, su cui l'Italia è sempre stata molto carente. Il Veneto è sempre stato trattato come la vacca da mungere, non come un fattore di ricchezza per il Paese. E' un atteggiamento che prima o poi ci avrebbe portato a presentare il conto. Questo momento è arrivato ora, quando vediamo che il Paese, nonostante una crisi molto profonda, non solo non si adopera per uscirne con tutti i mezzi che ha, ma continua a scialacquare e chiedere sacrifici a chi non sa più come fare a farne.
     
  12. Zerotolerance70

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    24 Marzo 2014

    Ma dai. Ma se fra pordenonesi e udinesi non si possono vedere, su. ma di cosa stiamo parlando? Hai mai sentito cosa dicono in Carnia dei triestini?
    Guarda che si chiama "campanilismo", c'è ovunque e fa parte anche, se vogliamo, del folklore locale.

    la miglior risposta a questi discorsi è stata proprio l'adesione massiccia al referendum, assolutamente trasversale, sia geograficamente che culturalmente che politicamente. Altro che mancanza di senso di appartenenza o di identità.
     
  13. Zerotolerance70

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    24 Marzo 2014

    Oh, a proposito: si chiama "referendum" perché ci si "riferisce" al popolo per chiedere di deliberare con un "sì" o con un "no". Può essere confermativo, abrogativo o, come in questo caso, consultivo. Quindi chiamarlo referendum non solo è legittimo, ma è anche corretto dal punto di vista giuridico.
    Giusto per precisare.
     
  14. IAmTheLaw

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    24 Marzo 2014

    Scorretto dal punto di vista giuridico infatti è chiamate i pareri (essendo un referendum per l'appunto consultivo) voti. Ma capisco che dire "2 milioni i pareri" al posto di "2 milioni di voti" fa cascare il palco.
     
  15. Zerotolerance70

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    24 Marzo 2014

    Non arrampichiamoci sugli specchi, se il referendum è consultivo voti e pareri sono esattamente la stessa cosa e hanno la stessa efficacia. Perché guarda che in passato ci sono stati altri referendum consultivi, quindi se vogliamo sminuire o togliere legittimità a questo allora bisogna farlo anche con gli altri. Così, tanto per correttezza. Che dici, iniziamo con quello del '46?
     

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