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Anticristianesimo

Discussione in 'Nordheim' iniziata da MetalWarrior87, 23 Marzo 2004.

  1. Guest_001

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    30 Aprile 2010


    un ammasso di cellule di 2/4/6/8/10 settimane non è un bambino... ed a quanto pare la pensa così pure la chiesa, che non mi pare battezzi i feti in utero...





    perché tu a vita stai collegando solo il suo opposto, morte.

    io, che ho una visione molto materialista ed edonista delle cose, a vita collego pure concetti come benessere psico-fisico, equilibrio interiore, condizioni di vita, possibilità economiche minime, maturità, consapevolezza ecc ecc...
     
  2. Dreki

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    Heart of Steel

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    30 Aprile 2010

    ma non è neppure un tumore!

    ho capito... ma non puoi estremizzare così le cose, facendo un paragone come quello. davvero. è angosciante, e non da un punto di vista cattolico: da un punto di vista umano.
     
  3. The Neuromancer

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    30 Aprile 2010

    Siamo OT da un pezzo perché non aprire una discussione sull'aborto nella sezione "Attualità e Cultura"?
     
  4. tender

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    30 Aprile 2010

    no, ma è comunque potenzialmente un bambino...

    se ti liberi di quell'ammasso di cellule ti liberi automaticamente anche del bambino che ne deriva. e quindi si, liberarsi di quelle cellule è come uccidere un bambino. io la vedo così.
     
  5. Guest_001

    Guest_001
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    BANNATO

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    30 Aprile 2010



    quindi un architetto che straccia il progetto di un ponte è uguale ad un kamikaze che si fa esplodere su un ponte già costruito...


    uau, viva la coerenza (fine OT) ;)
     
    #16820
    Ultima modifica: 30 Aprile 2010
  6. death_by_the_dead

    death_by_the_dead
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    30 Aprile 2010

    Quoto Dysphoria_Noctis.

    Io sono pienamente favorevole all'aborto è un diritto.

    Circa i diritti del padre io ne riconosco solo uno, il diritto di essere interpellato.

    Però la sua opinione deve valere solo in caso di eventuale decisione della madre di far nascere il bambino: In tal caso il padre potrà rifiutarsi di mantenerlo.
     
  7. tender

    tender
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    30 Aprile 2010

    stiamo parlando di una vita umana, non di un giocattolo buttato nella spazzatura.

    solo per concludere il discorso :).
     
  8. ador dorath

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    30 Aprile 2010

    nessuna madre direbbe "liberarsi" riferendosi a un aborto.

    non scherziamo su. se esistono delle mamme (o meglio dei genitori) che non capiscono la fortuna che hanno essendo diventati genitori questo non vuol dire automaticamente che la maggior parte delle donne che praticano l'aborto lo fanno per "liberarsi" di un qualcosa.

    a parte che lavorando in ospedale di situazioni in cui un aborto terapeutico serve necessariamente per salvare la madre esistono eh!
    e per una donna avere un principio di tumore alle ovaie e scegliere se abortire o se portare avanti (con enorme rischio per il feto, per lei stessa e per le ovaie) una gravidanza non sono situazioni da letteratura.
    e via dicendo....
     
  9. REINHART

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    30 Aprile 2010

    Su questo punto non c'è alcuna obiezione possibile. Quell'ammasso di cellule è una vita potenziale; è un ammasso di cellule che, se lasciato sviluppare, diventa persona; se ti liberi di quelle cellule, ti liberi anche del bambino che ne deriva. Su questo c'è poco da discutere.

    A volte può sembrare che, chi è favorevole all'aborto, pensa anche esso sia una procedura facile e indolore, senza conseguenze psicologiche. Beh, no, non è così che la pensiamo (o almeno, io non la penso così). Qui non è in discussione la bruttura dell'atto dell'aborto, che equivale, senza margine di smentita, a stroncare una vita potenziale.

    Il fulcro del discorso, invece, credo che sia: possono i diritti di una vita potenziale sovrastare i diritti di una persona? Può una donna essere costretta a fare un uso del proprio corpo incompatibile con la propria volontà? La risposta ad entrambe le domande è no.

    I motivi di un aborto possono essere validi o meno validi, questo sta al giudizio di ciascuno determinarlo; il punto è che una donna, in nessun caso, può fungere da incubatrice umana, ed essere costretta a lasciar crescere dentro di sè una vita della quale, quali che siano i motivi, non può o non intende prendersi cura.

    Quindi, in conclusione: l'aborto è un diritto. Un diritto doloroso, moralmente complesso, al quale si spera che si debba ricorrere il meno possibile, ma un diritto al quale non è possibile rinunciare, a meno che non si voglia affermare il principio che le donne possono vedersi negata la libertà di usufruire del proprio corpo come meglio credono.
     
  10. The Neuromancer

    The Neuromancer
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    30 Aprile 2010

    Io penso che sia una tutela dal "fai-da-te" e da tutti i rischi che ne derivano. Per il resto è una sconfitta della donna che rinuncia all'essere madre. E' una sconfitta per la Comunità e per lo Stato. La macelleria da scantinato la lascio volentieri ai popoli incivili.
     
  11. ador dorath

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    30 Aprile 2010

    la pensp come reinhart dal punto di vista solamente logico.

    la cosa che mi infastidisce e' che in italia si fanno tante parole ma pochi fatti. non so in quanti comuni ci siano dei centri di accoglienza, conforto, sostentamento per le future mamme, e per le neo mamme come ci sono in francia o in olanda per esempio. ma soprattutto devono funzionare per tutti. e non ci devono essere collaboratori offuscati da questa o quella visione. perche' non si e' in un salotto di casa. e la mamma si deve sentire rassicurata da persone competenti e obiettive e non da operatori che sono la longa manu dell'ipergarantismo o dell'ipercattolicesimo.
    e queste strutture non devono essere sempre e cmq portate avanti da onlus o da associazioni laiche o religiose. mi piacerebbe che lo Stato se ne facesse carico.

    diventare mamma non significa sentirsi mamma. e tutto quello che comporta e ne deriva. si pre che post.
     
  12. tender

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    30 Aprile 2010

    d'accordo con entrambi :)

    da un lato comprendo perfettamente che non si può obbligare una donna a partorire, e quindi sono favorevole all'aborto (pur essendo consapevole di tutte le responsabilità che implica); dall'altro lato spero che comunque si faccia il possibile affinché la scelta dell'aborto sia l'ultima a venir presa in considerazione.
     
  13. Fux89

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    30 Aprile 2010

    Quoto anche le virgole:)
     
  14. Rover84

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    Schöne Seele

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    1 Maggio 2010

    Rein, il tuo ragionamento è molto lucido, chiaro.
    Io mi sono sempre chiesto invece che agire a fatti compiuti cosa possiamo fare per evitare situazioni di aborto?
    (Poi vabbè io sono abbastanza misogino lo sapete le chiuderei tutte a chiave, ok scherzo)
    Edit: ma che qualcuno va al concerto in Piazza San Giovanni? Io ci vado magari se ne discute là con Carmen Consoli)
     
    #16829
    Ultima modifica: 1 Maggio 2010
  15. REINHART

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    Sommo Doomster

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    1 Maggio 2010

    Agire su due fronti: educare le nuove generazioni (e spesso anche le vecchie generazioni...) sia al sesso sicuro, sia al rispetto del valore della vita.

    Per quanto riguarda il primo punto, mi ricollego a un tema trattato fino a pochi post fa: l'educazione sessuale nelle scuole. A volte fra i giovani serpeggia un'ignoranza inquietante in merito, che li porta sia ad esporsi sia a malattie potenzialmente mortali, sia alla possibilità di gravidanze indesiderate che poi non si sa come gestire. C'è bisogno che l'informazione sui metodi contraccettivi e sui loro utilizzi sia più capillare e approfondita.

    Per quanto riguarda il secondo punto, significherebbe far entrare nelle zucche vuote dei giovani d'oggi (diavolo, mi sento vecchio a parlare così...) il concetto che anche se in certi momenti si è arrapati a mille, fare sesso in modo non protetto non è una buona idea, perchè il rischio gravidanza è sempre in agguato, e che l'aborto è la peggiore soluzione possibile a problemi che possono essere evitati con l'uso di un po' di raziocinio; un figlio non è qualcosa da prendere alla leggera, un figlio va desiderato, e c'è bisogno di responsabilità e maturità per affrontarne la nascita e la crescita.

    In realtà il binomio nuove generazioni e rispetto della vita potrebbe essere esteso a molti altri ambiti che non quello strettamente sessuale, ma poi si divagherebbe troppo rispetto al punto di partenza.
     

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