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L'università oggi... tagli e riforme.

Discussione in 'Chiacchiere' iniziata da Ellanimbor, 21 Ottobre 2008.

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  1. Raskolnikov

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    24 Ottobre 2008

    Non ho seguito bene le pagine precedenti a questa. Ci tengo a far notare però che non è affatto il caso di paventare (che poi siano una cosa da temere o da auspicare è altra questione) diffuse privatizzazioni.
    In particolare, il comma 9 dell'art.16 recita:

    Ciò che esso implica riduce se non elimina la portata innovativa della possibilità di trasformarsi in fondazioni.
    Che incentivo ha un'università a trasformarsi in fondazione per accedere a fondi privati se poi si vede proporzionalmente penalizzata per quanto riguarda i fondi pubblici?
    Che incentivo ha un privato a donare a un'università dei fondi se sa che l'effetto della sua donazione sarà annullato o quantomeno fortemente mitigato dal meccanismo di ripartizione del denaro pubblico?
     
  2. Raskolnikov

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    24 Ottobre 2008

    No, scusa, non hai capito.
    Il fatto che sia permesso di fare qualcosa non implica che poi ciò verrà fatto.
    E' questo che intendo.

    Ma, replicando al tuo post: non capisco come il fatto che parte (parte, mica devono essere tutti: in UK le università sono fondazioni ma vengono finanziate eccome dallo stato) dei fondi venga da privati possa "distorcere" l'attività di ricerca.
     
  3. metalgrinch

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    24 Ottobre 2008

    Quello che io dico è questo:
    come ben dici il comma 9 fa salvo il finanziamento pubblico, ma se per questo finanziamento sono previsti dei tagli pianificati per i prossimi 5 anni, come si può proporre alle università di diventare fondazioni private visto che agli stessi privati non viene dato alcun incentivo alla donazione del finanziamento il cui effetto sarebbe, per l'appunto, annullato dalla ripartizione del denaro pubblico?

    E' un controsenso quasi illogico a mio modo di vedere.
    Rispondendo alla domanda del tuo ultimo post: ovviamente i finanziatori privati acquisterebbero una posizione dominante nel meccanismo di governo dell'ateneo e di certo farebbero pressioni per indirizzare la ricerca scientifica secondo quelli che sono i loro interessi di guadagno che, come ha ben dimostrato la crisi finanziaria delle banche, non corrispondono sempre con gli interessi pubblici.
     
    #108
    Ultima modifica: 24 Ottobre 2008
  4. Raskolnikov

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    24 Ottobre 2008

    Sicuro che è un controsenso. Infatti trovo questa """riforma""" (triple virgolette d'obbligo) deficitaria. A riguardo della questione "fondazioni", però, non perchè prova (malamente, come dimostrato da quel comma) a fare qualcosa in quella direzione, ma perchè anche se la direzione è almeno potenzialmente giusta (a mio avviso) di passi verso di essa ce n'è ben pochi.
     
  5. Raskolnikov

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    24 Ottobre 2008

    Tra tante cose che non trovo condivisibili (tra le quali il fatto che il tuo post presuppone che i fondi privati siano la maggior parte, il fatto che ci sia un singolo donatore molto molto influente, e molte altre ipotesi molte delle quali a mio avviso irrealistiche), ce n'è una macroscopica: non ci sono "interessi di guadagno" di privati nelle università.
    Le università sono istituti non profit e non possono distribuire dividendi.
    Se un soggetto vuole far fare ricerca in un certo campo ai fini di trarne profitti in un orizzonte non troppo lontano, stipula contratti con singoli ricercatori, non cerca di "infilarsi" in un'università.
     
  6. F.B.8.

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    the cake is a lie

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    24 Ottobre 2008

    beh non dico 1 studente ma qui da noi ci sono lezioni seguite da meno di 10 studenti :sadic:
    comunque quelli sono problemi che devono risolversi internamente le università, se l'università ha deciso così è perchè quel corso serve... non è che tagliamo le gambe all'università perchè organizza corsi seguite da 3/4 persone!!!

    ma è anche giusto che l'università torni ad essere d'elite... però elite nel senso gente con cervello capace, non con portafogli capiente... col portafogli poi non ci lavori! perchè nessuno capisce questo? tutti sperano in qualche raccomandazione o non so che? mah...
     
    #111
    Ultima modifica: 24 Ottobre 2008
  7. metalgrinch

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    24 Ottobre 2008

    Ma se è come dici tu che senso avrebbe invitare le università a trasformarsi in fondazioni private? Non credo che un'impresa privata potrebbe finanziare l'ateneo se non riuscisse a ricavarci qualcosa. Che altro vantaggio potrebbero trarne se non la richiesta della cessione degli eventuali brevetti o diritti d'inventore?
     
  8. Raskolnikov

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    24 Ottobre 2008

    E' già una semplificazione assumere che le imprese agiscano semplicemente per massimizzare il profitto, ma è una semplificazione accettabile.
    Ma assumere che privati=imprese e che tutti i privati non vogliano far altro che massimizzare un profitto non è una semplificazione, è un errore.
    Tanto è vero che se fosse come dici tu non dovrebbero esistere università private se non in campi in cui si può fare ricerca con applicazioni industriali quasi immediate.
    Il che, ovviamente, è falso.

    Ci sono molti modi di incrementare la propria utilità senza far soldi.
    Che vantaggio ha tratto Alfred Nobel dall'istituzione dei famosi premi?
    Chi finanzia istituzioni come Emergency? Privati. Lo fanno forse per guadagno?
     
  9. atheist81

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    24 Ottobre 2008


    scusa una domanda se io impresa ti do fior di milioni di euro per finanziare la tua ricerca e pagarti lo stipendio perche non dovrei appropriami dei brevetti visto che ti pago per fare ricerca? In tutti i modi è una prassi consolidata nei due piu importanti politecnici italiani (milano e torino) dove ci sono imprese che li sponsorizzano, e mi sembra che in quelle due università il livello dei laureti non è che sia cosi basso....... Concordo con chi dice che c'è bisogno di una scrematura e che l'università non deve essere per tutti, ben venga la selezione naturale per chi non ha voglia di studiare. meglio 10 laureati preparati che 1000 senza ne arte ne parte
     
  10. raffomaster

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    24 Ottobre 2008

    Essì, perchè comunque sono finanziati dallo stato. Io sono coperto da questo, perchè la mia è gia privata ma..... oltre al fatto che mi incazzo anche per voi universitari (anche se non faccio parte dell'uni sono italiano e voglio il meglio per l'Italia...), ma la cosa che mi da assolutamente fastidio è:

    Perchè le accademie musicali private (la mia e tante altre) non possono essere riconosciute dallo stato? Negli USA è così: Berkleey, MI, Drummer Collective, etc... scuole straordinarie, sia perchè ci insegnano mostri sacri, sia perchè sono finanziate e UNIVERSITA'.
    La mia scuola è l'unica in Italia ad essere riconosciuta solo dalla regione Lazio... ma che vuoi farci con solo il territorio laziale?! Troppo poco, e non è neanche al pari di un conservatorio, che comunque stanno martoriando per bene....
     
  11. DarkShelter

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    24 Ottobre 2008

    Personalmente, quello che non concepisco della 133 è che si vuole mascherare il taglio indiscriminato nella razionalizzazione delle risorse..che esistano sprechi è certamente possibile, ma non lo è altrettanto il fatto che un ministro dell'istruzione (fu pubblica) si permetta di emanare un decreto legge, cioè una misura legislativa d'emergenza (ma quale emergenza?), senza una discussione preventiva che coinvolga anche e soprattutto studenti e docenti, che nelle università ci vivono;

    fare in modo che le risorse destinate all'università non vadano sprecate è sacrosanto, ma è una soluzione distruttiva e ipocrita togliere fondi a quella che dovrebbe essere la spina dorsale di un paese come il nostro..ergo, evitando il blocco della didattica, si occupa.
     
  12. metalgrinch

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    24 Ottobre 2008

    Quello che dici è vero, ma sul piano strettamente quantitativo, quanto può pesare una donazione fatta da una persona fisica per puro spirito di liberalità rispetto a quella fatta da un'impresa che dispone di capitali da investire? Credo sia difficile immaginare che gli eventuali finanziamenti deriverebbero più da persone fisiche che da imprese.

    @Atheist: ovvio che le imprese pretenderebbero la cessione dei brevetti che sarebbero finalizzati poi ai loro scopi di guadagno. La differenza sta: l'impresa che richiede la cessione del brevetto vuole poi produrre un prodotto realmente migliore dal punto di vista pubblico o semplicemente più vendibile?
     
    #117
    Ultima modifica: 24 Ottobre 2008
  13. DarkShelter

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    24 Ottobre 2008

    Secondo me, il problema della privatizzazione delle università non è infatti la preparazione che uno può ricevere, ma:

    1. le tasse universitarie crescono, e così come nelle superiori private di adesso se non hai una famiglia abbiente alle spalle non ti iscrivi

    2. la libertà della ricerca va a puttane

    Sempre secondo me, la selezione naturale dovrebbe fare il suo corso spontaneamente, ma chiunque dovrebbe avere la possibilità di affrontare l'università..è questo che si intende per "università di massa", parlare di università solo per delle élite significa ammettere il diritto allo studio solo per alcuni, il che mi pare ingiusto.
     
  14. Raskolnikov

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    24 Ottobre 2008

    Sottovaluti moltissimo la rilevanza del cosiddetto "terzo settore". Oltre alle imprese non ci sono solo singoli individui, ma diverse forme associative molto rilevanti sul piano quantitativo.
    In secondo luogo, un interesse o c'è o non c'è.
    Ripeto: se un'impresa ha interessi specifici stipula accordi, contratti, crea la sua divisione di ricerca. Perchè fare per vie traverse ciò che può fare in via diretta?
    E se solo le imprese fossero quantitativamente rilevanti e se il "privato" andasse male per la ricerca, non esisterebbero università private di lettere, filosofia, economia et cetera, e gli USA non sarebbero il luogo nel mondo in cui la ricerca raggiunge i livelli più alti.
     
  15. Raskolnikov

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    24 Ottobre 2008

    1. Non è affatto automatico; anche quando l'aumento delle tasse ci fosse, quando fai pagare 10-15000 euro a chi può permetterselo tendenzialmente hai anche la possibilità per offrire borse di studio in quantità non minime; e comunque può essere lo stato, la regione o chi altro a mettere a disposizione un certo numero di borse di studio.

    2. In base a? Quando buonissima parte dei migliori ricercatori del mondo non lavorerà negli Stati Uniti ne riparliamo.

    A parte che "privatizzazione" è una scatola nera: sistemi privati possono essere molto, molto diversi tra loro, anche in Paesi simili. Vedere UK e USA.
     
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